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Rifiuti: la nuova frontiera

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Rifiuti-Salento-Emergenza

Rifiuti-Salento-EmergenzaEstate pulita? Presentato il nuovo Centro di Biostabilizzazione di Poggiardo. Con le tre Ato al completo, dopo anni sembra scongiurata la “solita” emergenza rifiuti della bella stagione.


Il nuovo impianto di Poggiardo

Con l’avvio a pieno regime del Centro di selezione e linea di biostabilizzazione di Poggiardo, anche i Comuni ricadenti nella fascia centrale della provincia di Lecce e facenti capo all’Ato Lecce 2 non dovrebbero più incorrere nella, purtroppo solita nelle ultime stagioni estive, emergenza rifiuti. Il nuovo impianto di Poggiardo, facente parte del Progetto Ambiente dell’Ato Lecce 2 (per la cui realizzazione, insieme alla discarica di servizio prevista a Corigliano, sono stati destinati quasi 17 milioni di Euro con il cofinanziamento della Comunità Europea), sorge a fianco della vecchia discarica su una superficie di circa 5 ettari e con i suoi 17 biotunnel dovrebbe entrare in funzione entro un mese, al massimo 45 giorni, dopo i test, positivi, effettuati negli ultimi giorni. Sollevato il sindaco di Poggiardo, Silvio Astore, “perché finalmente non dovremo più sopportare i miasmi e i cattivi odori del vecchio impianto sicuramente non efficiente: abbiamo sopportato fin troppo. Continueremo a vigilare, però il collaudo effettuato ci dà grande fiducia per un futuro diverso”. Ma cosa accade ai rifiuti quando arrivano nel Centro poggiardese? Dopo la raccolta differenziata vengono ulteriormente selezionati, poi insufflati con l’ossigeno da grosse pompe e resi inerti. Quello che rimane può poi essere tranquillamente riutilizzato per copertura di discariche dismesse (il cosiddetto “capping”), il riempimento di cave e per i sottofondi stradali su cui apporre in seguito l’asfalto. Finalmente, dunque, un’estate tranquilla per i 46 Comuni dell’Ato Lecce 2? Secondo il Sindaco di Poggiardo “tutto lascerebbe pensare che sarà così e noi di Poggiardo siamo felici di dare un apporto decisivo in tal senso, come del resto abbiamo già fatto in passato in momenti critici”. Su una cosa però Astore non transige: “Nei prossimi giorni invierò ai Sindaci del Bacino Ato Lecce 2 e a tutti gli autotrasportatori una nota perché, se non saranno messi a norma tutti gli autocompattatori, io sarò di un rigore estremo e tutti i rifiuti torneranno al mittente. La “conditio sine qua non” è che gli autocompattatori debbano essere a norma ed io sto avvertendo tutti per tempo perché chi non dovesse avere i soldi disponibili per mettersi a norma, dovrà trovare una soluzione adeguata. Lungo le strade di Poggiardo non ci dovrà essere traccia di percolato (liquido che fuoriesce dai rifiuti in decomposizione, Ndr). E di questo informerò il Prefetto ed il Presidente della Regione. Pur senza voler mettere il naso nelle cose della Cogeam, la Ditta titolare dell’impianto, mi permetto di consigliare l’assunzione, per chi dovrà operare in questo stabilimento, degli operai che già hanno lavorato al vecchio impianto della Sud Gas ed hanno acquisito la giusta esperienza”. Astore poi non perde l’occasione per ribadire un suo vecchio cruccio e rivolgere l’ennesima filippica agli amministratori di Nardò: “Chiudere anzitempo la loro discarica è stato un errore che ha portato i costi dello smaltimento dei rifiuti per l’Ato Lecce 2 dai 5 milioni del 2006 ai 17,5 milioni di euro di oggi, con uno spreco di denaro pubblico enorme. Ora Nardò deve mettersi in testa che va riaperta quella discarica nella misura in cui va messa in sicurezza con l’utilizzo del materiale biostabilizzato che uscirà fuori dall’impianto di Poggiardo. Materiale che ha un indice respirometrico dinamico superiore a 400, che garantisce che il rifiuto è stato reso inerte e può essere utilizzato per il capping delle discariche di tipo A1: vale per quella vecchia di Poggiardo, per quelle di Cavallino, Ugento e Corigliano per la cosiddetta “post mortem”. Vale a dire che quelle discariche vanno “cappate” e per 30 anni vanno monitorate, controllate e messe in sicurezza. Ai colleghi che come me hanno avuto la sventura di avere sul proprio territorio una discarica A1 consiglio di non irrigidirsi e spiegare ai propri amministrati che non si tratta più di aperture di discariche, ma solo di messa in sicurezza. Finché si dirà “no” a priori per paura di perdere il consenso…”. Anche secondo l’ingegner Francesco Pirti, direttore tecnico di cantiere, “pur con il sovraccarico dell’estate non dovrebbero esserci problemi. Si faranno due turni di sei ore, ognuno dei quali con sei operatori alla volta e non dovrebbero esserci problemi di sorta. Qui”, spiega l’ingegnere, “si produce una frazione secca che può essere in parte riutilizzata, indicativamente per un 30%. La parte di sopravaglio (materiali sempre biostabilizzati ma non inerti, Ndr) andrà a Cavallino dove sarà trattata nell’impianto che produce Combustibile Derivato dai Rifiuti. La restante parte nella discarica di servizio”. Che per oggi vuol dire Burgesi di Ugento, in attesa di sapere come andrà a finire la questione di Corigliano d’Otranto… (Giuseppe Cerfeda)


