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Cronaca

Rapina, ricettazione, furto, spaccio, usura, abuso d’ufficio, favoreggiamento, questi alcuni dei delitti imputati al clan “Coluccia”

Coinvolti anche un Carabiniere, un agente di Polizia Penitenziaria, un vigile Urbano del Comune di Sogliano Cavour, un ex amministratore del Comune di Sogliano reo di avere collaborato in qualità di assessore alle politiche sociali del Comune di Sogliano

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Il 05 settembre, al termine di una complessa attività di indagine condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Maglie, i militari del Comando Provinciale di Lecce, con la collaborazione di quelli del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Milano e della Compagnia di Tolmezzo (UD), hanno dato esecuzione a complessivi 47 provvedimenti cautelari, emessi dal GIP presso il Tribunale di Lecce su richiesta della locale Procura della Repubblica – D.D.A., di cui: 20 in carcere, 17 arresti domiciliari, 7 misure coercitive dell’obbligo di presentazione alla PG e 3 interdizioni temporanee dai pubblici uffici (quest’ultime nei confronti di un militare dell’Arma, un Agente della Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Lecce ed un agente della Polizia Municipale di Sogliano Cavour) indagati, a vario titolo, per i reati di “associazione di tipo mafioso”, “estorsione”, “associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, “detenzione abusiva di armi”, “ricettazione”, “rapina”, “furto aggravato”, “porto abusivo di armi”, “detenzione e spaccio di stupefacenti”, ”abuso d’ufficio”, “usura”, “favoreggiamento personale”, “falsità ideologica commessa da P.U.”, “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”, “rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio”, “truffa”, “minaccia aggravata” e “lesioni personali” con l’aggravante delle modalità mafiose di cui all’art. 7 L. 203/91.


Le operazioni hanno avuto inizio alle ore 01.00, con il supporto del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari Palese, di due unità cinofile del Nucleo Cinofili Carabinieri di Modugno, del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Milano e della Compagnia di Tolmezzo (UD) per un totale di 185 unità e 47 autovetture nei confronti di:


OCC IN CARCERE


ANTONACI Giuseppe inteso Castieddru o Castello, 1964 di Sogliano Cavour


BALLARINO Alexsander, 1992 di Sogliano Cavour


BLAGO Salvatore, 1978 di Sogliano Cavour


CANDIDO Massimo, 1973 di  Cutrofiano


CIANCI Vincenzo Antonio, 1985 di Sogliano Cavour


COSTA Leonardo inteso Musichedda, 1962 di Corigliano d’Otranto


DE MATTEIS Daniele inteso Panna e Fragola, 1984 di Lecce


DE PAOLIS Gabriele Antonio, 1976 di  Galatina Fraz. Noha


DE PAOLIS Pantaleo, 1969 di Cursi


DE SIMONE Paolo inteso Paulu de lu moru, 1970, di Sogliano Cavour


EPIFANI Giordano, 1975, di Cutrofiano


FRASSANITO Rosario inteso Pilone, 1969 di Sogliano Cavour


GUGLIERSI Marco, 1977 di Galatina


GUGLIERSI Pasquale inteso Zoppo, 1980 di Galatina


LONGO Rocco, 1967 di Sogliano Cavour


MENGOLI Paolo inteso  zio Pati, 1963 di Cutrofiano


PEPE Marco, 1985 di Surbo


PISCOPO Danilo, 1980 di Cutrofiano


SOLOMBRINO Salvatore inteso Schiattoddra, 1956 di Castrignano de’ Greci


STAMPETE Giuseppe, 1967, di Cursi


 


ARRESTI DOMICLIARI


BOTRUGNO Simone, 1991 di Galatina


CARECHINO Pierluigi, 1977 di Sogliano Cavour


CARLUCCIO Cristian, 1987 di Lecce


CASCIONE Ivano inteso Sciallone, 1980 di Sogliano Cavour


DELL’AVVOCATA Domenico, 1993 di Cutrofiano


DE MATTEIS Giuseppe, inteso trattorista grande, 1987 di Corigliano d’Otranto


DE MATTEIS Luigi, inteso trattorista piccolo, 1983 di Galatina


EPIFANI Francesco, inteso Checco, 1973 di Galatina


ICARO Andrea, inteso Attila, 1980 di Cutrofiano


LUBELLI Rudy, 1990 di Lecce


MAGNOLO Luciano Biagio, 1979 di Sogliano Cavour


MARZO Luca, 1975 di Corigliano d’Otranto


MENGOLI Arcangelo, inteso Cutarino, 1988 di Scorrano, ma domiciliato a Milano


MONREALE Andrea Ignazio, 1986 di Sogliano Cavour


PAGLIALONGA Cosimo, inteso Pallunaru, 1954 di Collepasso


PEDONE Emiliano, 1976 di Sogliano Cavour


VECCHIO Antonio, inteso Capoccione, 1981 di Sogliano Cavour


 


