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Lecce, 2 milioni di euro per la scuola nazionale di cinema

L’accordo tra Regione Puglia, Fondazione Apulia Film Commission, Provincia di Lecce e CSC è stato firmato stamattina nel corso di una conferenza…

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FIRMATO L’ACCORDO TRA REGIONE PUGLIA, APULIA FILM COMMISSION, PROVINCIA DI LECCE E CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA PER L’APERTURA IN PUGLIA DI UNA SEDE DELLA SCUOLA NAZIONALE DI CINEMA.


NASCE LA “CSC DIGITAL SCHOOL” DIRETTA DA PAOLO CHERCHI USAI. DA OTTOBRE IL PRIMO CORSO DI “ALTA FORMAZIONE PER LA CONSERVAZIONE E IL RESTAURO DEL PATRIMONIO CULTURALE CINEMATOGRAFICO E AUDIOVISIVO”


La nascita di una scuola è sempre un momento importante per la comunità che la accoglie. Sono felice di annunciarvi che stiamo aprendo in Puglia la nuova sede nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia. Chi vuole fare Cinema verrà qui da noi a formarsi. Rafforziamo la filiera dell’audiovisivo, diamo ai nostri ragazzi una straordinaria opportunità di coltivare il proprio talento in Puglia, attiriamo sempre più nella nostra regione nuovi progetti e occasioni di crescita legate al Cinema”. Le parole del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, ad annunciare l’apertura in Puglia di una nuova sede della Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC), unica istituzione pubblica di alta formazione nel campo cinematografico. Una notizia molto attesa dal mondo del cinema, non solo pugliese, che colma un importante vuoto nel settore.


L’accordo tra Regione PugliaFondazione Apulia Film CommissionProvincia di Lecce e CSC è stato firmato stamattina nel corso di una conferenza stampa svoltasi al Museo Castromediano di Lecce alla presenza degli assessori regionali all’Industria Turistica e Culturale, Loredana Capone, all’Istruzione, Formazione e al Lavoro, Sebastiano Leo, al presidente della Provincia di Lecce, Stefano Minerva e al presidente del CSC, Felice Laudadio. Un risultato straordinario per la Puglia che sul cinema ha scommesso e investito, solo nell’ultimo anno, oltre 15 milioni di euro.


Ammonta a due milioni di euro l’investimento regionale per l’avvio della “CSC Digital School”. Si chiamerà così la sede pugliese della Scuola Nazionale di Cinema del CSC che troverà casa negli spazi di Palazzo Argento e sarà dotata di laboratori digitali, strumentazioni e infrastrutture hardware e software all’avanguardia. L’obiettivo è duplice: formare operatori altamente specializzati nel campo specifico del restauro digitale del patrimonio cinematografico e audiovisivo e fornire supporto tecnologico per la post-produzione alle imprese già operanti sul territorio regionale ma anche nazionale.


L’accordo con il Centro Sperimentare di Cinematografia per realizzare in Puglia una sede della Scuola Nazionale di Cinema – ha detto l’assessore regionale Loredana Capone che ha fortemente voluto l’apertura di una sede in Puglia della più famosa scuola di cinema nazionale  mette le basi per assicurare un futuro all’industria dell’audiovisivo nella nostra regione e aumentare la sua competitività. La scelta di tenere insieme la conservazione e il restauro delle opere cinematografiche e l’innovazione nella post-produzione non è casuale, risponde a una precisa esigenza del mercato del lavoro e di completamento della filiera produttiva dell’audiovisivo. La collaborazione con la Provincia di Lecce è stata decisiva per il conseguimento dell’obiettivo e costituisce un ulteriore tassello nel percorso di valorizzazione del patrimonio di proprietà provinciale avviato con l’istituzione dei Poli Biblio Museali”.


La Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia – ha aggiunto l’assessore Sebastiano Leo – è l’unica istituzione pubblica di alta formazione nel campo dell’audiovisivo. La sua reputazione e il suo prestigio travalicano i confini nazionali. Quella di Lecce sarà la quinta sede distaccata della Scuola, le altre sono a Torino, Milano, L’Aquila, Palermo. Questa, insieme alle Accademie di Belle Arti e ai Conservatori Musicali, colma così l’offerta nel campo dell’alta formazione artistica nella nostra Regione. Quello che auspichiamo è un coordinamento delle attività tra queste istituzioni formative e le università pugliesi”.


Aprire la nuova sede di Lecce – è intervenuto poi il presidente Felice Laudadio – è, per me e per tutto il CSC, un piacere, un onore e un traguardo di portata storica. La Scuola di Cinema del Centro Sperimentale, fra le più antiche e importanti del mondo, ha a Roma la sua sede centrale che ospita dieci corsi triennali più i quattro delle sedi distaccate. Con la nuova missione affidata alla scuola di cinema di Lecce si chiude un cerchio che è al tempo stesso culturale, teorico e produttivo. Siamo profondamente grati alla Regione Puglia per aver accolto il nostro indirizzo di studi e per darci l’opportunità non solo di formare nuove professionalità, ma di attivare una filiera che sarà insieme didattica e industriale. La nuova sede formerà specialisti del restauro filmico a livello di eccellenza. Da anni il recupero dei grandi classici del cinema muto e sonoro ha acquisito una forte centralità culturale e mediatica. Tutti i più importanti festival del cinema, da Cannes a Venezia, da Berlino a New York, hanno da anni sezioni dedicate a grandi film salvati dall’inevitabile deterioramento della pellicola e riportati all’originaria bellezza; e le proiezioni di questi classici ottengono, ovunque, sempre più successo. La funzione didattica della Scuola Nazionale del CSC si incrocia così con il lavoro di conservazione e diffusione del cinema italiano e internazionale che giusto da 70 anni, dal 1949, è compito istituzionale della Cineteca Nazionale, parte integrante del Centro. La nuova sede di Lecce è la sintesi virtuosa di queste due istituzioni. Non solo formerà i professionisti di questa difficile e affascinante tecnica, ma permetterà di realizzare, per così dire “in casa”, i restauri futuri, con un’integrazione industriale e un’ottimizzazione economica fondamentali per un ente sostenuto dal denaro pubblico”.


La sede di Lecce sarà diretta dal prof. Paolo Cherchi Usai, presente alla conferenza stampa con il direttore generale del CSC, Marcello Foti, e il preside della Scuola Nazionale di Cinema, Adriano De Santis. Paolo Cherchi Usai è tra i più qualificati e prestigiosi professionisti del settore a livello mondiale e tra i massimi esperti di conservazione e restauro dei film, nonché storico del cinema, docente universitario e organizzatore culturale di caratura internazionale.

La suggestione e la professionalità dell’industria cinematografica avranno una nuova “casa” in Puglia, che sarà abitata dai giovani salentini e non, che vorranno confrontarsi e cimentarsi con la formazione di eccellenza in questo settore”, ha dichiarato il presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva. “Con questo accordo tra Provincia di Lecce, Regione Puglia, Fondazione Apulia Film Commission e Centro Sperimentale di Cinematografia, siamo certi di offrire al territorio nuove opportunità e occasioni di crescita, perché anche nella nostra Puglia, nel nostro Salento, possano formarsi direttamente operatori specializzati nel restauro digitale dell’audiovisivo e, contemporaneamente, anche le imprese che già operano nel campo della post produzione possano trovare maggiore supporto tecnologico. È una nuova sfida, con la quale le istituzioni vogliono proseguire ad accompagnare chi è motivato in un percorso competitivo e di qualità”.


