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Cronaca

Visto scaduto, imprenditore salentino arrestato in Uganda

Bloccato due volte al tentativo di rimpatriare. Giallo sui veri motivi del fermo

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E’ tornato in Italia oggi l’imprenditore salentino, dipendente di una azienda di import-export, trattenuto in Uganda dalle autorità del luogo e sottoposto a processo nei scorsi giorni.


Il 56enne leccese, Renato Gorgoni, era stato arrestato per un visto scaduto. Si trovava nella capitale dello stato centroafricano, Kampala, quando è stato bloccato, probabilmente lo scorso 10 novembre, mentre si apprestava a prendere il volo di ritorno per l’Italia, perché il suo passaporto non era stato rinnovato.


Da lì, l’uomo è stato sottoposto a processo immediato. Ma nemmeno l’assoluzione ottenuta gli ha permesso di tornare a casa. A spingere le autorità a bloccarlo, stavolta, un problema con il pagamento del biglietto aereo. Alla base della questione, pare ci fosse il fatto che l’imprenditore aveva pagato il viaggio con una carta di credito canadese, non rilasciata dal paese africano.


A complicare la situazione, la difficoltà dell’uomo nel mettersi in contatto con la famiglia. Le autorità ugandesi si sono fatte carico del compito di avvisare i parenti in Italia, ma pare che abbiano usato addirittura Facebook per contattare il figlio di Gorgoni via messaggio.

Finalmente oggi è finito l’incubo del 56enne salentino che è tornato in Italia e, dopo essere atterrato a Fiumicino, ha rincontrato i suoi cari.


Resta però il giallo sul perchè di un arresto e di un fermo di 5 giorni per un visto scaduto. Della questione si stanno occupando anche i diplomatici italiani in Uganda, anche se cresce il sospetto che alla base di tanta severità non ci siano veri motivi legali ma il risentimento di qualche personalità alla quale l’uomo è inviso per motivi legati al suo lavoro.


Lorenzo Zito


Cronaca

Matino: addio al re dei jeans

Si è spento nella notte Cosimo Romano che creò la Melti’nPot brand capace di conquistare Europa, Usa ed anche Russia

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È morto Cosimo Romano, creò la Meltin’Pot marchio che ha fatto al storia dei jeans in Italia. Aveva 85 anni.

Quando molti emigravano alla ricerca di migliori opportunità in altre zone d’Italia o all’estero, Romano ha saputo creare un impero nel Salento, facendo di Matino la patria nostrana del jeans.

Negli anni d’oro Spa produceva oltre 13mila capi di abbigliamento al giorno.

Il suo brand fu capace di conquistare, oltre l’Italia, Europa ed anche Stati Uniti.

Tutto nacque negli anni Sessanta quando l’imprenditore salentino con un passato da contadino, autista e titolare di un autolavaggio

Fondò, insieme alla moglie, un piccolo laboratorio artigianale per la confezione di abiti da lavoro.

Ebbe l’intuizione, tra i primi in Italia, di importare dagli Usa i tessuti Denim.

Nel 1994 insieme ad Augusto, suo figlio, creò il marchio Meltin’Pot.

Melting’pot (tradotto in italiano come “crogiolo”,”calderone”) è l’espressione che si usa per indicare quel tipo di società cosmopolita che permette la commistione di individui di origini, religioni e culture diverse con il risultato di costruire un’identità condivisa, favorendo così la convivenza di gruppi etnici differenti.

Dopo l’acquisizione della tedesca Jeans Fritz Gmbh, diventò uno dei brand più importanti del continente.

Dopo lo scioglimento dell’Unione sovietica sbarcò anche in Ungheria (a Budapest) ed in Russia.

A Mosca in molti ricordano ancora il suo negozio annunciato dalla grande insegna Salentini” (foto in basso) che proponeva ai russi anche altre eccellenze della nostra terra.

All’inizio del nuovo secolo le prime crepe e l’inizio del declino dell’impero dei jeans made in Matino.

Dal 2005, complice la scelta di molti marchi di delocalizzare e di scegliere fornitori nei paesi dell’Est, il gruppo Romano, che ha sempre proseguito la propria attività di terze parti, risente di un periodo di crisi che impatta indirettamente sul marchio Meltin’ Pot e viene alleviata dal buon andamento dei negozi Fritz, la catena di 25 negozi in Germania, che continua a dare buoni profitti. Il rilancio è lento, mentre la produzione viene smistata fra Italia e Nord Africa.

Nel 2019 dopo il fallimento decretato dal Tribunale di Lecce viene ceduto all’asta il complesso aziendale Romano Srl che comprende impianti, macchinari, attrezzature, beni immobili, stock di magazzino (tessuti, filati e accessori vari, capi diversi e gli asset immateriali (marchio Meltin’Pot, domain name, ecc.) viene ceduto all’asta.

Nel 2022 il marchio è rilevato dalla Eligo Milano.

 

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Cronaca

Mezzo chilo di cocaina in casa e la pistola sotto al cuscino

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Operazione antidroga nel quartiere Santa Rosa a Lecce.

Arrestato in flagranza di reato, un 42enne, già noto alle forze di polizia.

È ritenuto responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi nonché di ricettazione.

