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Chiusura di bilancio: “Costi su, aziende giù”

Il 30 aprile la scadenza per l’approvazione dei bilanci delle aziende: si è fatto sempre più assordante l’indiscrezione di un trend negativo, andante al rosso, per la maggior parte delle imprese.

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Il 30 aprile la scadenza per l’approvazione dei bilanci delle aziende: si è fatto sempre più assordante l’indiscrezione di un trend negativo, andante al rosso, per la maggior parte delle imprese. Abbiamo voluto approfondire l’argomento chiedendo lumi ad alcuni commercialisti del territorio, in questi giorni alle prese proprio con la definizione dei bilanci. Michele Aprile, che esercita la sua professione tra Tricase Milano, conferma e rilancia: “In molti casi si tratta di bilanci disastrosi e mi riferisco a quelle aziende che già indebitate, non sono riuscite ad arginare le congiunture economiche negative che hanno riguardato in questi ultimi anni tutto il pianeta. Tutti hanno accusato una riduzione di fatturato, soprattutto chi lavora per conto terzi, come ad esempio le aziende che operano per conto della Fiat. A questo si aggiunga un esponenziale aumento dei costi di gestione…”. Tra il Salento e Milano nessuna differenza? “Probabilmente al nord c’è meno sofferenza grazie all’immissione sul mercato di denaro fresco”. Il dott. Aprile però non si scoraggia e fa notare che “comunque il mercato dà segni di ripresa ed induce ad essere ottimisti anche grazie ai trend di investimento dei fondi esteri. E il nostro tessuto economico rimane comunque robusto”.

Anche Toti Russo, commercialista di Tricase, conferma il momento di difficoltà: “Quello che pesa oltremodo sui bilanci delle aziende sono gli oneri di indebitamento bancario che sono elevatissimi. Ma risulta decisivo anche il cuneo fiscale, vale a dire la differenza tra il netto in busta paga per il dipendente ed il costo reale per l’azienda. Pesano poi gli aumenti davvero ingenti dei costi di produzione per servizi tra cui l’utenza per l’energia elettrica, per il gas, ecc.”. La lettura del momento da parte del professionista tricasino non dà grande peso alla ormai vituperata crisi economica mondiale: “In linea di massima c’è una conferma dei fatturati, che però non bastano più a reggere i costi lievitati a dismisura”.

Altra conferma da Luca Borrello, commercialista a Ruggiano, frazione di Salve: “Sono aumentati in maniera esponenziale i costi mentre i ricavi si sono mantenuti più o meno ai livelli precedenti. Ovviamente dipende dalla tipologia d’azienda, ma le voci che più pesano sono quelle relative al personale, alle materie prime, alle utenze e per i servizi. Soprattutto mi viene da dire sono aumentati i costi del personale perché fino a poco tempo fa nessuno riteneva di metterlo in regola. Oggi i controlli sono più rigidi e il costo è fisiologicamente aumentato”. Pagano lo stato dei fatti più le piccole aziende o le grandi? “Le piccole aziende risultando influenzate soprattutto dall’umore del territorio mentre le grandi devono fare i conti con un mercato più vasto e pagano in maniera superiore i venti di crisi di questi ultimi anni”.

Antonio Refolo, commercialista con studio a Maglie: “La difficoltà esiste, eccome! Tra i miei assistiti c’è chi patisce un volume d’affari ridotto e chi, pur lavorando, soffre perché i suoi clienti hanno difficoltà ad effettuare i pagamenti”. Tutta colpa della crisi? “Anche dei costi in continuo aumento, come quello del personale”. Ci sono settori più in difficoltà di altri? “Il tessile ed abbigliamento è praticamente crollato. E le difficoltà ci sono sia per le piccole che per le grandi aziende”.

Pierpaolo Signore, dottore commercialista di Lecce: “In questo momento di difficoltà la crisi porta i suoi strascichi. Le aree di ripresa qui al Sud le vivremo a partire solo dal 2011 in poi. Soffrono di più le grandi aziende perché la dimensione delle stesse impone un’organizzazione interna più rigida che impedisce di adeguarsi rapidamente ai momenti del mercato. In realtà, però, molto più dei costi di personale e dei servizi, sono le Banche ad essere il vero problema della produzione italiana. Senza la concessione di linee di credito e la circolazione di moneta, le Banche creano di fatto un blocco finanziario. Il flusso di liquidità dovrebbe invece uscire dai forzieri e ritornare a disposizione dei piccoli imprenditori, artigiani e di tutte le categorie che costituiscono il patrimonio del tessuto lavorativo locale”.


Attualità

Santa Cesarea, 18 milioni di motivi per recuperare il Polo Termale Sportivo

Finanziamento destinato al recupero e al rilancio della più grande opera incompiuta del Salento, in stato di abbandono da quasi 25 anni

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«Santa Cesarea è nelle mie radici e nel mio cuore: aiutarla a rinascere sarà il mio orgoglio più grande».

