Giurdignano
Il Sigillo Templare Otrantino
Una decina di anni fa, probabilmente nel 2003, un contadino di Giurdignano (nei dintorni di Otranto) durante la ristrutturazione di un vecchio casolare, mentre scrostava un muro malconcio, scoprì una nicchia sigillata. Questa nicchia

Una decina di anni fa, probabilmente nel 2003, un contadino di Giurdignano (nei dintorni di Otranto) durante la ristrutturazione di un vecchio casolare, mentre scrostava un muro malconcio, scoprì una nicchia sigillata. Questa nicchia costruita intenzionalmente e sigillata con cura, rivelò, una volta aperta, il suo sorprendente segreto: essa conteneva un bacile integro, di ceramica smaltata, al cui interno era stato riposto un piccolo libro cartaceo, rivestito da una sovra-copertina di cartapecora. Il contadino afferrò con evidente interesse il libretto ma quando lo sfogliò per leggerne il contenuto questo si sbriciolò, quasi all’istante, trasformandosi in polvere e friabili coriandoli! Evidentemente il contatto repentino con l’ossigeno, dopo secoli d’isolamento dall’aria ambientale, fu la causa dell’immediata, devastante, ossidazione: restò fra le mani dell’uomo la sola sovra-copertina ripiegata, alla guisa di quelle che abitualmente facciamo per i libri scolastici dei nostri figli. La cartapecora o pergamena, una volta stesa, si rivelò essere un antico atto, con tanto di sigillo rosso in cera.
Il bacile smaltato e rozzamente decorato al suo interno, con una fascia a motivo ondulatorio di colore verde, è stato datato da un archeologo locale al XVII-XVIII secolo e per tale ragione si può attribuire, con relativa certezza, a quel periodo storico sia il libretto che l’operazione di occultamento della nicchia: si ritiene probabile che il volumetto fosse un testo a tema sacro poiché è spesso testimoniato nel territorio leccese ( ma non solo) l’antico uso apotropaico e benaugurale di murare, nelle pareti delle case, immagini sacre o foglietti recanti preghiere ed invocazioni. La scoperta di questo sigillo è collegata ovviamente a quella del documento inedito al quale fu intimamente applicato, ma l’antico atto sarà oggetto di un successivo e specifico studio: quando la pergamena fu maldestramente “riaperta”, palesò, nonostante i molti danni subiti e le grosse lacune, il suo misterioso testo consistente in circa 80 righe per facciata vergate, a penna d’oca, con piccolissimi e fitti caratteri medievali ad inchiostro bruno. Lo scopritore, pur non comprendendo nulla né del testo contenuto né del valore storico dell’antico manoscritto, già importante come tale, pensò di appenderlo ad un muro di casa sua racchiuso in una modesta cornicetta in attesa di eventuali opportunità future.
