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Botrugno

Il Salento e i riti della Settimana Santa

Riti e tradizione in attesa della Santa Pasqua

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Gallipoli: sette giorni di Passione


I Riti della settimana Santa a Gallipoli iniziano il venerdì che precede la Domenica delle Palme, quando la Confraternita di Santa Maria del Monte Carmelo, porterà in processione il simulacro della Madonna Addolorata.  Venerdì 22 marzo, Processione nella Memoria dei Dolori di Maria, comunemente chiamata “a Prucissione ta Matonna”.

Alle 12 in punto il simulacro della Madonna Addolorata varcherà la soglia della Chiesa confraternale di Santa Maria del Monte Carmelo (in via Carmine Fontò) per raggiungere la cattedrale e, dopo la messa e l’esecuzione dell’oratorio sacro sui dolori di Maria e la Passione del Cristo, la Processione percorrerà tutta la città.

Il simulacro della Madonna Addolorata ha abito in stoffa nero con ricco ricamo in oro, segno evidente della dominazione spagnola e per tradizione, veniva  abbigliato dalle donne della famiglia Ravenna, nella cappella del palazzo omonimo antistante la Chiesa del Carmine, prima dell’inizio del solenne settenario di preparazione alla festività.

La lunga e suggestiva Processione, culminerà all’imbrunire, con la suggestiva benedizione del mare  e delle imbarcazioni da pesca sul Bastione che domina il Porto Mercantile, il tutto assorto in un silenzio quasi mistico, interrotto al termine della benedizione dal suono delle sirene  delle imbarcazioni e dal clacson delle auto.

Il 24 marzo, Domenica delle Palme, alle 9,30 Processione con i rami d’ulivo; alle 10 solenne celebrazione in Cattedrale ; alle 20, Rievocazione meditata itinerante della Passione e Morte di Cristo, realizzata dalla Parrocchia di Sant’ Agata.

Giovedì 28 marzo (Giovedì Santo), alle 18, 30 solenne Messa in coena domini in Cattedrale; alle 20,  in alcune chiese verranno aperti al pubblico i “Sapurchi”: gli altari della Reposizione. All’imbrunire inizierà il pio pellegrinaggio in abito confraternale al suono del tamburo, della tromba e della “trozzula”delle confraternite di Santa Maria del Monte Carmelo, del SS. Sacramento, di S Maria ad Nives, del Rosario e di S. Giuseppe, che compiono la visita agli altari della Reposizione. Le confraternite di Maria SS. Immacolata e della SS. Trinità e Anime del purgatorio lo compieranno il Venerdì mattina.

Il 29 marzo, Venerdì Santo, Processione dei Misteri e della Tomba di Gesù. Alle 18, in riviera N. Sauro, sul sagrato della chiesa del Crocifisso, al suono della trozzula, si snoderà mestamente la Processione dei Misteri e della Tomba di Cristo. Suggestivi sono i confratelli incappucciati e coronati dalla corona di spine vere, intrecciate in asparagina selvatica. Dopo il passaggio delle cinque statue dei misteri, il culmine sarà l’arrivo dell’”Urnia”, composta da una portantina portata a spalla da “squadre” di 10 caricatori per volta, sui cui viene allestita la scena delle deposizione di Gesù (artistica scultura lignea), sorretta da figure di Angeli o Santi, in base al modello che anno per anno viene scelto dalla confraternita. Seguono i confratelli di S. Maria degli Angeli in abito confraternale, con il simulacro della Madonna Addolorata che, costeggiando il mare sulla riviera, saluterà il tramonto.

La Processione si snoderà per tutto il tessuto urbano fino al prime ore del Sabato, quando le statue allineate sul bastione del Giardino di fronte alla chiesa del Crocifisso aspettano la benedizione del sacerdote e silenziosamente rientrano in chiesa fino al prossimo anno.

L’alba del Sabato Santo (30 marzo) saluterà la processione di Maria Desolata, organizzata dalla confraternita di S. Maria della Purità. Gli incappucciati, con saio e cappuccio bianco, mozzetta giallo paglierino e cingolo rosso, precedono le statue del Cristo Morto, adagiato in un’urna dorata e di Maria Desolata.

Quest’ultima ha l’appellativo di Desolata perché ha la caratteristica di essere seduta ai piedi della Croce, ed è una pregevole manifattura in cartapesta del XIX sec.

La Processione prenderà le mosse intorno alle 3 del mattino, nel buio della notte squarciato solo dai  quattro lampioni, dallo squillo lacerante della tromba e dal lugubre rullare del tamburo.

Il momento più suggestivo e toccante della processione è quando la Madonna ed il Cristo Morto si incontreranno al largo della Chiesa per l’estremo saluto, con il mare e la spiaggia della Purità a far da sfondo ad una folla immensa commossa ed orante quasi il silenzio riuscisse a trasmettere tutta la religiosità di questo popolo.

Si chiuderà in tal modo la lunga settimana santa gallipolina, in un rincorrersi di riti e tradizioni che da secoli scandiscono il cammino della popolazione verso la Pasqua.