Cavallino all inclusive

Cavallino fa buon viso a cattivo gioco. La sua è la prima piattaforma completa in provincia per lo smaltimento dei rifiuti. Piattaforma che serve tutto il comparto dell’Ato Lecce 1, capoluogo compreso. Cavallino garantisce la presenza della stazione di conferimento, della biostabilizzazione dei rifiuti e la combustione dei derivati da rifiuti (CDR). Una convivenza non gradita ma resa possibile. Gaetano Gorgoni, oggi vice sindaco, è il testimone e la memoria di un lungo percorso che, a suo dire, ha saputo evitare danni peggiori alla sua comunità. “La città non guarda con simpatia a questo impianto. Eppure tanti passaggi burocratici, amministrativi e operativi sono stati compiuti per rendere accettabile la situazione. La Regione scelse questo sito negli anni ’80 e, nonostante la mia opposizione dal ’92 in poi, fui costretto a realizzarlo per scongiurare la minaccia della nomina di un Commissario ad acta. Obbligato dunque a farlo ma con l’intenzione di farlo bene. Con le stesse motivazioni, sempre nella metà degli anni ’90, rifiutai i contributi regionali per non vincolarci ai vecchi criteri delle cave di semplice discarica. Oggi possiamo definire Cavallino un sito modello di sperimentazione per tutta la Puglia”. Un’anomalia comunque c’è ed ha creato problemi. La discarica è entrata in funzione nel 2000, la Regione ha completato i lavori per il biostabilizzatore nel settembre 2009. Nel frattempo l’accumulo di rifiuti ha mutato l’orografia dei luoghi, prima solo pianeggiante e ora “arricchita” di rilievi di circa 12 mt d’altezza. “E la capacità di lavorazione dell’impianto di CDR non permette di eliminare il pregresso di tutti gli anni precedenti. Una piccola parte è stata trasferita a Massafra ma il grosso è ancora qui”. Nel frattempo la discarica Guarini è già esaurita ed è entrata nella fase di postgestione. Significa estrazione di percolato e biogas, recupero ambientale attraverso anche la piantumazione. Una fase che dura 30 anni di monitoraggio. Intanto la seconda discarica di servizio/soccorso a servizio, Le Mate, di quasi 400 mila mc, garantirà vita alla piattaforma di Cavallino, CDR compreso, ancora per dieci anni. Poi il sito chiuderà e dovranno essere individuati altri siti fuori dal feudo. (Aldo Mea)


