Castrignano del Capo
Suicida in carcere assassino dottoressa Monteduro
Giovanni Pucci, 44enne di Castrignano del Capo, in carcere a Padova per il brutale assassinio della dottoressa Maria Monteduro di Gagliano del Capo, ha deciso di farla finita e si è tolto la vita impiccandosi.
Giovanni Pucci, 44enne di Castrignano del Capo, in carcere a Padova per il brutale assassinio della dottoressa Maria Monteduro di Gagliano del Capo, ha deciso di farla finita e si è tolto la vita impiccandosi.
Ha lasciato una lettera alla moglie (si era sposato durante un permesso premio) trovata nella sua c del carcere “Due Palazzi” di Padova. Pucci era stato condannato a trent’anni e avrebbe terminato di scontare la sua pensa nel 2024. L’uomo era in carcere per l’assassinio di Maria Monteduro, medico e assessore ai Servizi sociali di Gagliano del Capo. Quella notte maledetta fra il 24 e il 25 aprile del 1999, la Monteduro era di servizio presso la locale guardia medica. Il suo corpo fu ritrovati in campagna, alla perideria di Gagliano del Capo. Era stata barbaramente uccisa con un punteruolo.
La lunga inchiesta portò all’arresto di Pucci, tossicodipendente di Castrignano del Capo., ritrovato e arrestato in Kazakistan. Secondo la ricostruzione degli inquirenti chiese aiuto alla dottoressa dopo essere stato picchiato dai suoi stessi spacciatori. La donna lo riaccompagnò a casa e cercando di scuotere la sua cosceinza gli rivole un rimprovero bonario, del tipo “pensa almeno a tua madre e a tuo padre”, senza sapere di scatenare la furia omicida di un uomo in evidente stato di alterazione psicofisica. A quanto pare il 44enne salentino sarebbe anche stato coinvolto anche nell’inchiesta della squadra mobile di Padova ma solo come persona informata dei fatti: un vasto giro di spaccio di stupefacenti nel penitenziario, con quattordici ordinanze di custodia cautelare che vedono coinvolti agenti, detenuti e addirittura un avvocato.
Attualità
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Castrignano del Capo
Castrignano del Capo, altro colpo della Banda del Postamat
Poco prima delle 5 i ladri, con il collaudato metodo della marmotta hanno asportato l’erogatore automatico di banconote
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Alba col botto a Castrignano del Capo.
Non erano neanche le 5 del mattino quando un boato ha svegliato molti dei residenti.
La deflagrazione arrivava da via Grassi dove è tornata a colpire la banda dei postamat.
Con il collaudato il metodo della marmotta (viene infilato dell’esplosivo nella feritoia dello sportello automatico da dove vengono erogati i contanti, proprio come una marmotta che si infila in tana) hanno asportato l’erogatore automatico di banconote.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Tricase che come prima cosa hanno visionato le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti della zona, alla ricerca di elementi utili all’identificazione dei malviventi.
Secondo le prime notizie trapelate ad agire sarebbero stati almeno in due, incappucciati, e sarebbero giunti sul posto (e poi scappati) a bordo di una Y10.
Non è ancora dato sapere quale sia stato il bottino del colpo portato a termine.
Attualità
Leuca: altro “no” all’uso sconsiderato dell’eolico offshore
Sit-in voluto e sollecitato dai sindaci del Capo di Leuca e promosso dal Movimento Regione Salento. Paolo Pagliaro: «Il messaggio è chiaro, no a questi scempi. Ho un consiglio regionale monotematico e siamo in attesa, ora, che venga convocato per mettere un punto fermo su questa questione»
La protesta continua e si fa sempre più vibrante.
A distanza di pochi giorni dalla manifestazione a Porto Miggiano, il Salento ribadisce ancora una volta il suo “no” all’eolico offshore selvaggio.
Il sit-in è stato voluto e sollecitato dai sindaci del Capo di Leuca, con Francesco Petracca sindaco di Castrignano del Capo “padrone di casa”, che si sono ritrovati dinanzi alla cascata monumentale di Santa Maria di Leuca per ribadire tutta la contrarietà del territorio alle mega centrali eoliche lungo la costa salentina.
Un’altra manifestazione popolare all’insegna dell’amore per il Salento, che continua la sua battaglia contro le pale galleggianti prospettate dalle multinazionali, autentica minaccia per il nostro mare e per le nostre coste.
In prima linea l’associazione Italia Nostra.
«La protesta, trasversale, ha coinvolto tutti», ha commentato soddisfatto il presidente del Movimento Regione Salento e consigliere regionale Paolo Pagliaro, «in uno dei punti più incantevoli del Salento, sul quale abbiamo coniato uno dei motti ispiratori di tante battaglie: “l’Italia inizia a Santa Maria di Leuca e non finisce a Bari”».
«Non possiamo permettere che un manipolo di multinazionali calpesti la bellezza e ogni logica di corretta pianificazione dello spazio marittimo», ha aggiunto il consigliere regionale, «ringrazio i sindaci del Capo di Leuca per aver sollecitato e voluto questo momento e ne approfitto per ribadire, anche oggi, che noi siamo assolutamente a favore della transizione energetica e delle energie rinnovabili, ma ci sono luoghi sacri, come questo, che non possono essere profanati».
Pagliaro, poi ricorda come «in Regione stiamo lottando per un piano regolatore del mare che fissi regole certe per delimitare le aree destinate all’istallazione delle centrali del vento galleggianti. Dalle parole siamo passati anche ai fatti con la mia mozione presentata già nel 2021 e sostenuta da 72 Comuni: il messaggio è chiaro, no a questi scempi. Ho richiesto anche un consiglio regionale monotematico e siamo in attesa, ora, che venga convocato per mettere un punto fermo su questa questione».
Dai progetti al largo di Otranto a quelli prospicienti la costa di Leuca: il Salento è, dunque, compatto nel difendere il suo mare: «Anche questa volta il “no” è giunto perentorio: le coste, con la loro bellezza, ma anche l’entroterra con la sua storia e genuinità, non possono ospitare mostri in grado di deturpare il paesaggio in modo irreversibile».
Infine Pagliaro annuncia: «Dopo la manifestazione di oggi, ce ne saranno altre e rappresenteranno in modo univoco e compatto, l’unità dell’intero Salento contro le invasioni delle multinazionali».
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