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Luna di miele nelle…Terre del Sud

Massimo dell’agenzia Terre del Sud: “Tra i più gettonati, Usa e mar dei Caraibi. Le coppie cercano sempre esperienza unica e indimenticabile”

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L’usanza del viaggio di nozze subito dopo il ricevimento di matrimonio, allontanandosi dall’ambiente familiare, ha radici lontanissime e nasce dalla tradizione del “rapimento” per la “fujtina”: il rapitore era tanto cauto e furbo da nascondersi con la propria preda per un certo periodo da qualche parte, per evitare l’ira e la vendetta dei parenti. Quando il matrimonio divenne un accordo prestabilito tra le famiglie, la fuga venne mantenuta come usanza simbolica per soddisfare la necessità da parte della coppia di godersi la nuova intimità. Pian piano si è arrivati ad un viaggio di nozze lontano dalle famiglie che durava l’intero ciclo di una luna: ciò spiega modo di dire “Luna di Miele”, dove il miele non fa solo riferimento alle dolci effusioni d’amore dei novelli sposi, ma al fatto che la bevanda usata tipicamente per festeggiare il matrimonio era un vino addolcito con il miele, che era l’unica cosa dolce nel mondo occidentale prima dell’arrivo della canna da zucchero.


Oggi il viaggio di nozze è un momento di vacanza, di intimità per la coppia, che però deve essere unico, indimenticabile, da sogno, per rendere ancora più memorabili le nozze della coppia.


C’è chi dell’organizzare viaggi memorabili ed indimenticabili ne ha fatto una professione quasi una missione come coloro che  prestano la loro competenza nell’agenzia di viaggi “Terre del Sud”, un’azienda giovane, dinamica ed innovativa che nasce dopo 15 anni di esperienza nel settore turistico a tutti i livelli. “La nostra passione per i viaggi e per le diverse culture del Mondo”, spiega Massimo Lazzari, “ci ha condotto fino a improntare tutta la nostra vita su questa professione. Lavoriamo con lo spirito di organizzare una vacanza divertente, confortevole ma allo stesso tempo diversa dalle solite, il tutto al giusto prezzo. Una vacanza che consenta di vivere un’emozione, attraverso la scoperta di luoghi e culture inaspettate”.


Dalla vostra esperienza diretta quali sono le mete preferite dai vostri clienti per la luna di miele? “Tra i più gettonati sicuramente il tour negli Stati Uniti sia nei parchi dell’ovest che New York e tutta la zona della costa est fino alle Cascate del Niagara. C’è anche chi sceglie il coast to coast, da una costa all’latra degli Usa. Spesso al tour viene abbinata la cosiddetta “estensione mare” sull’area caraibica. Un’altra meta molto richiesta è il Messico”.


Una volta erano le crociere a farla da padrona… “Oggi non sembra più così almeno per quel che ci riguarda direttamente. La crociera è un classico e fa parte ancora dei desideri di molte coppie, chi viene da noi, però, chiede un’esperienza possibilmente unica, conosce la nostra specializzazione in tour particolari e che abbisognano della giuste competenze professionali per una perfetta organizzazione.

Competenze che hanno portato Terre del Sud ad essere identificata quasi come l’agenzia dei Viaggi di Nozze… Spesso ci ritroviamo clienti che hanno già cercato altrove senza soddisfazione e sembrano quasi sfiduciati e vicini a rinunciare al loro viaggio dei sogni. L’impegno di “Terre del Sud” non si limita a trovare l’offerta del momento o a consegnare il catalogo più bello sul quale impazzire per trovare la soluzione più idonea. Organizzare le vacanze, non solo nel caso del viaggio di coppia, è per noi è una grossa responsabilità ma allo stesso tempo una grande sfida da vincere. Per questo lavoriamo con pochi operatori selezionatissimi e di grande professionalità. Ogni volta che riusciamo a fare felice una coppia o dei viaggiatori per noi è motivo di grande orgoglio. Il taglio che abbiamo voluto dare alla nostra attività ha fatto si che “Terre del Sud” più che preoccuparsi di vendere pacchetti viaggio preconfezionati diventasse un centro di consulenza, un vero e proprio servizio”.


