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Attualità

ACAIT senza pace: dopo il danno la beffa?

Mario Turco: “Intendo assumere una posizione, forte, netta e chiara ed esprimere tutto il mio disappunto in merito alla soluzione in via transattiva…”

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Egregio Direttore”, esordisce così la nota di Mario Turco, ex consigliere comunale della passata amministrazione al comune di Tricase, con Carlo Chiuri sindaco, e lo stesso Mario Turco assessore (luglio 2017-giugno 2019), con delega al lavoro, all’ambiente, al traffico e mobilità, al personale, ed alla polizia locale.


Intendo assumere una posizione, forte, netta e chiara ed esprimere tutto il mio disappunto in merito alla soluzione in via transattiva che l’attuale ‘amministrazione De Donno vorrebbe dare in merito al ricorso per accertamento tecnico preventivo avanzato dalla F.P. Group s.r.l. (proprietaria del fotovoltaico) per accertare le cause e le responsabilità che hanno portato al crollo di parte dell’ACAIT (ritengo con conseguenti danni seri alla maggior parte dell’edificio dato il tipo di struttura).


Tutto nasce il 6 dicembre 2012, quando davanti al segretario comunale, Sergio Rizzo, si sottoscrive un contratto che regola l’utilizzo delle superfici solari degli immobili di proprietà del Comune, che affidano in concessione il diritto di superficie per l’istallazione e la gestione di impianti fotovoltaici. Importo totale del contratto è pari a € 894.333,00. Per questa somma vengono cedute le superfici solari di 15 immobili, di proprietà comunale (scuole e Acait) per 20 anni e per una somma annua di € 23.916,66 da versare al comune, oltre allo scambio sul posto dell’energia che necessita l’edificio dove è stato installato l’impianto.



Non può essere utilizzato il possibile finanziamento per la ristrutturazione dell’edificio per dare una destinazione d’uso all’ex ACAIT, dopo 20 anni di abbandono, per definire in via transattiva le cause e responsabilità del crollo”. E per perorare la sua causa Turco prosegue:  Il CTU (consulente tecnico d’ufficio), incaricato dal Giudice su istanza della F.P. Group, è stato chiaro nell’accertare le responsabilità che sono del tutto in capo al Concessionario e, forse, aggiungo io”, con un fendente degno di D’Artagnan, “anche a chi ha consentito l’installazione dei pannelli fotovoltaici sul lastrico solare dell’ex Acait.

Se le conclusioni del CTU fossero state avverse all’Amministrazione, avremmo sicuramente dovuto subirne le conseguenze. Ora, dopo le conclusioni riportate dal CTU, ritengo sia necessario chiamare alle giuste conseguenze il Concessionario. Non è possibile far ricadere sulle casse pubbliche, e quindi sui cittadini di Tricase, il danno irreparabile, non solo della parte crollata, ma della maggior parte dell’edificio seriamente danneggiata. 


Ci tengo a sottolineare”, ribadisce con fermezza, “che da assessore al momento del crollo (21 e 26 febbraio 2018), sollecitai in più occasioni l’avvio di indagini per definire cause e responsabilità, ma non ho mai trovato consensi per tale soluzione. E non le nascondo”, chiosa con una nota di amarezza l’ex assessore, “che quando la procedura fu avviata dal Concessionario, ho da subito avuto il sospetto che sarebbe finita a tarallucci e vino. Fu per questo che mi prodigai a prendere contatto con il legale incaricato dall’ufficio contenzioso del Comune di Tricase, per esporgli ogni mia perplessità sull’eventualità che il Comune potesse soccombere nel procedimento di accertamento.


Sarà stato un caso (e non credo),  il giorno dopo mi fu revocata la carica di assessore del Comune di Tricase. Forse ero scomodo per una prevista soluzione a tavolino. 


Cordialmente, Mario Turco 


Attualità

Tricase, Elezioni 2026: Claudio Pispero per il centrodestra?

Il diretto interessato non ha ancora sciolto le riserve ma è lui il prescelto. Antonio Forte, coordinatore di FdI: «Capacità, esperienza politica e affidabilità. È il profilo giusto che in questi mesi le varie componenti del centrodestra di Tricase stavano cercando»

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Alla tornata elettorale in cui i tricasini saranno chiamati a scegliere sindaco e consiglio comunale manca ancora più di un anno, ma il quadro comincia a delinearsi.

Come anticipato da queste colonne, di sicuro si ricandiderà il sindaco uscente Antonio De Donno che lo ha annunciato più volte pubblicamente; il centrosinistra (Partito democratico, AVS, Tricase che fare? e Cantiere Civico) prova a fare fronte comune ed ha annunciato che ricorrerà alle Primarie nel caso non ci fosse unanimità intorno al nome prescelto come candidato sindaco; Vincenzo Errico, dovrebbe essere a capo della lista del movimento Tricase Insieme.

Della tornata elettorale dovrebbe tornare a far parte anche il centrodestra (assente nel 2020), che avrebbe individuato in Claudio Pispero il suo candidato sindaco.

Una mezza conferma arriva anche da Antonio Forte coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia secondo cui l’ipotesi, «all’interno delle forze politiche del centrodestra di Tricase sta raccogliendo sempre più consensi. È una possibilità che sta prendendo sempre più corpo».

Secondo il coordinatore di FdI, «Claudio Pispero rappresenta il profilo giusto che in questi mesi le varie componenti del centrodestra di Tricase stavano cercando: capacità, esperienza politica, affidabilità, appartenenza indiscutibile nell’area di centro destra e capacità di portare al di fuori dei confini di Tricase gli interessi della Città con i giusti referenti sia a livello provinciale, sia regionale che nazionale».

