Connect with us

Attualità

Valeria Piccinni, Vedova Consacrata

Domani nella Cattedrale di Ugento Mons. Vito Angiuli celebrerà la sua consacrazione all’Ordo viduarum

Pubblicato

il

S.E. Mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, celebrerà la consacrazione di Valeria Piccinni all’Ordo viduarum, l’Ordine costituito da vedove che decidono liberamente di emettere il proposito di permanere per sempre nella condizione vedovile, vengono benedette per aderire ad una forma di vita nella quale vivere più profondamente la consacrazione battesimale attraverso la promessa di vivere la castità con cuore indiviso.


Prima di essere consacrate viene proposto alle vedove un percorso di discernimento che dura non meno di due anni.


La consacrazione avverrà domenica 29 dicembre, alle 17,30, presso la Cattedrale Maria SS. Assunta di Ugento,


Inoltre, una volta avvenuta la consacrazione, la vedova viene iscritta all’Albo diocesano.


Permanere nella fedeltà alle nozze celebrate con lo sposo umano è, infatti, una chiamata concreta e specifica aperta alla Grazia dello Spirito, come ribadisce anche Papa Francesco: “Con la vostra consacrazione, voi attestate

che è possibile, con la grazia di Dio e il sostegno e l’accompagnamento dei ministri e di altri membri della Chiesa, vivere i consigli evangelici esercitando le proprie responsabilità familiari, professionali e sociali

(Convegno internazionale del 6 settembre 2018 – Discorso alle vedove consacrate).


L’Ordo Viduarum nella Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca risale al 9 marzo 2016, quando il Vescovo Mons. Vito Angiuli decise di istituirlo, inaugurando così “un’esperienza tutta particolare e, per certi versi, unica nella nostra diocesi” – come ebbe modo di ribadire egli stesso nell’avviare il percorso – “con  la consapevolezza che nella Chiesa le vedove costituiscono un particolare stato di vita con la specificità dei doni e le caratteristiche proprie della missione”.


In realtà, la presenza della vedovanza consacrata in Diocesi risale all’anno precedente.

Nel 2015, infatti, a Bari, era stata consacrata Marilena De Pietro, giovane vedova di Salvatore D’Amico, morto a causa di un incidente stradale appena un mese dopo il matrimonio.


Ora la Diocesi ugentin accoglierà nell’Ordine Valeria Piccinni, vedova di Bruno Primiceri, madre di quattro figli e nonna di sette nipoti.


Come ha scritto Don Beniamino Nuzzo, Vicario Generale e Delegato diocesano “Ordo Viduarum” in un articolo dal titolo: “L’Ordo viduarum e il fascino della vedovanza consacrata”, “Solo Gesù Sposo può convertire la veste di lutto in habitus di gioia”.


Abbiamo chiesto a entrambe cosa c’è da scoprire nella scelta di una persona vedova che si consacra, assumendo pubblicamente gli impegni di castità perpetua, obbedienza e povertà nello stato vedovile.


Si può contemplare la definitività di un amore da annunciare al mondo di oggi, con il sapore dell’eternità”, riferisce Marilena De Pietro, “si tratta di una testimonianza forte di fiducia nel Cristo Risorto. In un momento in cui la famiglia sta vivendo una grande trasformazione, l’esempio di fedeltà coniugale di una vedova consacrata diventa un segno pieno di significato per tutti: dopo l’elaborazione del lutto, ogni persona vedova può aprirsi ad una nuova vita, continuando a fondare le proprie scelte sulla roccia che è Cristo, che la rende capace di accogliere, amare, consolare. Sull’esempio di sante come Francesca Romana, Elisabetta d’Ungheria, Giovanna de Chantal, Rita da Cascia ed altre ancora, la vedova consacrata lascia spazio a Gesù Sposo per farsi interpellare personalmente da Lui che chiede: “Vuoi essere mia sposa per sempre?”. “Certo, non è una strada facile né scontata. Non tutte le vedove sono chiamate a consacrare a Gesù Sposo la propria vita“.


