Attualità
Tricase: durante i lavori riemerge “lu puzzu” del centro storico
Una cavità profonda oltre 25 metri di cui restava traccia solo nella memoria storica locale e che dà il nome, tutt’oggi, ad un’intera area del borgo antico

di Lor. Zito
Cisterne, granai, pozzi. Il centro storico di Tricase è disseminato di cavità che, un tempo, erano dedicate alla raccolta dell’acqua o di altri beni, come appunto il grano.
I lavori di riqualificazione del centro storico, nel tempo, ne hanno riportati alla luce diversi. Ed in queste ore è riemerso un pozzo che potrebbe avere una valenza particolare. Si tratta del pozzo che dà il nome ad un’intera area del borgo antico di Tricase, localmente conosciuta proprio come “Zona Puzzu” (l’area attraversata da vie come Giandomenico Catalano, Della Carità e vicoli come Sant’Oronzo, Balie e Lillo).
In via Catalano, è stata rinvenuta una cavità dalla bocca quadrata, con un’apertura di circa 1,4 metri per 1,4, dalla profondità di ben 26 metri.
Sul posto stamattina anche i tecnici comunali, per le operazioni di rito nel caso di rinvenimenti di questo genere durante i lavori.
Non una novità, dicevamo, a Tricase. Nella vicina via Tempio, nel 2023, durante le opere di riqualificazione vennero alla luce ben dodici antichi granai. Lo stesso è accaduto alcuni anni prima in piazza don Tonino Bello, dinanzi all’ingresso della chiesa della Natività, dove sono spuntante anche due antiche stanze, probabilmente due granai e una cisterna per la raccolta dell’acqua, di cui si era persa memoria.
Lo stesso vale per il pozzo rinvenuto oggi, la cui esatta ubicazione si era perduta nel tempo: la memoria popolare ricorda e tramanda questo bene storico che, risalente almeno a tre secoli fa, identifica a tutti gli effetti un quartiere e rappresenta ancora un vero e proprio luogo di appartenenza (non è raro in paese sentire frasi come “abita susu u puzzu”).
Questa cavità così profonda, in passato, è stata utilizzata anche per una pratica oggi del tutto scomparsa, con l’avvento degli elettrodomestici, e che può suonare anche strana, vista la collocazione geografica: la conservazione della neve.
Le neviere in Salento
Le neviere, tipiche di tempi passati in cui gli elettrodomestici non accompagnavano ancora le nostre vite, esistevano anche nel Salento, nonostante il clima generalmente mite della zona.
Ce lo conferma il “nostro” professor Hervé Cavallera: le neviere (o nevai) erano delle fosse scavate nel terreno, spesso coperte con lastre di pietra o costruzioni in muratura, utilizzate per conservare la neve durante l’inverno per poi riutilizzarla nei mesi estivi. La neve veniva compressa in blocchi e conservata con strati di paglia o foglie per isolarla termicamente.
Dalle nostre parti erano usate per raccogliere e conservare la neve, poi usata per raffreddare bevande, come rimedio medico e talvolta anche per conservare cibi deperibili. Alcune di queste neviere sono ancora visibili come testimonianze architettoniche, anche se spesso in stato di rovina.
Nonostante oggi sembri strano immaginare la neve nel Salento, fenomeni nevosi, seppur rari, non erano sconosciuti. Inoltre, la neve poteva essere trasportata anche da zone più alte del Subappennino Dauno o delle Murge, dove nevicava più frequentemente.
Attualità
Cerchie di Memoria
Progetto Art Bonus del MuSA – Museo Storico-Archeologico dell’Università del Salento in collaborazione con la Fondazione per l’Orto Botanico del Salento. L’ iniziativa del Ministero della Cultura riconosce a persone fisiche, enti non commerciali e imprese che effettuano donazioni in denaro a sostegno del patrimonio culturale un credito d’imposta del 65%

