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“Spremuti”: la crisi ingessa l’economia salentina

Come uscirne? Gli interventi di Loredana Capone (vice presidente della Regione Puglia), Salvatore Arnesano (Cgil), Piero Stefanizzi (Cisl), Antonio Tarantino (Uil Fpl).

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Come uscirne? Gli interventi di Loredana Capone (vice presidente della Regione Puglia), Salvatore Arnesano (Cgil), Piero Stefanizzi (Cisl), Antonio Tarantino (Uil Fpl). E poi la “sofferenza” dei nostri imprenditori ed il caso in controtendenza della “Scarlino”.


Loredana Capone: “Si investa su ricerca e innovazione”


Siamo davvero sulla soglia dell’allarme sociale? Quel che è certo, e ne conviene anche la vice presidente della Regione, Loredana Capone, “è che stiamo vivendo un momento di forte crisi economica. Ci sono però anche imprese dinamiche e volenterose di investire. Ed è a loro che bisogna dare un’opportunità. Del resto, la storia insegna che in ogni momento di crisi economica non c’è mai stato uno stallo assoluto ma una possibilità di riconversione. Nell’immediato dopoguerra, lo Stato puntò sulla scuola pubblica dando a molti una vera possibilità di crescita. Poi c’è stata la crisi, durissima, degli anni ’70: anche in quel momento, tuttavia, si puntò sulla crescita alzando il debito pubblico e consentendo comunque all’Italia di crescere”. E la nostra crisi? “Il vero problema è come la sta affrontando il Governo, che al contrario degli illustri predecessori non dà opportunità di crescita. Vincoli come quello del Patto di stabilità, con la sua rigidità, impediscono la spesa. Va bene ridurre la spesa, ma la situazione odierna, con gli Enti che hanno i soldi ma non possono spenderli, è come minimo paradossale. È un laccio che procura danni inestimabili impedendo di intervenire sulla crescita in un momento di crisi”. Vale anche per la Regione Puglia? “Certo, la liquidità l’abbiamo ma non riusciamo a spenderla a favore delle imprese. Sul Patto di stabilità bisognerebbe intervenire e siamo ormai stufi di ripeterlo”. Poi la Capone si lancia in una nuova invettiva, obiettivo sempre il Governo targato PdL: “Stanno dimostrando di non puntare affatto sulla crescita perché non spendono le risorse pubbliche a disposizione. Al contrario di come fa la Germania, di quanto stanno facendo gli USA. Lo Stato italiano oggi punta solo a ridurre i debiti e, così come ha detto Mario Draghi della Banca d’Italia, non attua una lotta concreta all’evasione fiscale, che consentirebbe di ridurre le tasse a chi le paga. Dall’altra parte, alla faccia dell’investimento sulla crescita, conservano nel cassetto i miliardi di euro dei Fondi FAS (Aree Sottoutilizzate) e quelli del PON per Ricerca e Competitività. Se non si cambia tendenza, allora sì che vivremo un vero allarme sociale!”. Come si sta muovendo la Regione? “Stiamo investendo tutto ciò che è possibile sugli incentivi alle spese. Con i bandi per i PIP abbiamo investito sulle aree industriali: 70 milioni di Euro quest’anno e altri 70 nel 2011. Allo stesso modo abbiamo investito sulla semplificazione in materia energetica. E, almeno lì, abbiamo creato un’opportunità con molte aziende che, per esempio, destinavano la loro attività all’automotive, settore in crisi, ed ora si sono riconvertite verso l’energia. Ancora: abbiamo investito nella ricerca un miliardo e 758mila euro in cinque anni ed oggi abbiamo offerto l’occasione a molte imprese, anche piccole, di essere più competitive sulla ricerca. Tutti i Dia (Denuncia Inizio Attività) che sto portando in Giunta in questi giorni sono di imprese che ci chiedono soldi non per capannoni industriali, ma per impianti nuovi, quindi per innovazione e ricerca. Questa è la strada da seguire”. Poi la vice Presidente regionale si lancia in un “tracciato cardiologico della situazione europea: ci sono i Balcani che hanno Paesi appena entrati o che stanno per entrare nell’UE. Bulgaria, Ungheria, Romania, Polonia, ecc, hanno a disposizione fondi a iosa e ce li avranno per i prossimi anni, partono da una condizione di povertà notevole, hanno un tasso di fiscalizzazione del 10% e addirittura stanno delineando zone franche! In questo modo hanno un costo del lavoro bassissimo: come faremo ad essere competitivi con loro? Si può solo agire sul sistema fiscale e investire su ricerca e innovazione”. Quando le diciamo che il consigliere regionale del PdL, Mario Vadrucci, nonché segretario provinciale della Confartigianato, ha lamentato un ritardo quasi biennale dell’erogazione dei finanziamenti europei da parte della Regione ai nostri artigiani, la Capone replica: “In realtà c’è un esame delle pratiche che deriva sempre da integrazioni documentali che non sono complete all’inizio, tanto che penso sia indispensabile un incontro con i consulenti oltreché con le associazioni di categoria per migliorare complessivamente sia la presentazione delle pratiche sia, se necessario, la procedura. Per altro verso, credo che Confartigianato abbia di che essere soddisfatta del fatto che la Regione abbia agevolato notevolmente i confidi per dare garanzie finanziarie agli imprenditori in questo momento in difficoltà di liquidità”.


