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Attualità

Carta dì identità: rivoluzione elettronica

Grazie ad un microchip presente all’interno della CIE, è possibile racchiudere in un singolo documento di riconoscimento più informazioni: codice fiscale dell’intestatario, le impronte digitali e gli estremi dell’atto di nascita. Caos fatturazione elettronica

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La Carta d’identità elettronica (CIE) sarà obbligatoria per tutti entro il 2019. La CIE sostituirà definitivamente la carta d’identità in formato cartaceo e il documento elettronico diventerà obbligatorio. Ad oggi sono già molti i comuni in cui è possibile richiederla, ma entro i primi mesi del 2019 buona parte dei Comuni saranno in condizione di rilasciarla. Comunque entro la fine del 2019 prenderà ufficialmente il posto della carta d’identità cartacea e i Comuni non potranno più emettere il documento in formato cartaceo.


La carta d’identità elettronica somiglia ad una carta di credito o ad una patente. Grazie ad un microchip presente all’interno della CIE, è possibile racchiudere in un singolo documento di riconoscimento più informazioni: codice fiscale dell’intestatario, le impronte digitali e gli estremi dell’atto di nascita.


La Carta di identità elettronica è l’evoluzione del documento di identità in versione cartacea ed è caratterizzata da un supporto in policarbonato personalizzato mediante la tecnica del laser engraving con la foto e i dati del cittadino e corredato da elementi di sicurezza (ologrammi, sfondi di sicurezza, micro scritture, guilloches ecc.); un microprocessore a radio frequenza.


Nella carta d’identità elettronica 2019 i cittadini potranno decidere di aggiungervi una serie di informazioni in più ovvero: la propria volontà di donare gli organi; altri documenti utili, come tessera sanitaria e elettorale; collegarvi la propria identità digitale Spid per i servizi della Pubblica Amministrazione.


Il Ministero dell’Interno ha messo a punto un portale in cui è possibile verificare se nel proprio Comune di residenza è già possibile richiedere la CIE, accedendo alla sezione del sito Carta d’identità nei Comuni d’Italia.


La Carta di identità elettronica può essere richiesta presso il proprio Comune di residenza o presso il Comune di dimora. Il documento può essere richiesto in qualsiasi momento e la sua durata varia secondo le fasce d’età di appartenenza.


Nel dettaglio: 3 anni per i minori di età inferiore a 3 anni; 5 anni per i minori di età compresa tra i 3  e i 18 anni; 10 anni per i maggiorenni.


Il cittadino dovrà recarsi in Comune munito di fototessera, in formato cartaceo o elettronico, su un supporto USB. La fototessera dovrà essere dello stesso tipo di quelle utilizzate per il passaporto.


È consigliabile, all’atto della richiesta, munirsi di codice fiscale o tessera sanitaria al fine di velocizzare le attività di registrazione (non è necessario presentare altri documenti).


Prima di avviare la pratica di rilascio della Carta di identità elettronica bisognerà versare, presso le casse del Comune, la somma di € 16,79 oltre i diritti fissi e di segreteria nella misura applicata dai Comuni, quale corrispettivo per il rilascio della CIE. Bisognerà inoltre conservare il numero della ricevuta di pagamento. In media il costo totale della carta d’identità elettronica sarà di 22 – 25 euro, sia in caso di primo rilascio che di rinnovo.


Nel caso in cui il richiedente la CIE sia genitore di minori è necessario che presenti anche dichiarazione di assenso all’espatrio sottoscritta dall’altro genitore o esercente la responsabilità genitoriale, ai sensi della legge n. 1185 del 1967. In alternativa è necessario fornire l’autorizzazione del giudice tutelare. L’assenso ovvero l’autorizzazione del giudice devono essere presentati anche nel caso in cui la richiesta di emissione del documento riguardi il minore.


Ecco cosa dovremo fare al momento della domanda.


