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Cronaca

Schianto sulla 274: auto in bilico sul cavalcavia

Incidente con feriti nel primo pomeriggio sulla Gallipoli-Leuca, nel territorio di Taviano

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Un brutto incidente si è verificato nel primo pomeriggio di oggi, mercoledì 22 dicembre, sulla strada statale 274, la Gallipoli-Leuca.


Nel tratto ricadente nel territorio di Taviano, due vetture si sono scontrate violentemente poco dopo le 13, con lieve coinvolgimento di una terza. Nell’impatto frontale, una Fiat Punto è stata sbalzata contro il guardrail in corrispondenza di un cavalcavia, rimanendo vertiginosamente in bilico e quasi tagliata in due dalla barriera di sicurezza.


Le altre macchine coinvolte sono una Nissan Micra ed una Fiat Panda che sopraggiungeva.


Sul posto il 118 con le forze dell’ordine. I feriti sono stati trasportati in due in codice giallo ed uno in codice verde.

Intervenuti anche i vigili del fuoco assieme ai carabinieri ed alla polizia.



Cronaca

Violento rogo a Torre S. Giovanni: distrutte tre auto

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Tre auto distrutte dalle fiamme nella notte in un incendio che desta forti sospetti, scoppiato a Torre San Giovanni, marina di Ugento.

Erano da poco passate le tre quando una chiamata al 115 ha fatto accorrere una squadra dei Vigili del Fuoco del Comando di Lecce, distaccamento di Gallipoli in via Monte Pollino.

Qui le lingue di fuoco avevano rapidamente avvolto tre macchine ferme in sosta sulla sede stradale: una Renault modello Kangoo, un’Alfa Romeo modello Stelvio e un furgone Fiat modello Doblo.

Grazie al tempestivo intervento della squadra dei Vigili del Fuoco, ulteriori danni a persone e beni sono stati evitati, garantendo la sicurezza pubblica e privata. 

Da chiarire però le cause che hanno originato l’incendio, tuttora oggetto di indagine.

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Cronaca

Turismo, penuria di personale: «Allora non era colpa del Reddito di Cittadinanza…»

Il dibattito sulla difficoltà nel reperire lavoratori stagionali: Daniela Campobasso, nuova segretaria generale della Filcams Cgil Lecce: «Evidentemente non era colpa del sussidio. Basterebbe applicare il Contratto. Invece lavoro sottopagato, orari che eccedono di gran lunga quello ordinario, condizioni di sfruttamento, lavoro nero. In due parole: precarietà e sfruttamento»

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Puntualmente, in questo periodo, si ritorna a discutere di turismo in tutte le sue sfaccettature e, altrettanto puntualmente, le imprese del settore lamentano penuria di personale.

Fino allo scorso anno il mantra ricorrente recitava più o meno così: «La gente non ha più voglia di lavorare; è tutta colpa del Reddito di cittadinanza».

«Abbiamo sempre sostenuto invece che, pur tra tanti abusi oggettivi, il Reddito di cittadinanza non fosse la vera causa di questa difficoltà», tuona Daniela Campobasso (nella foto in alto), la nuova segretaria generale della Filcams Cgil Lecce, «lo abbiamo detto sulla base di un ragionamento semplice, consequenziale: se gli addetti al settore turismo fossero stati pagati come previsto dalla contrattazione nazionale e se il contratto collettivo fosse stato rispettato anche su riposi, ferie, permessi, orario di lavoro, quale convenienza avrebbero avuto migliaia di lavoratori nel percepire un sussidio così esiguo? Risposta scontata: non avrebbero avuto alcuna convenienza».

«Oggi», prosegue la neo segretaria generale della Filcams Cgil Lecce, «i nodi vengono al pettine e la realtà dice che quel nostro discorso non faceva una piega, visto che anche quest’anno, con il Reddito di cittadinanza debellato dal Governo, la “penuria di personale stagionale” si ripresenta».

In un recente articolo di stampa, il vice presidente del Fipe nazionale, «dopo aver ammesso quanto da noi già in passato sostenuto», afferma che lo sfruttamento nel settore del turismo sia una “leggenda metropolitana”, citando la sua personale esperienza di imprenditore rispettoso di regole e contratti.

«Pur apprezzando la sua condotta di datore di lavoro che è bene ricordare dovrebbe essere considerata normale», la replica di Daniela Campobasso, «quel che noi incrociamo quotidianamente nelle nostre sedi racconta una realtà completamente diversa: lavoro sottopagato, orari che eccedono di gran lunga quello ordinario, condizioni di sfruttamento, lavoro nero. In due parole: precarietà e sfruttamento».

