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Attualità

Spiraglio Adelchi: un tavolo al Ministero a Roma il 14 dicembre

In mattinata il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, ha partecipato al tavolo istituzionale convocato in Prefettura a Lecce per fare il punto

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In mattinata il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, ha partecipato al tavolo istituzionale convocato in Prefettura a Lecce per fare il punto sulla delicata vertenza-Adelchi. La Provincia di Lecce ha portato sul tavolo i risultati del lungo e produttivo lavoro di mediazione intrapreso con pazienza in tutti questi mesi, portato avanti nel tentativo di salvare le 720 famiglie coinvolte in questa vicenda che oramai ha assunto contorni “drammatici” dal punto di vista sociale e della stessa sopravvivenza di migliaia di salentini. Il Presidente Gabellone intende esprimere la sua soddisfazione per l’accoglimento del vero e proprio ultimatum lanciato dalla Provincia di Lecce, che al tavolo si è espressa con nettezza nella direzione di un immediato e non più rinviabile tavolo interministeriale, da mesi richiesto dal Presidente Gabellone a tutti i livelli. “L’immediatezza della data del 14 dicembre”, rileva Gabellone, “soddisfa la Provincia di Lecce, che da tempo è già pronta per quella data, con la sua importante azione di scouting, di ricerca delle imprese individuate a ché possano utilizzare le risorse dell’Accordo di Programma ferme da oramai 3 anni (si tratta di 40 milioni di Euro che più gruppi imprenditoriali hanno manifestato di voler intercettare per investire e salvare i livelli occupazionali nel nostro territorio). La variabile-tempo è fondamentale in questa fase, per raggiungere entro l’anno alcuni importanti e paralleli risultati, primo tra tutti la proroga degli ammortizzatori sociali straordinari indispensabile alla sopravvivenza e alla sussistenza primaria di 720 famiglie salentine”.


L’On. Ugo Lisi: “Anche Invitalia faccia la sua parte”


“Il tavolo con i Ministeri del Welfare e dello Sviluppo Economico previsto per mercoledì prossimo a Roma potrebbe dare un risposta importante alle serie problematiche occupazionali dei lavoratori del Gruppo Adelchi, per i quali si paventa il mancato rifinanziamento della cassa integrazione a partire dal 1° gennaio 2012. Rinnegando ogni forma di demagogia e nella piena consapevolezza della difficoltà operativa in cui il Governo si dovrà muovere, non possiamo tuttavia sottovalutare l’urgenza dell’intervento che riguarda oltre 700 famiglie del nostro territorio, in una fase di difficoltà generale di sistema. Chiediamo al Governo uno scatto d’orgoglio nel pieno convincimento che il sostegno a questi lavoratori non rientra nel mero assistenzialismo, bensì potrebbe rappresentare un’occasione unica per rimettere in moto l’economia di uno specifico comparto e di una specifica area territoriale di riferimento che sono fiaccati da quando sono saltate le regole della concorrenza mondiale. Da non sottovalutare l’esortazione che il tavolo istituzionale di oggi, riunitosi in Prefettura, ha rivolto ad Invitalia che potrebbe attirare su di sé gli investimenti di alcuni imprenditori italiani e internazionali in grado di poter preparare l’assunzione di parte dei dipendenti Adelchi. Sarebbe un primo gesto concreto che non può non essere compiuto”.