Va detto, però, che l’avvocato tricasino «pur ringraziando gli amici dei partiti del centrodestra che hanno dimostrato la loro fiducia», ha però smentito di aver accettato una qualsiasi candidatura, confermando, però, che il centrodestra, con in testa il partito di Fratelli d’Italia della Presidente Giorgia Meloni, gli ha chiesto di «prendere in seria considerazione l’investitura a sindaco per l’intero centrodestra di Tricase».

A quanto pare Claudio Pispero ci starebbe riflettendo e, come annuncia Antonio Forte, «la decisione non è stata ancora presa».

Staremo a vedere se alla fine scioglierà le riserve o il candidato sarà un altro.

Quel che è certo è che il centrodestra questa volta non resterà estraneo alla competizione elettorale.

Giuseppe Cerfeda

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Attualità

Tap, accordo da 6 milioni per Melendugno

Il Comune mette la parola fine al contenzioso. il sindaco Maurizio Cisternino: «Svolta storica per il nostro Comune che sembrava destinato ad ospitare gli impianti della TAP senza ottenere in cambio alcuna compensazione»

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Il Comune di Melendugno mette la parola fine al contenzioso con la TAP e porta a casa, a titolo di compensazione, 6milioni e 50mila che dovranno essere utilizzati per scopi ambientali e sociali.

La Giunta comunale ha approvato la delibera con cui autorizza il sindaco Maurizio Cisternino, a sottoscrivere l’accordo (che è parte integrante della delibera) con il quale rinuncia alla costituzione di parte civile nel processo penale a carico di Tap, la cui udienza è fissata per il 12 maggio, e accetta di non partecipare ai negoziati per ottenere nuove compensazioni per l’ulteriore ampliamento del gasdotto Tap fino a 20 miliardi di metri cubi annui, in corso di autorizzazione. Resta salvo, però, il diritto del Comune di beneficiare di eventuali misure compensative che la Regione Puglia dovesse comunque destinare al territorio comunale, in caso di ampliamento dell’impianto.

«È una pagina storica per il nostro Comune, che sembrava ormai destinato a dover “ospitare” gli impianti della TAP senza ottenere in cambio alcuna compensazione», commenta il sindaco Maurizio Cisternino, «ogni tavolo di negoziazione era ormai saltato a causa di una presa di posizione molto forte che aveva impedito il dialogo tra la multinazionale e le istituzioni, cosa che è sempre doverosa, soprattutto nei momenti di maggiore tensione, nell’interesse di tutta la collettività.  Lo scopo dell’accordo è di costruire un dialogo costruttivo che vada a vantaggio della crescita del nostro territorio, normalizzare i rapporti con Tap e conseguire risultati per il bene e lo sviluppo di Melendugno e di tutto il suo territorio».

La delibera parte da queste premesse: «La Trans Adriatic Pipeline AG, società che ha realizzato e gestisce l’opera, ha manifestato disponibilità a definire in via transattiva ogni questione pendente mediante corresponsione di un contributo economico a favore del Comune pari a complessivi € 6milioni e 5° mila euro, per finalità̀ ambientali e sociali, a fronte della rinuncia del Comune alla costituzione di parte civile nel procedimento penale in corso e della rinuncia alla partecipazione a eventuali negoziati relativi alle misure di riequilibrio ambientale con riferimento all’ampliamento attualmente in corso di autorizzazione».

L’accordo ha superato l’esame del segretario comunale Maria Elena Megha e dell’avvocato Francesco Calabro, che difende il Domune in sede penale.

«Lo schema di accordo originariamente proposto è stato oggetto di istruttoria tecnico-amministrativa e di parere favorevole a firma congiunta del Segretario comunale e dell’avv. Francesco Calabro, legale incaricato della difesa dell’Ente nel procedimento penale di cui sopra, agli atti della presente deliberazione», si legge in delibera, «la definizione transattiva appare coerente con l’interesse pubblico perseguito dall’Ente, finalizzato a normalizzare i rapporti con il soggetto proponente e a conseguire risorse da destinare a interventi ambientali e sociali nel territorio comunale»

«L’accordo», si specifica, «non comporta rinuncia generalizzata ai benefici compensativi, rimanendo impregiudicato il diritto del Comune a beneficiare di eventuali future misure di riequilibrio ambientale che la Regione Puglia dovesse destinare al territorio comunale».

Lunedì 12 maggio il sindaco Maurizio Cisternino si presenterà presso il Tribunale di Lecce per formalizzare davanti ai giudici, la rinuncia alla costituzione di parte civile.

Tap, nel giro di 15 giorni verserà la prima tranche di 3milioni e 50mila euro. In luglio verrà versata la seconda tranche.

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Il sindaco di Melendugno Maurizio Cisternino

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Papa Leone XIV

Il nuovo Pontefice è Robert Prevost, primo americano a salire sul Soglio di Pietro

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Il nuovo Papa è l’americano Robert Prevost, si chiamerà Leone XIV.

Nato il 14 settembre 1955 a Chicago, Prevost era considerato come un papabile “di compromesso”, tra quelli che potrebbero riuscire nel difficile compito di unire le diverse e spesso contrastanti anime di una Chiesa cattolica che sta attraversando grandi cambiamenti.

La sua carriera inizia ufficialmente nel 1977, quando è entrato nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, nella città di Saint Louis (Missouri).

I voti solenni arrivano il 29 agosto 1981.

Studente presso la Catholic Theological Union di Chicago, si è diplomato in Teologia.

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