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Attualità

Intesa vincente: a Lecce la frisella incontra il design

Frisella Point: valorizzare il cibo della tradizione attraverso l’unione delle eccellenze del territorio e del linguaggio contemporaneo dell’estetica a tavola

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A pochi passi dalla Basilica di Santa Croce e da Porta Napoli, la frisella, regina della convivialità delle tavole estive salentine, ha trovato il proprio regno.


Frisella Point è un intimo spazio interno, con dehors su piazzetta Santissima Addolorata 14, che si propone al pubblico come ristorazione culturale, per valorizzare un prodotto semplice della tradizione pugliese, come la frisella, attraverso l’unione della ricerca meticolosa di piccoli e giovani produttori dell’agroalimentare territoriale con accessori di mise en place di design locale.


Come nasce l’idea di Frisella Point


Questo piccolo format di ristorazione è nato dalla visione e dall’idea dell’architetto e food designer Sara Costantini che ha curato l’ideazione e lo sviluppo di ogni singolo aspetto: dal concept, all’interior design, alla grafica.


Grazie al supporto di Maurizio Albanese, imprenditore nella ristorazione e da Fulvio Tonti, manager di IFI, con la supervisione di Marco Pietrosante, affermato designer e art director, è diventato realtà all’ombra della bellezza del barocco leccese, con l’obiettivo di arrivare presto oltre i confini regionali.


L’obiettivo di chi ha lavorato al progetto, è stato quello di creare uno spazio ristorativo fresco ma al tempo stesso ricercato, in grado di creare valore culturale e appagamento visivo attorno ad un prodotto ancora tutto da valorizzare.


La frisella come patrimonio identitario cultural-gastronomico, che assume diverse forme e consistenze a seconda del territorio pugliese dal quale proviene.


Un percorso di conoscenza nel quale ci si può avvicinare, grazie alle capateche, parola nata dall’acronimo tra capasa (tipico contenitore in terracotta dove venivano riposte in passato le friselle) e teche espositive; il muro narrativo e sensoriale dove immergersi nel mondo della tradizione contadina.


Un viaggio a 360° attraverso la Puglia per conoscere le differenze territoriali tra i grani che caratterizzano le friselle, ma anche nel modo di condirle.


Tradizione e design


Il binomio tra tradizione e design è secondo Sara Costantini, la giusta strada per nobilitare questo cibo, che ad oggi, sempre dato per scontato dai locali, non ha ancora trovato il giusto posto sulla scena gastronomica oltreconfine regionale.


Dalla sua esperienza nel mondo dell’architettura e del food design, dove estetica, funzionalità e cibo vanno a braccetto, senza rinunciare alla bontà, ha creato una collezione di piatti pensati per presentare al commensale tutti gli ingredienti per comporre, da sé in modo personalizzato e ludico, la propria frisella. All’interno gli arredi di design firmati dall’architetto Costantini, accolgono i prodotti dal packaging di grande impatto grafico, originali food souvenir salentini di viaggio e non solo.


Cibo e turismo


Frisella Point non è solo un luogo dove gustare le friselle provenienti da selezionati maestri pugliesi dell’arte bianca, ma è anche una maniera interattiva di conoscere il territorio in modo narrativo-gastronomico dove tradizione, ritualità, convivialità e capitale umano, sono gli elementi centrali per un nuovo modo di fare cultura e turismo.


L’attenta osservazione delle esigenze dei nuovi viaggiatori, interessati non solo a scoprire le bellezze paesaggistiche e architettoniche del territorio, ma anche a fare esperienze a contatto con la cultura locale, ha permesso di inserire anche dei workshop su come preparare la frisella perfetta. «Quello che per noi può sembrare scontato e ovvio», sottolinea l’arch. Sara Costantini, «per chi non conosce il prodotto, non lo è. Non è un caso infatti che l’informazione più ricercata su Google, è come si bagna la frisella».


Non a caso qui, grazie anche ad una grafica accattivante e contemporanea, si racconta come si prepara la frisella, i tempi di ammollo, il condimento e come si mangia. La tradizione vuole che la frisella venga mangiata con le mani, precisa Sara, invitando gli avventori a mangiarla con le mani, esattamente come un vero pugliese. Per rompere il ghiaccio e mangiare il cibo con le mani ma creare un’esperienza ludica, vengono forniti dei guantini per le dita. Per chi proprio non può farne a meno, ovviamente sono garantite coltello e forchetta!


Le proposte in menu e gli appuntamenti


Il viaggio nel gusto della tradizione da Frisella Point inizia dalla possibilità di scegliere la tipologia di frisella tra forma come quella leccese, barese o scomposta e tipologie di grani.


Oltre a quella fatta con farina di grano tradizionale si può scegliere anche attraverso le varianti tra orzo integrale e riso venere, farro integrale, chicco intero senatore Cappelli e anche senza glutine.


