News & Salento
Don Daniele in missione da Sannicola
Daniele Scorrano, 34 anni, originario di Sannicola, missionario della Fraternità san Carlo, riceverà l’ordinazione sacerdotale per l’imposizione delle mani di mons. Massimo Camisasca, Don Daniele è destinato alla casa della Fraternità a Reggio Emilia.
Sabato 22 giugno, alle ore 15,30, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, don Daniele Scorrano, 34 anni, originario di Sannicola, missionario della Fraternità san Carlo, riceverà l’ordinazione sacerdotale per l’imposizione delle mani di mons. Massimo Camisasca, Don Daniele è destinato alla casa della Fraternità a Reggio Emilia.
Nello stesso giorno mons. Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia – Guastalla, fondatore e già superiore della Fraternità san Carlo fino al 2012, ordinerà otto sacerdoti e un diacono. C’è chi andrà a Taipei e chi a Santiago del Cile, chi a Vienna e chi a Mosca, e chi resterà a Roma. Tutti andranno comunque in missione e vivranno in una casa con altri sacerdoti, perché questi sono i due pilastri della Fraternità San Carlo: missione e vita comune.
Questi i nuovi parroci e le destinazioni:
Don Nicolò Ceccolini, 25 anni, di Gabicce Mare (Pu), resterà a Roma, vicerettore del Seminario;
Don Donato Contuzzi, 33 anni, lucano, andrà a Taipei (Taiwan R.O.C.);
Don Matteo Dall’Agata, 32 anni, di Forlì, andrà a Vienna (Austria);
Don Francesco Ferrari, 31 anni, di Reggio Emilia, resterà a Roma, vicerettore del Seminario;
Don Stefano Lavelli, 35 anni, di Piacenza, andrà a Napoli;
Don Lorenzo Locatelli, 32 anni, romano, andrà a Santiago del Cile;
Don Paolo Paganini, 32 anni, milanese, prosegue gli studi a Roma in vista della missione in Russia;
Don Daniele Scorrano, 34 anni, salentino di Sanicola, andrà a Reggio Emilia.
La storia della vocazione di don Daniele, scritta da lui stesso
Un mare di gratitudine
di Daniele Scorrano
Bologna, A.D. 2006. Una domenica d’aprile: preparare le lezioni di filosofia e storia per la prossima settimana, telefonare al Resto del Carlino per avvisare che la rubrica settimanale la invierò in ritardo, poi l’incontro e la serata di Gs. A proposito: c’è anche da preparare la convivenza dei ragazzi… E sempre lì, come un avvoltoio, le scadenze dei progetti per finanziare la scuola. Non avevo proprio niente da fare, quindi era naturale che mi venisse affidata anche l’organizzazione dell’Open day del Liceo! E poi l’ennesimo discorso da correggere… certo, se qualcuno intanto correggesse i miei compiti in classe non sarebbe male. Con la scusa di essere “l’uomo per tutte le stagioni”, come dice la preside, qui prima o poi mi ammazzano!
Eppure ero contento, mi spendevo per costruire qualcosa di grande. Amavo insegnare e scrivere. E poi gli incontri continui con le persone, l’educazione dei ragazzi, i rapporti che si moltiplicavano, colleghi e amici da cui imparare e con i quali condividere tutto. Era la vita che desideravo.
Quella domenica ero riuscito a ritagliarmi una mezza giornata per fare un po’ di pulizie in casa, lavare i panni e stirare. Accesi distrattamente il televisore e iniziai a fumare una sigaretta. Mandavano un film su Giovanni Paolo II, pensai che non mi piaceva il modo in cui era realizzato. Intanto mi tornavano in mente le parole che più mi avevano provocato nell’incontro del papa con i giovani durante il grande Giubileo del 2000: «In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare». Una scena d’improvviso catturò la mia attenzione, e il mio cuore. Non ricordo precisamente la sequenza: una ragazza dichiarava, forse, il suo amore al giovane Karol e lui, con lo sguardo pieno di affetto, le rispondeva che il suo cuore lo aveva già consegnato ad un Altro, tutto ad un Altro. Non so spiegare cosa mi accadde nell’ascoltare quelle parole. Fu come se l’intera mia vita si ricapitolasse improvvisamente attorno ad esse.