MISURA COERCITIVA DELL’OBBLIGO DI PRESENTAZIONE ALLA PG


MAGGIO Maurizio, 1993 di Sogliano Cavour


MAGNOLO Carmela, 1964 di Sogliano Cavour


FRASSANITO Lorenzo, 1969 di Sogliano Cavour


NUCIDA Antonio Rosario, inteso Trottola, 1990 di Corigliano d’Otranto


PERRONE Giancarlo, 1980 di Cutrofiano


PICA Marco, inteso Picaciù o Dragon Ball, 1979 di Sogliano Cavour


DONNO Sandro, 1973 di Sogliano Cavour


 

MISURA INTERDITTIVA DELLA SOSPENSIONE TEMPORANEA DEL PUBBLICO UFFICIO


Un militare dell’Arma


Un agente della P0lizia Penitenziaria


Un vigile Urbano del Comune di Sogliano Cavour


poiché ritenuti responsabili a vario titolo dei seguenti capi d’imputazione principali:



  1. del delitto di cui all’art. 416 bis primo, secondo, terzo, quarto, quinto e ultimo comma c.p., per aver fatto parte, in numero superiore a dieci, di un’associazione di tipo mafioso, comunemente denominata “Sacra Corona Unita”, avente la disponibilità di armi per il conseguimento delle proprie finalità; per acquisire il controllo del territorio nelle attività illecite tra le quali innanzi tutto quella del traffico di sostanze stupefacenti, nonché quelle delle estorsioni, dell’usura, dei furti, della detenzione di armi;

  2. del delitto di cui all’art. 74 D.P.R. 309/90 primo secondo terzo e quarto comma e art. 7 DL 152/91 – L. 203/91 per avere partecipato ad una organizzazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana e hashish, avente disponibilità di armi, costituita da un numero di persone superiore a dieci, alcune delle quali dedite all’uso di sostanze stupefacenti;

  3. del delitto di cui all’art. 73 D.P.R. 309/90 e art. 7 DL 152/91 – L. 203/91 per avere anche in concorso tra loro, in esecuzione del medesimo disegno criminoso, acquistato, detenuto, trasportato, venduto e comunque ceduto sostanza stupefacente del tipo cocaina, marijuana e hashish ai sodali per la successiva vendita al minuto, in alcune occasioni cedendo sostanze stupefacenti anche a minorenni;


 L’indagine, nell’ambito della quale risultano indagati complessivamente 59 soggetti, condotta nel periodo febbraio 2013 – giugno 2016, denominata “Contatto” per le molteplici infiltrazioni a vari livelli, ha consentito di disarticolare un’associazione mafiosa facente capo al clan “COLUCCIA” di Noha-Galatina, operante nel territorio della Provincia di Lecce e, in particolare, nei comuni di Sogliano Cavour, Galatina, Cutrofiano, Corigliano d’Otranto, Castrignano de’ Greci, Melpignano, Soleto, Sternatia, Cursi, Castrì di Lecce, Martano, Otranto, Calimera, Muro Leccese e Cavallino.


La cellula dell’associazione per delinquere di tipo mafioso documentata e ricostruita attraverso le indagini è risultata essere strutturata secondo uno schema verticistico e composta da 31 soggetti riconducibili alla citata consorteria delinquenziale, con a capo COLUCCIA Michele, facente parte della “Sacra Corona Unita”. L’attività prevalente del sodalizio è quella del traffico di sostanze stupefacenti, nonché delle estorsioni, dei furti e della detenzione di armi. I proventi di tali attività venivano, in parte, utilizzati anche per il sostentamento dei sodali detenuti; per influenzare e talvolta corrompere pubblici amministratori che assicuravano, anche in cambio della “protezione” e del sostegno dell’organizzazione, agevolazioni economiche per gli affiliati in danno degli effettivi aventi diritto.


ORIGINI DELL’INDAGINE


L’attività investigativa, nata da una sistematica repressione di alcuni delitti verificatisi nel territorio della Compagnia di Maglie, in particolare rapine ed estorsioni con il metodo del “cavallo di ritorno”, parte il 27.02.2013 quando BALLARINO Alexander + altri 4 soggetti, originari di Cutrofiano, Sogliano Cavour e Corigliano d’Otranto, venivano tratti in arresto nella flagranza di reato per tentata rapina in danno di un supermercato di Corigliano d’Otranto. Le successive indagini hanno poi permesso di individuare un gruppo di 6 soggetti, capeggiati da CIANCI Vincenzo Antonio, individuato quale responsabile della consumazione di almeno sei rapine in danno di esercizi commerciali, avvenute tutte nell’hinterland Magliese dal 05.02.2013. Successivamente il 09.07.2013, MAGNOLO Carmela, madre di CIANCI Vincenzo Antonio, veniva tratta in arresto nella flagranza di reato poiché trovata in possesso di gr. 50 gr. di cocaina ed oltre 1.200 gr. di Marijuana. Anche in questo caso sono state attivate indagini che hanno consentito preliminarmente di accertare la correità nella detenzione e nello spaccio della sostanza stupefacente rinvenuta, anche da parte di CIANCI Vincenzo Antonio e BALLARINO Alexander, facendo così emergere che i principali indagati MAGNOLO Carmela, CIANCI Vincenzo Antonio e BALLARINO Alexsander, gestivano una organizzazione finalizzata allo spaccio di sostanza stupefacente, il cui ruolo di leader era ricoperto da CIANCI  sotto la protezione della madre MAGNOLO Carmela.