Giuseppe Cerfeda


Stefanizzi (Cisl): “Con l’ombrello aperto in attesa di un uragano”


Non usa mezze parole Piero Stefanizzi, segretario generale della Cisl Lecce: “E’ fuori discussione che attualmente esista un allarme di tenuta sociale!”. Conferma così l’aumento della crisi: “E’ vero, e pure in forma esponenziale. Per quanto di nostra conoscenza, la situazione diventerà catastrofica molto presto: per ricorrere ad una metafora, direi che stiamo con l’ombrello aperto in attesa di affrontare l’uragano in arrivo!”. Quali i settori più colpiti? “Partiamo da un classico, ossia il calzaturiero, in cui ci sono storie vecchie, rimaste in sospeso perché una soluzione seria non è mai arrivata, a cominciare dall’Accordo di Programma. E poi il meccanico, l’agroalimentare (“adesso c’è il caso della Manifattura Tabacchi”), ecc. è il quadro generale a destare grandissima preoccupazione”.


Federico Scarascia


Arnesano (Cigl): “Sulla soglia dell’allarme sociale”


Salvatore Arnesano, segretario provinciale della Cigl, conferma l’aumento esponenziale dei cassintegrati nel Salento: “Nel solo mese di settembre abbiamo avuto 906.161 ore di cassintegrazione utilizzate con un incremento notevole sia di quella straordinaria che, soprattutto, di quella in deroga. Questi dati confermano la crisi profonda che attraversa il nostro territorio”. Quali i settori più in difficoltà? “Il calzaturiero resta il comparto in maggiore sofferenza ma anche il metalmeccanico e il suo indotto sono in una situazione delicata visto anche che la Fiat non ha ripreso a pieno regime la produzione. Ma neanche l’edilizia sta vivendo un momento d’oro. Tutta quella cassintegrazione in deroga che va a toccare quelle aziende con pochissimi dipendenti che operano nel settore dei servizi, del commercio, dell’editoria, ecc., incidono in maniera forte perché comunque sono soldi in meno che circolano. E l’aumento notevole degli impiegati che utilizzano gli ammortizzatori sociali testimonia come tutti i settori siano attraversati dalla crisi”. In che misura c’è davvero la necessità di ricorrere agli ammortizzatori sociali e non è solo l’escamotage dei datori di lavoro di “sfruttare” un’opportunità? “Nella maggior parte dei casi è crisi profonda, ci sarà anche qualcuno che se ne approfitta ma, se il fenomeno esiste, è davvero residuale”. Siamo sulla soglia dell’allarme sociale? “Si, perché se facciamo un’analisi della situazione sul nostro territorio tutti i settori sono in sofferenza. Per questo noi della Cisl stiamo promuovendo una mobilitazione generale, una manifestazione per far emergere le nostre difficoltà e sensibilizzare le Istituzioni a tenere conto delle nostre esigenze. Ci vuole un lavoro di raccordo che parta dal Governo centrale e a pioggia riguardi tutti. Altrimenti non se ne esce fuori”. Nessun barlume di luce? “Ci sono alcuni settori che danno piccoli segnali di ripresa come quelle aziende tessili della zona industriale di Nardò che stanno lavorando ed hanno anche riassorbito quegli  operai che erano in cassintegrazione. Anche se sono casi isolati, dovuti alla capacità degli imprenditori di essere competitivi, restano comunque uno spiraglio di luce”.


Gi. Cerf.