Per chi non ha tempo di recarsi in Agenzia c’è anche la possibilità di essere seguiti online, direttamente da casa: “Esiste anche la possibilità di curare il proprio pacchetto, personalizzarlo, ecc., attraverso una piattaforma web raggiungibile dal nostro sito internet (www.terredelsudonline.it), usufruendo però sempre della nostra supervisione in remoto fino alla fine dell’organizzazione del viaggio e del ritorno a casa. Sempre da casa propria attraverso il nostro sito si può anche eventualmente gestire in modo molto semplice e completo la propria lista nozze”.


Fino a qualche anno fa per il viaggio di nozze non si badava a spese. Oggi è ancora così o si devono fare i conti con il mutato scenario economico? “Non che non ci siano dei budget o dei limiti alla spesa, ma dalla nostra esperienza diretta confermo la tendenza: chi viene per il viaggio di nozze predilige mete anche costose mettendo davanti la voglia di fare un’esperienza nuova. Sta a noi, poi, soddisfare al massimo le richieste senza gravare troppo sul conto in banca e rispettando il budget di spesa indicato”.


Buon viaggio dunque… nelle Terre del Sud!


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Certezze ed incertezze del presente

Lo spettro della guerra, malavita, femminicidi, violenza dilagante nel mondo adolescenziale e giovanile. E il Salento? Terra di anziani residenti o fugaci vacanzieri…

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di Hervé Cavallera

di Hervé Cavallera

La Pasqua da poco trascorsa dovrebbe aver ricordato ai Cristiani che essa, per il tramite della passione, morte e resurrezione di Gesù, è l’invito al passaggio ad una vita migliore.

Le feste del Cristianesimo, infatti, possono essere considerate come una sollecitazione per un futuro che sia, per i singoli e per la collettività, più buono e sereno rispetto al passato.

Ma l’immagine del presente non è così.

In campo internazionale permangono almeno due conflitti e i rischi che i campi di battaglia si allarghino non sono da sottovalutare.

E non è un problema dappoco.

Poi, per quanto riguarda l’Italia (ma il fenomeno non è solo italiano) si può constatare un aumento della violenza.

E non ci si riferisce solo ai casi più eclatanti, ossia ai delitti legati al mondo della malavita e alla crisi delle relazioni sentimentali (basti ricordare i femminicidi).

Ci si riferisce particolarmente alla violenza diffusa nel mondo adolescenziale e giovanile con i tumulti nelle università volti ad impedire la libertà di parola a conferenzieri non graditi, alle dimostrazioni pacifiste che generano saccheggi e vandalismi di vario genere, alle conflittualità che serpeggiano in certe scuole in una contrapposizione tra docenti ed allievi, con la partecipazione talvolta dei genitori.

Si ha l’impressione di trovarci in un mondo in cui non si riesce più a controllare gli impulsi.

Così accade che le frustrazioni, che sicuramente la maggior parte di noi ha pure conosciuto nel corso della propria esistenza, non vengano superate rafforzando il carattere e abituando a saper affrontare le difficoltà, ma producano comportamenti aggressivi che si propagano con facilità.

Ciò significa che gli adulti, i genitori in particolar modo, devono ben essere attenti oggi più che mai alle dinamiche dell’età evolutiva dei giovani.

Per fortuna sembrerebbe un fenomeno che non riguarda in modo preoccupante il nostro Salento.

Non che manchino i fatti di cronaca nera, ma fenomeni di scontri di piazza da parte di minorenni sono assai pochi.

E qui allora emerge un’altra considerazione: quello dello spopolamento.

Le nascite sono da tempo in netto calo nella Penisola.

Secondo i dati dell’ISTAT in Italia nascono 6 bambini ogni mille abitanti.

Nel Salento al calo demografico si aggiunge poi il fatto che molti giovani compiono gli studi universitari in altre regioni d’Italia e non tornano più nel paese nativo.

Certo, vi sono anche coloro che tornano e con coraggio, come si è scritto su questo giornale, ma sono pochi.

Il Salento diventa la terra di anziani residenti o di fugaci vacanzieri.

E allora l’invito alla gioia che proviene dal suono delle campane pasquali si spegne in una triste rassegna.

Conflitti sempre più minacciosi tanto da spingere qualcuno a sostenere il ritorno alla leva obbligatoria, sviluppo della criminalità organizzata, violenze e tragedie domestiche, violenza giovanile, fragilità nell’affrontare le difficoltà connesse al quotidiano, spopolamento, stagnazione produttiva…

Occorre precisare che non si nega che esistano casi positivi, anzi di eccellenza nella imprenditoria, nei giovani, nella vita coniugale e così via, ma l’ombra del negativo è sempre più visibile e preoccupante.