Già in quel contesto è emersa da subito l’esistenza di un collegamento tra la malavita di Galatina – Noha ed il gruppo di Sogliano Cavour per l’approvvigionamento di sostanze stupefacenti, attraverso il canale “Coluccia”.


FURTI DI AUTO CON ESTORSIONE – “CAVALLO DI RITORNO”


Verso la fine del 2013 ed inizio 2014 l’attività si è incentrata su alcune estorsioni eseguite in danno di soggetti a cui sono state asportate autovetture con il c.d. metodo del “cavallo di ritorno” e pertanto a già a febbraio 2014 sono emerse importanti responsabilità su CIANCI Vincenzo Antonio ed il suo gruppo. Tale attività ha permesso di acquisire elementi di colpevolezza a carico di numerosi indagati per illeciti riconducibili, non solo alla specifica attività di indagine delle estorsioni, ma anche in materia di rapine, traffico di sostanza stupefacente e truffe. L’attività estorsiva in parola operata dal “gruppo di sogliano” ha avuto evidentemente il fine di acquisire liquidità da reinvestire nel traffico di sostanze stupefacenti e contestualmente rafforzare il controllo sul territorio da parte dell’associazione oltre a disvelare l’esistenza di una vera e propria struttura associativa finalizzata alla consumazione di più reati, con base operativa nel territorio del comune di Sogliano Cavour, dove la locale popolazione ne riconosce la capacità delinquenziale e la forza intimidatrice. Tale struttura vede a capo Cianci Vincenzo Antonio direttamente coadiuvato da Candido Massimo, avvalendosi della fidata collaborazione di Ballarino Alexander, Antonaci Giuseppe, Frassanito Rosario, Pedone Emiliano, nonché di altri 15 soggetti su cui, di volta in volta e a seconda dell’interesse trattato, potevano fare affidamento nella certezza di ricevere fattiva partecipazione attesa la piena condivisione degli illeciti intenti.


Giova evidenziare come nessuna delle vittime delle estorsioni consumate ha sporto denuncia all’autorità giudiziaria e coloro i quali sono stati nel tempo convocati dalle forze dell’ordine hanno fornito false indicazioni in ordine a circostanze e modalità del rinvenimento del veicolo, a conferma della condizione di assoggettamento ed omertà conseguente alla forza di intimidazione dell’associazione di cui il gruppo di Sogliano rappresenta, come è stato possibile dimostrare, articolazione territoriale facente capo ai Coluccia di Noha.


4 i furti di autovetture contestati con conseguente richiesta con il metodo del cavallo di ritorno e numerosi altri furti di autovetture, nei quali in alcuni casi l’estorsione non è andata a buon fine per svariati motivi; in questi ultimi casi le auto venivano poi rivendute come pezzi di ricambio.


L’ASSOCIAZIONE MAFIOSA


E’ emersa una vera e propria struttura associativa di tipo mafioso con al vertice la famiglia Coluccia di Noha – Galatina. L’ascolto delle conversazioni telefoniche ed ambientali ha permesso di ricostruire, nell’ambito dell’associazione, il ruolo ricoperto da Cianci Vincenzo Antonio e Massimo Candido nonché quello di Gugliersi Pasquale inteso “Zoppo”, Gugliersi Marco, De Paolis Antonio Gabriele, PERRONE Giancarlo, Longo Rocco, Epifani Giordano, Epifani Francesco, Piscopo Danilo.


La segretezza del vincolo, un costante stato di omertà e solidarietà, la forza d’intimidazione del vincolo associativo, il rispetto per il vincolo gerarchico, il metodo mafioso nelle ritorsioni, il mantenimento dei detenuti affiliati e delle loro famiglie sono tutti aspetti emersi e abbondantemente documentati durante questa attività d’indagine.