Sanità & dintorni: “Aziende affondate”


Antonio Tarantino, segretario provinciale della Uil Fpl, si occupa di pubblico impiego e per la prima volta si è trovato a dover affrontare “la cassintegrazione in deroga per alcune realtà sanitarie che vivono momenti di sofferenza dettate da ragioni che vanno molto in là nel tempo”. Vale a dire? “Manca l’adeguamento delle tariffe. Nel momento in cui si stipulano gli accordi di accreditamento con le aziende sanitarie si stabilisce il costo dell’erogazione della prestazione. Ma se quelle tariffe non vengono adeguate ai rinnovi contrattuali susseguiti nel tempo è naturale che le aziende non riescano più a sostenere i costi per applicare alla regola i contratti collettivi del lavoro, adeguare le dotazioni organiche, ecc. Si aggiungano anche i ritardi dei pagamenti delle spettanze che queste aziende avanzano e si capisce come la situazione sia ormai incancrenita per cui alcune realtà sono andate in sofferenza come la Clinica Petrucciani, la Clinica Città di Lecce. Così come stanno patendo la situazione alcuni laboratori importanti affondati dalla Finanziaria di luglio che ripartisce il budget su tutte le strutture private. E se chi come Calabrese, l’unica in provincia di Lecce, Brindisi e Taranto, ha investito 2 milioni di Euro per acquistare la PET (uno degli strumenti diagnostici più innovativi per lo studio dei processi neoplastici, e poi si ritrova a poter usufruire di un indotto assai minore… Si è creata una situazione che vede una serie di responsabilità di chi ha gestito il tutto in maniera non oculata o comunque non di grande respiro, incapace cioè a provvedere alla necessità di ripianare il deficit sanitario regionale”. Ma lo standby non si limita alle aziende convenzionate. “C’è anche tutto in indotto. Se andiamo a vedere, anche le Rssa (Residenze socio sanitarie assistite) patiscono il mancato adeguamento delle tariffe e tutto l’indotto (fornitori di pannoloni, dei letti specifici per le piaghe da decubito, ecc.) va in crisi”.  C’è una via di uscita? “Rideterminare le tariffe, rifare un piano sanitario con una migliore utilizzazione delle risorse e il miglioramento delle realtà già esistenti come Petrucciani, Quarta Colosso, ecc. E comunque la si smetta di sostenere che il privato cozza col pubblico: una politica che preveda una buona integrazione tra pubblico e privato sicuramente darà risposte di qualità a tutto il territorio. Come ha detto il Ministro Fazio non si possono chiudere ospedali se il territorio non è pronto a recepire la domanda di sanità ed assistenza esistente. Se si chiude Poggiardo dove mandiamo tutti quelli che facevano le radiografie a Poggiardo? Si ripensi tutta la strategia del budget da affidare alle strutture private. E non dal punto di vista strettamente giuridico già governato dalle leggi nazionali. Fuori da tutti i lacci e laccioli burocratici, si dia vita a quei controlli che la Regione non ha mai fatto, e si proceda all’adeguamento delle tariffe che resta un punto fondamentale”.

Gi. Cerf.


Lo specchio della crisi: parola agli imprenditori


Si parla tanto di crisi, di difficoltà economiche dei diversi strati che compongono l’economia. Ma cosa vuol dire crisi nel Salento? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei nostri imprenditori invitandoli a raccontarci la loro esperienza.


Antonio Belfiore del Colorificio Belfiore di Salve ritiene che la crisi ci sia anche “per colpa dei vagabondi che ora hanno un alibi per non lavorare. E poi, sempre parlando del nostro territorio, a noi imprenditori salentini sta bene il detto “nemo propheta in patria” perché noi, siccome siamo del posto, non valiamo nulla e se qualcuno viene da fuori è la panacea di tutti i mali”. Per la sua azienda cosa ha voluto dire la crisi? Ha dipendenti in cassintegrazione? “No, nessuno. Stiamo cercando di tirare avanti, stringendo la cinghia, senza dover ricorrere agli ammortizzatori sociali. Il lavoro ce lo inventiamo e lo troviamo ci diamo da fare in tutti i modi ma siamo abbandonati a noi stessi, le Istituzioni non ci sono vicine”.


Rocco Rodigliano, di Sud Frigo System di Ugento, prima si sfoga: “C’è troppa gente che mangia senza lavorare, a partire dai frequentatori della politica”. E poi lamenta: “I costi di gestione, iniziando da quelli del personale, sono altissimi. Basti pensare che prima dell’avvento dell’Euro pagavamo 100 mila lire di partita IVA, oggi sono 120 €; i contributi per dipendente ci costavano circa 700 mila lire, oggi quasi 800 euro; per i nostri contributi di categoria pagavamo 900 mila lire ogni trimestre e oggi 900 €… Abbiamo la corda ben stretta intorno al collo. Lavoriamo come prima e quello che prendevo in lire oggi prendo in euro, mentre le spese sono più che raddoppiate”.