Vogliamo portare l’Apulia Film Commission – ha concluso la neo presidente di AFC Simonetta Dellomonaco – a diventare sempre più competitiva non solo nel panorama nazionale, ma anche in quello internazionale. In questi ultimi due anni, infatti, si è lavorato alla clemente per raggiungere questo straordinario risultato. L’industria cinematografica pugliese conta su una filiera produttiva di tutto rispetto, che può, tuttavia, essere potenziata ed ulteriormente implementata. Con questo ulteriore tassello, oltre alla lavorazione e allo shooting, la Puglia potrà offrire un set di competenze e servizi tali da completare l’intera filiera dell’audiovisivo, compresa la formazione”.


Con l’apertura di una sede distaccata del CSC in Puglia – commenta il direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio Aldo Patruno -, si accende un’altra delle tessere fondamentali che vanno a comporre il mosaico del PiiiLCultura in Puglia, il Piano Strategico Regionale della Cultura 2017-2026. Una tessera importante che riguarda l’alta formazione specialistica nel settore dell’audiovisivo, indispensabile per sviluppare sul territorio una solida industria culturale e creativa. Mettendo a frutto gli straordinari risultati che l’Apulia Film Fund sta producendo in termini di attenzione delle produzioni cinematografiche e di promozione della Puglia nella sua interezza. Nel contempo, l’insediamento della Scuola Nazionale del Cinema a Lecce, con il suo corso di laurea breve in restauro digitale del patrimonio cinematografico e audiovisivo, contribuisce a completare la valorizzazione del Polo Biblio-Museale provinciale, incentrato sul Museo Sigismondo Castromediano che, tra qualche settimana, nel 150° della sua fondazione, tornerà a nuova vita, completamento ristrutturato, riallestito secondo i più moderni criteri di musealizzazione e arricchito con una offerta culturale e formativa di livello nazionale e internazionale”.


Nei prossimi mesi gli spazi saranno adeguati e attrezzati per le nuove esigenze di gestione mentre le attività avranno inizio già dal prossimo ottobre quando prenderà il via un Corso triennale di Alta formazione finalizzato alla formazione di tecnici specializzati nelle varie fasi del restauro di opere audiovisive. Dalla storia del cinema a quella della fotografia, dal restauro delle immagini e del suono alla legislazione sul patrimonio culturale, dalla catalogazione all’archiviazione e alla conservazione del patrimonio audiovisivo, fino alla post produzione, alla proiezione in sala e al broadcasting. Il corso, che ha ottenuto il riconoscimento di equipollenza a una laurea breve, prevede un bando d’ingresso ogni due anni, avrà un massimo di quindici allievi e sarà tenuto in lingua inglese. La scelta della doppia lingua consentirà ai partecipanti da un lato di acquisire le competenze e la terminologia utili nell’approccio alla manualistica specialistica sull’argomento, che è per la maggior parte dei testi in lingua inglese, dall’altro di cogliere opportunità professionali internazionali. Le attività si svolgeranno tra Lecce e Roma presso le sedi del Centro Sperimentale di Cinematografia e di Luce Cinecittà.


Un’occasione unica per gli operatori pugliesi in una materia viva, com’è quella cinematografica, che impone sia l’aggiornamento del sapere acquisito sia un livello di preparazione specialistico in grado di rispondere alle richieste di un mercato del lavoro in continua evoluzione. La Scuola Nazionale di Cinema, in questo senso, è la massima interprete delle nuove esigenze e propone corsi all’avanguardia: una formazione completa, tradizione e innovazione, sperimentazione e ricerca. Alla conferenza stampa, inoltre, sono intervenuti il direttore della Fondazione Apulia Film Commission, Antonio Parente, e il direttore del Polo Biblio Museale, Luigi De Luca.