Il documento è rimasto in quella situazione fino al giorno della sua casuale riscoperta e giusta rivalutazione, dovuta alla sua esibizione e consegna a uno studioso di Cannole1 che per pura combinazione di eventi si trovava, proprio in quel mese di agosto 2011, a collaborare con lo scrivente nella ricerca di testimonianze della presenza templare, sull’area chiamata “Vigne di Cannole”. Il giovane archeologo, profondo conoscitore del suo territorio2, era in grado di collimare le sue ricerche personali con le tracce evidenti o ipotizzate già attestate con la specifica analisi del sito, nel libro “ I Templari in Terra d’Otranto”3, divulgato l’anno precedente dall’autore di queste righe. Un esame sommario del diploma bastò a rivelare la natura dell’impronta del sigillo, applicato nella parte inferiore di una sua facciata e che lo portò all’immediata identificazione con il più celebre simbolo dell’iconografia sfragistica templare: il sigillo è ovvio elemento datante del documento stesso, del quale non si hanno, per ora, indicazioni di contenuto ma che può essere attribuito senza tema d’errore almeno a un’epoca anteriore alla data dello scioglimento dell’Ordine dei Templari, ovvero al 1307-12, che deve essere considerata ovviamente, con assoluta certezza, il limite “ non post quem” per la datazione di stesura del testo. L’impronta del sigillo, costituita da una “rondella” di cera rossa, è mancante di un grosso dettaglio al margine destro e di un piccolo frammento al margine sinistro mentre risulta male incisa la parte centrale: si riconosce tuttavia con chiarezza ed ottimo profilo di incisione la scritta S[ IGILLU ]M : MILITUM [: X ]PISTI +, posta sulla fascia bordata, disposta sulla circonferenza ; al centro è invece visibile, come già scritto, in maniera poco chiara ma riconoscibile, il cavallo con in groppa due cavalieri, entrambi armati di scudo e lancia. Innanzitutto si deve rilevare una sostanziale differenza tra questo sigillo e tutti gli altri conosciuti finora, italiani o di altra provenienza, siano essi “bulle” in piombo che impronte in cera. Nella maggior parte dei sigilli del “tipo equestre”, vale a dire con i due cavalieri armati su un solo cavallo, finora conosciuti è presente una scritta nella fascia circolare che circonda le figure e che può essere di due versioni: “SIGILLUM MILITUM” o “SIGILLUM MILITUM XPISTI”. La prima scritta la troviamo già in una bolla plumbea del Maestro Bertrand de Blanquefort, del 11684 e la seconda è presente nei sigilli equestri posteriori, secondo il BASCAPÈ5, al 1190. Sia nel citato sigillo del 1168 sia in quello molto simile del 1221 -presentato dal PAULI nel suo grande studio sull’Ordine di S. Giovanni6- tutte le tre “M” del motto sono in stile “capitale” ossia con carattere cosiddetto “latino”. In tutti gli altri sigilli equestri del secondo tipo, finora visionati (riconoscibili anche dalla parola CRISTI con la lettera “R” incisa alla greca e cioè “P”), le “M” sono così rappresentate: la prima e la terza in carattere “capitale”, come nel restante testo, quella centrale in stile “gotico”(detta anche “M Onciale” o “M Capitale Longobarda”). L’impronta salentina, che abbiamo definito “otrantina”, per il momento risulta essere un “unicum” poiché presenta tutte le tre lettere “M” del motto in carattere “gotico”, esibendo stilisticamente una giusta coerenza grafica: questa “maturità” compositiva la rende apprezzabile esteticamente, mentre al contrario risulta a tutt’oggi inspiegabile la stridente incoerenza stilistica di tutti gli altri sigilli conosciuti. Altra peculiarità unica di questo sigillo è data dallo stile diverso, disposto dall’incisore, ai caratteri della scritta stessa che, pur essendo anch’essa a caratteri “capitali”, palesa vistose diversità nelle “grazie”, ossia nei tratti terminali delle “teste” e dei “piedi” delle singole lettere. In tutti i sigilli conosciuti e pubblicati, sia le aste (oblique, orizzontali o verticali: lettere I,M,V,L,T,P,X) sia i “becchi” (delle lettere tonde : S,G e M gotica), risultano incisi con le estremità appuntite, connotando stilisticamente le lettere “linguate”: l’inedito sigillo “otrantino” presenta invece, singolarmente, i vertici inferiori e superiori ( ed anche i “becchi”delle lettere S e G) decorati con due“bottoni” detti anche “pomi” quindi per tale stile le lettere vengono definite calligraficamente “pomate”, in questo caso “bi-pomate”.