In particolare è da evidenziare:


–     il sostentamento dei sodali nei confronti degli associati detenuti con precedenti per 416 bis, attualmente reclusi;


–     la struttura verticistica dell’organizzazione. Infatti, a seguito dello scontro tra il gruppo di Sogliano Cavour capeggiato da Cianci e quello di Cutrofiano capeggiato da Epifani Giordano, entrambi si sono rivolti ai cugini Gugliersi Pasquale e Marco. I cugini Gugliersi ricoprono il ruolo di referenti diretti della famiglia Coluccia, e da loro ricevono ordini e direttive per i vari responsabili delle locali piazze, come il caso di Cianci per Sogliano Cavour. La loro posizione all’interno dell’associazione la si percepisce sia dal timore che Cianci ha dimostrato prima dell’incontro con Pasquale, sia perché in più circostanze è evidente che i Gugliersi di Noha decidono cosa fare e dirimono le varie controversie che si vengono a creare tra i vari gruppi. All’incontro per dirimere la questione tra Cianci e gli Epifani partecipa, tra gli altri, anche Gabriele Antonio De Paolis (genero di uno degli esponenti del clan Coluccia), e anche lui con precedenti per 73 DPR 309/90 ed  estorsione e ricopre un ruolo di vertice rispetto ai Gugliersi;


–     la protezione di ogni singolo gruppo da parte del clan di riferimento. Nei territori dei comuni di Cutrofiano, Sogliano Cavour ma anche Scorrano e Corigliano d’Otranto in cui avvengono le illecite attività di spaccio di sostanza stupefacente e di estorsione sotto forma di pizzo, e la protezione consisterebbe nel pagamento di una somma di denaro per avere in cambio protezione da parte dei sodali in caso di controversie/problemi;


–     violenza e modalità mafiose nelle ritorsioni; è stato accertato che il gruppo per chiedere la restituzione di soldi da parte di debitori di denaro per droga usava spesso metodi e modalità analoghe anche nei confronti di chi non si “calava” nei confronti degli associati. Non solo, vi è anche l’avvertimento ad un centro scommesse di Galatina, quando furono posizionati cinque proiettili calibro 9 parabellum dinanzi all’entrata del locale, azione posta in essere materialmente da Cianci e Candido su mandato di De Paolis e Perrone, o anche la richiesta a CIANCI di punire ANTONACI, suo uomo;


–     il controllo del territorio nel senso di controllo della comunità mediante il suo insediamento nel territorio. Quindi controllo del territorio nelle varie aree territoriali che i gruppi SCU si sono “spartiti”. Nei diversi ambiti territoriali, infatti, operano nel settore del crimine ed in particolare nelle tipologie delittuose che formano i diversi “rami” delle “aziende malavitose” (droga, estorsioni, rapine, ecc .) solo gli affiliati o i soggetti “autorizzati” dal gruppo egemone, pena la inevitabile ritorsione o l’azione dimostrativa anche di particolare gravità (a carico di persone o cose). Spartizione del territorio nel traffico di sostanza stupefacente. Ogni singola zona è gestita da un gruppo in modo autonomo e che per ogni gruppo vige l’obbligo di corrispondere una “tassa” per il diritto di spaccio di sostanza stupefacente in una determinata piazza. Si fa infatti riferimento ad una cifra pari a circa 5.000 euro per ogni piazza (comune di Maglie). Emerge come a Sogliano Cavour il responsabile è CIANCI Vincenzo Antonio, a Cutrofiano è Giordano Epifani, mentre a Corigliano d’Otranto il responsabile è Leonardo COSTA (CIANCI chiede a GUGLIERSI di poter entrare nel mercato a Corigliano ma Pasquale gli dice chiaramente che lui non può fare niente, che COSTA è uomo dei COLUCCIA e quando uscirà deciderà lui cosa fare);


IL POSSESSO DI ARMI


Il gruppo di Sogliano Cavour era in possesso di un cospicuo numero di armi con le quali poneva in essere azioni dimostrative nonché intimidazioni e regolamenti di conti. A riscontro di tale circostanza, il 22 luglio 2014 è stato tratto in arresto Blago Salvatore per detenzione di 3 fucili una pistola, tutti con matricola abrasa, nonché munizionamento vario, che quest’ultimo deteneva per conto di Cianci.


L’APPARTENENZA ESTERNA ALL’ASSOCIAZIONE DI FUNZIONARI PUBBLICI


Le diverse attività che hanno caratterizzato l’indagine – acquisizione di documentazione, sequestri, escussioni di testimoni – supportate dall’attività tecnica di intercettazione ambientale e telefonica, hanno permesso di accertare come il contesto associativo oggetto dell’indagine si sia nel tempo ramificato sino ad inserirsi nel tessuto sociale e politico del territorio del comune di Sogliano Cavour.