IL DIRETTORE DELLA SEDE PUGLIESE


Cherchi Usai è nato a Rossiglione (Genova) l’8 novembre 1957. Laureato in Lettere e Filosofia, è tra i massimi esperti di conservazione e restauro dei film, nonché storico del cinema, docente universitario e organizzatore culturale di caratura internazionale. È il Senior Curator del George Eastman Museum di Rochester, New York, dove lavora dal 1994, e il co-fondatore della L. Jeffrey Selznick School of Film Preservation. Ha diretto il National Film and Sound Archive di Canberra, Australia. Ha fondato e diretto per varie edizioni le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, il più importante festival mondiale dedicato al cinema delle origini. Tra le sue innumerevoli pubblicazioni si segnalano tre splendidi Castori Cinema dedicati a David W. Griffith, Georges Méliès e Giovanni Patrone. Nel 1990 ha ricevuto il Premio Jean Mitry, uno dei più prestigiosi del settore. Dal 1° luglio prossimo tornerà definitivamente in Italia dopo circa 30 anni per entrare a far parte dell’organico del CSC. Con il suo apporto determinante nei prossimi mesi gli spazi della sede di Lecce saranno adeguati e attrezzati per le nuove esigenze di gestione mentre le attività avranno inizio già dal prossimo ottobre quando prenderà il via il corso triennale finalizzato alla formazione d’eccellenza di tecnici specializzati nelle varie fasi del restauro di opere audiovisive: dalla storia del cinema a quella della fotografia, dal restauro delle immagini e del suono in digitale e in analogico alla legislazione sul patrimonio culturale, dalla catalogazione all’archiviazione e alla conservazione del patrimonio audiovisivo, fino alla post-produzione, alla proiezione in sala e al broadcasting. Il corso, il cui diploma è equipollente alla laurea breve triennale, prevede un bando d’ingresso ogni due anni, avrà un massimo di quindici allievi e sarà tenuto anche in lingua inglese. La scelta della doppia lingua consentirà ai partecipanti da un lato di acquisire le competenze e la terminologia utili nell’approccio alla manualistica specialistica sull’argomento, che per la maggior parte dei testi è in lingua inglese, dall’altro di cogliere opportunità professionali internazionali. Le attività si svolgeranno tra Lecce e Roma presso le sedi del CSC e di Cinecittà. I bandi d’ammissione verranno lanciati in maggio 2019.



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Una Pasqua di speranza e… Dalla Parte dei più Deboli

Salvatore Giannetta, imprenditore di Minervino di Lecce ha donato 200 uova pasquali e 200 colombe pasquali alle famiglie indigenti del Salento, affidando la distribuzione all’associazione di volontariato di Muro Leccese

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In vista della Pasqua, la comunità salentina si è unita in un gesto di solidarietà senza precedenti, mirato a sostenere le famiglie più vulnerabili, particolarmente colpite dalle conseguenze economiche post-pandemia e dall’escalation dei prezzi dovuta al conflitto globale.

Al centro di questa ondata di generosità, spicca la figura di Salvatore Giannetta, imprenditore di Minervino di Lecce, non nuovo ad azioni a favore dei meno fortunati.

Giannetta ha donato 200 uova pasquali e 200 colombe pasquali alle famiglie indigenti del Salento, affidando la distribuzione all’associazione “Dalla Parte dei Più Deboli“. L’associazione di volontariato, che ha sede a Muro Leccese, guidata da Sandro Barone, è da tempo impegnata nel supporto delle fasce deboli della regione.

Il Presidente Barone ha espresso la sua gratitudine: «Siamo profondamente riconoscenti a Salvatore Giannetta per il suo sostegno continuo. La sua generosità non si limita alle donazioni pasquali, ma si estende anche a un significativo contributo morale alla nostra associazione, che ci permetterà di assistere ulteriormente le famiglie in difficoltà, soprattutto nel pagamento delle bollette, una sfida crescente per molti in questi tempi difficili».

La solidarietà può fare la differenza nella vita di chi si trova in condizioni di bisogno. Non dimentichiamolo mai, specie ora che ci approssimiamo a vivere le festività pasquali, simbolo di rinascita e nuovo inizio.

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Segnalato anche in Puglia l’insetto “mangiadita”

Gigantesche cimici acquatiche sbarcate sull’isola di Cipro e in Italia. Anche in Puglia, a Rosa Marina (Brindisi). Questi animaletti, già presenti in altri paesi vicini all’est (Grecia, Albania, Serbia e Bosnia, Israele, Libano e Siria), hanno il gentile soprannome in inglese di “toe biter”

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Sapevamo delle meduse.