Nardò: Castellino aspetta ancora

La discarica di Castellino è chiusa dal punto di vista amministrativo ma non da quello tecnico. Vale a dire – usando una metafora – che si trova nella stessa situazione in cui starebbe una casa il cui proprietario se ne va, gira la chiave nella toppa e non dà neanche una pulita per terra. Chiusa, quindi, è chiusa: una montagna di rifiuti che si staglia all’orizzonte della famigerata contrada alle porte di Nardò; però, a tre anni di distanza dalla delibera che ne sanciva la fine dell’attività da parte del presidente Nichi Vendola, all’epoca Commissario Straordinario dell’Emergenza Rifiuti, non è ancora stata messa in sicurezza. Il motivo? Semplice: mancano i soldi, che nelle casse del gestore della discarica sarebbero dovuti entrare grazie all’aumento della tariffa per gli altri Comuni conferenti, stabilito dal governatore Raffaele Fitto ai tempi del contestatissimo ampliamento. L’aumento, però, non è mai stato effettivamente praticato e il risultato è che manca tuttora la disponibilità finanziaria per mettere in sicurezza la discarica attraverso un’accurata post gestione. Tramontata l’ipotesi, pure più volte ventilata ma mai accettata dal sindaco di Nardò, Antonio Vaglio, che l’impianto potesse continuare a funzionare attraverso il conferimento della sola frazione secca del rifiuto (che sarebbe servito anche a rimodellare il profilo di chiusura finale della discarica facendolo diventare “a panettone”), al Comune di Nardò non resta che un’unica strada da perseguire. La spiega con la consueta chiarezza Mino Natalizio, che, pur non essendo più l’assessore all’Ambiente, continua a sedere nel Consiglio di Amministrazione dell’Ato Le/2. “E’ quanto mai necessario”, afferma Natalizio, “continuare a perseguire, nei confronti dei Comuni che per anni hanno sversato i loro rifiuti nella discarica di Castellino, la richiesta delle somme necessarie per la corretta chiusura e successiva post gestione delle stessa, così come peraltro previsto dall’ordinanza di Fitto del 2004, confermata poi dalle successive ordinanze di Vendola. È bene ricordare che tali somme, tra l’altro, richieste ufficialmente dal Comune di Nardò all’Ato Le/2, sono comprensive anche del ristoro ambientale che porterà nelle casse comunali alcune centinaia di migliaia di euro”. La discarica di Castellino, insomma, anche se amministrativamente chiusa, continua ad essere motivo di scontro, con buona pace di chi crede che il problema sia stato risolto. (Ilaria Marinaci)

Corigliano non si mette a… servizio

Una fase di stallo e la richiesta di un’ulteriore variante: la discarica di Corigliano d’Otranto è ferma e il problema dell’impiantistica per l’Ato Le/2 resta all’ordine del giorno. Ci vorranno almeno un paio di mesi per gli esiti delle analisi del Cnr-Isra sulla discarica di Corigliano e le aree contermini, che certamente creeranno uno slittamento sui tempi stessi di fruizione del sito per tutto il consorzio Ato Le/2. Tre le fasi strategiche da valutare: lo studio geofisico e il sondaggio in profondità sul sito della discarica; l’attività di verifica dell’acquifero; l’esame del rischio. E intanto Ada Fiore, neo rieletto sindaco di Corigliano, ha deciso di prendere carta e penna e di scrivere al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, per rappresentare un’ipotesi di utilizzo alternativo della discarica di servizio di Corigliano. La prima cittadina evidenzia come questa sia divenuta motivo di confronto e dibattito per Associazioni ambientaliste, tecnici, geologi, esperti ambientali, politici ed altro, “dibattito incentrato sull’opportunità o meno di posizionare una discarica di servizio su una ricca falda idrica utilizzata dall’Acquedotto Pugliese, per dissetare l’intero Salento durante i periodi estivi e di carenza irrigua. Io stessa”, scrive la Fiore, “mi sono più volte confrontata con Lei, facendo leva sull’incarico istituzionale, e sulla medesima sensibilità e attenzione per le problematiche ambientali, che penso ci contraddistingua. Oggi, che i cittadini pugliesi e di Corigliano d’Otranto hanno confermato la fiducia nel nostro operato premiandoci nelle consultazioni elettorali, sono ancor più motivata nel proporLe ulteriori ipotesi responsabili e costruttive di gestione della discarica di Corigliano. Ipotesi in grado di  contemperare i vari interessi in gioco in questa annosa vicenda, che nostro malgrado ci vede attori principali, con il fine ultimo di utilizzare in maniera diversa l’impianto di Corigliano”. La Fiore ritiene plausibile l’ipotesi, supportata dal parere di tecnici del settore, dell’utilizzo diversificato del sistema impiantistico a servizio dell’Ato Le/2, con l’adozione di alcune modalità necessarie per il buon esito di quanto proposto, ossia: l’avvio di una ulteriore separazione del rifiuto indifferenziato nei 46 Comuni ricadenti nell’Ato Le/2, tra rifiuto secco non riciclabile e rifiuto organico; l’utilizzo dei biotunnel presenti nell’impianto di Poggiardo per produrre direttamente “compost”: l’impianto lo consentirebbe, essendo sia il processo di biostabilizzazione che di compostaggio entrambi processi aerobici. “Questo, di fatto”, sostiene la Fiore, “aiuterebbe a chiudere il ciclo dei rifiuti oltre che ad eliminare ogni forma di tensione collettiva alimentata anche da parti politiche. Da Sindaco mi sto impegnando a suggerire delle soluzioni alla Regione: mi auguro che si colga il nostro sforzo in tal senso e che si voglia prendere in considerazione ciò che proponiamo per il bene stesso della nostra città”. (Mauro Bortone)