Paolo Pellegrino, presidente provinciale Fli Lecce


“La notizia della dichiarata disponibilità dei Ministri Fornero e Passera di incontrare mercoledì 14 dicembre una delegazione interistituzionale per discutere della situazione in cui versano centinaia di lavoratori dell’Adelchi di Tricase, ci rassicura circa la sensibilità di questo Governo che, dipinto come una equipe di tecnocrati, dimostra, invece, grande attenzione per i cittadini in gravi difficoltà lavorative. Tuttavia, l’ennesima situazione complessa che vivono quelle maestranze salentine, professionalmente invidiate da tanti altri comparti italiani del calzaturiero, ci obbliga ad una discussione un po’ più approfondita sulla riconversione del settore che abbisogna di un nuovo piano economico e imprenditoriale per l’intero Mezzogiorno. Sarà anche e soltanto una vicenda salentina e tricasina, ma la storia di questi lavoratori va inquadrata nella più generale mancanza di attenzione per il Sud che si è avuta in questi ultimi decenni, quando dapprima si è sottovalutata la concorrenza sleale di molti paesi emergenti e poi non si è compreso che occorrevano nuove idee di crescita per affrontare e vincere la sfida dell’economia globale. Il sostegno all’economia familiare dei lavoratori salentini deve andare di pari passo con un’altra idea di sviluppo che il Salento deve saper prendere sulle sue spalle, perché di emergenza in emergenza si rischia di trasformare il diritto al lavoro in semplice richiesta di sussidio”.

Il comunicato della Segreteria provinciale di Lecce dei Comunisti Sinistra Popolare


“Dopo più di 10 anni di lotte e di proteste, la vicenda dei 720 lavoratori del gruppo Adelchi licenziati ed in cassa integrazione, sembra non finire mai. Anche oggi, compatti ed uniti, si sono presentati con striscioni e  cori di protesta, sotto la Prefettura di Lecce, dove per le ore 10 era previsto un ulteriore tavolo a livello locale e regionale tra le parti sociali e i rappresentanti di Regione e Stato. Dopo l’ultimo tavolo che, a livello regionale, aveva richiesto un incontro interministeriale per l’agganciamento della cassa integrazione dei lavoratori con quella straordinaria nazionale (visto che quella a cui attingono ora scadrà a fine mese), un muro di silenzio era calato tanto da costringere (sotto la pressione dei lavoratori) le sigle sindacali a richiedere un incontro urgente per oggi in Prefettura. Solo grazie alla forzatura “violenta” (blocco del traffico davanti la Prefettura) fatta dai lavoratori che gli stessi sono riusciti a strappare una data ed un orario per l’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico a Roma: il 14 dicembre alle ore 15,00. E così le speranze dei lavoratori e delle loro famiglie di avere delle buone notizie per prossimo  natale si spostano a livello romano. Due diritti primari, quello del lavoro e quello di una retribuzione dignitosa, si scontrano da anni contro il muro del padre-padrone Adelchi che, “ingrassatosi” con gli aiuti statali attraverso i giochini delle scatole cinesi (chiudo una fabbrica e ne riapro un’altra con un nome diverso spostando i lavoratori da una all’altra percependo così gli incentivi all’occupazione e quant’altro), ha pensato bene, piano a piano, di delocalizzare le proprie strutture produttive in paesi in cui il costo del lavoro e le tutele sindacali risultano essere pressoché ridicole se non del tutto inesistenti. E così facendo  ha “spremuto e sfruttato” Stato e lavoratori per poi dare un calcio al “sedere” all’uno e agli altri, uscendone così sempre più ricco e potente. Comunisti Sinistra Popolare chiede che gli interessi dei lavoratori vengano messi al primo posto in questa vicenda e che non si continui semplicisticamente a parlare della crisi dell’Adelchi come riprova del periodo di crisi globale che sta attraversando il nostro pianeta. Il caso Adelchi non è sintomatico della crisi economica, ma è strutturale e funzionale al capitalismo: massimizzare i profitti azzerando i costi e, in particolar modo, azzerando il costo dl lavoro attraverso o la fruizione di incentivi e/ detrazioni statali oppure attraverso la delocalizzazione produttiva verso paesi in cui il costo della forza lavoro sia irrisorio. Per questo vediamo come unica via di uscita la nazionalizzazione di tutte le strutture produttive del gruppo Adelchi presenti sul territorio Italiano sia per via diretta (in cui l’Adelchi stesso risulti il proprietario), sia per via indiretta (tutte le imprese che se pur non aventi a capo il sig. Adelchi, di fatto fanno capo a lui), e il loro affidamento ai lavoratori, in quanto gli unici in grado di gestire e portar avanti la produzione; nonché il recupero di tutti gli incentivi e gli aiuti ricevuti dall’imprenditore a qualsiasi titolo dallo Stato ( a scapito del suo patrimonio personale e familiare) e dagli altri Enti locali e il loro utilizzo per la ricapitalizzazione dell’azienda gestita direttamente dai lavoratori. Per questo Comunisti Sinistra Popolare è stata oggi al fianco dei lavoratori del gruppo Adelchi così come lo sarà il 14 dicembre a Roma ed ogni qualvolta i lavoratori lo vogliano”.