Domenica di Pasqua: Scoppio della Caremma. La Caremma è una figura di donna vestita in gramaglie che simboleggia l’astinenza e la mortificazione del corpo. Da qualche anno questa antica usanza di appendere ai crocicchi delle strade questo fantoccio di donna il mercoledì delle ceneri è tornata, non solo nel borgo antico ma in tutta la città. La caremma nella tradizione popolare è una figura propiziatoria ed esorcizzante, viene raffigurata con in mano il fuso e la conocchia a simboleggiare la laboriosità e lo scorrere del tempo. Ai suoi piedi è legata una marangia (arancia amara), il cui sapore acre rappresenta la sofferenza, l’afflizione e il pentimento. Sulla superficie del frutto sono infilzate sette penne di cappone, come le sette settimane di Quaresima per giungere alla Pasqua. Ogni settimana di Quaresima che passa viene tolta una penna fino al giorno della risurrezione quando, tolta l’ultima penna, alle 12 in punto ( mezzogiorno) di Pasqua, la Caremma viene bruciata a simboleggiare la fine del tempo di Quaresima come rito salvifico e di purificazione. Essa si identifica nelle nostre tristezze nei nostri affanni, nelle nostre pene che devono esser eliminate col fuoco per poter godere a pieno la Pasqua.

A corollario della Settimana Santa una serie di eventi, tutti gratuiti e patrocinati dal Comune di Gallipoli. L’Associazione Gallipoli Nostra presenta la Mostra fotografica sulle composizioni dell’Urnia (la Tomba di Cristo). La mostra potrà essere visitata dal 16 marzo al 2 aprile, dalle10 alle 12 e dalle 16 alle 19, presso il Museo Diocesano di Gallipoli Attraverso la riproduzione e stampa dei modelli della Tomba degli ultimi 40 anni, la mostra è una ricostruzione storica delle diverse composizioni allestite dalla confraternita del SS.Crocifisso per la processione del Venerdì Santo.


Sabato 23 il Convegno sulla “Settimana Santa e  devozione popolare”, presso il Museo Diocesano alle 18, con la partecipazione del priore della Confraternità del SS. Crocifisso. Gallipoli360 propone Percorsi alla scoperta della devozione popolare: dal 28 al 31 marzo quattro visite guidate con l’ausilio di una guida esperta volte alla valorizzazione della bellezze storico artistica della città, immergendosi nella devozione popolare e nei riti della Settimana Santa a Gallipoli.

La Domenica di Pasqua per lo Scoppio della Caremma, nell’Antico fossato del Castello, l’Associazione Fideliter excubat ripropone quest’antica usanza e vi aggiunge un’esposizione dei dolci pasquali tradizionali. Gallipoli360 e Fideliter Excubat infine presentano: Pasqua ed i Giochi di una volta, alle16, nell’Ex Mercato Coperto: laboratori manuali per la costruzione di Aquiloni e degli antichi giochi di una volta. Come è facile costruire con oggetti che sembrano ormai inutili, simpatici giochi, come con le carte colorate delle uova pasquali sarà possibile realizzare dei coloratissimi aquiloni.


(Francesca Fontò)


I Passiùna tu Christù nella Grecìa


Fino a domenica 24 marzo i comuni di Calimera, Sternatia e Zollino presentano la rassegna I Passiùna tu Christù, nell’ambito del progetto Polysong, programma di cooperazione territoriale europea, Grecia – Italia 2007-2013.


La rassegna I Passiùna tu Christù è una manifestazione dedicata al recupero ed alla riproposizione dei canti devozionali della Passione di Cristo. All’interno e sui sagrati delle chiese, e in altri luoghi-simbolo dei paesi organizzatori, gli anziani cantori e i giovani interpreti della tradizione musicale griko-salentina si misureranno con i canti che narrano la vita e la morte di Cristo.

Nei canti di Passione si contemplano gli ultimi istanti della vita di Gesù: solo di fronte alla morte, solo nella propria condizione umana, con la responsabilità e tragica consapevolezza che l’essenza umana contempla la morte. Nella Grecìa salentina questi canti devozionali hanno resistito al tempo e alle mode, consegnandoci, attraverso il loro svolgimento liturgico, l’essenza del divenire umano: la Passione rappresenta la pietas popolare e la modalità più complessa e articolata attraverso la quale il popolo esprime il suo misticismo e la necessità di comunicare con la divinità.


La Passione in lingua grika, oltre ad essere tratto unificante e distintivo dei paesi della Grecìa salentina, può sicuramente considerarsi una delle forme più antiche di teatro popolare ed essere inserita a pieno titolo nella grande tradizione italiana del “Bruscello”: sacre rappresentazioni di carattere popolare, ispirate a storie di eroi o personaggi biblici, che nel XII secolo si tenevano, nella piazza o nei crocicchi dei paesi, su palcoscenici che avevano come scene rami fronzuti.

Questa ricca eredità culturale, insieme a quella che proviene dall’altra sponda del Mediterraneo – il Comune di Pogoni, città dell’Epiro, partner greco del progetto – è oggi al centro dell’attività del progetto Polysong, giunto al suo secondo appuntamento dopo la giornata di apertura dei lavori tenutasi a Zollino lo scorso 7 febbraio. La rassegna musicale, dedicata alla valorizzazione dei canti devozionali di Passione, s’inscrive in un progetto di riscatto e rilancio del senso di appartenenza, che è anche fattore di crescita culturale e spirituale, e infine opportunità di sviluppo, inteso anche in senso turistico.


Giornata d’apertura della manifestazione a Zollino il 21 marzo con il Convegno “ Riti religiosi e canti di questua in Puglia e nella Grecìa Salentina: I Passiùna tu Christù a Zollino.