Ora un nuovo animale rappresenta un potenziale pericolo per i locali e turisti che nuotano nel Mediterraneo.

È un insetto: una cimice acquatica.

La specie, avvistata solo dal 2020 sulle coste orientali dell’isola di Cipro e in Puglia nell’estate 2023, precisamente da un bagnante sulle spiagge di Rosa Marina, nel brindisino, può superare i 12 cm.

Non lontano da noi dunque e, presto, potrebbe fare la sua apparizione anche sulle coste salentine.

È un insetto dall’aspetto di una grossa cimice, che non era mai stato osservato sull’isola del Mediterraneo secondo lo studio del Museo Nazionale di Storia Naturale Grigore Antipa, pubblicato dalla rivista Geo.

Il suo morso sarebbe il peggiore che un insetto possa infliggere, come riferisce la rivista Geo.

Attacca crostacei, anfibi, pesci, lumache acquatiche ma talvolta anche tartarughe, persino le dita dei piedi dei turisti, da qui il suo soprannome di “mordicchiatore di dita dei piedi” riferisce la d.ssa Diana D’Agata, Veterinary Surgeon nel Regno Unito.

Lo studio menziona un numero “non trascurabile” di esemplari osservati, ma aggiunge che è ancora troppo presto per confermare un reale insediamento alle nostre latitudini.

Perché alcuni individui migrarono verso ovest?

Diverse le ragioni possibili, secondo i tre ricercatori autori dello studio: vento, correnti marine, ma anche una “diminuzione delle risorse alimentari nella loro area di distribuzione iniziale”.

Nello studio si parla anche di individui volanti che potrebbero essere stati attratti dalle luci delle imbarcazioni.

Il grosso insetto “Lethocerus Patruelis”, è diffuso nel Sud-Est europeo, tra Grecia, Albania, Serbia e Bosnia, Israele, Libano e Siria.

E proprio le navi che frequentemente attraversano l’Adriatico da una sponda all’altra, l’ipotesi degli entomologi, sarebbero il mezzo attraverso cui questo insetto gigante è arrivato sulle spiagge pugliesi.

Niente paura però.

Si tratterebbe di una presenza rara, i cui unici avvistamenti precedenti risalgono al 1997, 2009, 2020 e quest’ultimo dell’estate 2023.

Proprio il Wwf Puglia lo segnalò nell’estate del 2020 con un post sui propri profili social.

Sembrerebbe non essere pericoloso per l’uomo, secondo alcuni brevi studi, ma solo per l’ecosistema faunistico.

E comunque solo in caso di presenza endemica.

In caso di presenze isolate, si legge ancora, non dovrebbe esserci alcun pericolo per l’uomo e il territorio.

«Tuttavia», commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”,  «in mare, meglio osservare attentamente dove si mettono i piedi mentre si fa il bagno nelle nostre acque limpide e paradisiache».

 

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Ecco quando Sant’Oronzo tornerà in piazza

La copia della statua sarà collocata sulla “sua” colonna romana sabato 13 aprile

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La statua di Sant’Oronzo tornerà a svettare in cima alla colonna romana, al centro dell’omonima piazza intitolata al patrono della città, da sabato 13 aprile.

Lunedì scorso è arrivato l’ultimo necessario nullaosta della Soprintendenza sulla relazione di staticità relativa alla tenuta del sistema colonna-capitello-pulvino-statua che ha permesso di poter fissare la data di collocazione della copia in bronzo al posto dell’originale.
Durante una cerimonia pubblica che inizierà alle ore 12, alla presenza del sindaco Carlo Salvemini e delle autorità, dopo la benedizione dell’Arcivescovo metropolita Michele Seccia, l’opera d’arte, commissionata dall’amministrazione comunale alla Fonderia Nolana Del Giudice, sarà issata e collocata sulla colonna.