Le illecite attività poste in essere dall’associazione sono state in alcuni casi possibili grazie al favoreggiamento se non alla vera e propria collaborazione da parte di commercianti e imprenditori del posto che, riconoscendo al gruppo di CIANCI non comuni capacità delinquenziali, hanno acconsentito di soddisfare anche richieste che determinavano il compimento di azioni penalmente rilevanti, come nel caso di BLAGO Salvatore titolare di una tabaccheria, prestatosi a nascondere le armi di Cianci, o del proprietario di un albergo in cui i “soglianesi” avevano tenuto nascosto il latitante DE MATTEIS Daniele.


L’attività di indagine ha permesso di riscontrare che il gruppo Soglianese aveva instaurato buoni rapporti con alcuni degli appartenenti alle istituzioni pubbliche, tra cui un Vigile Urbano di Sogliano Cavour, che intratteneva confidenziali rapporti con CIANCI Vincenzo Antonio, grazie ai quali lo stesso CIANCI ha avuto la possibilità di venire a conoscenza, durante le fasi delle indagini, di alcuni accertamenti che lo avevano riguardato. Non solo anche la vicinanza ad un militare dell’Arma dei Carabinieri che aveva, tra l’altro, la predisposizione a favorirli in caso di controlli e contestazioni di violazioni al codice della strada.


La popolazione di Sogliano Cavour riconoscendo a CIANCI Vincenzo Antonio il ruolo di referente di spicco della locale criminalità organizzata spesso, per risolvere dissidi anche di carattere familiare, richiedeva il suo intervento pur nella consapevolezza del suo ricorso a metodi violenti. Tale particolare situazione è certamente manifestazione di sfiducia da parte della popolazione nelle locali istituzioni che avrebbero dovuto garantire l’ordine a la sicurezza pubblica.


E’ da sottolineare anche la stretta vicinanza di CIANCI ad un agente della Polizia Penitenziaria oggi a Lecce, ma che all’epoca dei fatti prestava servizio a Genova. Legata a Cianci da relazione sentimentale, quest’ultima oltre ad attestare falsamente giorni di malattia allegando e depositando presso la Casa Circondariale certificati medici ideologicamente falsi per giustificare le reiterate assenze dal lavoro, lo coadiuvava in altre attività illecite (quali furti di gasolio) per le quali svolgeva la funzione di “palo”, nonché, pur essendo consapevole dell’inserimento in un contesto organizzato dell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti di Cianci, nel suo ruolo di referente, ometteva, pur avendo l’obbligo giuridico di farlo nella sua qualità di pubblico ufficiale, sia di denunciare sia di intervenire per interrompere le attività illecite dell’associazione.


Agli arresti domiciliari anche Magnolo Luciano Biagio, ex amministratore del Comune di Sogliano Cavour reo di avere collaborato, all’epoca dei fatti nella sua qualità di assessore alle politiche sociali del Comune di Sogliano Cavour, alla realizzazione dei fini dell’associazione mafiosa, fornendo un contributo significativo consistito nel versare somme di denaro per il sostentamento dei capi detenuti, , nel procurare posti di lavoro ad affiliati del gruppo di Sogliano Cavour, per la corresponsione di contributi economici, procurando a Magnolo Carmela l’assunzione presso una società cooperativa.


DIREZIONE, COORDINAMENTO E SVILUPPO DELL’INDAGINE


Ogni fase della complessa attività investigativa è stata sapientemente diretta dalla Procura della Repubblica di Lecce, consentendo di sviluppare e portare a termine l’odierna ed articolata indagine, supportata da numerosissime intercettazioni telefoniche ed ambientali. Durante le varie fasi, a riscontro dell’attività in essere, sono stati effettuati oltre i 5 arresti per rapina a Corigliano d’Otranto, 5 arresti per droga a Sogliano Cavour e Cutrofiano ed 1 arresto per armi sempre a Sogliano Cavour. Sono stati altresì sequestrati complessivamente 1,5 kg di marijuana, 200 gr di cocaina, 200 grammi di hashish, 150 grammi di eroina, 3 fucili calibro 12 con matricola abrasa, una pistola calibro 22 con matricola abrasa e numeroso munizionamento.


Gli arrestati sono stati tradotti in presso il Carcere di Lecce e presso le rispettive abitazioni per quanto attiene gli arrestati domiciliari, mentre in tre casi le misure cautelari sono state notificate presso le Case Circondariali di Lecce e Tolmezzo poiché i soggetti erano ivi detenuti per altra causa.


L’odierna operazione di P.G. ha permesso di scompaginare un’altra cellula criminale particolarmente attiva sul territorio della Provincia di Lecce, da tempo affermatasi con particolare aggressività e ramificazioni che, come un virus, avevano intaccato svariate articolazioni del substrato sociale ed istituzionale, garantendosi l’impunità ed il controllo del territorio sotto la peggiore delle forme: quel metus imposto dalla forza intimidatrice dell’appartenenza ad una associazione mafiosa.