Loredana Capone, vice presidente Regione Puglia


“La vertenza Adelchi continua a preoccuparci:  720 lavoratori, a cui scade la Cassa Integrazione il 31 dicembre, rappresentano oggettivamente il rischio di un dramma sociale insostenibile”. La vice presidente della Regione Puglia, Loredana Capone, ha preso parte questa mattina al Tavolo convocato  Prefettura alla presenza di Istituzioni, sindacati e parlamentari. “Nel corso dei lavori, dopo le tante insistenze mie e del Presidente Vendola nei giorni scorsi, ho avuto finalmente il piacere di sentire dalla viva voce del Direttore del Ministero dello Sviluppo Economico la concessione di una data per la convocazione del Tavolo nazionale. La vicenda Adelchi”, aggiunge Loredana Capone, “è infatti una crisi nazionale per i numeri e per il settore di attività”. Il tavolo nazionale è convocato per il 14 dicembre alle 15 a Roma presso la sede del Ministero allo Sviluppo Economico alla presenza del rappresentato del Ministero del Lavoro. “Esprimo soddisfazione”, dice ancora la Capone, “per il primo passo ma anche preoccupazione per la prospettiva di ricollocazione dei lavoratori, almeno parte alla volta. Perciò al tavolo romano chiederemo di velocizzare l’iter per l’Istruttoria delle Pratiche relative alle domande di investimento già presentate e chiederemo altresì al Ministero e ad Invitalia di impegnarsi insieme a noi al reperimento di altre aziende che vogliano investire nell’Area Pit9 dove ha sede Adelchi. Non c ‘è tempo da perdere, la nuova Cig per gli operai Adelchi è il primo obiettivo, ma per noi è indispensabile riconvertire il tessuto per dare prospettive ai lavoratori. Ringrazio i sindacati e tutti coloro che stanno seguendo la causa insieme alla Regione, che assicura il costante impegno al fianco dei lavoratori con tutti gli incentivi di cui dispone”.


Attualità

Elezioni a Tricase, giochi fatti? Ancora no

Certe le candidature dell’uscente Antonio De Donno e di Vincenzo Errico (Tricase Insieme). Fratelli d’Italia insiste con Claudio Pispero. Situazione fluida nel centrosinistra. I possibili scenari

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di Giuseppe Cerfeda

In attesa della definizione delle candidature per le elezioni regionali, proseguono a Tricase incontri e trattative per l’appuntamento, cruciale, con le comunali della prossima primavera.

Premessa d’obbligo: le consultazioni regionali, sia la vittoria finale, quindi il nuovo governatore, che i risultati dei singoli candidati consiglieri, potrebbero in qualche modo influenzare le scelte per candidature e liste anche in sede cittadina.

Partiamo intanto dalle certezze, con le candidature già annunciate dai diretti interessati.

IL SINDACO USCENTE

Sarà sicuramente della partita il sindaco uscente Antonio De Donno.

Dopo le disavventure giudiziarie che hanno coinvolto l’ex assessore regionale Alessandro Delli Noci (e quindi l’impasse che ne è conseguita per il movimento politico CON), resta da verificare quale sarà lo schieramento che sosterrà la ricandidatura del primo cittadino uscente.