LA COMUNICAZIONE DELL’EFFIMERO

Vi è poi la sensazione di una crescita dell’individua- lismo accentuato dai social, dalla facilità di esprimere pareri su tutto e su tutti.

Al tempo stesso la comunicazione digitale isola fisicamente l’utente pur avendo egli un contatto online con centinaia se non migliaia di persone.

È la comunicazione dell’effimero, mentre si continua a rimanere soli.

Come diceva l’antico filosofo, l’uomo è un animale sociale; ha bisogno di vivere concretamente, fisicamente col prossimo, non di limitarsi a parole diffuse con mezzi artificiali.

Ed è questo l’aspetto che è il lascito ideale delle recenti celebrazioni pasquali: quello di tornare ad essere una comunità.

Una comunità di persone che si incontrano e dialogano ed elaborano progetti che permettano una crescita economica e spirituale.

Tutto questo richiede buona volontà e competenza, richiede il mettere da parte l’attrazione per il proprio tornaconto, per il proprio particulare come diceva Guicciardini.

È un compito che devono tornare ad assumere quelle istituzioni ad esso preposte quali la famiglia e la scuola.

In un momento storico in cui i legami familiari diventano sempre più fluidi, bisogna che la scuola diventi davvero un centro di formazione di responsabilità oltre che di conoscenze e competenze.

Un futuro migliore è affidato da sempre ad una buona educazione e di ciò dobbiamo tornare a prendere consapevolezza.

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Il fallimento della democrazia

Astensionismo: nelle regionali del 2023 raggiunse il 60% in Lombardia e Lazio; nel 2014 in Emilia-Romagna votò solo il 37,7%. Nel 2020 l’affluenza alle regionali pugliesi è stata del 56,43%…

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di Hervé Cavallera

Il prof. Hervé Cavallera

Il 25 febbraio si è votato per la Regione in Sardegna.

I candidati alla Presidenza della Regione erano 4 e le liste presenti 25.

Ora, quello che particolarmente colpisce, a prescindere da vinti e vincitori e dalle stesse modalità di votazione (voto disgiunto, ad esempio), è l’affluenza degli elettori.

Poco al di sopra del 52%, quindi ancor meno dell’affluenza avuta nelle precedenti elezioni regionali.

Né si tratta di un fenomeno meramente sardo.

L’affluenza elettorale è effettivamente bassa e, come si suole dire, l’astensionismo è in assoluto il maggior partito in Italia (ma la situazione non è dissimile anche in altri Paesi europei).

Nelle regionali del 2023 l’astensionismo raggiunse il 60% in Lombardia e nel Lazio e nel 2014 in Emilia-Romagna per l’elezione del presidente della Regione votò solo il 37,7% degli elettori.

Nel 2020 l’affluenza alle regionali in Puglia è stata del 56,43%. Ciò non può lasciare indifferenti in quanto, se democrazia significa partecipazione, il “successo” dell’astensionismo significa fallimento della democrazia.

Esiste ormai nella realtà uno scollamento tra cittadini e politica.

È un dato inequivocabile che non può essere risolto con la diffusione del cosiddetto “civismo” ossia con la nascita di movimenti localistici.

Invero nel 1946 l’Assemblea Costituente introdusse il principio della obbligatorietà del voto che però all’art. 48 della Costituzione italiana risulta solo un dovere civico.

Nel 1957, col D. P. R. n.361, si rendeva obbligatorio il voto nelle elezioni politiche, dichiarando che occorreva fare un elenco degli astenuti.

Il tutto poi venne meno nel 1993 (D. L. 20 dicembre 1993, n . 534).

Il che è anche corretto poiché il concetto di liberta implica anche l’astensione. E tuttavia quando l’astensione raggiunge livelli elevatissimi sì da quasi superare il numero dei votanti, è chiaro che è in atto una crisi della sensibilità politica dei cittadini.

Si tratta di un processo che in Italia si può far risalire alla cosiddetta fine della prima Repubblica (1994) ossia con la fine dei partiti che esistevano nella Penisola dal 1946.