È con queste parole l’on. Andrea Caroppo, vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, ha annunciato nella conferenza stampa tenuta assieme al sindaco di Santa Cesarea Terme Pasquale Bleve, l’arrivo di 18 milioni di euro destinati al recupero e al rilancio del Polo Termale Sportivo di Santa Cesarea Terme, la più grande opera incompiuta del Salento, in stato di abbandono da quasi 25 anni.

Il finanziamento, reso possibile grazie al progetto “Turismo delle Radici” promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, rientra nell’Accordo di Coesione sottoscritto nei giorni scorsi tra il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nell’ambito della programmazione nazionale 2021-2027 per la coesione territoriale.

Con questi fondi si realizzerà un intervento di recupero che consentirà di restituire vita e funzione pubblica al complesso termale e sportivo, da anni abbandonato, trasformandolo in un polo di benessere, accoglienza e sviluppo economico al servizio dell’intero Salento.

«Un risultato concreto», sottolinea Caroppo, «reso possibile grazie alla straordinaria sensibilità del Ministro Antonio Tajani, che ringrazio per aver voluto destinare risorse così importanti a un territorio che da troppo tempo attende di poter rinascere

«Il Polo Termale Sportivo», ha aggiunto Caroppo, «è il simbolo di un’occasione perduta che oggi torna a essere una grande opportunità per tutto il territorio. È la prova che, con visione e collaborazione tra istituzioni, anche le pagine incompiute possono diventare storie di rinascita».

Dello stesso avviso anche il sindaco di Santa Cesarea Terme, Pasquale Bleve, che ha espresso profonda soddisfazione per il risultato conseguito: «Quella di oggi è una giornata storica che consente alla nostra Santa Cesarea Terme di guardare al futuro con fiducia e rinnovato ottimismo. Non è un punto di arrivo, ma neppure un punto di partenza: rappresenta una tappa fondamentale di un percorso iniziato oltre dieci anni fa, che sta restituendo alla nostra città la possibilità di rinascere in tutti i sensi».

Il sindaco ha anche ricordato il lungo cammino che ha interessato il complesso del Nuovo Centro Termale e dell’area degli impianti sportivi P.I.M., evidenziando come si tratti di «un passato da superare che oggi diventa occasione di nuova ricchezza, di crescita turistica e di opportunità di lavoro per le nostre famiglie. È doveroso ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al raggiungimento di questo traguardo: dai colleghi amministratori agli uffici comunali, fino a chi, come l’onorevole Andrea Caroppo, si è impegnato in prima persona per il futuro e il benessere del nostro territorio. Senza impegno, dedizione e gioco di squadra», ha concluso Bleve, «questi risultati non sarebbero possibili».

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Santa Cesarea: 18 milioni per il Polo Termale Sportivo

Finanziamento stanziato dal Ministero degli esteri nell’ambito de il “Turismo delle Radici”. Domattina la conferenza stampa di presentazione

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Una conferenza stampa per illustrare il finanziamento di 18 milioni di euro stanziato dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, rientrante nella strategia nazionale per promuovere il “Turismo delle Radici”.

Il finanziamento è destinato al recupero e alla riqualificazione del Polo Termale Sportivo di Santa Cesarea Terme.
Alla Conferenza, in programma domani, a partire dalle ore 10,30, presso la sala consiliare del Comune di Santa Cesarea Terme (via Roma, 159), interverranno il sindaco di Santa Cesarea Terme Pasquale Bleve e l’on. Andrea Caroppo.

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Natale di disagi in 20 uffici postali

Comunità senza sportelli e Atm, lavoratori sotto stress. Tra novembre e aprile si succederanno ben 14 chiusure nel Salento: ma le difficoltà saranno ben più diffuse. La Cgil chiede l’intervento del Prefetto. Ristrutturazioni in contemporanea per il progetto Polis, alle quali si sommano le chiusure per eventi criminosi. Cgil, Slc e Spi chiedono un tavolo prefettizio e fanno appello ai sindaci per pretendere l’apertura di uffici mobili. 

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Si preannuncia un Natale… di passione per utenti e lavoratori degli uffici postali salentini.

Nel periodo festivo e in quello prenatalizio Poste Italiane chiuderà undici uffici postali, il cui carico di lavoro sarà riversato su sei sedi extra comunali (oltre che in due container ed in altri uffici nel medesimo Comune).

La nuova organizzazione riguarderà complessivamente 20 uffici postali.

I disagi si avvertiranno in 18 centri abitati.

Le chiusure sono disposte quasi tutte nell’ambito di “Polis”, progetto finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che ha come obiettivi ammodernamento e digitalizzazione degli uffici postali nei piccoli centri abitati d’Italia.