Detto che si tratterà comunque di liste civiche, tra le ipotesi in ballo c’è anche quella del sostegno di parte del centrodestra.

FRATELLI D’ITALIA

Non solo gli amministratori uscenti vicini a quell’area politica ma anche coloro che gravitano nel mondo di Forza Italia non escludono affatto taòepossibilità.

Non pare dello stesso parere Fratelli d’Italia che, invece, continua a lavorare, sempre con un occhio alle regionali, alla candidatura di Claudio Pispero.

Dal circolo del partito della Meloni, comunque, non pongono veti assoluti a eventuali evoluzioni e, quindi, a una coalizione di centrodestra che si presenti unita alle elezioni.

Danno, però, zero chance all’eventualità di sostenere il sindaco uscente.

CHE SUCCEDE NEL CENTROSINISTRA?

Situazione in evoluzione anche nel centrosinistra.

Gli ultimi sviluppi indicano come possibile candidato l’oncologo Vincenzo Chiuri (proposto dal Partito Democratico e scelto da una rosa che comprendeva anche Anna Maria Girasoli, proposta da Sinistra italiana, e Dario Martina dal Cantiere civico).

L’obiettivo Campo Largo è stato annunciato da mesi (soprattutto dai Dem), insieme alla volontà di presentarsi uniti ai nastri di partenza.

Sulla questione candidato e unità, al momento, però, le bocche restano cucite, anche perché gli equilibri sembrerebbero fragili.

Da quel che siamo riusciti a sapere, ci sarebbe già una bozza di accordo tra PD, Cantiere civico e Sinistra italiana.

Chi ancora, invece, appare perplesso (eufemismo) è “Tricase, che fare?”.

Il movimento fondato da Giovanni Carità è fermo sulla posizione che prevede le Primarie per la scelta del candidato.

Ma il PD, partito che le ha sdoganate, da quell’orecchio pare non sentirci.

Incontri e dialoghi continuano ma, soprattutto sul versante “Tricase, che fare?”, sono molto pessimisti sulla buona riuscita delle trattative.

Resta, invece, da capire cosa faranno coloro che da tempo sono stati indicati (e hanno dato la loro disponibilità) come candidati.

Cosa farà, ad esempio, Andrea Morciano?

Secondo i soliti bene informati l’ingegnere sarebbe sponsorizzato dall’ex segretario provinciale del PD Ippazio Morciano e dal gruppo che a Tricase ne fa riferimento.

All’interno della coalizione di centrosinistra, al momento, però, non non ci sarebbe una convergenza totale rispetto alla sua candidatura.

FANTAPOLITICA?

C’è anche chi, fedele al motto di andreottiana memoria («A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina»), ipotizza uno scenario (quasi) da fantapolitica.

Secondo tale ipotesi, potrebbe accadere che Chiuri, che ha dato la propria disponibilità solo nell’eventualità di Campo Largo, non confortato dall’auspicata unità di intenti, faccia un passo indietro.

E a quel punto? A quel punto, stretti nei tempi e nelle possibilità, Dem, Cantiere civico e Sinistra italiana potrebbero (dovrebbero?) sostenere Andrea Morciano. Solo fantapolitica? Chissà…

Da noi interpellato, Andrea Morciano ha confermato «la volontà di candidarmi».

Poi ha chiarito: «Non voglio essere fonte di divisione per chicchessia. Centrosinistra? Certo, è la mia comfort zone, l’area a cui appartengo. Vedremo… Di certo sarò contro l’attuale amministrazione».

TRICASE INSIEME

«Confermatissima» la candidatura di Vincenzo Errico a capo del movimento civico “Tricase Insieme”, mentre si sono perse le tracce di Fernando Dell’Abate che, come raccontano le solite gole profonde, in tempi non sospetti, avrebbe avanzato la propria candidatura, trovando la strada sbarrata nel centrosinistra, l’area a cui, da ex socialista, storicamente appartiene.