Lo studio dei sigilli detto “sigillografia” o più tecnicamente “sfragistica” è stato affrontato da molti studiosi: il più completo e approfondito studio di tutti i sigilli antichi e nello specifico, riferito agli antichi ordini cavallereschi e quindi anche ai sigilli templari, è stato il grande trattato “SIGILLOGRAFIA” del già citato BASCAPÈ7 che, in definitiva, è stato saccheggiato o ampiamente copiato da tutti quei ricercatori minori o dilettanti che hanno affrontato lo stesso tema negli anni successivi e senza aggiungere nulla di significativo. Il BASCAPÈ descrive con maggior dovizia di particolari la sigillografia dei Giovanniti e degli altri Ordini in quanto più ricca la documentazione e notevole il numero degli esemplari sopravvissuti. Per la sfragistica templare, pur ravvisandovi una maggior varietà tipologica delle impronte rispetto a quella più monotona dei Cavalieri di Malta, l’autore ne rileva la relativa rarità dovuta a molti fattori conseguenti alla soppressione dell’Ordine8: una piccola parte dei documenti superstiti è affluita all’archivio magistrale di Malta mentre altri frammenti di cartulari sussistono negli archivi delle commende giovannite cui furono accorpate le domus templari, nel secolo XIV 9. Molti documenti templari, oggi studiati, emergono anche da archivi diocesani o, come dimostra la pergamena accennata in questo studio, anche da scoperte fortuite e apparentemente inspiegabili. Il BASCAPÈ riporta, contestualmente al suo saggio, una ricca bibliografia di studi sulla sfragistica templare, presente nella letteratura specialistica straniera.10 Sia nelle bolle plumbee sia nelle impronte in cera i modelli più comuni ritrovati sono di due tipi, il sigillo detto “parlante” e il sigillo “equestre”, seguono i tipi simbolici, allegorici e araldici . Il sigillo detto “parlante”, che il BASCAPÈ classifica anche come tipo “monumentale”, per distinguerlo dagli altri della stessa famiglia( con la Vergine o il Pellicano, due pavoni o una testa , ecc.) raffigura la cupola del Tempio di Gerusalemme stilizzata: l’autore afferma che questo simbolo venne applicato a sigilli posti sui documenti dal 1171 in poi.11 Il sigillo con raffigurata la Cupola si suddivide in tre tipologie leggermente differenti tra loro, anche per il motto riportato: 1° “+:S:TUBE:TEMPLI:XPI: “, 2° “ +DE TEMPLO:CRISTI”, 3° “ + SIGILLUM:TEMPLI:DOMINI”. Anche nei sigilli ”equestri” si hanno tre modelli. Il primo, il più comune, come il nostro “otrantino” , raffigura due cavalieri armati in groppa ad un solo cavallo, definito in qualche documento sigillum consuetum . Il BASCAPÈ afferma che viene improntato in cera o in piombo su atti dal 1190 in poi , ma la cosa andrebbe verificata, infatti più sopra abbiamo citato la bolla plumbea con questo “tipario” applicata ad un documento del Maestro Generale Bertrand de Blanquefort, del 1168! Questo tipo, assieme all’altro raffigurante la cupola del Tempio, erano i sigilli delle autorità centrali dei Templari spesso usati in fronte e recto sulle bolle o separati su due diverse impronte in cera, nello stesso atto. Gli altri due tipi di sigilli equestri, assai rari, raffiguravano un solo milite armato a cavallo( es: quello del Maestro d’Aragona e Catalogna, 1247) oppure (nel sigillo di un anonimo precettore francese, 1255) con il patrono della cavalleria cioè S. Giorgio a cavallo, nell’atto di infilzare il drago. Altro simbolo diffuso sui sigilli templari è la croce (patente, semplice o fichée), ma questo e molti altri tipi reperiti sono da assegnare alle varie “nazioni”, province, commende o precettorie, disseminate in tutta Europa, le quali furono libere di scegliere stemmi, figure o emblemi per i propri sigilli.12 Contrariamente a quanto comunemente si pensa, il sigillo più diffuso, tra quelli giunti sino a noi, non è il tipo “equestre” (con i due militi a cavallo), diffusamente pubblicizzato su tutti i media contemporanei che divulgano storie e vicende, relative all’ordine rossocrociato, ma quello che raffigura “l’Agnus Dei”13, molto usato dai Templari inglesi14 ma riconosciuto come specifico della precettoria di Provenza e d’Aragona, nel 1224.15 Alcuni autori ritengono che le impronte dei sigilli templari ritrovate sino ad ora siano 108, ma molte di queste, soprattutto quelle di cera sono ormai illeggibili.16 Non si è in grado di verificare l’esattezza del dato ma è realistico il fatto