Dall’alba fino al tramonto, qui è possibile gustare la frisella dalla colazione alla cena, senza ovviamente dimenticare l’aperitivo.


La giornata nel cuore del centro storico di Lecce qui può iniziare con la colazione salentina composta dai frizzuli  (briciole di frisella), cotognata, super fruits e latte; o con il Frisamisù con una reinterpretazione locale del dolce più amato in Italia; e proseguire con le proposte  di friselle con condimenti vegetariani, di pesce, passando per la carne fino alle originalissime brodose, senza dimenticare una versione più contemporanea anche nell’impiattamento come le scomposte, dove la frisella è presentata sbriciolata insieme ad altri ingredienti di eccellenza del territori, entrando in questo modo nella panoramica dello street food.


Novità dell’estate 2022 è il Frisellativo una proposta di un calice di vino o un drink con 3 sfizioserie al costo di 10 euro, per vivere appieno tutti i giorni, la magia delle sere d’estate tra il barocco leccese.


Frisella Point si propone anche come hub culturale per raccontare a 360° il territorio, con un calendario di iniziative in continua crescita.


I prossimi appuntamenti da non perdere: venerdì 15 luglio, presentazione del libroHaiku Salentini” dell’attore e regista Fausto Romano (edizioni Kurumuny); laboratorio di Pizzica da lunedì 18 luglio ogni lunedì e venerdì alle ore 18,30 a cura di Simona Marra.


I partecipanti impareranno a conoscere la storia e a muovere i primi passi di questa danza coinvolgente, accompagnati dal ritmo incalzante della musica. La serata si concluderà con una degustazione di friselle accompagnata da un calice di vino.


Da segnalare anche Frisellando con teatro Un viaggio nel tempo” a cura di Improvvisart, in cui i partecipanti vivranno e scopriranno, guidati dagli attori, le usanze che dalla tradizione contadina sono arrivate fino alle nostre tavole. Un percorso sensoriale alla scoperta delle eccellenze della nostra terra, delle sue storie e dei suoi aneddoti: colori, sapori, identità, famiglia e memoria si impasteranno insieme in un racconto unico, grazie alle sapienti mani di una fornara e alla gioviale accoglienza di una nobildonna dell’epoca.


Frisella al buio è invece una cena bendata alla scoperta dove l’olfatto, il gusto, l’udito e il tatto verranno sollecitati a scoprire e riconoscere, quello che la vista non può raccontare.





Attualità

Ayman, salentino d’Egitto. Arrivato in Salento dopo 12 giorni di mare…

È in Italia da 10 anni, tutti trascorsi a Tricase. Vi è arrivato da solo quando era ancora minorenne, appena ragazzino, dopo un viaggio che lo ha visto separarsi dal suo Paese, l’Egitto, e dalla sua famiglia….

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Tutto da Zero. L’arrivo da minore straniero non accompagnato, l’integrazione e poi il sogno: “Qualcosa che posso condividere con la comunità che mi ha accolto
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Il nome è già un assaggio della storia che stiamo per raccontare: la pizzeria “Tutto da zero” di Ruffano è una nuova attività che cela molto più del semplice sogno di chi ha lavorato alla sua apertura.

Ayman, il titolare, ha 25 anni.

Il nome ne “tradisce” le origini, ma l’impeccabile parlata salentina spiazza chi ancora non lo conosce. È in Italia da 10 anni, tutti trascorsi a Tricase. Vi è arrivato da solo quando era ancora minorenne, appena ragazzino, dopo un viaggio che lo ha visto separarsi dal suo Paese, l’Egitto, e dalla sua famiglia.

Ayman, torniamo indietro nel tempo. Cosa ricordi dei tuoi 15 anni?

«È l’età alla quale ho lasciato il mio villaggio, Asyut, nel sud dell’Egitto, in cerca di un futuro. In Egitto, soprattutto da dove vengo io, le opportunità sono pochissime. Andare via è stata un’esperienza che non si dimentica: dopo essermi separato dai miei affetti, ho affrontato 12 giorni di viaggio in mare, su una barca, fino alla Calabria. Da lì sono stato trasferito in una comunità per minori stranieri non accompagnati a Tricase. È stato un passaggio duro, fatto di paura e speranza. Ma è anche lì che è iniziato tutto per me».

Che tipo di percorso hai affrontato una volta arrivato a Tricase?

«Un percorso lungo, difficile, ma ricco. All’inizio era tutto nuovo: la lingua, le persone, le abitudini. Ma ho trovato educatori e operatori che mi hanno aiutato tanto. Ho iniziato a frequentare l’istituto alberghiero e, già a 17 anni, ho cominciato a lavorare nella ristorazione.