Completata nell’atelier della Fonderia campana, sarà trasferita a Lecce nella mattinata di giovedì 11 aprile, scortata dalla Banda Città di Lecce all’ingresso in piazza.

La copia resterà temporaneamente alloggiata davanti al Sedile, a beneficio di tutti quelli che vorranno vederla da vicino, dal momento del suo arrivo in piazza fino alla mattina di sabato 13 aprile, quando sarà issata e fissata sulla colonna. Ad accompagnare musicalmente questo momento sarà la Banda Città di Lecce.

Ospiti d’onore della cerimonia saranno tutti i donatori e le donatrici che, attraverso lo strumento dell’Art Bonus, hanno contribuito a raccogliere la somma di 240.630 euro, necessaria per la realizzazione della copia della statua originale, custodita a Palazzo Carafa.

Un traguardo che non si sarebbe potuto raggiungere senza la generosità della Banca Popolare Pugliese che ha donato 100mila euro, della ditta Ediltunnel di Lecce che ha contribuito con 70mila euro e di tutti coloro che hanno donato piccole cifre e somme più consistenti che saranno elencati (previo l’aver rilasciato il consenso) in un totem installato accanto alla copia nei due giorni in cui sarà esposta in piazza.

«Quelle dell’11, 12 e 13 aprile saranno giornate storiche per la città, di festa popolare, di tutti. La realizzazione della copia della statua del Santo Patrono», sottolinea il sindaco Salvemini, «è stata un’impresa collettiva: la Curia, il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, la Soprintendenza, che ha seguito passo dopo passo il restauro dell’originale e la realizzazione della copia, fino a lunedì scorso, quando è arrivato l’ultimo nullaosta sulla staticità. La Fonderia Nolana Del Giudice, che ha materialmente realizzato quest’opera d’arte di grande valore. Ma soprattutto ringrazio i donatori che con il loro contributo – raccolto attraverso l’Art Bonus del Mibac – hanno finanziato l’intera operazione, frutto della collaborazione tra le istituzioni e la Curia. Ma principalmente della devozione popolare, esattamente come avvenne nel 1739 per la realizzazione della statua originale del Santo».

«Come pastore di questa Chiesa locale, fondata da Sant’Oronzo, sono felice per questo traguardo. Mi sembra un sogno», dichiara l’Arcivescovo Seccia, «dopo tanti anni di solitudine della colonna della Piazza antica di questa città. Il ritorno della copia della statua al suo posto mi fa pensare al ritorno di un faro. Per noi cristiani, i santi sono fari che con il loro esempio illuminano il cammino di chi sceglie di seguire Cristo. Questo ritorno sulla sua colonna che da secoli rappresenta un punto di riferimento, un segno di riconoscimento di una comunità che a sua volta dà significato ai segni. Per noi credenti il santo patrono, infatti, è più di un simbolo e vale più della bandiera perché la fede e la devozione superano le barriere spazio-temporali e vanno oltre la successione dei fatti della storia. Grazie all’amministrazione comunale e a tutti gli enti coinvolti per la passione e la professionalità profuse in questa operazione per nulla facile. E grazie anche a chi ha contribuito con le donazioni affinché la statua originale di Sant’Oronzo fosse riportata all’antico splendore e la sua copia tornasse finalmente in piazza».

La realizzazione della copia è stata, infatti, un’operazione collettiva che ha visto insieme il Comune e la Curia con la consulenza scientifica del Dipartimento di Beni culturali e del Dipartimento di Ingegneria dell’Università del Salento e il supporto della Soprintendenza.

Oltre alla realizzazione materiale della copia, al trasporto e all’installazione, con i proventi dell’Art Bonus, è stata finanziata anche la produzione di un video-documentario e di un quaderno-volume a stampa sull’intero iter del progetto, dallo studio preliminare alla collocazione della copia sulla colonna, a cura di Emiliano Carico del Dipartimento di Beni Culturali di UniSalento, e la valorizzazione della statua originale.

