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Cronaca

Borsone con la droga in riva al mare

36 chili di marijuana sulla spiaggia delle Cesine

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Durante i controlli per le festività, i Carabinieri della Compagnia di Lecce, pur concentrandosi principalmente sull’attività preventiva e repressiva nei luoghi di aggregazione sociale, non hanno omesso di portare avanti parallelamente anche il normale controllo del territorio, sia all’interno che all’esterno dei centri abitati della provincia.


Nell’ambito questi controlli, nella mattinata di Capodanno, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile, pattugliando anche i percorsi e gli sbocchi a mare nella riserva delle Cesine, si sono imbattuti nel ritrovamento di un borsone, abbandonato sull’arenile e per una parte lambito dal mare.


Al suo interno vi erano 13 panetti, confezionati con del cellophane e dello scotch da pacchi, verosimilmente contenenti marjuana, del peso complessivo di 36 kg.

Dalle prime ipotesi, potrebbe trattarsi di un carico perso da trafficanti durante un avvicinamento alla spiaggia per l’approdo, ma anche di parte di un carico lì lasciato da parte degli stessi trafficanti in fretta e furia a seguito di una repentina fuga proprio per la presenza dei carabinieri.


La sostanza comunque è stata sequestrata, in attesa di disposizioni da parte della Procura della Repubblica di Lecce, e contestualmente è stata avvisata anche la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga per la conseguente attività di analisi e tracciamento della sostanza che verrà effettuata unitamente ai Carabinieri della Compagnia di Lecce.


Alessano

Chiesti tre ergastoli e 27 anni di reclusione per l’omicidio dell’anziano di Castri. Gli imputati tutti del Capo di Leuca

Gli accusati rispondono, in concorso, dell’accusa di omicidio volontario con l’aggravante dell’aver commesso il delitto allo scopo di eseguire quello di rapina…

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Tre ergastoli e 27 anni per un quarto imputato, questa la richiesta dell’accusa al termine del processo per la morte di Donato Montinaro, il 76enne vittima di una rapina, a giugno 2022, a Castri.  Condanne chieste dal PM Erika Masetti che oggi ha tenuto la requisitoria nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola.

Gli accusati erano finiti in carcere un anno fa per l’omicidio del 76enne e perché adescavano «vecchietti benestanti».

Per Patrizia Piccinni, 50 anni, di Alessano (difesa dall’avvocato David Alemanno), Angela Martella, 60 anni di Salve (difesa dall’avvocato Silvio Verri), e l’ultimo degli arrestati in ordine cronologico: Emanuele Forte, 32 anni di Corsano (difeso dall’avvocato Marco Costantini) è stato chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per uno o due anni.

Per il pentito Antonio Esposito, 41enne, di Corsano (assistito dall’avvocato Luca Puce) è stata chiesta la pena più bassa, di 27 anni.

Rispondono, in concorso, dell’accusa di omicidio volontario con l’aggravante dell’aver commesso il delitto allo scopo di eseguire quello di rapina.

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Castrignano del Capo

Castrignano del Capo, altro colpo della Banda del Postamat

Poco prima delle 5 i ladri, con il collaudato metodo della marmotta hanno asportato l’erogatore automatico di banconote

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Alba col botto a Castrignano del Capo.

Non erano neanche le 5 del mattino quando un boato ha svegliato molti dei residenti.

La deflagrazione arrivava da via Grassi dove è tornata a colpire la banda dei postamat.

Con il collaudato il metodo della marmotta (viene infilato dell’esplosivo nella feritoia dello sportello automatico da dove vengono erogati i contanti, proprio come una marmotta che si infila in tana) hanno asportato l’erogatore automatico di banconote.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Tricase che come prima cosa hanno visionato le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti della zona, alla ricerca di elementi utili all’identificazione dei malviventi.

Secondo le prime notizie trapelate ad agire sarebbero stati almeno in due, incappucciati, e sarebbero giunti sul posto (e poi scappati) a bordo di una Y10.

Non è ancora dato sapere quale sia stato il bottino del colpo portato a termine.

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Campi Salentina

Da oggi il 112 per tutte le emergenze

Dovete allertare i soccorsi? Da stamattina è attivo il numero unico per le emergenze, il 112, sul quale vengono convogliate tutte le telefonate agli attuali numeri di pronto intervento

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In tutta Europa si può chiamare il 112 per un intervento delle Forze di Polizia o dei Vigili del Fuoco o per l’assistenza sanitaria.

L’operatore inoltrerà la chiamata alla Centrale operativa competente per tipologia di emergenza.
Si può chiamare il numero di emergenza unico europeo, 112, gratuitamente da rete fissa o mobile anche quando il telefono non ha Sim, è bloccato o non si ha credito telefonico.

Al 112 rispondono 126 operatori della CUR, la centrale unica di risposta.

Il problema è che, delle tre sedi previste in Puglia (a Modugno, Foggia e Campi Salentina) per ora ne è stata attivata solo una: quella di Modugno, alle porte di Bari.

I 45 operatori della centrale di Campi Salentina, in provincia di Lecce, saranno costretti ad una trasferta di 150 chilometri per raggiungere la sede di Modugno, e non potranno utilizzare il proprio mezzo di traporto ma dovranno organizzarsi con mezzi pubblici.

Dovrebbe essere l’amministrazione regionale a provvedere all’organizzazione di trasporti e alloggi, mentre tutto ricade sulle spalle dei dipendenti salentini, per i quali non è previsto alcun indennizzo.

Su questa decisione discriminatoria e vessatoria, ancora una volta Bari-centrica, il consigliere regionale di opposizione Paolo Pagliaro ha presentato un’interrogazione urgente all’assessore Rocco Palese e una richiesta di audizione.

«Solo nella tarda serata di sabato 13 aprile, a due giorni dall’avvio del servizio, ai dipendenti sono stati comunicati l’ordine di servizio e i turni», ha fatto notare Pagliaro, «per i dipendenti di Campi Salentina nessuna certezza sui tempi di attivazione della loro centrale, e una situazione di limbo insostenibile. La Regione dia risposte immediate ai lavoratori salentini, penalizzati in maniera pesantissima dalla centralizzazione del servizio a Modugno, che va a scapito della loro sicurezza e impone condizioni di lavoro inaccettabili e insostenibili».

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