Si prosegue venerdì 22, alle 19,30 presso la Chiesa Madre di Calimera con “Ta Prakalímmata jô Paska (Le Preghiere per Pasqua)” e “Prakàlıso mín glòssasu” (Prega con la tua lingua): lettura di preghiere in lingua grika per la Pasqua a cura dell’Associazione Kaliglossa.

L’associazione Kaliglossa costituita in Calimera nel 2006 da un nutrito gruppo di cultori della lingua Greco-Salentina, persegue come primo obiettivo statutario ed operativo la rivitalizzazione del griko e delle tradizioni culturali dell’intera area ellenofona. In tal senso vanno sia le iniziative intraprese per la diffusione scritta e parlata della lingua (la prima scuola di griko, organizzata in Calimera nel 2010), sia la specifica attività di ricerca ed approfondimento della peculiare e comune identità etnico-culturale che caratterizza tutti i centri della Grecìa salentina, ivi compresa la tradizione dei riti sacri in occasione delle principali festività cristiane. Sull’ispirazione del “Prakàliso min glòssasu” (Prega con la tua lingua) di Don Mauro Cassoni, Kaliglossa ha curato e redatto i “Traùdia tu Kristù” (Canti di Natale) ed i “Ta Prakalìmmata jò Paska”, ovvero canti liturgici e preghiere in lingua grika per la Pasqua, la cui lettura sarà proposta in occasione della rassegna.


Occhi puntati poi su Antonio Melegari e Andrea Stefanizzi sono i portatori del Santu Lazzaru di Cutrofiano. Loro maestri sono stati gli indimenticabili cantori Uccio Bandello, Uccio Aloisi e Leonardo Vergaro. Da sempre affascinati dal canto del Santu Lazzaru, Antonio e Andrea si sono dedicati ad un’accurata ricerca per tramandare e riproporre la melodia originale, priva di variazioni. Spazio poi a Gianni De Santis, Antimo Pellegrino e Mattia Manco (I Passiùna tu Christù). Gianni De Santis è interprete genuino e raffinato della tradizione grika. Conoscitore finissimo della tradizione e innovatore per scelta, ripropone la versione tradizione della Passione in lingua grika in duetto con Antimino Pellegrino. Tra i più anziani cantori della Grecìa salentina, Antimino è l’ultimo depositario dell’autenticità di questa cantica, tramandata, con viva voce e appassionata gestualità, sino a oggi. Li accompagna, alla fisarmonica, Mattia Manco, che vanta profonda conoscenza del griko e variegate collaborazioni a diversi progetti di musica popolare; attualmente è membro attivo del gruppo Su’ D’Est fondato da Gianni De Santis, e da anni collabora con la Bottega del Teatro di Zollino e col maestro Antimino Pellegrino in occasione de I Passiùna tu Christù.


Sabato 23, alle 19,30, a Sternatia nella Chiesa Matrice Maria Ss. Assunta la Fabbrica Folk, ospite Ninfa Giannuzzi (Santu Lazzaru) e gli Astèria (I Passiùna tu Christù). Il gruppo Fabbrica Folk nasce dall’ispirazione di sette musicisti provenienti da universi stilistici ed espressivi variegati, ma accomunati dall’esigenza di scandagliare le radici della tradizione salentina per capire le sfumature e i linguaggi strumentali che fanno della musica un “non luogo” geografico. Il risultato è una rielaborazione del patrimonio tradizionale dell’Italia Meridionale, in un sound che mescola prog-folk, ambient rock ed ethno-fusion. Per la rassegna, proporranno il celebre Santu Lazzaru e una versione dell’inno Stabat Mater, affidato all’interpretazione di Ninfa Giannuzzi. Il calore e la potenza espressiva della voce di Ninfa riconducono le suggestioni al sentire intenso e passionale propria della spiritualità grika.


Asteria – parola grika per “stelle” – è un’associazione culturale per la tutela della lingua e delle tradizioni dei paesi ellenofoni, nata nel 1993 su iniziativa di Giorgio V. Filieri, docente di Greco salentino e cultore del patrimonio dei Chorìa Grika. I cantori del gruppo sono tra i protagonisti della stagione del folk revival: hanno, infatti, contributo a riportare in auge molte tradizioni come I Passiùna tu Christù, cantata in griko nelle masserie della zona durante la Settimana Santa, e la Strina, canto natalizio della strenna.


Domenica 24, alle 19, si torna all’Auditorium Tondi di Zolino con Criamu (Santu Lazzaru) e i Cantori della Bottega del teatro di Zollino (I Passiùna tu Christù).

Lu Santu Lazzaru, pur inserendosi nella tradizione dei canti popolari a sfondo religioso, affonda le radici nella millenaria storia dei trovadori, di cui conserva il chiaro intento di questua. A questa duplice anima s’ispira l’interpretazione dei Criamu: pur intonando il canto in tonalità minore, la voce possente di Cosimo Giagnotti enfatizza la sofferenza della Passione, conducendo l’ascoltatore lungo un sentiero che profuma di storia, di creatività, di favola bella.


I Passiùna tu Christù rappresenta, per Zollino, la testimonianza più alta della propria identità grika. Dopo aver recuperato la cantica, nel 1981, e formato la storica coppia di cantori con Antimino Pellegrino e il compianto Tommaso Lifonso, la Bottega del Teatro ha mantenuto viva la tradizione sino ad oggi, proponendo i canti di Passione nella Grecìa salentina, nella Grecìa calabrese (1986) e in Grecia (2001).