dell’illeggibilità di molte impronte ceree pervenuteci perché questo materiale è deperibilissimo: la più resistente ceralacca, comunemente usata ancor’oggi per l’impronta dei sigilli su carta o pergamena, è un’invenzione del XV secolo e la cera da sigillo medievale era fabbricata con particolari procedimenti proprio per tentare di renderla meno fragile. Solitamente si usavano due terzi di cera d’api, un terzo di pece bianca e un pizzico di verderame. In alcuni casi si mischiava all’impasto della polvere di gesso o dei peli, per aumentarne la durata e la coesione. Al termine della preparazione si colorava la cera con pigmenti naturali poiché anche i Templari, come molte altre cancellerie, ecclesiastiche o reali, dotavano i documenti di sigilli colorati, secondo il contenuto. La cera verde era quella più comune e sigillava gli atti originali di vendita o di cessione e le convenzioni perpetue. Quella gialla ovvero al naturale, era usata per sigilli su corrispondenza ordinaria o su atti di convenzione temporanea. I sigilli di colore bruno erano apposti su copie degli atti o sulla loro riconferma, quella nera era usata per reclami e contenziosi o dichiarazioni di ostilità. La cera rossa, come quella presente nel “sigillo otrantino”, era riservata ai documenti amministrativi ( o relativi alla Regola) e agli atti di giustizia17. L’impasto da impronta era amalgamato con cura e preparato al momento dell’uso formando una pallina che, riscaldata nelle mani dello scrivano, si trasformava nella “rondella” pronta per essere pressata immediatamente dopo dalla matrice del sigillo. Il sigillo detto”bulla plumbea” veniva realizzato colando del piombo fuso entro una matrice di argento costituita da due valve incise e incernierate. La matrice detta anche “matrice principale”( chiamata bulle o boule) era conservata gelosamente in una borsa di cuoio e le tre chiavi che la chiudevano erano tenute dal Maestro e da due alti dignitari: le norme per il suo uso e la sua conservazione erano rigidamente codificate da diversi articoli della Regola come si può ancora leggere nel manoscritto francese della Regola del Tempio18. Il sigillo detto “impronta cerea” era ottenuto pressando, sulla “rondella” posta ancora calda sulla pergamena, o un dischetto ufficiale inciso e attaccato alla “matrice principale” oppure un sigillo ad anello il quale, più comunemente, riportava la matrice del sigillo personale del singolo dignitario, spesso il blasone di famiglia. La bolla plumbea era collegata al documento con il “legame” ovvero la cordicella che lo legava fisicamente all’atto e che era costituita da una striscia di cuoio, da una cordicella di canapa o lana, da un nastro di seta, ecc. L’impronta in cera invece era posta direttamente sul documento e mentre la bolla poteva avere i due lati con diversi sigilli, nell’impronta cerea i diversi sigilli erano affiancati ( o allineati se erano molti) in un ordine preordinato. Il sigillo era ritenuto sacro come il “Baussant” e severe pene erano inflitte a chiunque avesse smarrito o spezzato la matrice. Ogni dignitario dell’Ordine era autorizzato a farne uso, purché detentore di un incarico di comando, dal Maestro al Siniscalco, dal Precettore al comandante di una fortezza: esso era responsabile della sua conservazione ed anche alla convocazione del Capitolo Generale , un precettore era specificatamente incaricato a controllare, all’ingresso della sala capitolare, che ogni dignitario convocato esibisse il proprio sigillo19. L’Ordine di S. Giovanni, più antico dell’Ordine dei Templari, utilizzò la bolla plumbea fin dagli anni della sua fondazione e se ne ha notizia fin dal 1134, mentre il sigillo cereo è documentato solo dall’inizio del Duecento20: essendo più copiosa, organica e continuativa la produzione e la conservazione dei documenti giovanniti si ritiene logico ipotizzare parallelamente, per affidabilità della casistica, che anche la medesima tipologia di sigilli templari debba essere datata seguendo quella successione o cronologia. In conclusione si ritiene di affermare, almeno come anticipazione, che il documento inedito scoperto nei pressi di Otranto, anche se non ancora tradotto, è da datare tra i primi anni del Duecento e la data 1312, anno dell’emanazione della bolla papale che praticamente soppresse l’Ordine Templare e questo, per il momento, è quanto emerge dallo studio dell’impronta del sigillo.