Il primo impiego è stato in una pizzeria di Tricase, come lavapiatti. Da lì ho voluto imparare tutto: come si impasta, come si stende una pizza, come si gestisce una cucina. Lavorare mi ha messo in contatto con tante persone e mi ha fatto sentire parte della comunità.

Oggi parlo perfettamente l’italiano, faccio anche da mediatore linguistico e, cosa più importante, ho costruito relazioni vere: ho una compagna con cui condivido la vita e, da due anni, ho qui anche mio fratello maggiore che lavora con me».

E adesso sei titolare della tua pizzeria. Come è nato il progetto “Tutto da Zero”?

«Quello della pizzeria è più di un nome, è la mia storia. Sono arrivato qui senza nulla, ho imparato appunto tutto da zero, e da zero riparto, ma con un bagaglio enorme fatto di esperienza, passione e voglia di fare.

Era da tempo che pensavo di aprire qualcosa di mio: volevo dimostrare a me stesso di saper mettere in pratica ciò che ho imparato e creare un luogo dove la gente potesse stare bene, mangiare bene, sentirsi accolta».

È una sfida grande

«Certo, ma sono pronto. Volevo qualcosa che potessi condividere con la mia famiglia, con mio fratello, con la comunità che mi ha accolto. È un modo per restituire un po’ di ciò che ho ricevuto. E ogni giorno mi alzo con l’idea di fare meglio, di offrire qualcosa di buono, non solo da mangiare».

Lorenzo Zito

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Attualità

La denuncia di una signora: “A Leuca coacervo della cafonaggine”

Ho superato il perimetro transennato e sono stata immediatamente avvicinata da un soggetto che, senza nemmeno qualificarsi e parlando con una educazione da scaricatore di porto (con tutto rispetto per la categoria) ha esordito dicendo…

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

In occasione della “Serata Eventi” promossa dal Comune di Castrignano del Capo in collaborazione con la Proloco di Leuca, avevo deciso di partecipare alla serata dedicata alla rappresentazione teatrale che, come ogni anno, si svolge presso Piazza Asti, a Leuca.

Il manifesto che pubblicizza tale evento non parla, assolutamente, di eventuali biglietti da acquistare per godere della visione degli spettacoli.

Giunta sul posto, ho potuto notare che i posti a sedere destinati al pubblico erano stati ben sistemati e, udite udite, transennati, lasciando solo un piccolo varco d’ingresso dove era stato posizionato un tavolino con un’addetta che, bloccando ogni avventore, lo costringeva ad acquistare un biglietto per una riffa. 

Ai piedi del tavolino era stato posizionato un cartoncino, peraltro mezzo lacerato (volutamente? in modo che si leggesse e non si leggesse?) con su scritto appunto “RIFFA“.

Al momento di entrare, mi sono rifiutata di partecipare alla riffa e non ho voluto comprare il biglietto. 

Ho superato il perimetro transennato e sono stata immediatamente avvicinata da un soggetto che, senza nemmeno qualificarsi e parlando con una educazione da scaricatore di porto (con tutto rispetto per la categoria) ha esordito dicendo che se avessi voluto assistere allo spettacolo mi sarei dovuta portare la sedia da casa! Ma si può!?!?

Nello stesso istante si è avvicinato un membro della Proloco (non so che ruolo abbia nel direttivo ma è un uomo che mastica “abbastanza” il diritto) il quale, con voce stentorea in modo da essere ascoltato da tutti, come se stesse emanando una sentenza, si è rivolto al suo collega dicendo: “Non ti preoccupare, lascia stare la Signora che faccia quello che vuole, tanto i pensieri che possiamo rivolgere nei suoi confronti ce li teniamo per noi!” dimostrando di provare disprezzo per la mia scelta, quella, cioè, di voler assistere allo spettacolo senza versare l’obolo!

Quindi, l’uomo del diritto, afferrandomi per il polso (un gesto deplorevole) mi ha invitata ad uscire, usando le testuali parole: “Per soli 2 euro!!!! A questo punto io mi sento autorizzato a metterti alla porta!

Questi sono i membri del direttivo della Proloco di Leuca, persone che non si contraddistinguono certo per correttezza, educazione e, soprattutto per il rispetto della dignità altrui! Nella circostanza una donna.

Di fatto hanno usato questo escamotage (escamotage termine francese che indica un gioco di destrezza o inganno elegante) della riffa per autofinanziarsi e per eludere il pagamento di eventuali obblighi fiscali, ma la verità e che non possono, ASSOLUTAMENTE, pretendere un obolo che non è obbligatorio! 

Se così fosse dovrebbe essere ben pubblicizzato e non nasconderlo nei manifesti e pretenderlo sul posto!