Ugento fa per 24

L’impianto di Biostabilizzazione di Ugento è stato avviato a regime il 9 novembre 2009 ed inaugurato il successivo 25 novembre. È a servizio dei 24 Comuni dell’Ato Lecce/3. L’impianto occupa una superficie di circa 8 ettari ed è stato progettato e costruito dalla Società “Progetto Ambiente Lecce Tre”, della quale fanno parte la Cogeam ed altre imprese del territorio. “La gestione”, afferma Eugenio Ozza, sindaco di Ugento, “è affidata per quindici anni alla Cogeam, a seguito di una convenzione”. Nell’impianto viene trattata la frazione residuale della raccolta differenziata, in due fasi. La prima, quella di biostabilizzazione, consiste nell’apertura dei sacchi e nell’omogeneizzazione dei rifiuti, che vengono poi sottoposti ad un trattamento aerobico di alcuni giorni all’interno di un biotunnel, al fine di igienizzare i rifiuti stessi e di ridurre la parte putrescibile. “Il trattamento dura sette giorni, ma già dopo tre giorni le flore batteriche putrescibili muoiono, perché trattate ad una temperatura di 56° C”, afferma l’ing. Carmine Carella, progettista e direttore dei lavori dell’impianto di Ugento. La seconda fase, quella di selezione, consiste invece nel separare la frazione secca (che viene poi inviata presso l’impianto di Cavallino per la produzione di combustibile) da quella umida (che, resa inodore dai vari trattamenti, viene pressata, imballata e depositata nella discarica adiacente, la quale presenta elevati standard di sicurezza che ne assicurano l’impermeabilizzazione e quindi l’assenza di dispersione di percolato). Tutto l’impianto è stato progettato e costruito secondo criteri di tutela dell’ambiente: non vi sono né emissioni odorose né vengono superati i limiti acustici di legge. Il progettista ha poi assicurato che “l’impianto è stato progettato per servire al meglio la quantità di rifiuti derivanti dai Comuni dell’Ato Lecce/3, anche con i considerevoli aumenti di quantità del periodo estivo”. Stessa rassicurazione viene dall’assessore all’Ambiente del Comune di Ugento, Massimo Lecci: “Per la prossima stagione estiva non abbiamo elementi che ci facciano presupporre alcuna situazione di emergenza”. L’impianto di biostabilizzazione di Ugento sorge nei pressi della tristemente famosa “discarica Burgesi”, chiusa nel giugno scorso e per la quale sta per avviarsi la fase di post-gestione. “La Provincia”, assicura l’assessore Lecci, “ha sollecitato la ditta Monteco, che gestisce la discarica, ad avviare la fase di post-gestione, secondo il progetto redatto in precedenza. Organizzeremo, probabilmente nel mese di settembre, un incontro con i cittadini, nella frazione di Gemini, durante il quale la Monteco illustrerà, insieme alla Provincia, come avverrà la post-gestione della discarica”. La vecchia discarica verrà tenuta sotto controllo per un periodo di 30 anni. (Pierangelo Tempesta)