«È troppo semplicistico invitare le persone alla denuncia», aggiunge la sindacalista, «perché sappiamo bene quali retaggio culturale e paure si celino dietro questa scelta. Sarebbe più opportuna una scelta etica da parte di tutte le imprese del settore, una scelta di rispetto non solo di regole e contratti, ma anche e soprattutto della vita di ciascun lavoratore».

«È una battaglia culturale», conclude Daniela Campobasso, «che dovrebbe vedere protagonisti proprio quegli imprenditori onesti che si vedono ingiustamente omologati in quella platea, purtroppo maggioritaria, di “prenditoriinteressati solo ad accrescere il proprio profitto, indifferenti a dare il proprio contributo non solo alla crescita individuale, ma anche allo sviluppo territoriale».

 

 

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Cronaca

Autovelox: scatta la multa per due decimi di km/h

Multa da guinness dei primati all’autovelox di Trepuzzi. Il superamento irrisorio del limite imposto, se rilevato con il solo ausilio degli strumenti elettronici non integra una condotta colposa del conducente. Giovanni D’Agata (Sportello dei Diritti): «L’ente accertatore prenda atto di quanto accaduto e provveda all’annullamento del verbale con il ricorso amministrativo senza che il malcapitato debba rivolgersi al giudice di pace sborsando anche il costo del contributo unificato che è praticamente prossimo a quello dell’intero verbale se pagato nei cinque giorni»

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Qualche anno fa, citando l’onnipresente Giulio Andreotti, si diceva che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.

Quanto sta accadendo con gli autovelox e gli altri strumenti che restano utili se adoperati nel modo giusto per l’incolumità di chi viaggia in auto, alimenta il sospetto che oltre a limitare la velocità siano pensati per ripulire le tasche degli automobilisti.

Dopo l’episodio sulla Gallipoli – Lecce che vi abbiamo riportato qualche giorno fa, con un verbale per un decimo di chilometro più del lecito al netto della famosa tolleranza, la storia si ripete.

E si può parlare di guinness da primati per un automobilista leccese che è stato sanzionato lungo la strada S.S. 613 Lecce – Brindisi , perché pizzicato dall’autovelox fissato al km 23+700 , in direzione Brindisi per soli 0,2 decimi di chilometro.

La regola vuole che dalla velocità rilevata dall’apparecchiatura (autovelox, telelaser, tutor) bisogna sottrarre il 5% con un minimo di 5 km/h.

Se dopo aver effettuato questa operazione il risultato sarà superiore al limite, scatta la multa. Altrimenti, l’automobilista è salvo.

È la famosa tolleranza, prevista dall’articolo 345 del Regolamento di esecuzione del Codice della Strada, dove si legge: “È disposto che per gli accertamenti della velocità, qualunque sia l’apparecchiatura utilizzata, al valore rilevato sia applicata una riduzione pari al 5% con un minimo di 5 km/h”.

Nella pratica, una rilevazione di 76 km/h diventa, ai fini dell’eventuale violazione e delle relative sanzioni, 70,20 km/h (-5 km/h).

Storicamente, le misurazioni sono effettuate all’unità di km/h.

Con l’evoluzione tecnologica, però, sono state imposte misurazioni più raffinate.

Insomma, anche se si sta sulla pubblica via sembra quasi essere proiettati in competizioni automobilistiche dove si viaggia sul filo dei millesimi solo che qui, nei controlli della velocità siamo ancora rimasti, non si sa ancora per quanto a questo punto, al controllo dei decimali.

Dunque si tratta di accertamento effettuato solo con l’ausilio di un’apparecchiatura elettronica, e considerato il superamento del limite, poco al di sopra di quello imposto, l’automobilista non è in grado, anche usando la normale diligenza richiesta per la condotta di guida, di verificare il rispetto del limite al “centesimo”, perché condizionato inevitabilmente ad alcuni parametri empirici esterni, (l’esatta caratura del tachigrafo, il pedale dell’acceleratore ecc.) che impediscono la verifica simultanea e certa della velocità effettiva, senza che tutto ciò comporti un aumento dei pericoli per la sicurezza stradale e tenuto conto della presumibile volontà del conducente di attenersi alle prescrizioni del codice della strada in tema di velocità. Ebbene, questo famigerato apparecchio ha “multato” un cittadino perché “eccedeva di km/h 0,2 decimi il limite imposto” di 110 km/h .

La Corte di Cassazione ha ricordato con ordinanza 3698/2019 che nessuna multa va elevata nei confronti di chi supera di poco il limite.

L’augurio, evidenzia, Giovanni D’Agata, presidente dello  “Sportello dei Diritti”, è che «l’ente accertatore prenda atto di quanto accaduto e provveda all’annullamento del verbale con il ricorso amministrativo senza che il malcapitato debba rivolgersi al giudice di pace sborsando anche il costo del contributo unificato che è praticamente prossimo a quello dell’intero verbale se pagato nei cinque giorni».

 

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