Lo dice anche san Paolo”, aggiunge Valeria e prosegue, “io sono madre e nonna, vedova da cinque anni e ritengo che essere consacrata significhi offrire a Dio quei doni che Egli stesso ha elargito a me. Fare questo tipo di percorso nelle mani della Chiesa, Madre e Maestra, aiuta non solo a superare il lutto per la perdita di una persona cara ma anche ad assumere la stessa Chiesa come famiglia, senza trascurare la cura per i propri figli, nipoti e amici nella testimonianza gioiosa del Cristo Risorto”.


La vita della vedova consacrata è scandita dalla preghiera”, come ribadisce Marilena, “una preghiera vissuta in unione con tutta la Chiesa attraverso la Liturgia delle Ore, i tempi dedicati alla meditazione, alla Celebrazione eucaristica, all’ Adorazione e ad ogni altro evento ecclesiale rilevante”.


Parallelamente, vengono resi tutti i servizi che si possono esprimere in molteplici modi: dal lavoro professionale a quello casalingo, dalla missione ben delineata – attraverso incarichi precisi affidati dal Vescovo – alla carità esercitata incondizionatamente negli ambienti di provenienza.


Attualità

Ma davvero i pugliesi sono i più infelici d’Europa?

Le indagini sono invece molto soggettive, e quindi discutili, quando vogliono entrare nella psicologia umana e valutare la felicità di una persona, felicità che non si può ridurre ad un dato statistico poiché è sempre personale sia per quello che uno desidera sia per i momenti della vita in cui si esprime

Pubblicato

il

ALLA FINE DEL GIORNO.  SIAMO FELICI O INFELICI?

di Hervé Cavallera

   Secondo un report ISTAT del 17 aprile scorso i lavoratori italiani sono trai più infelici d’Europa e tra gli Italiani i Pugliesi. Ciò riguarderebbe la percezione delle amicizie, l’utilizzazione del tempo libero, i rapporti familiari, la condizione economica e sociale. Un quadro certamente non esaltante e che sembra contrastare, per noi Salentini, quella che è considerata l’immagine ufficiale del “tacco d’Italia”, terra del sole, dell’ospitalità, dello svago. Si tratta quasi di squarciare il velo di autoprotezione e di scorgere una realtà ben diversa. 

    E tuttavia i dati sono da valutare con una certa cautela anche perché si entra nella dimensione intima dei soggetti e in essa l’emotività ha un ruolo notevole  e gli esseri umani sono spesso portati ad accentuare ciò che di positivo e di negativo hanno incontrato o incontrano nella propria esistenza. Dipende poi dalle diverse età della vita e dalle esperienze provate nella vicinanza del report. Immaginate un giovane intervistato a pochi giorni dal suo matrimonio con aperta davanti una luminosa speranza di vita e un giovane intervistato poco dopo la scomparsa di una persona a lui cara.

D’altra parte, secondo un discutibile report del 1923 attribuito all’ONU (Where young people are the happiest ossia Dove i giovani sono più felici) si troverebbero tra i più felici i giovani del nord Europa e in primo luogo i Lituani. Altri report giudicano la Finlandia lo Stato ove si vive meglio.

E questo sempre  tenendo conto del reddito pro capite, dell’aspettativa di vita sana, della libertà sociale. E a ciò si contrappone il fatto, attestato sempre da report, che il tasso maggiore dei suicidi avviene proprio nei Paesi Baltici  dove appunto esiste un più alto tenore di vita. E il suicidio, si capisce bene, è indubbia espressione di drammatica infelicità. Non è il denaro che assicura la felicità. 

   Insomma, non è facile tradurre in fredde classifiche, che vorrebbero essere oggettive e scientifiche, quelli che sono i sentimenti delle persone, sentimenti che variano non solo secondo le età e il successo lavorativo, ma appunto secondo lo stato d’animo del momento in cui si risponde ai quesiti dei report.

Nella percezione di sé gli elementi soggettivi si intrecciano inevitabilmente con  quelli oggettivi, sì da rendere molto dubbia la possibilità di una conoscenza oggettiva di come veramente si è. Le variabili sono tante e non codificabili.