Ato Le/3: Taviano ne chiede la soppressione

Intanto il Comune di Taviano ha chiesto alla Regione di attivarsi per dare esecuzione urgente a quanto previsto dall’art. 1 comma 1 quinques del D.L 2/2010 (convertito in legge il 26/03/2010) che prevede la soppressione delle Ato entro un anno dall’entrata in vigore della precitata legge. Tale disposizione ha riproposto la soppressione delle Ato tra le misure finalizzate al contenimento delle spese negli Enti Locali, anche in virtù di quanto stabilito dalla  Finanziaria 2008 che prevedeva che lo Stato e le Regioni, nell’ambito della rispettiva competenza legislativa, potessero provvedere all’accorpamento e/o alla soppressione delle Ato con la contestuale riallocazione delle stesse agli enti locali secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. L’Amministrazione guidata dal sindaco Salvatore D’Argento, pertanto, ha richiesto alla Regione di intervenire delegando alle Province e/o alle Unioni dei Comuni la materia relativa alla gestione dei rifiuti, e con la soppressione delle Ato ha richiesto anche la rescissione dei contratti posti in essere dalle stesse Ato per quanto concerne la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. L’Amministrazione tavianese, nella medesima delibera, ha anche proposto di rivedere la tariffa di 55,00 euro fissata per la gestione dell’impianto complesso di Ugento, in quanto il Comune di Taviano non utilizza l’impianto di selezione e stoccaggio dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata, poiché corrisponde già alla Ditta incaricata per la selezione dei rifiuti differenziati la somma di 20mila euro annui. “Considerando la condizione disastrosa dell’Ato Lecce3”, ha commentato D’Argento, “che opera con contratti di capitolato che portano vantaggi non ai cittadini ma alle ditte private, quello che si spera è che la Regione possa mettere ordine e garantire trasparenza nell’intero ciclo di gestione dei rifiuti. Ci auguriamo, così, che i cittadini possano finalmente beneficiare dei vantaggi della differenziata “porta a porta”, sia in termini di risorse che in termini di minor costo di smaltimento dei rifiuti nell’impianto di bio-stabilizzazione”.


Attualità

”FRIENDS 4 AUT”, parte il progetto del centro servizi per l’autismo

Con la realizzazione di percorsi di assistenza alla socializzazione in favore di soggetti di età fino ai 21 anni con disturbi dello spettro autistico, residenti nei 14 Comuni dell’Ambito Territoriale Sociale di Gagliano del Capo…

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E’ partito il progetto: ”FRIENDS 4 AUT” promosso dall’Ambito Territoriale Sociale di Gagliano del Capo e finanziato dall’assessorato al Welfare della Regione Puglia, in collaborazione  con “GLI AMICI DI NICO” -Centro servizi per l’autismo.
Il tutto si mescola delicatamente con la realizzazione di percorsi di assistenza alla socializzazione in favore di soggetti di età fino ai 21 anni con disturbi dello spettro autistico, residenti nei 14 Comuni dell’Ambito Territoriale Sociale di Gagliano del Capo.
In ultimo, l’ingrediente più prezioso, capace di rendere tutto unico e indimenticabile: i bambini ed i ragazzi coinvolti nel progetto, che verranno coadiuvati e supportati da bambini e ragazzi normodotati in un’ottica di integrazione. Senza definizioni, senza diagnosi, senza barriere né etichette, i partecipanti vivranno più giornate loro dedicate all’insegna del divertimento, della sperimentazione, della scoperta, ma soprattutto della vera inclusione.
Tali eventi, programmati, per il momento, nei comuni di Tricase, Ugento e Castrignano del Capo, accoglieranno diversi tipi di laboratori (piantumazione di piante da fiore, ortoterapia, pittura con tempere e acquerelli, sport all’aperto, musicoterapia), ma anche momenti di convivialità con ricchi e gustosi buffet di rinforzo ai quali parteciperanno altresì associazioni del territorio e famiglie.
Obiettivo generale del progetto è valorizzare l’autonomia, le abilità sociali, la capacità di autodeterminazione e promuovere lo scambio di competenze e valore reciproco. È importante sottolineare che ogni bambino è un individuo unico, con le proprie preferenze e stili di comunicazione.
Quindi, sarà fondamentale adattare le strategie di comunicazione alle esigenze specifiche di ognuno. Osservare attentamente il bambino, imparare a conoscerne i segnali non verbali e adattarsi alle sue preferenze per favorire una comunicazione più efficace e significativa.
Ma il sapore più intenso che lascerà questa esperienza è senza dubbio la condivisione, con un retrogusto di gentilezza.
Sì, perché i ragazzi che partecipano al progetto donano più di quanto ricevono. Ancora una volta queste pagine di vita danno a tutti noi la possibilità di comprendere quanto la diversità ci possa arricchire, quanto ancora possiamo e dobbiamo imparare da chi riesce a rendere un punto debole, un chiaro punto di forza!
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Attualità

Sant’Isidoro, demolito vecchio fabbricato a due passi dal mare

Per anni ha ospitato la sede della Pro Loco. “Liberato” così l’orizzonte della marina. il sindaco Pippi Mellone: «L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione»

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È stato finalmente demolito nei giorni scorsi nella marina di Sant’Isidoro il vecchio edificio in muratura a pochi metri dal mare, che ha ospitato per molti anni la sede della locale Pro Loco e il punto di soccorso estivo.