Torquato Parisi, di F.lli Parisi Luminarie Taurisano, concretamente ci fotografa la crisi dal suo punto di vista: “Prima le feste patronali erano preparate in grande stile, oggi  si cerca di contenere i costi. Quando il comitato va a chiedere la sottoscrizione ai compaesani, non trova più la stessa disponibilità di qualche anno fa. E in più i costi sono aumentati”. Come state affrontando questo periodaccio? Siete ricorsi agli ammortizzatori sociali? “No, abbiamo cercato di organizzare al meglio il lavoro proprio per non mandare nessuno a casa. Stiamo provando in tutti i modi a resistere grazie anche alla stima e alla fiducia che la clientela continua ad avere nei nostri confronti. Stiamo cercando di offrire la stessa qualità di sempre contenendo i costi e impiegando il minor tempo possibile riducendo gli sprechi”.


Lucia Licci, di Finanza ed Assicurazioni Licci ad personam, parla chiaramente di “mancanza di liquidità per le aziende e le singole persone. Quindi i pagamenti vanno alle lunghe e tutto il sistema economico si collassa”. Per quanto riguarda il suo settore, quello dei finanziamenti “stiamo riscontrando molti casi in cui persone hanno contratto più prestiti e sono esposte in misura superiore rispetto al loro guadagno. Bisognerebbe cominciare a capire che le rate agevolano gli acquisti ma poi bisogna comunque pagarle. Ora il fenomeno è stato un po’ limitato dalle banche dati che informano sulla situazione finanziaria di ognuno. Ma c’è anche chi riesce a bypassare il sistema e poi puntualmente arriva al punto di non ritorno con rate insolute che non ti consentono più di accedere al credito”. Voi lavorate con le banche: è vero che hanno stretto i cordoni? “Si. Se sulla loro banca dati compare anche un piccolo ritardato pagamento, magari dovuto ad una semplice dimenticanza, loro non erogano più”. Sono aumentate le aziende in sofferenza? “Tantissimo. Perché chi ha problemi di liquidità non spende più e soldi in circolo non ce ne sono mettendo in ginocchio tutta la filiera”. C’è una via d’uscita? “Ci vorrebbe un po’ più di elasticità e professionalità da chi eroga i finanziamenti. Si dovrebbe dare ai dipendenti la reale possibilità di rinegoziare i prestiti in corso. Cosa che tutti pubblicizzano ma quasi nessuno mette in atto per il semplice fatto che le banche difficilmente approvano. Stesso discorso si potrebbe fare per le aziende dandogli un po’ di respiro”.


Antonio Rizzelli della TR Inox ammette che “con l’aggravarsi della crisi abbiamo patito un calo degli ordini e la difficoltà sempre crescente di recuperare i crediti. In particolare il settore nautico ha subito un crollo progressivo a partire dal settembre 2008. Ora la situazione sembra essersi stabilizzata ma continuiamo ad accusare almeno un 30% in meno di lavoro”. La Tr Inox non è ricorsa ad ammortizzatori sociali per i dipendenti anche se Rizzelli ammette di aver dovuto, “nel periodo di maggiore crisi, licenziare alcuni di loro che hanno potuto tirare per un po’ tra trattamento di fine rapporto e “disoccupazione”. Non appena ne ho avuto l’opportunità, però, li ho riassunti”. E guardando al futuro? “Il Salone di Genova, al quale abbiamo partecipato, ci ha restituito un po’ di entusiasmo, speriamo ci sia un’inversione di tendenza anche perché seppure il volume complessivo del lavoro sia diminuito, nel frattempo le aziende meno solide hanno segnato il passo diminuendo la concorrenza. Una sorta di selezione naturale”.


Antonio Catamo (Dolci Fantasie a San Cassiano e Tricase e Caffè Alvino a Lecce) premettendo che questo per la tipologia della sua attività è “un periodo che porta un calo fisiologico”, ammette che “la crisi si nota subito dalla netta diminuzione del “movimento” dei clienti. E poi chi si rivolge a noi per il catering ci chiede come prima cosa di spendere poco… L’economia è bloccata e la gente vuole spendere sempre di meno perché ha paura”. Vista la situazione Catamo è dovuto “ricorrere agli ammortizzatori sociali per alcuni dei dipendenti di San Cassiano. In qualche modo dovevamo arginare l’emorragia per sopravvivere”. Catamo però non dispera che “superati questi 3-4 mesi, complice anche il ritorno della bella stagione e la ripresa del settore catering, si possa recuperare e rimettersi in carreggiata”.