In provincia di Lecce i disagi provocati da questi lavori di ristrutturazione vanno però a sommarsi a quelli prodotti dagli assalti ai postamat degli ultimi mesi, che hanno causato lunghi lavori di ristrutturazione e l’attivazione degli Atm solo nell’orario di apertura degli uffici.

Cgil, Slc e Spi chiedono la convocazione di un tavolo al Prefetto e fanno appello ai sindaci affinché pretendano l’apertura di uffici mobili nei comuni interessati dalle chiusure.

 LE CHIUSURE

Nelle prossime settimane Poste Italiane, nel solco del completamento del progetto Polis, procederà, dunque, alla totale chiusura dei seguenti uffici postali (tra parentesi il periodo di chiusura e l’ufficio postale che prenderà in carico l’attività): Acquarica del Capo (dal 20 novembre al 7 aprile, con appoggio su Presicce), Castro (fino al 7 aprile, su Vignacastrisi), Galatina 1 (fino al 10 dicembre, su Galatina), Leverano (fino al 29 dicembre per evento criminoso, su container), Melendugno (dal 17 novembre al 7 gennaio, su Calimera), Sanarica (dal 26 novembre al 13 aprile, su Minervino), Spongano (dal 4 novembre al 15 dicembre, su Diso), Squinzano (dal 9 dicembre al 28 gennaio, su Campi Salentina), Surbo (fino all’11 dicembre, su un container nella stessa Surbo in piazza Aldo Moro), Trepuzzi (dal 24 novembre al 13 gennaio, su Novoli), Vernole (dal 25 novembre al 13 aprile, su Castrì di Lecce).

A queste chiusure, che attraversano il periodo natalizio o lo sfiorano, si aggiungono anche quelle di Tiggiano (fino al 17 novembre, su Alessano), Sogliano (fino al 26 novembre, su Cutrofiano).

DANNI A COMUNITÀ, ANZIANI E LAVORATORI

Le comunità servite dagli uffici chiusi (tranne dove è stato attivato l’ufficio mobile nel container) per utilizzare i servizi postali e per i prelievi dagli Atm dovranno spostarsi, perciò, in altri comuni.

Dal canto loro le comunità che ospiteranno il carico derivante dalle chiusure dovranno sicuramente fronteggiare rallentamenti ed attese finora sconosciute.

Come evidenziano i segretari generali Tommaso Moscara (Cgil Lecce), Monia Rosato (Slc Cgil Lecce) e Fernanda Cosi (Spi Cgil Lecce), «L’impatto sarà forte soprattutto sulla popolazione più anziana, a lungo sensibilizzata a rivolgersi agli sportelli per evitare scippi e furti, e che ora devono fare i conti con un’oggettiva difficoltà a spostarsi da un comune all’altro. Il tutto avviene nell’ambito dell’accordo Polis, firmato da Slp Cisl, ConfsalCom, UglCom e Failp Cisal, ma non sottoscritto da Slc Cgil e UilPost. Soprattutto avviene senza tenere in alcuna considerazione i disagi causati a cittadini e dipendenti, quando di norma Poste Italiane dovrebbe prevedere l’installazione di appositi container che suppliscono alla chiusura temporanea dell’ufficio».

«Siamo consapevoli che il completamento del progetto Polis serva a migliorare i servizi nelle piccole comunità», spiegano i segretari generali territoriali di Cgil, Slc e Spi. «esprimiamo, però, dissenso su una programmazione dei lavori calata piramidalmente dalla Direzione Lavori di Poste Italiane. Un modus operandi che viola la normativa e che non tiene il polso della situazione locale, soprattutto in un periodo di per sé critico come quello prenatalizio, in cui è facilmente prevedibile un vero e proprio assalto dei cittadini per le scadenze di fine anno, per gli invii dei pacchi postali o ancora per il pagamento delle mensilità e delle tredicesime ai pensionati. Il tutto aggravato dalle limitazioni sull’uso degli Atm per disposizioni di ordine pubblico. Chiediamo al prefetto l’apertura di un tavolo alla presenza delle organizzazioni sindacali e si fa appello ai sindaci di pretendere l’installazione di un ufficio mobile».

 CONSEGUENZE SUL LAVORO

«Da non sottovalutare inoltre le ripercussioni sul benessere del personale, come sottolinea Monia Rosato: «La nuova organizzazione del lavoro crea una serie di conseguenze di carattere logistico e di trasporto. Questa situazione rende precaria la condizione lavorativa dei lavoratori postali interessati. Oltre a subire le crescenti pressioni commerciali dall’azienda, nelle prossime settimane saranno sottoposti anche ad un evidente e pesante carico di lavoro aggiuntivo, allo stress lavorativo costante, alla mobilità sul territorio e ad una flessibilità operativa dovuta alla mancanza di spazi»

 

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