In caso di primo rilascio esibisce all’operatore comunale un altro documento di identità in corso di validità. Se non ne è in possesso dovrà presentarsi al Comune accompagnato da due testimoni.

In caso di rinnovo o deterioramento del vecchio documento consegna quest’ultimo all’operatore comunale. Consegna all’operatore comunale il codice fiscale e il numero della ricevuta di pagamento della Carta (se disponibile). Verifica con l’operatore comunale i dati anagrafici rilevati dall’anagrafe comunale. Fornisce, se lo desidera, indirizzi di contatto per essere avvisato circa la spedizione del suo documento. Indica la modalità di ritiro del documento desiderata (consegna presso un indirizzo indicato o ritiro in Comune). Fornisce all’operatore comunale la fotografia. Procede con l’operatore comunale all’acquisizione delle impronte digitali. Fornisce, se lo desidera, il consenso ovvero il diniego alla donazione degli organi. Firma il modulo di riepilogo procedendo altresì alla verifica finale sui dati.


Il cittadino riceverà la CIE all’indirizzo indicato entro 6 giorni lavorativi dalla richiesta. Una persona delegata potrà provvedere al ritiro del documento, purché le sue generalità siano state fornite all’operatore comunale al momento della richiesta.


Nel caso di impossibilità del cittadino a presentarsi allo sportello del Comune a causa di malattia grave o altre motivazioni (reclusione, appartenenza ad ordini di clausura, ecc.), un suo delegato (ad esempio un familiare) deve recarsi presso il Comune con la documentazione attestante l’impossibilità a presentarsi presso lo sportello. Il delegato dovrà fornire la carta di identità del titolare o altro suo documento di riconoscimento, la sua foto e il luogo dove spedire la CIE. Effettuato il pagamento, concorderà con l’operatore comunale un appuntamento presso il domicilio del titolare, per il completamento della procedura.


Coloro che sono in possesso del vecchio documento ancora in corso di validità non sono tenuti a richiedere la nuova carta d’identità fino alla scadenza.


Fattura elettronica, manca una legge certa e per il periodo di passaggio è caos


Fattura elettronica in cerca di chiarezza sull’esonero per minimi e forfettari, che si incrocerà con le nuove regole previste dalla Legge di Bilancio 2019 per i titolari di partita IVA.


L’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica rappresenta un cambiamento culturale e fiscale epocale, che modificherà notevolmente l’organizzazione di aziende e studi.


Ad ormai pochi giorni dall’avvio dell’obbligo a partire dal 1° gennaio 2019 ci sono problemi ancora irrisolti: manca una norma definitiva su minimi, regime di vantaggio e titolari di partita IVA in regime forfettario, ovvero gli esclusio dalla fatturazione elettronica destinati ad aumentare per effetto delle novità previste dalla Legge di Bilancio 2019.


C’è da sottolineare a tal proposito che la Legge di Bilancio non solo estende a 65.000 euro i limiti per l’accesso al regime forfettario ma per i titolari di partita IVA più piccoli introduce due nuove cause di esclusione: non potranno aderire al regime forfettario i titolari di partita IVA che svolgono attività prevalentemente nei confronti di uno dei datori di lavoro dei due anni precedenti o, in ogni caso, nei confronti di committenti direttamente o indirettamente riconducibili a questi. la possibilità di beneficiare dei vantaggi del forfettario sarà esclusa per le partite IVA titolari di quote in SRL.


Sono queste le due novità che comporteranno l’obbligo di valutare chi può aderire o permanere nel regime forfettario a partire dal 1° gennaio 2019. Tale passaggio avrà effetti anche sull’obbligo o meno di emissione delle fatture elettroniche ma sarà necessario attendere l’ok definitivo alla Legge di Bilancio 2019 per parlare di novità ufficiali.


L’approvazione della Manovra avverrà entro la fine di dicembre, ormai alla vigilia dell’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica. Il rischio è che il 1° gennaio 2019 i titolari di partita IVA e i loro commercialisti si troveranno a dover ri-valutare chi è o meno esonerato alla luce delle nuove regole per l’accesso al regime forfettario.