Per questo voglio denunciare la censurabile condotta dei membri della Proloco che pubblicamente, a voce alta e con toni disdicevoli, hanno giudicato il mio comportamento solo perché, legittimamente, mi sono rifiutata di versare l’obolo.

Faccio notare, inoltre, che, secondo la legge sulla trasparenza (e il membro della proloco che è uomo di diritto lo dovrebbe ben sapere!) nessun pagamento può essere preteso (a gran voce peraltro) se prima non è stato ben comunicato ai partecipanti e quindi ben pubblicizzato.

E poi, rimarco quanto sia stata più grave l’aggressione verbale e fisica (ribadisco sono stata afferrata per il polso) da parte di coloro che dovrebbero difendere i diritti altrui ed invece li calpestano abbondantemente.

Lettera firmata 

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Sempre più spesso negli ultimi anni succede, nel nostro beneamato Salento, che, amministrazioni di ogni colore si arrabattino come possono, per offrire aggratis, estati salentine brillanti e scoppiettanti, ricche di premi e cotillion, con concerti, sagre, sfilate, eventi, ecc. 

E’ di qualche giorno fa, infatti, una interrogazione al Consiglio regionale pugliese, in cui si chiedeva come mai, un Comune barese con meno 6.000 abitanti, potesse permettersi un cartellone estivo ricco di eventi, concerti e appuntamenti vari che, a pagarli sul mercato, ci sarebbero voluti almeno centomila euro.

Ebbene, lì sembra sia intervenuta la Mano Santa di qualche Politico che, come Nostro Signore, davanti alla moltitudine degli astanti ha provveduto a moltiplicare concerti e spettacoli vari.

Ma non tutti hanno Santi in Paradiso e, poiché quasi ogni Comune deve fare i conti con squinternati bilanci e carenze di fondi, sfodera, con la calura, fantasiose trovate, da Mago Zurlì, o si accontenta di mettere in spolvero, ad ogni inizio stagione, le kermesse delle associazioni locali che, volentieri, si prestano a tale gioco.  

Per questo non mi stupisco di fronte a fantasiose trovate, stagionati raggiri bonari, di felliniana memoria; ma fatta la tara di ogni  situazione, mi chiedo e chiedo ai signori tirati in ballo: Non sarebbe più elegante (e da adulti) dichiararsi senza fondi e chiedere correttamente un prezzo se la pièce è tale richiederlo?  

Siamo certi che a questa domanda non mancheranno di risponderci i diretti interessati e che, come le serie su Netflix, ne vedremo delle belle negli altri episodi.

Luigi Zito

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Appuntamenti

#TAURISANOSVAPO, nuova apertura dopo Maglie e Tricase

“Abbiamo sempre lavorato per fornire il miglior servizio possibile, anche esponendoci di persona per cercare di diventare trend setter in questo settore”…

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Nuova apertura a Taurisano per Svapo già presente a Tricase e Maglie.

«Già presenti sul territorio leccese con due negozi», spiega Dario Surano, «abbiamo deciso di arricchire il sud Salento con un terzo punto vendita. Lo scopo cardine è di espandere la nostra rete di negozi per avvicinare sempre più persone alla nostra visione».

Infatti, prosegue, «operando nel settore svapo dal 2015, abbiamo affinato esperienza e coltivato la clientela con un rapporto che va oltre il mero aspetto lavorativo. Vogliamo mettere a disposizione, tutta l’esperienza maturata in questo tempo per creare luoghi dove passione e professionalità incontrano il meglio che il mercato della sigaretta elettronica possa offrire. Al centro dell’attenzione mettiamo sempre le esigenze e le richieste di tutti coloro che negli anni si sono approcciati o che si vogliono avvicinare alla sigaretta elettronica».

Come si è arrivati alla nuova apertura?

«Insieme a tutti i nostri collaboratori», premette Surano, «abbiamo sempre lavorato per fornire il miglior servizio possibile, anche esponendoci di persona per cercare di diventare trend setter in questo settore che amiamo e in cui mettiamo tutti noi stessi. Con l’apertura di #TAURISANOSVAPO ci rimettiamo in gioco ma siamo sicuri che riusciremo a vincere anche questa una sfida con l’aiuto e anche l’apprezzamento di tutti i consumatori che si affidano a noi con fiducia».

«Vogliamo che ogni cliente di senta parte del nostro progetto», insiste, «offrire il meglio nel mondo dello svapo, con prodotti di qualità e un servizio che faccia sentire ogni persona importante grazie alla professionalità dei nostri collaboratori.

Tutti insieme ci divertiamo, certamente, ma non dobbiamo mai dimenticare che lo svapo è prima di tutto salute, ovvero uno strumento per abbandonare il vizio del fumo. Se riusciremo a trasmettere questo messaggio in allegria e con il sorriso sulle labbra, secondo me, avremo ancora più successo».

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