Nardò e Gallipoli: Luce fra nuvole in fuga


“Luce fra nuvole in fuga”, l’evento musicale che si tinge dei colori della carità e della prossimità sarà in scena a Nardò, presso il Teatro Comunale (Via Vittorio Emanuele II) lunedì 25 marzo alle ore 19,30 e due volte a Gallipoli: domenica 24, ore 19,30, presso la Parrocchia San Gabriele dell’Addolorata (via Berlinguer) e mercoledì 27, ore 19,30, presso il Teatro Garibaldi (centro storico Gallipoli).


Un percorso artistico-musicale ideato e tracciato sulle note e parole dell’album “La Buona Novella” del cantautore genovese Fabrizio De Andrè, liberamente interpretato, con alcune canzoni del cantautore cristiano don Piero Nestola e del genio artistico di Renato Zero. Eseguito e realizzato dai musicisti e dal Coro della Parrocchia San Gabriele dell’Addolorata, in Gallipoli con la direzione artistica di don Piero Nestola, il concerto artistico-musicale si presenta come una riflessione forte e provocante sul senso del mistero pasquale. Il ricavato della serate, frutto esclusivo della generosità dei partecipanti, raccolto attraverso un obolo volontario, sarà interamente devoluto a sostegno della Caritas Diocesana e in particolare per la Mensa-Caritas di Gallipoli e per le opere sociali delle Suore Marcelline, in Nardò. Luce tra nuvole in fuga: per cantare la Luce di un Evento che ha cambiato il corso della storia ed ha liberato il cielo dalle nuvole della condanna, del giudizio, della paura. La Luce del Risorto per dissipare ancora oggi le nuvole presenti nel cuore dell’uomo: nuvole che seminano panico, incertezza lavorativa, crisi familiare, immoralità affettiva, infedeltà coniugale. Nuvole che costruiscono sempre più rifugi alternativi per tutti quei giovani che non intravedono prospettive di vita per un futuro sempre più lontano e dai contorni marcati dalla sfiducia.


Nuvole colorate dalle diverse sfumature di grigio con i pennelli del rancore, del pregiudizio, dell’orgoglio, della diffidenza e dell’ipocrisia. Nuvole che riguardano tutti gli stati di vita e in cui tutti, loro malgrado, possono trovare tratti offuscati di una libertà sciupata. Per tutte queste nuvole solo una Luce può accendere la speranza e narrare con i fatti la via da seguire.

È la luce che rifulge da una storia già ascoltata ma sempre nuova e che oggi si incarna nella crisi socio-economica per offrire una possibilità di comprensione e di salvezza: all’uomo lacerato, tra le nuvole instabili di una vita smarrita, si offre la possibilità della luce della Fede, l’unica Luce capace di dissipare le tenebre e radicare la vita di ciascuno nell’Amore stabile e sicuro del Cristo Risorto.


L’evento, patrocinato dal Comune di Gallipoli e in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e all’Istruzione del Comune di Nardò, andrà in scena: domenica, 24 marzo, ore 19.30, presso la Parrocchia “San Gabriele dell’Addolorata”, in Gallipoli; lunedì 25, ore 19:30, presso il Teatro Comunale, via Vittorio Emanuele II, in Nardò; mercoledì 27, ore 19.30, presso il Teatro “Giuseppe Garibaldi” nel Centro Storico di Gallipoli.

Luce fra nuvole in fuga… per ascoltare e vivere un’emozione che lascia il segno!


A Matino la Passione è… Vivente


Quello di Matino è uno degli appuntamenti più suggestivi con decine di figuranti che, sabato 23 marzo, nelle piazze e nelle vie del paese insceneranno le scene più importanti delle ultime ore di vita di Gesù: dall’ultima Cena fino alla crocifissione che sarà rappresentata lungo la strada per Casarano. In caso di maltempo la manifestazione sarà posticipata a domenica 24.

Venerdì 29, dopo la liturgia per la Passione e la Morte di Cristo che si celebrerà in Chiesa Madre, avrà inizio intonro alle 20, la Processione del Venerdì Santo con le statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata ch,e dopo aver raggiunto piazza San Giorgio rispettivamente dalla Chiesa Matrice e dalla Chiesa del Carmine, attraverseranno le strade del paese accompagnate dalle confraternite e dal Concerto bandistico.


Cerfignano rivive i dolori di Maria


Venerdì 22 la frazione di Santa Ceasrea “rivive” i dolori di Maria. La Statua della Vergine lascia la Chiesa dell’Immacolata per essere intronizzata nella Chiesa Madre. Nel pomeriggio, dopo la tradizionale vestizione della statua “a macinula”, la Vergine sarà portata in Processione, accompagnata dal concerto bandistico e dai confratelli. Al rientro in Chiesa, meditazione e preghiere prima della Processione dei Misteri del Venerdì Santo, quando sfileranno le statue del Cristo nell’Orto, del Cristo alla Colonna, dell’Ecce Homo, del Cristo con la Croce e del Crocifisso. La Processione che attraverserà il paese adornato di fiaccole e candele, è organizzata dalla Confraternitra dell’Immacolata ed avrà inizio alle 20,30, con il tradizionale richiamo della “trozzula”. Alla fine della Processione la Statua tornerà in Chiesa in attesa della veglia pasquale.