In realtà, il fenomeno rientra nel collo delle grandi ideologie e, di conseguenza, in una semplificazione della vita politica tra due schieramenti, etichettati come moderati o conservatori da una parte e progressisti dall’altra.

Non per nulla negli Stati Uniti d’America dove esistono praticamente solo due partiti, il repubblicano e il democratico, l’astensionismo tocca spesso punte del 70% a cui peraltro ci si è abituati.

Di qui un altro aspetto che va considerato: il ruolo decisivo del candidato alla presidenza.

Sostanzialmente si vota la persona più che le idee.

D’altronde tutti possiamo constatare che nei nostri Comuni sono pressoché inesistenti le tradizionali sezioni dei partiti, ove una volta i tesserati potevano discutere vari temi politici.

Di qui un ulteriore paradosso. Si ritiene che in una società democratica chi “comanda” o, per essere più corretti, chi ha la gestione della cosa pubblica sia la maggioranza.

Nei fatti, invece, proprio grazie all’astensionismo, la gestione del potere è comunque affidata ad una minoranza, mentre la maggioranza dei cittadini assiste con apatia, rassegnazione o altro, a quello che la minoranza decide.

Negli anni ’80 del secolo scorso il sottoscritto scrisse un libro sull’importanza dell’educazione politica, intesa non come educazione partitica, ma come educazione alla partecipazione responsabile alla vita pubblica.

Al presente, di fronte a fenomeni come l’astensionismo, la cancel culture, l’improvvisazione demagogica che talvolta si fa sentire per il tramite dei social, una riflessione articolata, ponderata e di largo respiro sulla necessità di una rifondazione della vita civile, in modo che non sia soggetta alle pulsioni del momento, sarebbe opportuna.

Naturalmente tutto riesce difficile ed è inutile evocare il ricordo della vecchia Educazione civica, anche se dal settembre del 2020 l’Educazione civica è considerata una disciplina trasversale che riguarda tutti i gradi scolastici.

In una società ove predomina il relativismo individualistico, mancano i grandi valori che danno davvero lo slancio vitale all’impegno civile che investa la collettività e tutto si risolve nel gioco degli interessi di piccoli gruppi o dei singoli.

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Galatina, il Liceo Vallone si mobilita “fa rumore” per le Donne

Sceglie di “far rumore” al fine di sensibilizzare i giovani, e la cittadinanza tutta, sul significato intrinseco di questa ricorrenza.

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In occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale dei Diritti della donna, il Liceo A. Vallone, di Galatina, sceglie di “far rumore” al fine di sensibilizzare i giovani, e la cittadinanza tutta, sul significato intrinseco di questa ricorrenza.

Previsto in mattinata, alle ore 11.45, un corteo che partirà dalla sede centrale del Liceo, in viale don Tonino Bello, e si muoverà verso Piazza San Pietro dove si terrà un flash mob di riflessione chiuso con la lettura di Knocking on Heaven’s door, profondo monologo in voce maschile tratto da Ferite a morte, di Serena Dandini. 

“L’ignominia continua da Giulia…1,2,3…12 vittime” è il messaggio che gli studenti e le studentesse del Liceo porteranno in corteo, ribadendo che “Nessun delitto ha una giustificazione”!

Tutti gli studenti e le studentesse del Liceo, accompagnati dal personale scolastico, attraverseranno le strade principali della città (viale don Tonino Bello – via Ugo Lisi – C.so porta Luce – Piazza San Pietro) con l’obiettivo di fare un silenzioso rumore sull’inefficacia di questa ricorrenza, dipanando un drappo rosso lungo 30 metri, simbolo del dolore e delle violenze che le donne ancora subiscono, visto il perdurante divario di genere.

“Non si ha nulla da celebrare se non vi è uguaglianza. Non si celebra la Donna se non La si rispetta” Queste le parole della Dirigente Scolastica, prof.ssa Angela Venneri, che ha fortemente promosso e sostenuto l’iniziativa, in un’ottica di sensibilizzazione e condivisione d’intenti.

Non un’occasione per festeggiare, dunque, ma solo per riflettere e tenere alta l’attenzione, con l’auspicio che l’educazione culturale possa riaffermare un ineludibile principio di civiltà.

Da qui l’augurio conclusivo dei nostri studenti e studentesse a tutte le donne con i dolcissimi versi della poesia di Alda Merini, Sorridi donna.

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