Il ritmo della natura
Non avevo mai pensato di diventare sacerdote. Volevo sposarmi, formare una bella famiglia con almeno sette figli. Pensavo che avrei comprato un casolare in campagna circondato da alberi e animali dove avrei potuto invitare sempre gli amici. E avrei comprato anche un camper per viaggiare in tutto il mondo portandomi dietro la mia casa.
Sono nato vicino al mare, sul golfo ionico del Salento. Sin da bambino lo sciabordio delle onde, il fragore delle foglie d’ulivo mosse dal vento, il profumo degli agrumi e la luce del sole riflessa dalle bianche pietre della campagna hanno popolato il mio mondo. Terzo di quattro figli, papà ferroviere, mamma casalinga. Una vita semplice, segnata dal ritmo della natura e dalle tradizioni: d’inverno la raccolta delle olive, d’estate la produzione della salsa di pomodoro, la domenica sera a casa della nonna con tutti i parenti. E poi il profumo del pane fatto in casa, le passeggiate a cavallo, la puzza delle stalle mista all’odore tipico delle selle e del fieno seccato al sole… E la vita in parrocchia, “gli amici della stanzetta”: quante avventure! Quante feste! Ho sempre amato ballare…
In casa non si parlava di fede, di religione o della Chiesa. Non si facevano mai grandi discorsi, ma si vivevano le cose quotidiane, materiali e concrete. Spesso si litigava, ma poi si ricominciava sempre. Da mia madre imparavo che era possibile donare la vita, anche a costo di sacrifici, per amore dell’unità. Mio padre mi insegnava che l’affetto non si dimostra con le parole, ma con il lavoro e la presenza. Da lui ho ereditato una certa spinta all’intraprendenza. Sin dalle medie ho iniziato a lavorare come fruttivendolo, venditore di scarpe, poi come cameriere. Negli anni universitari come insegnante privato, promotore di un museo, operaio in una tipografia, attore in una piccola compagnia teatrale e cronista televisivo, lavoro che ho lasciato per studiare filosofia in Germania. E poi la grande avventura come presidente diocesano dei Giovani di Azione Cattolica. Avvertivo in me tanti desideri. Sentivo di essere fatto per qualcosa di grande. Intanto rincorrevo mille passioni, non volevo perdermi nulla della vita.
Una corte spietata
Sono arrivato alla fine del pezzo e non ho ancora raccontato la mia vocazione! Sarà per un’altra volta. Per ora basti questo: sono entrato in seminario perché ero contento. Tanti doni, tante avventure, tanti padri e sullo sfondo una Presenza che mai mi ha abbandonato, come il profumo del mare.
Non hai mai smesso di cercarmi, mi hai aspettato. Hai aspettato che mi accorgessi di Te. Mi hai fatto una corte spietata, ma sempre discreta. Tutto mi hai dato: anche i miei capricci hai preso sul serio e solo per farmi capire che era altro ciò che veramente volevo. Tu mi conosci. Sapevi della mia testardaggine. Sapevi che se non avessi avuto tutto, non avrei ceduto, non mi sarei accorto… Mi avevi fatto per Te e io ti ho fatto aspettare tutto questo tempo. Così mi hai introdotto nella fedeltà dell’amore, più forte del tempo e della morte. Ora sono qui e sono tuo, mio Dio e mio tutto.
Attualità
Sant’Isidoro, demolito vecchio fabbricato a due passi dal mare
Per anni ha ospitato la sede della Pro Loco. “Liberato” così l’orizzonte della marina. il sindaco Pippi Mellone: «L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione»
È stato finalmente demolito nei giorni scorsi nella marina di Sant’Isidoro il vecchio edificio in muratura a pochi metri dal mare, che ha ospitato per molti anni la sede della locale Pro Loco e il punto di soccorso estivo.
Un’autentica “bruttura”, del tutto incompatibile con la bellezza naturalistica del luogo, al pari di altre costruzioni (il comune di Nardò ne ha già abbattute altre tre, realizzate su aree demaniali in questo segmento di litorale) e di fenomeni di abusivismo edilizio e di compromissione dei contesti naturalistici che hanno mortificato la costa negli scorsi decenni.