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Approfondimenti

“Per grazia ricevuta”: Piemontese, assessore sanità Puglia, crea d’emblée 2mila posti di lavoro

Nonostante cinque aziende sanitarie da 17 giorni siano senza direttore generale e non si veda alba, la Regione si prepara a lanciare tre concorsoni: due dei quali saranno gestiti proprio da Asl senza un manager…

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di Luigi Zito

Quello che non succede in 5 anni, a volte, si sa, può accadere a pochi giorni dalle elezioni: siano esse comunali (alzi la mano chi non si fatto dare “una liccata di asfalto”, davanti casa poco prima del voto); provinciali, quando Presidente o Assessori, come la Madonna, si appalesano in città e chiedono una “citazione” nelle urne: e giù a concedere, promettere, santificare e beatificare, tutta Grazia sprecata o mal riposta, perché sanno che non è deificata, ma solo vanagloria.

E fin qui siamo nell’ordine naturale delle elezioni.

Quello che supera il livello di indignazione e tracima nella vergogna assoluta, ai limiti della sconcezza, e chiede vendetta, è quanto sta accadendo per le nostre elezioni regionali.

Nonostante cinque aziende sanitarie da 17 giorni siano senza direttore generale e non si veda alba, la Regione si prepara a lanciare tre concorsoni: due dei quali saranno gestiti proprio da Asl senza un manager.

Mille posti ciascuno per infermieri e Oss, mentre la terza procedura darà il via alla mobilità intraregionale per permettere spostamenti tra le varie aziende.

Ricapitolando: 2mila posti di lavoro creati d’emblée, come infermieri e Oss, dei quali un terzo (circa 700) saranno su Foggia, città del Vicepresidente e assessore alla Sanità e Benessere animale, Sport per tutti, Raffaele Piemontese, prodigo di carità e col vizio delle buone azioni.

Questi concorsi erano attesi almeno da maggio, ora una circolare del dipartimento Salute conferma che la pubblicazione è «imminente», e dunque la scadenza delle domande potrebbe arrivare proprio a ridosso della tornata elettorale del 23 e 24 novembre prossimi, anche se le prove si svolgeranno non prima di aprile-maggio.

Quando si dice avere una “faccia di tolla”, ma qualcun altro asserirà che “in politica la menzogna è una componente imprescindibile”.

Come possiamo difenderci: quando nel segreto dell’urna dovremo apporre quella “citazione”, per non ricevere un’altra villania del genere, dobbiamo saper distinguere il “grano dalla pula”, il bianco dal nero, le “facce di tolla” da quelle linde, correte, sincere e leali.

Ricordiamocene.

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Approfondimenti

L’ambasciatore Cristina: “Ho conosciuto Putin e il Dalai Lama, che esperienze”

«Il Salento, è la terra di mia nonna, è la terra dove venivo d’estate a Tricase, per le vacanze, dove avevo dei carissimi amici che sfortunatamente non ci sono più è la terra dei miei antenati alla quale mi sento di appartenere”…

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di Ercole Morciano

Cristina Funes-Noppen è ambasciatore onorario del Belgio (lei stessa preferisce l’appellativo di ambasciatore a quello di ambasciatrice essendo quest’ultimo usato per indicare la moglie dell’ambasciatore, NdR), e da un po’ di tempo vive buona parte dell’anno in Salento, a Tricase, dove ha comprato un’antica dimora, quasi attaccata alla chiesa matrice, adattandola ai suoi bisogni,

Figlia di ambasciatore ha seguito le orme paterne e dopo gli studi accademici a carattere diplomatico ha percorso la sua carriera come ambasciatore del Belgio in numerosi Paesi nei vari continenti tra cui Zambia, Kenya, India, Tailandia, Marocco, Austria e Argentina, senza dimenticare che in tutte le sue destinazioni, come ambasciatore residente, copriva anche larghe giurisdizioni riguardanti altri vari Paesi.