Salvatore Fiori
Appuntamenti
Giurdignano Fest con il Tartufo
Le tante anime del Salento. Dal 30 maggio al 1° giugno in programma tre giorni di incontri tematici, degustazioni e percorsi esperienziali alla scoperta del territorio. Gastronomia, cultura e territorio si intrecciano in dialogo con realtà locali e nazionali

Torna nell’antico borgo nel cuore del Salento, “Giurdignano Fest – Festa del Tartufo”.
Promosso dal Comune di Giurdignano e dal Comune di Caprarica di Lecce in collaborazione con Puglia Expò (rete di chef, produttori e comunicatori del gusto) il festival, in programma da venerdì 30 maggio a domenica 1° giugno, propone un’esperienza immersiva in cui gastronomia, cultura e territorio si intrecciano in dialogo con realtà locali e nazionali.
Per tre giorni, il centro storico del piccolo centro dell’entroterra salentino si trasforma in un laboratorio diffuso: talk, degustazioni, narrazioni, workshop e percorsi esperienziali, ideati per promuovere un modello economico fondato su micro-realtà, filiere corte e antichi mestieri, rivisitati con lo sguardo di oggi.
L’obiettivo è quello di attirare nel centro storico di Giurdignano professionisti della comunicazione, giornalisti, blogger e storyteller che avranno il compito di dare voce alle storie di chi vive questa terra, spesso affrontando faticose sfide quotidiane, dimostrando una straordinaria tenacia nel preservare le micro-economie e custodire le tradizioni locali.
Ogni giornata offrirà percorsi di scoperta unici, come la Tartufo Experience, alla ricerca del pregiato fungo ipogeo con esperti tartufai e i loro cani, il Tour Megalitico & Oil Experience, un’escursione tra dolmen e menhir abbinata a una serie di degustazioni dei migliori oli extravergine d’oliva locali, e la Wine Experience, in compagnia di coltivatori e produttori della zona.
Il Palazzo Baronale di Giurdignano sarà il cuore pulsante dell’evento e ospiterà incontri con piccoli produttori, chef e ricercatori, pronti a condividere le loro conoscenze e passione per il tartufo e le altre eccellenze del territorio.
Inoltre, saranno organizzati momenti di approfondimento su temi legati alla sostenibilità, alla tradizione e al turismo responsabile.
In piazza Municipio e piazza dei Caduti, dalle ore 18 alle 22, saranno allestiti gli stand gastronomici gestiti da produttori locali: cittadini e turisti potranno scoprire, assaporare e acquistare un’attenta selezione di prodotti tipici del territorio, tra cui street food, vino, olio e specialità al tartufo, per un’immersione autentica nei sapori e nei profumi del Salento.
«Il titolo di Città del Tartufo condiviso da Giurdignano e Caprarica, rappresenta non solo un riconoscimento di eccellenza, ma anche un nuovo simbolo di identità, per tutto il Salento, che vogliamo fortemente valorizzare», afferma la Sindaca di Giurdignano Monica Gravante, «questa cooperazione, fondata su un elemento comune e distintivo, rafforza la riconoscibilità e l’unicità della nostra comunità, con l’obiettivo di promuovere e sviluppare insieme anche nuove attività imprenditoriali legate al turismo».