«Parallelamente a questo lavoro», spiega il professor Casciaro, «è stata avviata un’indagine storica sull’originale che sarà contenuta nel volume di prossima pubblicazione sull’intero intervento ed è stata fatta chiarezza sull’arrivo da Venezia della statua, questo quello che si è sempre sostenuto. Abbiamo ragione di credere, invece, che da Venezia siano arrivati i materiali ma che la statua sia stata confenzionata a Lecce. A riprova di questo, un’archeologa sottomarina ha trovato in fondo al mare carichi di navi veneziane naufragate che trasportavano rame dello stesso tipo di rame di quello usato per Sant’Oronzo».

La soprintendente Francesca Riccio sottolinea il percorso che porterà alla musealizzazione dell’originale: «Ora sul tavolo c’è il destino della statua settecentesca, che sarà oggetto di un nuovo confronto con il Comune e la Curia per determinare quali siano i migliori sistemi per garantire al contempo la migliore conservazione e la migliore fruizione del bene, trasformando quella che all’inizio poteva sembrare una diminutio nella possibilità di poter ammirare da vicino l’opera».

COME TUTTO È INIZIATO

Il 30 gennaio del 2019, la statua di Sant’Oronzo, realizzata nel 1739 in sostituzione di una precedente opera andata distrutta a causa di un incendio, è stata rimossa dalla colonna e portata a terra per proseguire le operazioni di restauro iniziate qualche mese prima.

In base alle analisi e ai pareri scientifici acquisiti in quella fase, lo stato della struttura lignea interna e del rivestimento in rame esterno è risultato compromesso tanto da escludere il suo riposizionamento sulla colonna perché l’ulteriore prolungata esposizione agli agenti atmosferici avrebbe causato danni irreparabili all’opera d’arte.

La  Soprintendenza ha dato, quindi, l’ok alla realizzazione di una copia e alla musealizzazione dell’originale, in un luogo che sarà individuato sulla base delle migliori condizioni di conservazione, di comune accordo fra tutti gli enti coinvolti (Comune, Curia e Soprintendenza).

Il Comune ha coinvolto il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, relazionandosi con il professore Raffaele Casciaro, per capire come realizzare la copia nel rispetto delle prescrizioni fornite dalla Soprintendenza, con quale tecnica e in quale materiale. Uno studio approfondito e articolato, durante il quale sono stati chiesti diversi preventivi a istituti altamente specializzati e aziende nazionali ai massimi livelli del settore. È stata vagliata la possibilità di una riproduzione con materiali tecnologici di ultima generazione, ma le dimensioni della copia della statua (alta 5,10 metri) e la sua destinazione all’aperto hanno indotto gli esperti a sconsigliarne l’utilizzo.

Alla fine di questa complessa ricerca, è stato messo un punto fermo: la copia  sarà realizzata in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa, sulla base della proposta progettuale presentata dalla Fonderia Nolana Del Giudice, azienda d’eccellenza a livello nazionale e internazionale che ha realizzato anche la copia  della statua della Madonnina del Duomo di Milano in scala 1:1, conservata all’interno del Museo del Duomo.

LA REALIZZAZIONE DELLA COPIA

La realizzazione della copia della statua di San’Oronzo ha richiesto un anno intero di lavoro, dall’affidamento del progetto esecutivo validato dalla Soprintendenza fino alla consegna, perchè – per stessa ammissione della famiglia Del Giudice – si è rivelata più laboriosa e complessa del previsto per via della ricchezza decorativa soprattutto dei paramenti del Santo. Inizialmente i tempi stimati si riteneva potessero essere più ridotti.

Queste le fasi dei lavori di realizzazione: il calco in gomma siliconata con matrice in resina acrilica, seguito dalla stampa in 3D delle parti non calcabili, la formatura in loco, modello e ritocco cere fino ad arrivare alla fusione in bronzo con tecnica a cera persa. Infine la rifinitura e patinatura più la struttura di ancoraggio in acciaio.

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