ARRESTI IN FLAGRANZA NEL CORSO DELL’ESECUZIONE


Nel corso delle operazioni di cattura e perquisizione, sono stati arrestati in flagranza di reato, per ciascuno appresso specificati, i seguenti soggetti:



  • Giordano EPIFANI, porto di armi clandestine e alterate (pistola semiautomatica di fabbricazione Rep. Ceca CZ 07 cal. 9×21 e relativo munizionamento – pistola semiautomatica cal. 22 fabbricazione Ungherese e relativo munizionamento;

  • Paolo MENGOLI, detenzione di un revolver cal. 22, 6 colpi di fabbricazione tedesca, marca e matricola abrase, e relativo munizionamento;

  • Luigi VECCHIO, fratello convivente di Antonio VECCHIO colpito da OCC, pistola a salve modificata mediante sostituzione canna mod. 85 cal. 9×17 marca AUTOKIMER dotata di silenziatore e relativo mun izionamento, nonché 65 gr. di marijuana e 32 semi;

  • Rocco LONGO, trovato in possesso di 21 dosi di cocaina;

  • Andrea ICARO, in possesso di 6 dosi di cocaina.


Cronaca

Incendio sul litorale di Salve: ecco il CanadAir

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Un vasto incendio è divampato questa mattina tra Torre Pali e Pescoluse, nella zona costiera di Salve, nel basso Salento.

Le fiamme hanno interessato l’area di macchia mediterranea, minacciando diverse villette estive e la strada provinciale, invasa dal fumo e chiusa al traffico.

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, per garantire lo svolgimento delle operazioni di spegnimento e impedire che le fiamme raggiungessero anche le spiagge di Pescoluse.

Fumo trasportato verso il mare: bagnanti allontanati

Il vento ha portato il fumo direttamente verso la costa, invadendo un tratto di spiaggia. Le nuvole nere hanno reso l’aria irrespirabile, costringendo molti dei bagnanti presenti a interrompere il bagno e lasciare la spiaggia.

Necessario un CanadAir

Non si registrano feriti o vittime.

Tuttavia, le fiamme hanno continuato ad espandersi e per riuscire a circoscriverle si è reso necessario l’intervento di un CanadAir, entrato in azione attorno alle 16.

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Cronaca

Maglie: defunti in ostaggio dei vivi

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di Lorenzo Zito

La coscienza popolare insegna che la morte non guarda in faccia a nessuno.

Eppure, a Maglie il trapasso non è sempre una livella, come recitava il grande Totò.

C’è un fenomeno in città che serpeggia sottotraccia e che riguarda la gestione del cimitero comunale, per alcuni migliorabile.

Capita, di tanto in tanto (ma nemmeno così troppo), che i loculi disponibili per le tumulazioni si esauriscano, a danno dei defunti che si ritrovano a dover attendere un posto dove poter riposare in eterno.

I nostri son piccoli centri: ne deriva che, fortunatamente, l’effetto non è quello di alcune grandi città del nostro Mezzogiorno, dove interi depositi si ritrovano a fungere da sale d’attesa per la sepoltura.

Tuttavia, anche a Maglie qualcosa di anomalo perdura, come da noi verificato, dopo che, in questi mesi, più d’una voce si era approssimata a riguardo all’orecchio della nostra redazione.

TRA POLITICA E CONFRATERNITE

L’attuale contesto è figlio di più contingenze.

Una di queste sembra essere una scelta politica intrapresa qualche amministrazione fa.

Circa 15 anni or sono, furono realizzati nuovi loculi e fu pubblicato un bando per la loro cessione ai cittadini attraverso un’azienda privata.

L’appalto fu vinto da una ditta che aveva mandato di cederli in serie (da 3, 6 o 9) a famiglie che volevano riservarsi uno spazio all’interno del cimitero cittadino.

Alcuni anni dopo la vendita in serie fu sciolta, procedendo (sotto l’amministrazione guidata da Antonio Fitto) alla vendita di ciascun loculo singolarmente.

Fu così che tutti i nuovi spazi furono ceduti a privati, lasciando chiaramente quella porzione di cittadinanza che non aveva voluto o non aveva potuto provvedere all’acquisto, sprovvista di una propria nicchia.

«TALVOLTA È CAPITATO»

Eccoci quindi arrivare ai giorni nostri, il cui contesto, per esser al meglio interpretato, necessita anche di una seconda prospettiva.

Quella inerente al ruolo delle confraternite cittadine.

A Maglie esistono quattro confraternite.

La Confraternita della Maria SS. Addolorata; la Fraternità di Maglie dell’Ordine Francescano Secolare di Puglia; la Madonna delle Grazie e quella dei SS. Medici, che peraltro è tra le più grandi di Puglia (oltre 4mila confratelli).

Come accade quasi in ogni Comune, ciascuna confraternita possiede una cappella e dei loculi dedicati ai propri defunti all’interno del cimitero comunale.