Non è chiaro neanche il perimetro degli esoneri per il settore sanitario, dopo le novità del Decreto Fiscale che esclude i dati già trasmessi al TS. L’esonero per medici e farmacie, introdotto per risolvere in parte i problemi sulla privacy, non è completo perché non interesserà le altre operazioni (quelle non trasmesse al Sistema Tessera Sanitaria dovranno essere documentate con fattura elettronica) ed il ciclo passivo.


Attualità

Bollette di gas e luce salate: procedimento istruttorio contro Enel Energia

Dopo i reclami di Adiconsum Lecce, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato vuole accertare l’eventuale pratica commerciale scorretta in merito alle modalità di comunicazione delle variazioni contrattuali

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Tutto aveva avuto inizio nel 2022 quando molti consumatori decisero di passare dal prezzo variabile al prezzo fisso con l’obiettivo di mettersi al riparo da repentine impennate delle tariffe.

I contratti erano a tempo indeterminato ma l’offerta era a tempo determinato e raramente superava i 12 mesi.

Già questa differenza, poco nota ai molti, ha contribuito ad ingenerare confusione e disattenzione.

Alla scadenza dell’offerta concordata, il consumatore doveva ricevere dal proprio gestore, una comunicazione di variazione della tariffa – se meno favorevole – almeno tre mesi prima dell’entrata in vigore della nuova tariffa informandolo della possibilità di poter recedere dal contratto.

Questa comunicazione, separata dalla bolletta, può essere inviata per posta ordinaria o per email qualora l’utente abbia scelto tale modalità in fase contrattuale e non sono previste altre modalità di invio.

La comunicazione è molto importante perché oltre a informare l’utente del cambio tariffario, contiene anche l’informazione che, qualora l’utente non sia d’accordo con la tariffa proposta, potrà recedere dal contratto e cambiare gestore.

Ed è qui che nel mese di gennaio molti utenti si sono visti recapitare bollette del gas esagerate e si sono rivolti ad Adiconsum LecceAssociazione per la difesa dei consumatori per contestare la bolletta, visto che l’unica risposta fornita dagli operatori di Enel energia è stata quella che la tariffa era variata.

L’analisi delle bollette attenzionate ha evidenziato che molte tariffe del gas erano variate a partire da luglio 2023 e che, con l’avvento della stagione estiva, gli utenti non hanno potuto rendersi conto dell’aumento subito.

La sorpresa si è avuta solo quando con l’inverno sono stati accesi i riscaldamenti ma le bollette sono arrivate quando ormai erano trascorsi i periodi per porvi rimedio.

La beffa maggiore è stata poi quella che a fronte delle lamentele avanzate dagli utenti, Enel energia si è dichiarata disponibile a variare il prezzo del gas per il futuro (all’arrivo della bella stagione) ma lasciando invariati i prezzi dell’inverno pregresso.

Moltissimi consumatori lamentano di non aver mai ricevuto una comunicazione di variazione tariffaria per cui si è provveduto a contestarlo a Enel energia.

«Purtroppo», fanno sapere da Adiconsum Lecce, «il codice di condotta commerciale approvato da Arera scarica sui clienti l’onere di dimostrare di non aver mai ricevuto la comunicazione. In pratica l’onere della prova ricade sulle spalle della parte più debole. Questo anche quando la nuova tariffa viene di fatto scoperta solo alla ricezione della bolletta. Inoltre il gestore gode di una presunzione di ricezione della comunicazione, trascorsi 10 giorni dall’invio, anche se il consumatore sostiene di non aver mai ricevuto nulla!».