In netta controtendenza con il panorama piuttosto desolante dell’attuale economia imprenditoriale il Salumificio Scarlino di Taurisano. Antonio Scarlino ci dà subito il dato più significativo: “Chiudiamo l’anno con un +15%. Paradossalmente la crisi ha dato maggiore prosperità ai nostri prodotti, valida alternativa nutrizionale a prodotti ben più cari”. Ma non è solo questo motivo ad aver reso il salumificio Scarlino un’isola felice: “È in atto un progetto di internazionalizzazione molto forte che grazie all’export ci fa prevedere per il 2011 un incremento del  40% grazie soprattutto al mercato spagnolo. Abbiamo dato vita negli ultimi due anni ad un’attenta politica di investimento che mira a far diventare la Scarlino il cost leadership italiano: il luogo in cui industrialmente il prodotto costa meno, per affrontare con maggiore competitività il mercato mondiale”. In pratica la Scarlino è scampata alla crisi grazie ad un attento studio dell’evoluzione del mercato: “Da 3 anni avevamo intuito che sui consumi e sulle famiglie c’era in atto una modifica sostanziale del paniere della spesa. Questo ci ha portato ad importanti investimenti tecnologici che ci hanno consentito di essere altamente competitivi. Diventare il partner, e non il fasonista, della grande distribuzione (“facciamo wurstel per Auchan, Carrefour, Coop, Despar”) per la controlavorazione e una razionalizzazione della marca Scarlino sullo scaffale, per incrementare ulteriormente il rapporto qualità-prezzo, dovrebbero consentirci di consolidare ancora la nostra crescita, che ci porti nel breve anche all’attuazione di un secondo turno di lavorazione”. Quindi si parla addirittura di nuove assunzioni? “L’obiettivo è quello di aumentare ulteriormente la forza lavoro dopo l’incremento dell’ordine del 30% registrato in questi ultimi anni”. Riguardo alla crisi che attanaglia tutta la nostra economia, Scarlino dice che “se le aziende avessero inteso in tempo che la sfida alla Cina era persa in partenza e si fossero riorganizzate, restando sul territorio, puntando sul mercato mondiale, che vale circa 600-700 milioni di potenziali clienti, e non sulla corsa al ribasso dei prezzi, forse oggi vivremmo una situazione diversa”.


Giuseppe Cerfeda


Attualità

Melpignano: piccolo paese, grandi storie

La sindaca Valentina Avantaggiato: «Un’azione politica collettiva, partecipata, trasparente, onesta, può essere uno strumento di cambiamento e di accrescimento culturale, sociale ed economico»

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di Giuseppe Cerfeda

Si dice che nelle botti piccole ci sia il buon vino e Melpignano, poco più di 2.200 abitanti, pare confermare l’adagio.

Ne abbiamo parlato con la sindaca Valentina Avantaggiato.

LA NOTTE DELLA TARANTA

Il suo paese è teatro del Concertone della Notte della Taranta, l’evento più grande che il nostro territorio ospita ogni estate richiamando centinaia di migliaia di persone, senza considerare l’attenzione mediatica. Cosa vuol dire per voi ospitare un evento di tale portata, sia in termini si sforzo organizzativo che di ritorno di immagine?

«La notte della Taranta è un evento strettamente legato all’identità del nostro comune e del nostro territorio. Nasce da uno scatto d’orgoglio, dalla volontà di riscattare le radici profonde della nostra terra e renderle elemento per dialogare con il mondo attraverso il linguaggio della musica. Ospitare un evento del genere è quindi un orgoglio, soprattutto vederlo crescere negli anni, attirare sempre più persone e diventare un momento culturale, conosciuto a livello internazionale. In termini organizzativi è una sfida, ad oggi vinta, che cresce negli anni e che rende Melpignano uno spazio capace di accogliere eventi di grande portata, grazie alla collaborazione ormai collaudata con forze dell’ordine, Prefettura, Questura, 118, Vigili del Fuoco e tutti coloro che a questo evento partecipano, riconoscendone l’importanza per l’intero territorio».

KISSING GORBACIOV

L’attualità, invece, vi ha regalato la soddisfazione della nomination ai “Nastri d’Argento” del film Kissing Gorbaciov, nato proprio dalla piazza di Melpignano…

«Kissing Gorbaciov nasce da un racconto, sotto i portici di piazza San Giorgio, in una fredda inverno del 2017 quando, dopo una grande nevicata i giornali titolavano “Il vento gelido della Russia”… In quell’occasione mi son ritrovata con un amico dei tempi universitari. Si discuteva di un Festival del cinema indipendente, fuori dai circuiti Siae, il “Creative Commons”. 