Maglie: “Ora pro nobbi”


La Processione di Venerdì Santo, il 29 marzo alle ore 17, parte dalla Chiesa Madre. Un tempo, era aperta dal gruppo dell’Ora Pro Nobis, ovvero una ciurma di vivaci ragazzi con la testa coronata di spine che trainavano un carretto con un calvario e tre croci urlando “Ave Maria ora pro nobbi, nobbi, nobbi”. Le statue dei misteri rappresentano: Cristo all’orto, Cristo alla Colonna, Cristo tra Pilato ed un Pretoriano, Ecce Homo, Cristo in Croce, Gesù che incontra la madre, La Pietà. Le fanciulle, velate di nero, accompagnate dalle note della banda cantano il monotono, struggente e ritmato lamento dell’inno di sedici versi senari composto nel 1888 da Luigi Visconti, compositore salernitano. Gli uomini in nero furono introdotti dal maestro artigiano Giuseppe Panarese primo presidente del Comitato dal 1924 al 1968. La divisa da cerimonia è composta da smoking con petti lucidi, colletto inamidato, gilet bianco, cravattino nero a farfalla, bottone gemello, guanti di pelle bianchi, calze nere e scarpe lucide.


La Processione prende il via da tre chiese: Collegiata di San Nicola, Chiesa della Madonna delle Grazie, Chiesa della Madonna Addolorata. Dalla Chiesa della Madonna delle Grazie, accompagnata dai fratelli della Confraternita, esce la bara di Gesù Morto scortata da quattro Carabinieri in alta uniforme per avviarsi in processione verso la Chiesa Collegiata; dalla Chiesa della Madonna Addolorata, accompagnata dai Fratelli della Congregazione e da un gruppo di “piccole Addolorate” esce la statua dell’Addolorata per avviarsi verso la Collegiata; da qui escono le Statue dei Misteri.

Così composta la Processione si avvia in religioso silenzio per le strade del centro storico, dove la gente può apprezzare la solennità dei movimenti scanditi dal maestro cerimoniere del Comitato, dal lamento delle donne in nero ed un tempo anche dal frastuono della ciurma di ragazzini.


Salve: la trozzula chiama a raccolta


Nelle 5 settimane di Quaresima che precedono la celebrazione pasquale, in alcune famiglie, si usa seminare, in piattini di creta o in coppette di plastica, diversi tipi di semi: ceci, orzo, lenticchie, grano e lupini. Chiamati “Sabburchi”, si depongono negli angoli più bui e asciutti della casa, e, dopo poco tempo, producono germogli di forme diverse. Decorati con fiori, e nastri colorati, vengono portati in chiesa e completano l’addobbo dell’altare della reposizione , che i fedeli cominciano a visitare dopo la celebrazione dell’Ultima Cena.


Giovedì 28 marzo: alle ore 18, in Chiesa Madre inizia la Celebrazione dell’Ultima Cena del Signore, in questo giorno le campane smettono di suonare. Riprenderanno a suonare la notte di Pasqua. Per annunciare le funzioni religiose i chierichetti percorrono le strade del paese suonando la“trozzula”. Durante la messa si svolge la lavanda dei piedi ai dodici Apostoli, impersonati dal sindaco con alcuni componenti dell’Amministrazione Comunale di Salve, i giovani, gli adulti e gli anziani, vestiti con lunghe tuniche bianche. Al termine della messa spetta a loro distribuire il pane benedetto a tutti i fedeli presenti. Alle ore 22 davanti all’altare della reposizione avrà inizio l’ Adorazione Eucaristica comunitaria.


29 marzo, Venerdì Santo: tutto il paese, raccolto in preghiera, partecipa alla solenne processione con le quattordici tappe della “Via Crucis”. Prima di attraversare le strade in corteo, alle ore 18:00 in Chiesa Madre ha inizio l’Azione Liturgica della Passione del Signore, comunemente chiamata“Missa Scerrata” (messa scordata), così chiamata perché non presenta l’abituale sequenza della celebrazione, manca la Consacrazione del pane e del vino e i fedeli ricevono la comunione con le ostie consacrate la sera del Giovedì Santo. Alle 19:30 uscirà la processione per le strade del paese con le statue del Cristo alla Colonna, la Madonna e san Giovanni ai piedi del grandissimo Crocefisso ligneo del 1600, l’Addolorata e il Cristo morto. Il corteo è accompagnato dalle marce funebri eseguite dal Complesso Bandistico “Città di Salve”.


La Settimana Santa si conclude il 30 marzo, Sabato Santo, con la Solenne Veglia Pasquale che inizia alle 22,30. Al momento della Risurrezione di Cristo avviene la caduta del telo nero che durante la veglia copre il presbiterio della chiesa nascondendo la statua del Risorto. Le campane riprendono a suonare, la statua della Madonna Addolorata vestita con abiti di festa entra trionfante dalla porta principale della chiesa e va incontro al Cristo Risorto.

La Domenica di Pasqua le Sante Messe sono alle 8, 10, 11 e un quarto e 17,30.