A fronte delle «inaccettabili risposte fornite da Enel energia» ed ai reclami effettuati da Adiconsum Lecce, l’associazione ha provveduto a inviare le segnalazioni all’Autorità Garante della Concorrente e del Mercato e ad Arera «per i profili di comportamento commerciale che le stesse vorranno rilevare a salvaguardia dei consumatori» e invocando il recesso contrattuale ai sensi dell’art. 52 e 53 del Codice del consumo «non essendogli stato consentito preliminarmente di conoscere le condizioni economiche che sarebbero state applicate, né posto nelle condizioni di poter valutarne gli effetti e le decisioni da assumere consapevolmente e decidere se avvalersi del garantito diritto di recesso».

Ora, grazie alle segnalazioni effettuate anche da Adiconsum Lecce, l’autorità ha formalmente aperto un’istruttoria che potrebbe portare gli utenti a vedersi riconosciute le proprie ragioni ed ottenere qunato contestato da Adconusm Lecce.

 

 

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«Mi vien da ridere». Rimpasto in Regione, Maraschio amara

L’ex assessora: «Non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti»

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«Quindi l’operazione moralità e legalità della giunta regionale pugliese si esaurisce, in sostanza, con la fuoriuscita della sottoscritta. Questo è il segnale di discontinuità che si vuole far passare. Rispondo con un sorriso».

Lo afferma l’ex assessora Anna Grazia Maraschio, riguardo il rimpasto della giunta regionale annunciato ieri sera.

«Ringrazio le centinaia di persone, di amministratori, di cittadini che mi stanno scrivendo attestati di solidarietà, messaggi di indignazione e puro sconcerto», prosegue Maraschio, «non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti. Tutto quello che ho ottenuto è stato grazie alla cultura del lavoro, l’unica che mi permea e alla quale rispondo. La stessa cultura che ho portato all’interno dell’assessorato che mi sono onorata di guidare, formato da professioniste e professionisti che sento di ringraziare, insieme al mio staff tecnico sempre al mio fianco e ai dirigenti, ai funzionari che hanno seguito la mia visione politica. Non rinnego nulla e non nascondo che sono stati anni belli, intensi, ricchi di soddisfazioni ma anche duri. Spesso ho dovuto lottare in solitudine, sentendomi come una mosca bianca».

«In tutta questa vicenda, c’è solo un aspetto che mi lascia l’amaro in bocca», aggiunge, «la brusca interruzione di un percorso di programmazione e pianificazione dell’assessorato, che andava dalle misure di tutela dell’ambiente e del clima fino all’impostazione di una nuova politica abitativa che non considerasse solo le case ma anche le persone e il loro benessere. Una mole impressionante di provvedimenti, di politiche rivoluzionarie, che non basterebbero queste righe per essere elencate. Quando si interrompe un percorso così, il rischio è che il beneficio possa essere per pochissimi e il danno per molti, moltissimi cittadini pugliesi».

«Avverto anche un’altra convinzione», conclude Anna Grazia Maraschio, «chi semina bene raccoglie il giusto e i germogli non tarderanno ad arrivare».

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Una salentina tra i giovani leader che scriveranno proposte per il G7

È Margherita Zappatore, 27 anni, di Gallipoli, dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica

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C’è anche una salentina tra i giovani selezionati per partecipare al Global Youth Leaders Program, l’iniziativa della Young Ambassador Society che unisce giovani fino ai 35 anni per contribuire allo sviluppo di proposte politiche che saranno presentate alla presidenza del G7.

Margherita Zappatore, 27 anni, originaria di Gallipoli, è dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica ed è fondatrice e amministratrice di una società di consulenza nel settore della comunicazione politica, del legislativo e della progettazione.

Grazie alle sue esperienze formative e professionali, contribuirà a formulare proposte sul tema dell’innovazione e, in particolare, dell’intelligenza artificiale.

Assieme agli altri giovani provenienti da tutto il mondo, inoltre, prenderà parte ad incontri con esperti di organismi internazionali come l’ILO, l’UNDP, l’OECD, l’UNICEF, la FAO e Microsoft.

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