L’intervento, eseguito (al termine di un lungo iter autorizzativo) da un raggruppamento temporaneo di imprese, rientra nel più ampio intervento di riqualificazione paesaggistica integrata della fascia costiera della marina, progettato dall’arch. Antonio Vetrugno e finanziato con 1,3 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), già in corso da circa un anno e mezzo.
La demolizione del fabbricato, peraltro, ha incontrato e superato lo “scoglio” giudiziario di un ricorso al Tar da parte della Pro Loco.
Il giudice amministrativo, con una pronuncia del dicembre scorso, ritenendo non sussistente una proroga della concessione demaniale vantata dalla Pro Loco, ha ritenuto prevalente l’interesse pubblico all’ultimazione dei lavori di riqualificazione su quello privato (peraltro, ingiustificato) alla conservazione dello status quo.
«L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione», ha commentato con un post su Facebook il sindaco Pippi Mellone, «abbiamo speso un po’ di tempo in più, perché c’è stato qualche ostacolo di troppo. Ma abbiamo spazzato via, come sempre, anche quello. Adesso abbiamo liberato il panorama, il lungomare, le albe e i tramonti di Sant’Isidoro dal cemento e dalle brutture. Al suo posto, a poca distanza, una struttura polifunzionale in legno, ecosostenibile, che ospiterà il pronto soccorso. Stiamo demolendo i mostri ereditati dal passato e stiamo costruendo la città del futuro. Col cuore, come sempre. Ora anche Sant’Isidoro diventerà bellissima!».
Il progetto di riqualificazione, adesso, potrà essere ultimato. Prevede la realizzazione di aree per il parcheggio e di aree per la fruizione dei pedoni (con l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione), l’eliminazione di altri manufatti, di spianamenti, scivoli e del piccolo molo a servizio delle imbarcazioni, un intervento di rinaturalizzazione ambientale con ripascimento delle superfici sabbiose della zona, oltre che la pulizia dalla vegetazione infestante e il recupero delle condizioni ambientali dell’inghiottitoio (o “spunnulata”) presente sul lungomare.
Nasceranno, inoltre, una struttura per la sosta e un tratto di pista ciclabile per favorire la mobilità sostenibile.
Un’altra struttura in legno è stata ultimata e destinata a nuova sede della Proloco e a punto di pronto soccorso estivo.
News & Salento
Lecce, i bambini tornano nelle aule in via Basilicata
A giugno del 2022, infatti, a seguito dell’avvio dei lavori di adeguamento sismico furono riscontrati importanti elementi di instabilità che coinvolgevano i pilastri e le travi,
Ammirato Falcone, via Basilicata: i bambini tornano nelle aule
Da giovedì 4 aprile i bambini della scuola dell’infanzia dell’istituto di Lecce, Ammirato Falcone, di Via Basilicata, sono tornati nelle loro aule, dopo i lavori urgenti di ristrutturazione e messa in sicurezza del corpo B dell’edificio.
A giugno del 2022, infatti, a seguito dell’avvio dei lavori di adeguamento sismico furono riscontrati importanti elementi di instabilità che coinvolgevano i pilastri e le travi, tanto da costringere il sindaco, su relazione della direzione dei lavori, ad una ordinanza di chiusura per inabilità dell’edificio e determinare di conseguenza la chiusura anticipata delle lezioni e il conseguente spostamento degli alunni in altro plesso scolastico, nelle more del completamento dei lavori.
Da giovedì, dunque, i bambini di Via Basilicata sono tornati nell’edificio ristrutturato e messo in sicurezza, adeguato a norme e tecnologie costruttive antisismiche.
Riqualificati anche gli ambienti destinati al servizio di mensa.
Attualità
Casarano, il sindaco De Nuzzo: “Stiamo lavorando per voi”
Tanti sono i cantieri avviati che, ad opere terminate, nelle intenzioni di chi amministra, dovrebbero fare di Casarano una città ancora più bella e accogliente.
Terminati, invece, i lavori di sostituzione della condotta idrica su via Pellegrino, dove sono iniziati i lavori di basolatura.
Continuano i lavori per il ripristino della rete idrica e fognaria a Borgo Terra, propedeutici alla successiva basolatura.
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