Gli raccontai questa storia, sopita nelle memorie di chi l’aveva vissuta e che meritava di sostanziarsi in un immaginario collettivo per poter essere scoperta e conosciuta. Aveva i contorni confusi; grazie a questo lavoro, oggi, riusciamo ad identificarla ed a comprenderne la forza che ha avuto nel dimostrare come si possano costruire ponti laddove ci sono muri, cortine di ferro e steccati che sembrano invalicabili. È una storia che in realtà parla di un territorio, di un comune nel quale la politica è sempre stata azione collettiva. Ha tanti volti, tantissimi protagonisti ed è una storia che non si sarebbe potuta realizzare se non ci fossero state tante braccia e tante menti a lavorare insieme. 

Credendo nella forza dell’azione politica che si nutre come strumento dell’amministrazione, ma che ha una visione che viene costruita in maniera collettiva all’interno delle sezioni di partito o comunque delle forme aggregative, in cui si costruiscono percorsi politici che provano a cambiare il quotidiano. È questo il contesto in cui nasceva questa storia e che rendeva tutto possibile o, quantomeno, spingeva ad osare ciò che si riteneva impossibile».

EREDITÀ PESANTE

Lei è divenuta sindaca dopo Sergio Blasi, ritenuto unanimemente un amministratore “illuminato”, ed Ivan Stomeo. Una scuola importante ma anche un’eredità pesante…

«Siamo consapevoli della storia politica che ci precede e di un patrimonio politico inestimabile che cresce e si costruisce a partire da fine anni ’70, del quale abbiamo profondo rispetto e profonda cura. Un percorso alla base delle attività amministrative che si sono susseguite negli anni e che nasce dalla forza di un gruppo di giovani che, attraverso l’azione politica, son riusciti a ribaltare il sistema vigente, sconfiggendo una DC diffusa e asfissiante. Dimostrando come un’azione politica, agita collettivamente, partecipata, trasparente, pulita, onesta, capace di dare l’esempio, possa essere uno strumento di cambiamento sociale e di accrescimento culturale,  sociale ed economico. Capace di non lasciare indietro nessuno. È questa la storia che ci portiamo dentro e che ci ha insegnato chi è venuto prima di noi. Fino al punto in cui si è smesso di credere in tutto questo, concentrandosi troppo su sé stessi. Il riferimento è all’ultima amministrazione Stomeo, con la quale ci siamo scontrati alle ultime elezioni. È stato un atto dovuto e necessario per ripristinare il senso politico dell’azione amministrativa e riaprire le porte della partecipazione».

AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ

Su certi temi, come la raccolta differenziata e il risparmio energetico, più in generale l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, Melpignano dà l’impressione di essere avanti. Ci spiega il segreto?

«Le buone politiche sono una questione etica e di responsabilità civile e politica di un amministratore. Come lo è lavorare sui temi dell’ambiente, dei cambiamenti climatici, interrogarsi sulle fonti di approvvigionamento energetico e sul ruolo che un comune, anche piccolo, può giocare nella costruzione di politiche di questo tipo. Alla luce di ciò che è stato fatto negli anni, a partire dalla raccolta differenziata, si sta ragionando sulla costruzione di una comunità energetica. Lo studio di fattibilità è pronto da due anni. Abbiamo aspettato i decreti attuativi per la costituzione giuridica della CER, oggi siamo nella fase di costituzione e, a breve, avvieremo gli incontri con i cittadini. Con la stessa logica e la stessa idea di futuro, ci stiamo muovendo sulle politiche del cibo che diventa elemento di pianificazione territoriale, di tutela del paesaggio, di prevenzione in termini di salute. Cibo che diventa elemento di cultura, di valorizzazione del patrimonio di una terra a vocazione agricola. È un tema che merita attenzione e valorizzazione. Capace di attrarre nuovi residenti e di riportare a casa i giovani emigrati all’estero o nel nord Italia. Uno stimolo in più anche per i viaggiatori sensibili a tali tematiche e, soprattutto, alla bellezza dei nostri luoghi, della nostra storia e delle nostre tradizioni. Il Salento è ricco e variegato e le sue bellezze devono essere capaci di dialogare. Tutto ovviamente con l’intento di valorizzare, oltre che proteggere, l’intero territorio con il suo patrimonio culturale e paesaggistico».

PNRR E ALTRI FINANZIAMENTI

In questo ultimo periodo sono tutti impegnati nella corsa ai finanziamenti. E voi? 

«Dall’inizio del mandato ci siamo occupati della progettazione. Partecipando a diversi bandi finanziati con fondi PNRR, abbiamo ottenuto più di 3,5 milioni di euro di finanziamenti.