L’operazione scaturisce da una mirata attività info-investigativa che ha condotto i carabinieri sulle tracce dell’uomo.

Dopo un prolungato servizio di osservazione e pedinamento, i carabinieri hanno fatto irruzione presso la sua abitazione dove hanno proceduto ad una minuziosa perquisizione personale e domiciliare.

Rinvenuti quasi 500 grammi cocaina e 9 telefonini cellulari, di dubbia provenienza, che l’uomo deteneva occultati nella camera da letto dove, nascosta tra due cuscini, è stata rinvenuta anche una pistola calibro 7.65 con matricola abrasa completa di caricatore e relativo munizionamento.

Nella sala da pranzo invece, all’interno di un mobile, sono stati rinvenuti quasi 750 grammi di sostanza da taglio, presumibilmente mannite, oltre a due bilancini di precisione e materiale vario per il confezionamento.

L’uomo infine è stato trovato in possesso di quasi duemila euro in banconote di vario taglio.

Somma ritenuta presumibile provento dell’attività di spaccio.

Il tutto è stato sottoposto a sequestro e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Al termine delle operazioni di polizia l’uomo è stato arrestato e, come disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini, accompagnato presso la Casa Circondariale Borgo San Nicola.

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Attualità

Violenza di genere, 27 ammoniti in un anno

Di questi 17 per violenza domestica. Tra gli uomini ammoniti ed inviati al CUAV, 13 si sono presentati presso il centro per una prima valutazione: 5 hanno già intrapreso un percorso di recupero mentre altri 5 sono in corso di valutazione

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È stato sottoscritto un anno fa, il 27 marzo 2023, il protocollo d’intesa Zeus Finis-Terrae tra il Questore di Lecce e il presidente di Medihospes società cooperativa Onlus, ente gestore del Centro per Uomini Autori di Violenza (CUAV) SanFra-Medihospes attivo in tutta la provincia di Lecce e con sede a Campi Salentina.

Conosciuto in ambito nazionale come protocollo Zeus e denominato in sede locale Protocollo Zeus-Finis Terrae per caratterizzarne il legame con il territorio, è a metà della sua durata biennale.

Consente al Questore che emette il provvedimento di ammonimento, sia in caso di atti persecutori sia in caso di violenza domestica, di inviare la persona ammonita al CUAV per avviare un percorso di consapevolezza e revisione critica degli agiti violenti.

In linea con quanto previsto dal piano straordinario contro la violenza di genere approvato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, fortemente voluto e promosso  dal Ministero dell’Interno – direzione centrale anticrimine – della Polizia di Stato, il protocollo Zeus-Finis Terrae ha ratificato l’impegno e la condivisione di intenti tra la Questura di Lecce e il CUAV amplificando l’efficacia dell’ammonimento del Questore, intervenendo sul complesso nodo degli autori di atti persecutori e di violenza domestica con molteplici finalità: tutelare le vittime degli atti violenti, limitare l’escalation delle violenze, promuovere interventi di recupero del maltrattante volti a riconoscere il disvalore della violenza quale modalità relazionale e ridurre i casi di recidiva.

Gli  ammoniti sono stati invitati a prendere contatti con il CUAV di Campi Salentina che, contando su un’equipe multidisciplinare di professionisti e professioniste appositamente formate, ha affinato nel corso degli anni una metodologia di intervento volta a: favorire una coscienza critica del reato e un’elaborazione consapevole degli episodi di violenza, implementare le capacità emotive ed empatiche dell’utente, promuovere un approccio di genere alle relazioni e aumentare le competenze comunicative dell’uomo.

Sebbene le modifiche normative intervenute, abbiano reso più ampio l’ambito d’intervento da parte del Questore per le tematiche riconducibili alla violenza di genere, la divisione anticrimine della Questura di Lecce e il CUAV di Campi Salentina, che  conta su un’equipe multidisciplinare di professionisti e professioniste appositamente formate, hanno operato in questo primo anno di vita del protocollo in stretta sinergia, per consentire, anche attraverso un costante monitoraggio dei risultati delle attività e dei loro esiti, una verifica dell’efficacia delle prassi operative in atto al fine di mettere in campo le opportune azioni correttive volte alla tutela delle vittime e ad un reale recupero degli ammoniti, in considerazione della necessità di spezzare il circuito della violenza che, spesso, vede i maltrattanti ripetere le proprie condotte nel tempo e in danno di più vittime.

Significativi sono i dati di questo primo anno di collaborazione, infatti, dalla sottoscrizione del protocollo sono stati 27 gli uomini ammoniti invitati al CUAV, di cui 15 nel primo trimestre 2024.

Tra i 27 colpiti dal provvedimento del Questore, ben 17 sono uomini maltrattanti ammoniti per violenza domestica.

Tra gli uomini ammoniti ed inviati al CUAV, 13 si sono presentati presso il centro per una prima valutazione e, tra questi, 5 hanno intrapreso un percorso di recupero mentre altri 5 sono in corso di valutazione.

Pare rilevante che, in questo primo anno di vita del protocollo nessuno dei soggetti ammoniti ha posto in essere condotte recidivanti a distanza di tempo dal provvedimento del Questore.

Campi Salentina: il centro ascolto maltrattanti autorizzato dalla Regione Puglia e affidato alla Medihospes

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