Ad esempio, può naturalmente accadere che una persona con un reddito modesto possa  essere più sereno di un’altra con un reddito più alto ma con incombenze più pesanti. A voler poi richiamare la nostra tradizione cattolica, è pressoché difficile che nelle confessioni non si dichiarino delle colpe, degli errori, sia pur veniali. E il riconoscimento del peccato mostra come l’uomo non è mai esente dalle ombre, a meno che non si tratta di figure eccezionali di cui è riconosciuta la santità, ma anche loro hanno pur sofferto le “tentazioni”. Lo stato d’animo è fatalmente soggettivo e non può che riguardare il singolo individuo.

    Ciò non vuol dire che le classifiche, le statistiche, i “dati” siano da buttar via. Essi, quando veramente ben fatti e promossi da istituti di riconosciuti meriti scientifici, sono utili per individuare “frammenti” di vita, di aspirazioni, di stati d’animo, di aspettative; frammenti che possono servire come stimolo per venire incontro alle esigenze della comunità. 

I report sono certamente oggettivi allorché indicano dei dati come, ad esempio, stipendi, natalità, emigrazione, malattie, ecc. In questi casi dovrebbero costituire un pungolo nei confronti delle classi dirigenti politiche per migliorare in modo equo la qualità della vita dei cittadini.  

   Le indagini sono invece molto soggettive, e quindi discutili, quando vogliono entrare nella psicologia umana e valutare la felicità di una persona, felicità che non si può ridurre ad un dato statistico poiché è sempre personale sia per quello che uno desidera sia per i momenti della vita in cui si esprime. Si pensi ad un giovane che ha di fronte un futuro che è sempre, nel bene e nel male, pieno di incognite.

Nel giovane ora possono prevalere l’entusiasmo e la speranza, ora la delusione e l’incertezza.

  Ma ciò vale anche per l’anziano. Nel meriggio della propria esistenza egli può fare un bilancio di quanto accaduto e necessariamente trova gioia e dolori, vittorie e delusioni, errori e illusioni, successi e affetti.

A quali dare più peso, considerato che tutti insieme hanno costituito e costituiscono la propria vita? Vivere significa anche accettare gioie e dolori, sperando di commettere pochi errori e non gravi. 

  Ora, tornando al nostro Salento e prescindendo dai diversi problemi personali che possono riguardare le aspettative che si riscontrano nel proprio ambiente lavorativo, il quale dovrebbe essere analizzato secondo le diverse tipologie, è chiaro che in generale qualcosa non va nel mondo giovanile, e ne sono espressione oggettiva lo spopolamento e il calo demografico. La maggior parte di coloro che vanno a studiare o a lavorare fuori Terra d’Otranto non torna più. E di tale problema dovrebbe farsi carico il mondo della politica regionale e nazionale, come lo stesso mondo deve affrontare il tema della natalità che, pur connesso ad un modus vivendi che talvolta non vuole assumersi responsabilità, potrebbe essere in qualche modo modificato con agevolazioni e contributi per la nascite. 

   Importante, in ogni caso, è saper vivere insieme e  sapersi spendere per vedere crescere i propri cari, la propria terra. Questo in vario modo hanno fatto i nostri genitori, i nostri antenati e a questo compito non ci si può e non ci si deve sottrarre.   

Continua a Leggere

Attualità

I Matia Bazar a Taurisano per la festa del Crocefisso

Tutt’oggi nella giornata del 3 maggio la festa inizia fin dalla mattina, quando le famiglie taurisanesi intraprendono un pellegrinaggio rivisitato: raggiungono per una scampagnata l’altura del Manfìo

Pubblicato

il

C’è una tradizione lunga oltre cent’anni a Taurisano, nata grazie alla devozione di una coppia di coniugi. È la festa del Santissimo Crocefisso, che si celebra ogni anno il 3 maggio, presso l’omonima chiesetta.

Il luogo di culto, ubicato all’ombra di una splendida grande quercia, fu eretto nel 1904 per volere di Vito Schiavano e Maria Marraffa, che ne finanziarono la costruzione.

Da allora, la comunità di Taurisano onora con grande affetto e costanza il culto nei confronti del Santissimo Crocefisso, di cui peraltro è conservata una imponente raffigurazione proprio all’interno della chiesa, realizzata dal maestro cartepestaio leccese Giuseppe Manzo quale riproduzione fedele di un’altra opera presente a Galatone.