Abbiamo vinto il Bando Borghi: 1,6 milioni per un intervento sistemico composto da 12 attività e strutturato su due architravi principali. Innanzitutto la realizzazione di un percorso agroecologico, quindi tutto ciò che ha a che fare con le politiche del cibo, tra cui la costruzione del Melpignano Food Lab, un centro polivalente dedicato alla ristorazione ed anche un polo culturale caratterizzato da arti visive; l’attivazione, nel nostro palazzo Marchesale, di un master, realizzato in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, quella presieduta da Carlo Petrini, che è venuto ad inaugurare il progetto, e l’Università del Salento. Quindi abbiamo messo in connessione realtà del profondo nord e del profondo sud, partendo dall’esperienza d’eccellenza realizzata nelle Langhe del Cuneese, dall’osservazione, dalla capacità di valorizzare la ricchezza principale del territorio, vale a dire le produzioni agroalimentari d’eccellenza. Un percorso universitario di grande valore che rilascia un doppio titolo, quello dell’Università delle Scienze Enogastronomiche e quello dell’Università del Salento. Abbiamo avviato la Comunità del Cibo, una serie di itinerari turistici legati alla scoperta del territorio, capaci di accogliere il visitatore, di guidarlo nei nostri vicoli, nelle nostre bellezze architettoniche, nell’esperienza del vivere un comune piccolo dell’entroterra salentino, anche in un periodo fuori stagione. Percorsi volti a far scoprire le produzioni artigianali, dal tamburello alle produzioni in pietra leccese, ed anche l’archeologia, come le cave ormai in disuso.

La seconda architrave del progetto è, invece, la realizzazione di un centro di documentazione di musica popolare. Nasce con la costruzione dell’archivio e, basandosi sul Fondo Chiriatti, punta a diventare un centro di studio di nuove produzioni artistiche, di residenze artistiche fonte d’ispirazione e di conoscenza per gli artisti del territorio e i conoscenza per studenti, studiosi, scuole e appassionati. 

Vinto un bando ministeriale di 1,2 milioni di euro per la realizzazione di un Agrinido, altro progetto d’avanguardia, che punta alla realizzazione di un centro per l’infanzia capace di rispondere alle nuove esigenze genitoriali di giovani che lavorano e che hanno necessità di orari flessibili: un centro per l’infanzia aperto fino a tardi e capace di accogliere i bambini durante tutto il giorno, una risposta importante in termini di welfare. Puntiamo, soprattutto, ad un polo per l’infanzia che sia bello, aperto e in linea di continuità con la natura, con cui mettere in connessione i bambini. Ci auguriamo possa essere un riferimento a livello educativo, capace di accogliere i nuovi studi in campo pedagogico dell’educazione all’infanzia. Il tutto connesso con università e centri di ricerca. 

Ottenuti anche finanziamenti per la digitalizzazione dei servizi offerti dal comune.

Allo stesso modo, abbiamo vinto il progetto speciale del Bando Fus (Fondo unico per lo spettacolo). 

Abbiamo avuto accesso ai finanziamenti della Regione Puglia sull’agroalimentare, riuscendo così a sostenere a far crescere la nostra rassegna Mercato del Giusto,  un momento di scambio tra cittadini e contadini all’interno della nostra piazza. Una piazza del 500, famosa, al tempo, per il mercato del sabato che accoglieva sotto i portici rinascimentali mercanti napoletani e baresi che smerciavano spezie e sete provenienti dall’Oriente. Oggi accoglie i prodotti della terra per far conoscere e scoprire a tutti qual è la filiera etica di produzione del cibo. Perché siamo abituati a prendere il cibo dagli scaffali senza pensare al lavoro, al sudore, di chi lo produce e lo coltiva, rispondendo alle logiche strozzanti delle multinazionali e svendendo il frutto del proprio lavoro. Questi sono alcuni dei progetti più importanti, in linea con il nostro programma elettorale».

Riguardo alla pianta organica degli uffici (anche per sostenere la progettazione per il PNRR) come siete messi numericamente? Avete bisogno di ulteriori assunzioni?

«Stiamo attraversando una fase in cui a fronte dei pensionamenti abbiamo difficoltà ad assumere per i vincoli di bilancio. Abbiamo la fortuna di contare su una squadra di dipendenti molto attiva e proattiva, flessibile e, soprattutto, innovativa, capace di cogliere le sfide. Avremmo bisogno di più personale: sarebbe importante e bellissimo poter contare su un ufficio di progettazione. Attualmente ci avvaliamo di progettisti e consulenti che collaborano con gli uffici, per dare priorità massima alla progettazione per accedere ai potenziali strumenti di finanziamento».

IL FUTURO

Per cosa, alla fine della sua avventura da sindaca, le piacerebbe essere ricordata?