«Sono certo che la collaborazione con Giurdignano e con la Provincia di Lecce in occasione di questo evento», aggiunge il sindaco di Caprarica e consigliere provinciale con delega all’agricoltura Paolo Greco, «rappresenta una straordinaria opportunità per consolidare una rete di sviluppo comune, in grado di promuovere un turismo più lento e sostenibile e proporre il nostro territorio come meta di riferimento per il turismo enogastronomico di qualità».
IL PROGRAMMA COMPLETO
Venerdì 30 maggio
IL SALENTO TERRA DI VINO
Ore 8.00
WINE EXPERIENCE – IL PROFUMO DEL VINO
(riservato a blogger e giornalisti)
Barbatelle, vigneto, cantina, bottiglia, bicchiere e vino. Tutto made in Salento o quasi. In compagnia di coltivatori, produttori e Diego CONTINO.
PALAZZO BARONALE
Ore 10.30
WORK SHOP
SUA MAESTÀ IL TARTUFO – Dal Piemonte al Salento
Dal Piemonte (Alba) al Salento
con Gianluigi GREGORI – Direttore centro sperimentale di tartuficoltura
Andrea COLAGIORGIO – Associazione Regionale Pugliese Tartufo
Antonio DEGIACOMI – Centro Naz. Studi Tartufo – Alba
Michele FRISOLI – Associazione Regionale Pugliese Tartufo
Cosimo MARROCCO – Presidente GAL IsolaSalento
Mario VADRUCCI – Presidente Camera di Commercio di Lecce
Gabriella VILEI – Vice Sindaco del Comune di Giurdignano
Conduce Rosaria BIANCO
Ore 13.00
Approfondimenti GASTRONOMICI
Bianco o nero? Costoso o economico? Locale o globale?
La cucina di MASSERIA STALI – Caprarica di Lecce
Nell’interpretazione dello chef Gaetano VILLANI
In compagnia di Rita Esposito PICCINNO
In abbinamento i vini e gli oli della Masseria con SAMANTHA CENTONZE
Conducono Federica SGRAZZUTTI e Francesco ZOMPÌ
Ore 17.00
LE STORIE
Marta LAGNA – L’ARTE DELLA CALLIGRAFIA
Marta interpreta in modo originale e creativo l’antica arte della scrittura a mano, le sue mani danno nuova vita ad ogni lettera o parola, donando espressione a tutto ciò che dipinge che sia una tela, un muro, un divano o un corpo umano.
Intervistano Valeria BLANCO e Loris COPPOLA
Ore 19.30
LIBRI & CUCINA
“Le rape di Santino” di Pino DE LUCA – Edizioni Raggio Verde
*****
URBAN ASSASSINERIA – Bari
L’Assassina e il tartufo è una questione di tasca o di gusto?
La visione di Celso LAFORGIA
Conducono Vincenzo RIZZI e Francesco ZOMPÌ
In abbinamento il Negroamaro del Salento per spegnere o un distillato per bruciare? A voi la scelta.
Sabato 31 maggio
IL SALENTO CHE NON TI ASPETTI
Ore 8.00
TARTUFO EXPERIENCE
alla ricerca del tartufo con Aldo Borgia e i suoi cani (lagotto romagnolo)
PALAZZO BARONALE
Ore 10.30
CONVEGNO
GIURDIGNANO, CAPRARICA di LECCE e ROSETO VALFORTORE “Città del Tartufo”
Nuove destinazioni turistiche
Saluti del Prefetto di Lecce, Dott. Natalino Domenico MANNO
Giuseppa ANTONACI – Presidente ITS
Giuliano BORGIA – Borgia Tartufi
Antonella BRANCADORO – Direttore Associazione Nazionale Città del Tartufo
Antonio DEGIACOMI – Centro Naz. Studi Tartufo – Alba
Alessandro DELLI NOCI – Assessore alle Attività Produttive della Regione Puglia
Monica GRAVANTE – Sindaco di Giurdignano
Paolo GRECO – Sindaco di Caprarica di Lecce
Lucilla PARISI – Sindaco di Roseto Valfortore
Donato PENTASSUGLIA – Assessore all’Agricoltura della Regione Puglia
Conduce Antonella MILLARTE
Ore 13.00
Approfondimenti GASTRONOMICI
Il risotto al Tartufo e… Cosa abbinarci?