Il motivo di questa riproduzione trova senso ancora una volta nella storia dei succitati coniugi Schiavano, i quali erano soliti effettuare, a partire dalla data del loro matrimonio, un pellegrinaggio al Santuario di Galatone, per venerare proprio il miracoloso SS. Crocefisso della Pietà.

Questo pellegrinaggio durò circa trent’anni, fino a quando i due devoti, avendo ormai raggiunto una veneranda età e non potendo sostenere l’estenuante fatica di un viaggio così lungo, fecero appunto erigere, al limite di un fondo di loro proprietà, una cappella dedicata al SS. Crocefisso.

Per tradizione, tutt’oggi nella giornata del 3 maggio la festa inizia fin dalla mattina, quando le famiglie taurisanesi intraprendono un pellegrinaggio rivisitato: raggiungono per una scampagnata l’altura del Manfìo, situata tra Taurisano, Casarano e Ruffano, dove si trova la cripta basiliana del Crocefisso della macchia, in cui è consuetudine celebrare messa proprio in questa ricorrenza.
Dopo aver fatto visita al luogo di culto ci si ferma per trascorrere la giornata in campagna, al calar del sole si ritorna in paese e ci si prepara per la festa tradizionale.

Venerdì 3 maggio le celebrazioni si aprono sulle note della Banda “G. Verdi” di Taurisano e con le messe, delle ore 8 e delle ore 10, presso la Cappella del SS. Crocifisso.

A seguire, alle ore 11, la processione per portare la venerata immagine del Santissimo Crocifisso nella Chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.
Ci si ritrova nel pomeriggio, alle 18,30, con la santa messa proprio nella Chiesa SS. Apostoli Pietro e Paolo.
Alle 19,30 la processione per le strade del paese. In chiusura dei riti religiosi, lo spettacolo di fuochi d’artificio.

In serata, poi, chiusura col botto. Una storica band della musica italiana salirà sul palcoscenico della festa.

Alle spalle della cappella, in via Pirandello, si esibirà l’iconico gruppo musicale Matia Bazar, due volte vincitore del Festival di Sanremo.
Il concerto avrà inizio alle ore 21, con ingresso libero.

Continua a Leggere

Attualità

Tricase Destinazione Autentica 2024, avviso pubblico

Rivolto a soggetti pubblici e o privati, singoli e associati, anche a carattere religioso, ed è finalizzato ad individuare proposte di eventi ed iniziative progettuali di carattere culturale turistico di intrattenimento e spettacolo, da inserire nella programmazione della rassegna. C’è tempo fino al 31 maggio. online anche il bando “Una casa per giovani idee”

Pubblicato

il

 Segui il canale il Gallo  Live News su WhatsApp: clicca qui

Avviso pubblico per l’individuazione di progetti eventi di iniziativa da inserire nella programmazione culturale e turistica: “Tricase Destinazione Autentica 2024”.

L’amministrazione comunale intende valorizzare i principali attrattori culturali e turistici della città, delle frazioni e delle marine, al fine di promuovere un piano di sviluppo turistico culturale ricco e multidisciplinare.

L’avviso pubblico è rivolto a soggetti pubblici e o privati, singoli e associati, anche a carattere religioso, ed è finalizzato ad individuare proposte di eventi ed iniziative progettuali di carattere culturale turistico di intrattenimento e spettacolo, da inserire nella programmazione della rassegna dal titolo Tricase Destinazione Autentica 2024. Saranno accolte proposte che siano in linea con gli obiettivi prefissati dell’amministrazione comunale, in un’ottica di promozione turistica e riposizionamento competitivo della città. C’è tempo fino al 31 maggio.

Online anche il nuovo bando per “Luoghi Comuni”, “Una casa per giovani idee”. È un’iniziativa delle Politiche giovanili lanciata da Regione Puglia e ARTI Puglia con l’obiettivo di finanziare progetti di innovazione sociale proposti da organizzazioni giovanili, che possono essere accolti e realizzati in spazi pubblici.

C’è tempo fino al 28 maggio 2024 per candidare progetti di innovazione sociale per rivitalizzare la Chiesa della Madonna di Costantinopoli (la “chiesa dei diavoli”) e tutta l’ampia area all’aperto circostante del Comune di Tricase.

Continua a Leggere
Pubblicità

Più Letti

Copyright © 2019 Gieffeplus