«La politica e l’azione amministrativa prima di tutto devono essere al servizio della collettività. Cerco di agire ogni giorno nel pieno rispetto del mandato ricevuto, provando a dare l’esempio, elemento fondamentale per chiunque svolga un’azione politica ed amministrativa. Insieme alla maggioranza, costruiamo ogni giorno il percorso politico e la visione che abbiamo del nostro comune da qui a trent’anni, al di là dei mandati amministrativi, che durano molto di meno. L’obiettivo è quello di mettere in cantiere una serie di azioni capaci di costruire dei solchi, nei quali possano germogliare sempre nuovi semi, fino al raggiungimento degli obiettivi anche a lungo, lunghissimo termine».

Indossa la fascia tricolore dal settembre 2020. Nel 2026 chiederà agli elettori un secondo mandato?

«Sono concentrata sul presente, le politiche e le azioni da portare avanti. Quello deve essere l’orizzonte al quale si deve guardare. Tutto il resto verrà da sé e lo decideranno prima la sezione di cui faccio parte e poi, eventualmente, i cittadini».

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Attualità

Istat: in Puglia crescita di export e occupazione

Bari si colloca al primo posto con 118mila occupati, ed al nono posto in Italia. Il tasso di occupazione è pari al 57,5%, in crescita di 2,8 punti rispetto al 2022 e di 4,2 in rapporto al 2019…

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Dall’ultimo report pubblicato dall’Istat, sono 26mila gli occupati in più rispetto al 2022  in Puglia, con un valore dell’export pari 10,155 miliardi di euro, in leggera crescita.

Bari si colloca al primo posto con 118mila occupati, ed al nono posto in Italia. Il tasso di occupazione è pari al 57,5%, in crescita di 2,8 punti rispetto al 2022 e di 4,2 in rapporto al 2019.

In Puglia gli occupati sono 1,293 milioni nel 2023, mentre nel 2022 erano a 1,267 milioni. Il tasso di occupazione sale al 50,7% con un aumento del’1,3% rispetto al 2022 e del 4,4% rispetto al 2019, prima di pandemia, guerre e caro energia.

Cala anche il tasso di disoccupazione (di 0,5 rispetto al 2022 e di 3,3 punti rispetto al 2019) e si attesta all’11,6% (in Puglia) contro il 14% del mezzogiorno; anche gli inattivi si riducono di 24mila unità nell’anno 2023 facendo calare il relativo tasso di 1,2 punti percentuali.

In crescita anche i dati delle esportazioni pugliesi: la crescita continua degli ultimi tre mesi del 2023 ha fatto recuperare il calo dei trimestri precedenti.

L’aumento nell’anno si attesta a 1,4 punti percentuali; la Puglia sui mercati esteri vale 10,155 miliardi di euro, contro i 10,014 miliardi del 2022.

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Cronaca

L’Unisalento piange la scomparsa della professoressa Gabriella Piro

Ha dedicato la sua vita alla ricerca e all’insegnamento, contribuendo in modo significativo al progresso della Botanica e rappresentando un esempio di dedizione e passion

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È scomparsa la professoressa Gabriella Piro, professore Ordinario dell’Università del Salento nel SSD BIO/03, Botanica Ambientale ed Applicata.

La professoressa Piro ha dedicato la sua vita alla ricerca e all’insegnamento, contribuendo in modo significativo al progresso della Botanica e rappresentando un esempio di dedizione e passione per tutti i suoi collaboratori. Entrata nell’Università del Salento nel 1984 come ricercatore universitario nel SSD E01A Botanica, ha successivamente ottenuto il ruolo di professore II Fascia nel 1998 e, dal 2002, ha ricoperto la carica di professore Ordinario.

La sua carriera è stata contrassegnata da un contributo scientifico significativo, con oltre 100 pubblicazioni che attestano la sua competenza nel campo della biologia vegetale applicata. Il suo approccio cito-morfologico, utilizzando microscopia confocale ed elettronica a scansione, ha contribuito alla comprensione delle strategie di adattamento delle piante a stress biotici e abiotici, oltre allo studio della via di secrezione, della compartimentazione cellulare e della parete cellulare in piante modello e di interesse agrario.

La professoressa Piro è stata una docente dotata di una capacità comunicativa eccezionale, in grado di trasmettere la sua passione per la botanica con chiarezza e entusiasmo, ispirando le menti giovani a esplorare nuovi orizzonti di conoscenza.

«Siamo profondamente addolorati per la scomparsa della professoressa Piro», dice il Rettore Fabio Pollice, «la cui dipartita ha lasciato un vuoto incolmabile nella nostra comunità accademica. La sua passione per la ricerca, la sua dedizione all’insegnamento erano fonte di ispirazione per chiunque lavorasse con lei in Dipartimento, nonché per i suoi affezionati studenti. Alla sua famiglia e a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerla porgo le mie più sincere condoglianze».

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