È stata anche coordinatore di tre direzioni al ministero degli affari esteri: Diritti dell’Uomo, Nazioni Unite e Disarmo.

Ha ricoperto inoltre le funzioni di rappresentante permanente presso l’O.N.U e di commissario speciale per la cooperazione e lo sviluppo.

Dopo aver seguito le orme paterne in ambito professionale, l’ambasciatore segue ancora oggi le inclinazioni della madre, Maria Noppen De Matteis, pittrice e “star mondiale del surrealismo anche se poco conosciuta in Puglia” (bari.repubblica.it > cronaca 2022/12/19 news).

Nata nel 1921 nel castello baronale dei Sauli di Tiggiano, cui apparteneva la madre, dove le è stato allestito un museo permanente delle sue opere, Maria Noppen De Matteis, verso la fine degli anni ’50 e i primi ’60, d’estate villeggiava col marito e la figlia Cristina a Tricase-Porto, nella casa di Angelico Ferrarese, posta in una splendida posizione panoramica e vicina al villino di Gaetano Sauli, suo parente.

La giovanissima Cristina (Cri-Cri per le amiche e gli amici) era bionda, solare, molto bella, vivace, dal sorriso incantevole che “faceva girare la testa” ai giovanissimi rampolli delle famiglie-bene di Tricase-Porto in quel periodo caratterizzato dalla spensieratezza e dalla gioia di vivere.

La vena artistica di Cristina Funes-Noppen ne fa un personaggio veramente eclettico e sorprendente perché, oltre a dipingere, ella scrive con successo, in francese, romanzi e saggi storico-letterari dai quali traspare la sua speciale cultura maturata a diretto contatto con i popoli delle nazioni dove ha esercitato il ruolo diplomatico.

Gli ultimi suoi due romanzi, editi nel 2023 e nel 2025, si intitolano “Ils étaient six” e l’altro “Équivoques”. Il primo, narra la vicenda dei criminali nazisti che alla fine della II guerra mondiale si nascosero in Argentina.

La trama si svolge a sud delle Ande, in piena cultura “quechua” e consente al lettore, in filigrana, di seguire l’evoluzione politica dell’Argentina negli anni 1945-1983.

L’ultimo, contiene quattro romanzi gialli che danno informazioni su diversi Paesi, Kenia, India, Thailandia e un dialogo spiritoso sulla morte.

L’INTERVISTA ESCLUSIVA

Perché il Salento e Tricase?

«Il Salento è la terra di mia nonna, è la terra dove venivo d’estate per le vacanze, dove avevo dei carissimi amici che sfortunatamente non ci sono più – ma ci sono i miei cugini, è la terra dei miei antenati alla quale mi sento di appartenere malgrado le mie molte peregrinazioni nel mondo, è infine la terra dove mi sento a casa. Nonostante la mia nazionalità belga sono rimasta profondamente salentina».

È soddisfatta della sua scelta? Ombre e luci?

«Se consideriamo il tipo di vita che si ha qui rispetto a quello di altri Paesi, occorre riconoscere che qui la qualità della vita è più umana. E poi, il patrimonio naturalistico, architettonico, storico, e culturale, nell’insieme, è di alta qualità e ampiamente godibile».

«HO CONOSCIUTO PUTIN»

Tra i diversi Capi di Stato o di governo da lei conosciuti, come racconta nel suo libro Chroniques impertinentes… ancora in carica tra gli altri vi è Vladimir Putin.

«Ho conosciuto Vladimir Putin nel 2001 quando è venuto in visita ufficiale in Belgio. Io ero all’epoca commissario speciale e pertanto fui invitata alla cena di gala. Non ci siamo parlati molto, però mi diede l’impressione che ci teneva ad avere buoni rapporti con l’Europa. Non mi sembrò nemmeno che terrorizzasse i suoi collaboratori.