Incontrando e dialogando con alcuni rappresentanti di queste, abbiamo avuto conferma di quanto si dice in paese: «talvolta è capitato» che arrivasse qualche chiamata per richiederci la disponibilità di loculi da far utilizzare a persone estranee alle confraternite. Così come talvolta capita che alcuni di questi loculi siano stati assegnati a dei non iscritti (magari negli spazi meno ambiti, come le ultime file della cappella, ci spiega qualcuno), per venire incontro alle richieste che si susseguono. La stessa cronaca lo racconta: la giovane magliese tragicamente scomparsa a Napoli lo scorso dicembre, in seguito all’incendio che ha colpito il B&B dove alloggiava, è stata tumulata tra i defunti della Fraternità di Maglie dell’Ordine Francescano Secolare di Puglia, pur non essendone consorella.

Ecco allora che, leggendo tra le righe, qualcuno si spinge finalmente oltre e trova il coraggio di darci la sua lettura: da un lato, le confraternite vengono utilizzate come stampella per sopperire alla carenza di loculi pubblici; dall’altro, le stesse sono diventate l’approdo prediletto di chi, non volendo finire nella lotteria delle sepolture e non essendo disposto ad acquistare un loculo tutto per sé, si iscrive alla confraternita per pensare alla morte con meno patemi.

«Non prendiamoci in giro», commenta un esponente di una delle quattro confraternite, che preferisce restare anonimo, «in tanti oggi si uniscono alle confraternite non certo per fede, ma proprio per avere la certezza (in cambio di un obolo contenuto) di una sepoltura degna, all’interno di un contesto decoroso, come quello delle nostre cappelle, piuttosto che negli spazi pubblici, lasciati al degrado».

Controtendenza nella controtendenza, oltre al picco di devozione registrato a mo’ di indulto, si segnala anche un altro fenomeno: in un periodo storico in cui le famiglie tendono a perpetrare la sepoltura dei propri cari (anche ben oltre i 30 anni), sempre di più sarebbero a Maglie i confratelli che, per ottenere uno spazio all’interno delle cappelle, procedono alla dissepoltura di famigliari mancati da lungo tempo per far spazio ai propri cari defunti recentemente.

Da un lato quindi i loculi privati, già ceduti ai cittadini che si sono potuti permettere un posto da cui osservarsi nell’aldilà. Dall’altro le confraternite, che dispongono di una riserva di loculi, a volte croce ed altre delizia. A ciò si aggiunga un’altra informazione che, tra i denti, sfugge alle chiacchierate intercorse in questi giorni, sempre con alcune delle suddette confraternite: non di rado, vengono effettuate delle sepolture temporanee, nell’attesa di traslare la salma in loculi idonei non appena se ne presenti la possibilità.

«UN BISOGNO, NON UN’EMERGENZA»

Ma quando si presenta questa possibilità?

Lo dice, implicitamente, il sindaco facente funzioni, Antonio Fitto – già primo cittadino della città tra il 1997 e il 2000 – oggi subentrato in qualità di consigliere comunale più anziano, a seguito della sospensione del sindaco uscente Ernesto Toma, attualmente agli arresti domiciliari per presunti reati contro la pubblica amministrazione, come emerso da recenti inchieste giudiziarie.

«Non parlerei di emergenza», ci spiega Fitto, «al più di qualche estemporanea criticità. L’ultima volta in cui ricordo che una salma abbia dovuto attendere per la tumulazione risale al 2023».

«La nostra amministrazione», continua, «ha già previsto risorse da destinare alla costruzione di nuovi loculi. Attività non ancora partita solo per via di un avvicendamento negli uffici comunali, che ha rallentato l’iter. L’intenzione», ammette infine, «è quella di non dover più inseguire le estumulazioni».

L’AGO DELLA BILANCIA

Sono quindi le estumulazioni il vero ago della bilancia.

L’unico elemento in grado di garantire nuovi posti ai nuovi defunti.

L’idea del Comune per venir meno a questa dinamica, tuttavia, sembra quella di replicare le misure di qualche anno fa: «Realizzeremo dei nuovi loculi a schiera, che saranno messi in vendita. In questo modo, il Comune potrà rientrare delle somme investite».

Emerge insomma un dato evidente: i loculi disponibili sono terminati, e oggi si “insegue” l’estumulazione per fare spazio. E se è vero che presto si procederà alla realizzazione di nuovi loculi, è altrettanto vero che questi verranno messi in vendita.

Ciò significa che, una volta acquistati da cittadini ancora in vita – desiderosi di garantirsi uno spazio per il futuro – il ritorno alla situazione attuale è più che un rischio.