Un’autentica “bruttura”, del tutto incompatibile con la bellezza naturalistica del luogo, al pari di altre costruzioni (il comune di Nardò ne ha già abbattute altre tre, realizzate su aree demaniali in questo segmento di litorale) e di fenomeni di abusivismo edilizio e di compromissione dei contesti naturalistici che hanno mortificato la costa negli scorsi decenni.

L’intervento, eseguito (al termine di un lungo iter autorizzativo) da un raggruppamento temporaneo di imprese, rientra nel più ampio intervento di riqualificazione paesaggistica integrata della fascia costiera della marina, progettato dall’arch. Antonio Vetrugno e finanziato con 1,3 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), già in corso da circa un anno e mezzo.

La demolizione del fabbricato, peraltro, ha incontrato e superato lo “scoglio” giudiziario di un ricorso al Tar da parte della Pro Loco.

Il giudice amministrativo, con una pronuncia del dicembre scorso, ritenendo non sussistente una proroga della concessione demaniale vantata dalla Pro Loco, ha ritenuto prevalente l’interesse pubblico all’ultimazione dei lavori di riqualificazione su quello privato (peraltro, ingiustificato) alla conservazione dello status quo.
«L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione», ha commentato con un post su Facebook il sindaco Pippi Mellone, «abbiamo speso un po’ di tempo in più, perché c’è stato qualche ostacolo di troppo. Ma abbiamo spazzato via, come sempre, anche quello. Adesso abbiamo liberato il panorama, il lungomare, le albe e i tramonti di Sant’Isidoro dal cemento e dalle brutture. Al suo posto, a poca distanza, una struttura polifunzionale in legno, ecosostenibile, che ospiterà il pronto soccorso. Stiamo demolendo i mostri ereditati dal passato e stiamo costruendo la città del futuro. Col cuore, come sempre. Ora anche Sant’Isidoro diventerà bellissima!».

Il progetto di riqualificazione, adesso, potrà essere ultimato. Prevede la realizzazione di aree per il parcheggio e di aree per la fruizione dei pedoni (con l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione), l’eliminazione di altri manufatti, di spianamenti, scivoli e del piccolo molo a servizio delle imbarcazioni, un intervento di rinaturalizzazione ambientale con ripascimento delle superfici sabbiose della zona, oltre che la pulizia dalla vegetazione infestante e il recupero delle condizioni ambientali dell’inghiottitoio (o “spunnulata”) presente sul lungomare.

Nasceranno, inoltre, una struttura per la sosta e un tratto di pista ciclabile per favorire la mobilità sostenibile.

Un’altra struttura in legno è stata ultimata e destinata a nuova sede della Proloco e a punto di pronto soccorso estivo.

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Lecce, i bambini tornano nelle aule in via Basilicata

A giugno del 2022, infatti, a seguito dell’avvio dei lavori di adeguamento sismico furono riscontrati importanti elementi di instabilità che coinvolgevano i pilastri e le travi,

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Ammirato Falcone, via Basilicata: i bambini tornano nelle aule

Da giovedì 4 aprile i bambini della scuola dell’infanzia dell’istituto di Lecce, Ammirato Falcone, di Via Basilicata, sono tornati nelle loro aule, dopo i lavori urgenti di ristrutturazione e messa in sicurezza del corpo B dell’edificio. 

A giugno del 2022, infatti, a seguito dell’avvio dei lavori di adeguamento sismico furono riscontrati importanti elementi di instabilità che coinvolgevano i pilastri e le travi, tanto da costringere il sindaco, su relazione della direzione dei lavori, ad una ordinanza di chiusura per inabilità dell’edificio e determinare di conseguenza la chiusura anticipata delle lezioni e il conseguente spostamento degli alunni in altro plesso scolastico, nelle more del completamento dei lavori. 

Da giovedì, dunque, i bambini di Via Basilicata sono tornati nell’edificio ristrutturato e messo in sicurezza, adeguato a norme e tecnologie costruttive antisismiche.

Riqualificati anche gli ambienti destinati al servizio di mensa.

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