Di fianco a me era seduto il suo consigliere per le questioni nucleari che aveva abusato della “divina bottiglia”, come dicono i francesi, e pertanto cantava in francese durante tutta la cena suscitando l’ilarità dei commensali, compreso Putin.

Cantando a squarciagola, non dava certo l’impressione di temere il suo presidente, il che non succede normalmente nelle cene ufficiali di gala e tanto meno di fronte a quello che è supposto essere un dittatore sanguinario.

Nella mia carriera ho incontrato vari dittatori e posso assicurare che davanti a loro nessuno dei collaboratori al seguito si sarebbe permesso di cantare».

GLI OSTAGGI

Due aneddoti, uno triste e l’altro lieto, nei suoi ricordi di ambasciatore.

«Il primo, andato a buon fine, riguarda due ostaggi di Medici senza Frontiere presi dall’armata di liberazione del Sud Sudan e liberati dopo una trattativa durata 20 giorni in cui i guerriglieri vollero trattare solo con me, al telefono, di notte.

Non ci chiesero nessun riscatto come invece per ripicca accadde dieci giorni dopo, con un altro ostaggio francese, la cui trattativa durò tre mesi e si chiuse con l’esborso di un’ingente somma di denaro. Questo mi fu precisato, ridendo, dal mio collega francese che pretese che era tutta colpa mia se la SPLA si era rifatta sul suo governo! L’aneddoto triste riguarda invece due belgi, un ragazzo che lavorava per le Nazioni Unite e sua moglie.

Erano spariti da 5 anni e i due miei predecessori non erano riusciti ad avere notizie certe.

I genitori speravano e le autorità pretendevano che fossero ancora vivi. È una storia romanzesca che si svolse in Thailandia e in Cambogia. Da quello che finalmente sono riuscita a scoprire seppi che erano stati uccisi dai Khmer Rossi, forse con la complicità dell’esercito thailandese e eventualmente con risvolti riguardanti il traffico di opere d’arte.

Testardamente impegnata, dopo molte peripezie, e dopo aver insistentemente discusso con i due re, Shianouk e Bhumipol, fui messa in contatto con il capo dell’esercito thailandese e con i Khmer Rossi che mi consegnarono le spoglie che io affidai alle famiglie, le quali ebbero almeno la consolazione di sapere cos’era successo ai loro figli e di potere seppellirne i corpi».

IL DALAI LAMA EMETTE UNA ENERGIA POSITIVA

La persona che più ha lasciato traccia nel suo animo durante la lunga carriera diplomatica?

«È stato di certo il Dalai Lama: una persona assolutamente fuori dal comune che emette un’energia positiva straordinaria e trasmette alle persone che incontra una carica di felicità. E ho il privilegio di avere ancora dei contatti sporadici con questo sant’ uomo, grazie al quale la cultura tibetana continua a sopravvivere malgrado l’occupazione della Cina che fa di tutto per eradicarla.

Perciò il Dalai Lama ha deciso che dopo la sua morte non si reincarnerà nel Tibet per evitare che i Cinesi arrestino la sua reincarnazione (che potrebbe essere anche una bambina) e la sostituiscano con una di loro scelta come fecero con il Panchen Lama (figura importante nel buddhismo tibetano).  Il Panchen Lama che si era reincarnato nel Tibet. fu arrestato quando aveva solo 6 anni nel 1995, rimpiazzato con un ragazzino che conveniva alle autorità cinesi e nessuno sa, da allora, dove si trovi il vero Panchen Lama».

Chroniques impertinentes

“…Un libro che si caratterizza per una libertà di spirito, un tono a volte mordace, esotico e cosmopolita. Un libro istruttivo, politicamente scorretto…ma così giusto! Un libro prezioso che deve essere letto da coloro che s’interessano alla diplomazia e agli affari di questo mondo”.

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