Sul tema ha preso parola anche il gruppo consigliare all’opposizione, Maje Noscia, affermando che «la gestione del cimitero va completamente ripensata, anche adottando un nuovo Piano Regolatore Cimiteriale. Le attuali criticità sono figlie anche della scelta compiuta dall’amministrazione nel 2010, all’epoca guidata da Antonio Fitto, che ha ritenuto affidare in concessione ad un’impresa privata i lavori inerenti alla realizzazione delle opere di urbanizzazione del cimitero (la cui cattiva esecuzione dei lavori è sotto gli occhi di tutti), in cambio del diritto del privato a realizzare e vendere 21 edicole funerarie, oltre che circa 700 singoli loculi».

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Attualità

«La mafia salentina è sempre viva»

Intervista a Francesco Mandoi, ex magistrato salentino già Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo presso la Direzione Nazionale Antimafia: «Vi spiego tutto»

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di Sefora Cucci

Né eroe né guerriero. Ricordi e sfide di un magistrato” (Besa editrice).  Questo il titolo del libro di Francesco Mandoi, ex magistrato salentino che è stato Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo presso la Direzione Nazionale Antimafia, in libreria dal 25 aprile.

Da allora, il suo autore è coinvolto in un tour di presentazione e divulgazione che sta facendo il giro dell’intera Puglia, toccando moltissimi paesi, ad esempio Molfetta, Castellaneta, Cutrofiano, Manduria, Lecce, Novoli, Nardò, Trepuzzi e Ugento.

Una vita spesa al servizio dello Stato. «Il destino ha voluto che potessi fare il mestiere che amavo e grazie al mio lavoro posso dire di aver raggiunto, come sosteneva Primo Levi, “la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”», dichiara il dott. Mandoi, che abbiamo intervistato.

Lei rifiuta l’etichetta di magistrato antimafia. Perchè?

«Non amo quella definizione perché la magistratura, nella sua essenza, non è mai stata né pro né contro qualcosa. La giustizia non dovrebbe essere partigiana e un magistrato non è e non deve essere un militante. Aggiungere l’aggettivo “antimafia” rischia di creare una grande confusione, perché il più delle volte viene utilizzato quasi per fini retorici, politici o mediatici. Sembra quasi indicare implicitamente che esista una categoria di magistrati “speciali” che svolgono un lavoro più nobile o significativo rispetto ad altri. Chi combatte la mafia non lo fa per vanità, ma per dovere. Etichettare qualcuno come “antimafia” non solo isola quel magistrato dal contesto più ampio della giustizia, ma sminuisce il valore del lavoro degli altri. Sono sempre più convinto che la lotta alla mafia non ha bisogno di eroi solitari, ma di una società consapevole e unita».

Dalla recente relazione DIA relativa al 2024 emerge che i clan storici del Salento continuano ad esercitare il controllo sul territorio. Quali armi allora?

«Ho letto con sincera preoccupazione i dati emersi i quali, non fanno altro che raffermare la mia idea che la SCU non è mai finita nel nostro territorio. Anzi, molto più correttamente dovremmo parlare di mafia salentina perché nel corso del tempo ha assunto vari nomi; perché sa, la mafia è camaleontica ed è in grado di adattarsi a qualunque scenario, mantenendo sempre gli stessi obiettivi. Alle attività tipiche (estorsione, spaccio, riciclaggio, ecc.) se ne aggiunge un’altra, altrettanto preoccupante: quella relativa al controllo delle attività turistiche».

Cosa possiamo fare?

«Denunciare e sensibilizzare. Questi non sono due verbi vuoti ma si caricano del significato che diamo loro: mettere la pulce nell’orecchio delle forze dell’ordine è possibile, purché ci sia fiducia nelle istituzioni. Dobbiamo stimolare alla collaborazione. Cosa serve? Uomini, mezzi, collaborazione, credibilità nello Stato e soprattutto recuperare la fiducia nei confronti delle Istituzioni che in questo momento storico va via via perdendosi. Occorre recuperare quella fiducia perché si sta diffondendo una cultura del ‘chi me lo fa fare?’ che è l’anticamera della cultura dell’omertà».

Le recenti riforme sulla giustizia e i disegni di legge qualificano una situazione in cui, da più parti, è stato lanciato un allarme al pericolo di lesione dello stato di diritto. Lei cosa ne pensa?

«Il pericolo è estremamente reale. Sono molto preoccupato. Il rapporto tra cittadino e Stato si deve basare sulla fiducia. Se questa viene a poco a poco minata, quanta credibilità rimane? Il rischio è di mettere in crisi lo stato di diritto perché la gente non crede. É scettica. E scetticismo si riscontra verso i recenti atti, pensiamo al decreto sicurezza, ormai legge. Al di là di possibili profili di illegittimità costituzionale, mi sembra fatto solo per ragioni demagogiche. E se si è scelta questa strada, significa che l’80% della legge serve solo a livello demagogico».

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