OSTERIA DEGLI AMICI – Giurdignano
Nell’interpretazione dello chef Giovanni GULLONE
In abbinamento: Nebbiolo o Negroamaro? con Cristian MOSCAGGIURI
Conducono Antonio AMENDUNI e Francesco ZOMPÌ
Ore 17.00
LE STORIE
Elia CALÒ e Benedetta LOCANE
creatori de IL GIARDINO SOTTO IL NASO (tra piante selvatiche e cocktail)
Il BARTENDER – TRA PASSIONE E PROFESSIONE
Intervistano Mariella PISCOPO E Pierpaolo SAMMARTINO
Ore 19.30
LIBRI & CUCINA
“Non me la Bevo – Godersi il vino consapevolmente senza marketing né mode”
di Michele A. FINO – Mondadori Editore
*****
PASTA D’ELITE – Lecce
Quale pasta per il tartufo? Fettuccine, tagliatelle, tagliolini o altro?
La versione di Emanuela BRUNO e Alessio GUBELLO
Con Antonio MERCALDI (Ironfoodie) e Francesco ZOMPÌ
In abbinamento vini e oli del Salento con Giulio BENVENUTO
Domenica 1° giugno
CONOSCERE IL SALENTO
Ore 8.30
UN TOUR MEGALITICO & OIL EXPERIENCE
C’è ancora un futuro oltre al passato?
Dolmen, Menhir, frantoi ipogei e Abbazia Centoporte in compagnia di guide territoriali e Diego CONTINO
PALAZZO BARONALE
Ore 11.00
WORK SHOP
LE CITTA’ DEL TARTUFO, ECONOMIE E NUOVI MERCATI
con Marco CARRUEZZO – CEO Maestri Tartufai
Monica GRAVANTE – Sindaco di Giurdignano
Paolo GRECO – Sindaco di Caprarica di Lecce
Gianluigi GREGORI – Direttore Centro Sperimentale di Tartuficoltura
Sebastiano LEO – Assessore Formazione Professionale Regione Puglia
Gianfranco LOPANE – Assessore Turismo Regione Puglia
Roberto MONTI – Enoteca Monti, Spongano
Massimo MURCIANO – Tartufaio
Lucilla PARISI – Sindaco di Roseto Valfortore
Conduce Manuela LENOCI
Ore 13.00
Approfondimenti GASTRONOMICI
Pecore, formaggi e tartufi
In compagnia di Lina CUCUGLIATO, Gino DIMITRI e Nunzia MELCARNE
In abbinamento vini e oli del Salento con Valentina OTTOBRE
Conducono Paolo SCARCELLA (Assaggi a Sud Est) e Francesco ZOMPÌ
Ore 17.00
LE STORIE
Cesare SPINELLI
LE MACCHINE DA CAFFÈ SALENTINE CONQUISTANO IL MONDO
Intervistano Michele BRUNO e Jessica NIGLIO
Ore 19.30
LIBRI & CUCINA
“C’è ancora tempo – Storie di donne che resistono”
di Paolo MIGGIANO – Terrasomnia Editore
*****
CASA BORGIA – Giurdignano
La carbonara nell’interpretazione di Daniele Seviroli
a seguire
Il rustico al tartufo del Bar Claudio di Taviano
In abbinamento i vini e oli del Salento
Conducono Katia PERRONE e Francesco ZOMPì
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Castrignano del Capo
Abusi edilizi: sequestri e denunce a Castrignano del Capo e Giurdignano
Another Brick, operazione dei Carabinieri Forestali di Tricase. A Castrignano del Capo sequestrato cantiere edile in area a vincolo paesaggistico e tre persone denunciate. Blitz con denuncia anche a giurdignano

Dopo le ricognizioni con elicottero AW169 del 6° Nucleo CC di Bari-Palese, supporto fondamentale per il successo dell’Operazione Another Brick, avviata nel 2024, continuano ad emergere situazioni di abusi edilizi nel basso Salento, con particolare attenzione alle aree naturali protette (parchi e riserve) ed a quelle tutelate dal vincolo paesaggistico.