Le  “discipline” di Botrugno


La Confraternita dell’Assunta ha conservato, sino ad alcuni anni addietro, alcuni riti interni per il periodo della Quaresima. Durante ogni sabato, i suoi soci si riunivano nella Congrega  e partecipavano ad alcuni riti, che venivano chiamati “discipline”. Quando il Padre Spirituale intonava l’inno: “Gesù mio, con dure funi chi crudel ti rilegò?”. I confratelli, muniti di rudimentale cilicio, chiamato appunto “disciplina”, partivano dalla porta centrale e giungevano sino all’altare maggiore battendosi le spalle con tale arnese ripetendo: “Sono stato io l’ingrato, Gesù mio, perdon pietà”. Alla Confraternita spettava anche l’organizzazione della processione del Venerdì Santo. La partecipazione ufficiale della Confraternita ai riti della Settimana Santa aveva inizio la sera del giovedì, durante la predica della passione. Nella chiesa gremita di popolo, il predicatore esordiva invocando, anzitutto, la Croce, che il sacerdote e due chierichetti trasportavano dal presbitero sull’altare. Avveniva poi la presentazione dell’Ecce Homo, cioè della statua che rappresentava il Cristo denudato dopo la flagellazione. Intanto, fuori dalla chiesa, vicino al portone centrale, sostavano in processione i membri della Confraternita con la statua della Madonna Addolorata, che avevano trasportato dalla Congrega. Ad un certo punto, il predicatore, con voce solenne e altisonante, rivolgeva l’invito: “Entra Maria, Ecco tuo Figlio, tutt’insanguinato…”. I fedeli, che stavano in chiesa, si alzavano tutti in piedi, si spalancava la porta centrale e la Madonna veniva fatta entrare in chiesa e collocata vicino all’Ecce Homo. Fuori, un triste motivo era eseguito dalla tromba, accompagnata dal rullo lugubre di un tamburo. In chiesa, vecchi e bambini, nel silenzio delle campane e dell’organo, riproducevano i rumori del caos battendo le scarpe e agitando le “trenule” (raganelle) col loro rauco suono. Alla fine della predica, la Madonna veniva riportata nella Congrega, dove è allestito il sepolcro.


Nella notte del Venerdì Santo, tra le due e le tre antelucane, la tromba, accompagnata dal rullo del tamburo, percorreva le vie del paese, eseguendo una lentissima e struggente melodia. Secondo la tradizione, lo squillo della tromba rappresentava il pianto della Vergine e il rullo del tamburo il mormorio del popolo in tumulto.

Sabato 30, alle 6 del mattino, le statue del Cristo Morto e della Vergine Addolorata lascieranno la Cappella dell’Assunta per attraversare il paese in Processione e tornare in sede alle 8,30 circa per la benedizione del parroco.


Specchia: il Cristo Morto nel Borgo antico


È all’insegna della spiritualità e della tradizione popolare ciò che accade in occasione della Processione del Venerdì Santo a Specchia, valorizzando maggiormente il ricco patrimonio antropologico salentino. A sera, una partecipata processione attraversa il borgo antico e si snoda per le strade principali della cittadina, quando i “fratelli”, con i propri “abiti confraternali” con alle spalle una mantellina nera o azzurra, colori tradizionali rispettivamente delle Confraternite di S. Antonio da Padova e della Madonna Assunta in cielo, trasportano sulle spalle la statua del Cristo Morto, un’opera di cartapesta di pregevole fattura, adagiata su di una bara,seguita a poca distanza da quella della Madonna Addolorata, con un abito nero, esprimendo nel volto un condensato di dolore, fede ed estasi. In questo momento liturgico molto sentito dalla gente di Specchia, viene perpetrato uno dei riti secolari arrivati fino ai nostri giorni, al centro tra le due lunghe file di consorelle e fratelli, che con le lanterne accese precedono le statue, prendono posto i “penitenti” che coperti in volto da un cappuccio abbassato e “abito” con i colori della relativa Confraternita, con il cordone bianco con tre nodi da legare alla vita e da far pendere sul lato destro ed a piedi nudi, richiamo alle con rozze tuniche di lino o di juta, l’abbigliamento della penitenza di biblica memoria, trasportando sulle spalle una pesante croce in legno d’ulivo, percorrono tutto il tragitto della processione per espiare i propri peccati o per manifestare pubblicamente il loro impegno di espiazione per i peccati del mondo e di pacificazione sociale, senza far conoscere la propria identità ai numerosi fedeli che seguono o che aspettano il passaggio della processione lungo le strade di Specchia. Questi individui, in segreto, liberamente contattano con anticipo il Priore della Confraternita interessata, per comunicarli la propria volontà a ricoprire tale ruolo e poco prima di raggiungere la Chiesa Madre per prendere parte al rito religioso, a seconda dei casi, lontani da occhi indiscreti, nelle sagrestie o della Chiesa di S. Antonio da Padova o della Madonna Assunta in Cielo, indossano il vestito e il copricapo, con il colore rosso per la prima e bianco per la seconda, per emulare Cristo nel suo cammino verso il Golgota, rappresentando un momento del dolore della Passione pasquale. Per la Santa Pasqua 2013, l’appuntamento con la fede e l’antica tradizione è fissato per venerdì 29 marzo, alle 20, quando dalla Chiesa Madre prenderà avvio la Solenne Processione.


Attualità

La politica non è per tutti

L’8 e il 9 giugno si voterà per Europee e Amministrative. I 27 paesi della provincia che rinnoveranno sindaco e consiglio comunale. Le ambizioni di ogni candidato non riguardino la sfera personale, privata e utilitaristica ma puntino il bene comune

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Nella prima metà degli anni ’70 Antonello Venditti scrisse una canzone che oggi si definirebbe profetica per la sua attualità, antesignana del tempo.

La canzone si intitola “Sora Rosa”, peraltro colonna sonora d’un film poliziottesco di quegli anni con Tomas Milian.

