Cronaca
Al Riesame la vicenda dei profughi di Andrano. Ma loro dove sono?
Scarcerati e scomparsi i 5 siriani arrivati in Salento con documenti falsi. La questione domani sarà in tribunale
Appena sbarcati, hanno subito fatto parlare di loro. Sono i 5 siriani, di cui uno forse di origine irachena, giunti clandestinamente ad Andrano lo scorso 13 febbraio ed arrestati dai carabinieri di Tricase per possesso di documenti falsi.
Dopo l’arresto, nei loro cellulari e su una chiavetta usb in loro possesso, furono rinvenute foto sospette di cui oggi si conoscono i dettagli. Sono foto con divise militari irachene, selfie che li ritraggono mentre imbracciano armi pesanti, immagini delle vittime del conflitto siriano e dei cadaveri dilaniati.
Reperti che saranno valutati nella giornata di domani dal collegio dei giudici presieduto da Silvio Piccinno e composto da Antonio Gatto e Stefano Marzo. Nell’udienza verrà stabilito se si possa realmente trattare di terroristi o se siano semplicemente ribelli siriani, sfuggiti ai terroristi stessi dell’Isis.
Domani, il tribunale del Riesame valuterà anche la scelta del giudice Cazzella, che stabilì non vi fossero i requisiti per trattenere i soggetti in arresto in quanto accusati di possesso di documenti falsi, reato per cui è prevista una pena massima di 4 anni, inferiore al minimo di 5 previsto per la carcerazione.
Una volta apprese le decisioni dei giudici, si vedrà se e come queste ricadranno sugli interessati. Pare infatti che dei 5 individui si siano perse le tracce da quando furono stati lasciare uscire dal carcere di Lecce. Liberazione della quale godettero anche grazie alla convinzione che fossero in Italia per richiedere asilo politico. Oggi, in realtà, sembra che nessuno di loro abbia chiesto asilo. Si sarebbero, anzi, persino rifiutati di lasciare le impronte digitali e di essere fotografati negli uffici della Questura. Motivi per cui, alla luce anche del materiale in loro possesso, la Procura ha chiesto al tribunale del Riesame la custodia cautelare negata dal gip Cazzella.
Cronaca
Bombe alle Poste: a Tricase arrivano i reparti speciali dell’Arma
Dopo i recenti episodi esplosivi ai danni dei bancomat ubicati in due paesi del capo di Leuca, il Comando Provinciale Carabinieri di Lecce ha predisposto serrati servizi di controllo del territorio del basso Salento avvalendosi anche di reparti altamente specializzati per la ricerca degli autori.
Già dalle prime ore di ieri mattina sono state predisposte misure di controllo e di vigilanza sul tutto il territorio, attenzionando in particolare le principali arterie stradali e i punti di accesso dei Comuni salentini. Le aree più impervie e rurali sono state rastrellate dallo “Squadrone Eliportato Cacciatori di Puglia”, unità specializzata dell’Arma dei Carabinieri, alla ricerca di tracce che possano portare all’identificazione dei responsabili e
di eventuali altri ordigni.
I Carabinieri Cacciatori di Puglia hanno concentrato la loro attività nelle aree boschive e nelle zone rurali dove è più facile trovare rifugio, estendendo i rastrellamenti dal versante ionico a quello adriatico. Per le aree più inaccessibili si sono avvalsi anche di mezzi altamente tecnologici per ispezionarle al fine di individuare eventuali nascondigli.
L’attività investigativa è ancora in corso, nel frattempo le forze di polizia, in sinergia tra loro, stanno lavorando per garantire la massima sicurezza alla popolazione.
Copertino
Una Ferrari ed un’Audi di lusso contrabbandate senza permessi. Coppia nei guai
Le investigazioni hanno consentito di riscontrare che i coniugi salentini non erano in possesso dei requisiti per poter usufruire del regime doganale…
I finanzieri di Porto Cesareo hanno proceduto al sequestro preventivo di due autovetture di lusso per contrabbando di veicoli immatricolati Extra UE.
L’inchiesta trae origine da autonomi accertamenti svolti dalle fiamme gialle salentine con la collaborazione degli organi collaterali svizzeri, per il tramite del Centro di Cooperazione di Polizia e doganale di Chiasso.
In particolare, nel corso delle attività sono stati raccolti utili elementi probatori a carico di due coniugi residenti in Copertino, i quali, a decorrere dall’anno 2023, avrebbero introdotto ed utilizzato all’interno del territorio italiano, una Ferrari I F8 Tributo e una Audi D Q8 50 Tdi, in assenza dei requisiti di legge.
Le investigazioni hanno consentito di riscontrare che i coniugi salentini non erano in possesso dei requisiti per poter usufruire del regime doganale di ammissione temporanea per cui è previsto l’esonero del pagamento dei diritti di confine (dazi ed iva), che nel caso di specie sono stati quantificati in oltre 85 mila euro, in quanto gli stessi non hanno mai risieduto, ovvero intrattenuto interessi di tipo economico con lo Stato elvetico.
Per tale ragione i due soggetti sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria inquirente per le ipotesi di reato di ‘contrabbando nel movimento delle merci attraverso i confini di terra e gli spazi doganali’ e le due autovetture sono state sottoposte a vincolo penale.
I provvedimenti in parola, sono stati emessi sulla scorta degli elementi probatori acquisiti in fase di indagini preliminari.
Casarano
Vendevano orologi contraffatti spacciandoli per veri. Sequestrati e denunciati
Contestualmente alla perquisizione sono state oscurate 163 risorse digitali presenti su Twitter, lnstagram, Facebook, Telegram e altri siti web.
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GDF NUCLEO SPECIALE TUTELA PRIVACY E FRODI TECNOLOGICHE: CONTRAFFAZIONE ONLINE PERPETRATATA TRAMITE “LINK NASCOSTI”.
I Finanzieri di Roma, hanno eseguito la perquisizione personale, informatica e locale disposta dalla Procura del Tribunale di Milano nei confronti di 15 soggetti, che commercializzavano online prodotti contraffatti, segnatamente orologi di prestigiosi marchi.
L’operazione, che ha preso avvio da un’analisi svolta in collaborazione con Assorologi (Associazione Italiana Produttori e Distributori di Orologeria), ha portato a individuare un meccanismo di frode conosciuto come “Hidden Links”, in base al quale il venditore abusivo non inserisce, nel proprio canale di vendita, immagini che riproducono il bene contraffatto bensì riporta immagini prese da siti ufficiali di noti brand dell’orologeria, cui viene associato un mero codice identificativo, che sarà utilizzato, sui canali social, per perfezionare la vendita illecita.
Il sistema di frode è particolarmente insidioso in quanto le pagine web “vetrina” di per sé appaiono del tutto regolari e perciò in grado di eludere anche i possibili controlli da parte dei gestori delle piattaforme.
Contestualmente alla perquisizione, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Gip del Tribunale di Milano su conforme richiesta della locale Procura della Repubblica, con il quale sono state oscurate 163 risorse digitali presenti su Twitter, lnstagram, Facebook, Telegram e altri siti web.
All’esito delle operazioni, sono stati sottoposti a sequestro numerosi device (smartphone, PC, tablet) contenenti le tracce telematiche delle attività illecite poste in essere.
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