Nel loro ultimo intervento, i Carabinieri Forestali del Nucleo di Tricase hanno sottoposto a sequestro preventivo un cantiere edile, in contrada “Cavalli” dell’agro di Castrignano del Capo (come si vede in entrambe le foto in questa pagina), dove erano in corso lavori di scavo con profondità e volumetrie difformi da quanto approvato nel permesso di costruire e nell’autorizzazione paesaggistica, trattandosi di zona tutelata in quanto di rilevante interesse pubblico.
I Forestali hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Lecce tre persone: il proprietario, il progettista ed il titolare della ditta esecutrice dei lavori.
A ciascuno di loro sono stati ascritti i reati previsti dalla Legge per l’ esecuzione di interventi edilizi difformi dal titolo abilitativo in zona sottoposta a vincolo paesaggistico.
Per reati analoghi, i Carabinieri Forestali del Nucleo di Otranto hanno denunciato un imprenditore edile, ritenuto responsabile di lavori di movimento terra (sbancamento e livellamento), in un fondo rustico in area tutelata dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, nell’agro di Giurdignano.
In questo caso non vi era alcun titolo edilizio a giustificazione dei lavori, per cui i Forestali hanno proceduto alla denuncia alla Procura di Lecce.
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Attualità
Pace e Solidarietà con le Tavole di Giurdignano
Due appuntamenti per celebrare la devozione al santo. Piatti tipici e condivisione, per i più piccoli un parco giochi gratuito

In occasione della Festa di San Giuseppe, a Giurdignano, due giornate dedicate al santo con l’evento La Tavola della Pace e della Solidarietà previsto per martedì 18 e mercoledì 19 marzo.
Nella prima giornata, le visite della Tavola che rappresenteranno un momento di riflessione e condivisione attorno alla tavola tradizionale, apparecchiata con tovagliati bianchi e con al centro l’immagine del santo, adornata da fiori e candele.
Seguiranno le premiazioni per le migliori poesie e i più bei disegni sulla Pace che saranno esposte su un salice piangente, simbolo di speranza e unità.
Dalle 16, ai bambini è offerta la possibilità di godere al meglio della ricorrenza con giochi e ricreative, per celebrare la gioia della comunità, grazie al contributo di Hydruntumlandia.
La degustazione del piatto di San Giuseppe presso gli stand dislocati per le vie del paese alle 19.
Nell’appuntamento di mercoledì 19, invece, alle ore 12 si terrà il pranzo comunitario in onore del santo.
L’iniziativa vedrà la partecipazione della scuola Fondazioni Le Costantine e l’associazione volontariato Dalla parte dei più deboli, per un’esperienza di apprendimento e solidarietà con la partecipazione dei “santi”.
La festa di Comunità avrà inizio nel pomeriggio, dalle 16, sempre con l’apertura di giochi e attività per bambini per un momento di allegria e condivisione.
La messa e la processione si svolgeranno alle 17 e, al loro termine, è previsto anche uno spettacolo pirotecnico a cura di The Wolf.
La conclusione della premiazione vedrà la consegna dei riconoscimenti finali per il concorso creativo dedicato alla Pace.
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