C’è una strofa in particolare, in coda al testo, che dice: “Annamo via, tenemose pe’ mano, c’è solo questo de vero pe’ chi spera, che forse un giorno chi magna troppo adesso, possa sputà le ossa che so’ sante”.

Direi un testo eloquente che si rivela ancora attuale quando la politica non assurge a quella dignità di cui parlava Pio XI: «La politica è la più alta forma di carità».

La politica con la “P” maiuscola.

L’attuale Pontefice integra la suddetta frase con molte altre considerazioni, tra cui: «La politica cresce per attrazione ed amicizia».

Sono tante ed infinite le definizioni che di vera politica; chiudo questa parentesi con l’ultima di Aristotele che dice: «L’essere umano è un animale politico».

Ho voluto fare questa premessa per riflettere meglio sul tema.

È vero, la politica, richiede sforzi.

Perché il suo compito è legato indissolubilmente al bene, al benessere della gente, della comunità in tutti i suoi aspetti: morali, amministrativi, funzionali, egualitari.

Quando manca o viene a mancare uno qualsiasi di questi elementi essa corre il rischio di perdere il filo conduttore che dà continuità e consenso a colui che la esercita, generando sentimenti di disorientamento e instabilità sociale.

Le prossime elezioni sono ormai alle porte.

Sabato 8 e domenica 9 giugno l’elettore voterà per l’elezione dei componenti il Parlamento Europeo e nello stesso frangente, si voterà per le elezioni amministrative.

Un appuntamento importante a cui non ci si può sottrarre.

In Puglia sono 58 i comuni chiamati a votare con qualche città con più di 15 mila abitanti oltre ai capoluoghi Bari e Lecce.

Oltre a Lecce rinnoveranno sindaco e consiglio comunale 27 paesi della provincia: AndranoBagnolo del Salento, BotrugnoCampi SalentinaCarpignano Salentino, Castrì di Lecce, Copertino, Corsano, Cursi, Giuggianello, Lequile, Martignano, Miggiano, Minervino di Lecce, Morciano di Leuca, Muro Leccese, Novoli, PalmariggiParabita, Seclì, Soleto, Sternatia, Supersano, Surano, TiggianoTuglie e Zollino.

L’attenzione maggiore come sempre è per le “comunali” circostanza nella quale affiorano i sentimenti più forti: entusiasmo, determinazione, ambizione, passione e, talvolta “rabbia”. La rabbia derivata dalla delusione delle aspettative che talvolta rischia di generare anche risvolti non prevedibili. Nelle nostre collettività fortunatamente non si sono mai registrati fatti rilevanti sotto questo aspetto, non si è mai andati oltra il piano verbale.

I comuni sono quasi tutti pronti, una sorta di “Fuga per la Vittoria…”, il vecchio film nel quale uno dei protagonisti dice all’altro: «Non possiamo permetterci di rischiare. Dobbiamo vincere».

Ecco, nelle competizioni elettorali comunali ognuno si pone lo stesso obiettivo! Le liste sono quasi pronte. Si tratta ormai di avviarsi lungo quel sentiero di convincimento e persuasione, lasciando dietro i sentimenti che non c’entrano con la corsa: la tracotanza, la superbia, la boria, la maldicenza. Sostituendoli con i valori dell’empatia, dell’accoglienza, della socialità e del sorriso! La politica non vuole volti scuri, incupiti, ringhiosi; la politica deve immedesimarsi nelle difficoltà che la gente vive.

La politica si fa insieme alla gente, e deve rispondere in prima istanza alle attese delle persone.

Senza raggiri né sotterfugi.

Il nuovo mondo in cui viviamo, caratterizzato dalla globalizzazione, dalla dimensione del mondo “Metaverso” e tecnologico, nonché dall’Intelligenza Artificiale, impone a tutti uno sforzo decuplicato rispetto al passato.

È soprattutto sul piano politico che si gioca la “partita del cuore”, laddove la politica, seppure esercitata in un piccolo comune, deve essere pronta ed in grado di affrontare ogni sorta d’innovazione, restando al passo coi tempi.

È lo strumento per non retrocedere, è la via della conoscenza, che va alimentata giorno dopo giorno con l’impegno, la dedizione, il sacrificio e la passione. Ingredienti che i prossimi candidati alle elezioni comunali (soprattutto!) debbono possedere, senza i quali, è meglio rinunciare!

Le ambizioni di ogni candidato non riguardino la sfera personale, privata e utilitaristica (succede anche questo) ma puntino il bene comune.

Le persone cercano la serenità delle famiglie, vogliono il rispetto e l’equità: non vogliono diseguaglianze e/o disparità di trattamento.

Non cercano risse perché è negato loro un diritto, soltanto un comportamento che sia suffragio di rispettosa dignità.

Rivolgo infine un “in bocca al lupo” soprattutto ai nuovi candidati alle prossime elezioni comunali.

Auspicando che “il nuovo” possa essere “terra di sogni e di speranze” per tutti, e che ognuno possa scorgere i sentimenti puliti del bene.

L’unico investimento certo in questo mondo.

Alberto Scalfari

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Botrugno

In casa droga, seimila euro e banconote false, nei guai 19enne

Per ora è ai domiciliari. Dovrà rispondere di detenzione illecita di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e possesso di denaro falso

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I carabinieri della Stazione di Nociglia, hanno arrestato un 19enne di Botrugno con l’accusa di detenzione illecita di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio nonché per possesso di banconote falsificate.

I militari hanno proceduto al controllo del giovane, già noto.

Il suo nervosismo ha destato l’attenzione dei carabinieri che hanno approfondito i controlli e proceduto alla perquisizione, poi estesa al domicilio.

Presso l’abitazione del giovane, all’interno di uno zainetto nella camera da letto, sono stati rinvenuti quasi 100 grammi di hashish e 12 grammi di marijuana.

Sul ripiano di una scrivania, invece, è stato rivenuto materiale vario per il confezionamento delle sostanze mentre all’interno di un borsello vi erano banconote in vario taglio per un importo complessivo di quasi seimila  euro, probabile provento dell’attività di spaccio.

In un vano a parte, infine, sono state rinvenute banconote false per un importo pari a 180 euro.

Somma, anche questa è stata sequestrata per poi essere inviata presso il Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria.

Al termine delle operazioni, il giovane è stato arrestato e, come disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari.

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Botrugno

Treni, Puglia isolata: «Viaggio tragicomico»

L’odissea raccontata da una nostra lettrice: «Oltre dieci ore da Lecce a Roma a bordo di pullman sostitutivi». Disorganizzazione totale, emblematico quanto avvenuto a Caserta: «L’autista si è preso tra le campagne e i passeggeri provavano ad indicargli la via col navigatore in mano…»

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In treno da Lecce a Roma, altro che alta velocità!

Per chi viaggia da e per il Salento continua l’odissea ferroviaria (e non solo).

I disagi ovviamente riguardano le tratte che transitano dalla Campania, in direzione Caserta e Roma.

La frana caduta ad Ariano Irpino, sei giorni fa, ha provocato danni ad una galleria e Ferrovie dello Stato ha già annunciato la necessità di almeno un mese per il ripristino della tratta ferroviaria.

Ma aveva anche annunciato soluzioni alternative che avrebbero ridotto al minimo i disagi per gli utenti.

Così invece non è stato, come testimonia Maria Grazia, di Botrugno, che ci ha raccontato l’odissea del suo viaggio per raggiungere Roma, dove lavora, sul Frecciarossa Lecce-Milano.

La nostra lettrice ci chiede di parlarne per «smuovere l’opinione pubblica ed impegnare i nostri politici perché non è giusto che tutto passi sotto traccia».

Anche perché, va detto per inciso, anche se chi ha già prenotato il biglietto del treno prima della frana, decidesse di acquistarne un’altra per un viaggio alternativo in bus o in aereo, non troverebbe vita facile. Ovunque posti esauriti o costi esorbitanti quasi a voler lucrare sulle difficoltà della gente.

Ferrovie dello Stato aveva annunciato un collegamento in pullmansolo” da Foggia a Caserta (o viceversa) per bypassare la zona colpita dalla frana. Non è, invece, andata così ieri, come conferma il racconto di Maria Grazia.

Vi riportiamo la sua (e quella di tanti altri viaggiatori) «paradossale domenica che, come passeggeri, ci siamo trovati a vivere. Tutti noi avevamo acquistato un biglietto per il treno Frecciarossa 9560 delle ore 13,10 in partenza da Lecce per Milano. Raggiungere Roma è stata un’odissea. A causa della frana, (purtroppo non prevedibile), dopo 5 giorni dall’evento, abbiamo dovuto fare i conti con i disservizi di Trenitalia e di chi dovrebbe gestire una situazione di emergenza».

I punti critici sono diversi e tutti a carico del povero viaggiatore:

«Siamo stati avvertiti delle novità in maniera assai approssimativa con una mail e, alla stazione di Lecce, non vi era alcun addetto di Trenitalia in prossimità del pullman sostitutivo per fornire informazioni ai passeggeri confusi»;

«Autisti dei pullman, come da loro stessi riportato, non informati sulla tratta da percorrere e convocati per il viaggio un’ora prima»;

«Pullman non confortevole sia nella tratta Lecce/ Barletta che nella tratta Barletta/Roma. A Barletta chi doveva proseguire per Roma, ha dovuto cambiare pullman».

«Assenza di bagni con disagio importante dei passeggeri a bordo costretti a servirsi dei bar della stazione con ritardi ulteriori»

«Non sono state date da Trenitalia informazioni chiare per poter scegliere tratte alternative, neanche via mail»;

«In prossimità di Caserta, gli autisti hanno vagato per un’ora tra le campagne, non riuscendo a raggiungere la stazione di Caserta. I passeggeri, smartphone con navigatore in mano, provavano ad indicare la strada ma si girava sempre intorno… Pareva quasi un film, non fosse la tragicomica realtà»;

«Molti a Caserta hanno provato a scendere dal pullman e prendere un treno per Roma Termini, ma il primo utile aveva 50 min di ritardo e così son ripartiti con lo stesso pullman. E, beninteso, nessun operatore di Trenitalia era presente».

Concludendo: «Siamo partiti alle 13,10 e arrivati a Roma alle 23,30 circa: a fronte della durata originaria del viaggio di 5 ore e 45 minuti, siamo rimasti in pullman per  10 ore e 20 minuti!».

Non mettiamo in dubbio che davvero occorra un mese per ripristinare la linea ferroviaria che attraversa l’Irpinia e comprendiamo la situazione di emergenza.

Emergenza che, però, può essere tollerata nelle 24ore successive alla frana.

Dopodiché non è più emergenza ma solo disorganizzazione sulle spalle di chi quel biglietto lo ha comprato e pagato.

Giuseppe Cerfeda

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