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L’epidemia di Xylella fastidiosa ha profondamente colpito gli oliveti del territorio salentino, compromettendo un patrimonio ambientale, paesaggistico ed economico che si è formato nell’arco di millenni.
Si tratta di un evento di grande rilevanza storica, che sta incidendo in modo duraturo sull’identità stessa del paesaggio locale.
Il MuSA, Museo Storico-Archeologico dell’Università del Salento con il supporto fondamentale della Fondazione per l’Orto Botanico del Salento, intende costruire una “collezione” unica.
Sezioni e porzioni di tronchi di ulivi colpiti dalla Xylella, segnati da batteriosi, micosi, tracce di incendio o altri danni, saranno acquisiti, selezionati e adeguatamente conservati.
Questi “reperti botanici” saranno quindi esposti come tangibile testimonianza del passato, a beneficio della comunità pugliese e delle generazioni future.
Al contempo, costituiranno validi reperti biologici, disponibili per future analisi da parte di studiosi di diverse specialità, che potranno esplorarli con tecnologie sempre più avanzate.
In prospettiva, la collezione rappresenterà un potente strumento di educazione storica e ambientale, sensibilizzando il pubblico sull’importanza della tutela del paesaggio locale e sulla fragilità degli ecosistemi.
Per la realizzazione di questo progetto, il MuSA si avvarrà del sostegno di erogazioni liberali attraverso il procedimento dell’Art Bonus.
Questa importante iniziativa del Ministero della Cultura riconosce a persone fisiche, enti non commerciali e imprese che effettuano donazioni in denaro a sostegno del patrimonio culturale un credito d’imposta del 65%.
Un’opportunità concreta per privati e aziende di contribuire attivamente alla salvaguardia di un simbolo del Salento e di ottenere un beneficio fiscale.
INFO per il MUSA: Dott.ssa Grazia Maria Signore 0832.294253; oppure email: infomusa@unisalento.it
INFO Per L’Orto Botanico: Dott. Francesco Tarantino 320 3524352; oppure email: presidente@fondazioneortobotanico.lecce.it
Attualità
Ospedale di Tricase: via il 118, è caos
Muri di gomma. Tolta al “Panico” la gestione del presidio d’emergenza, nonostante i seri problemi dell’Asl LE nella conduzione delle sue postazioni. Nessuno però ne vuole parlare. Intanto si fanno i conti con un servizio di pronto intervento monco: ambulanze obsolete o guaste; mancano una cinquantina di medici, oltre a 100 infermieri e 30 autisti-soccorritori su vari territori. E si contano vuoti di personale in molte postazioni…

di Lorenzo Zito
Cavallo vincente non si cambia.
Salvo cause di forza maggiore.
Quella del 118 non è una gara equestre, eppure potrebbe benissimo rispondere a questa regola.
Tuttavia, la Regione Puglia ha deciso di infrangerla.
Con una nota dello scorso 1° luglio, il Dipartimento Promozione della Salute ha disposto che l’Asl di Lecce dovrà con sollecitudine avocare interamente a sé la gestione della postazione 118 di Tricase, oggi nelle mani dell’ospedale Cardinale Panico.
Andando, di conseguenza, a risolvere la convenzione in essere dal 2012 con l’azienda ospedaliera.
«La gestione della postazione di Tricase dovrà uniformarsi al regime gestionale adottato per le altre postazioni 118 operanti nel territorio della provincia di Lecce», si legge nel documento dal quale si evince anche che «la postazione di Tricase è già stata inserita nel bando relativo alla pubblicazione degli incarichi vacanti di emergenza territoriale 118, che verrà pubblicato a stretto giro».
UNA SCELTA PRIVA DI SENSO
Nulla di strano nella necessità istituzionale di rendere organica la gestione di un servizio così importante, non fosse che il cavallo di razza di cui in apertura è il 118 di Tricase.
La differenza tra le due modalità di gestione è netta.
Sotto il controllo diretto dell’ASL di Lecce, il servizio 118 ha mostrato numerose criticità. Le ultime analisi hanno evidenziato serie carenze di personale: mancano 48 medici, oltre a 100 infermieri e 30 autisti-soccorritori su vari territori, e si contano vuoti significativi di personale in molte postazioni.
A questo si sommano problemi tecnici con ambulanze obsolete o guaste – alcune trasferite fino a 125 km per la riparazione a Brindisi, assenti dal servizio per tempi lunghi.
Le sigle sindacali hanno più volte denunciato l’utilizzo di automezzi del 118 usurati e vecchi, con centinaia di migliaia di chilometri percorsi, barelle e ammortizzatori logorati, con casi in cui si promuovono mezzi con solo autista-soccorritore in situazioni di emergenza.
Al contrario, la postazione di Tricase emerge come modello di eccellenza territoriale, in grado di registrare 42mila accessi di pronto soccorso in un anno.
Piuttosto, il tema portato più volte all’attenzione dei tavoli istituzionali, già in passato, è stato quello degli inadeguati fondi garantiti al Panico in risposta al servizio prestato (ne abbiamo parlato in passato anche sulle nostre colonne).
L’ASSESSORE REGIONALE NON RISPONDE
Insomma, a quali interessi guarda la Regione quando prende questa decisione?
La salute dei cittadini è la prima voce in capitolo?
Nessuno meglio dell’assessore regionale con delega alla Sanità può dare risposta alle nostre domande.
Raffaele Piemontese, tuttavia, sparisce dai radar dopo aver ricevuto le nostre domande.
Il primo contatto è tempestivo: bastano pochi minuti per concordare una intervista a mezzo mail.
Dopo, non sono sufficienti quattro giorni e l’ausilio del suo addetto stampa per fugare i nostri dubbi.
Queste alcune delle sollecitazioni che avevamo sottoposto all’assessore.
Quali sono gli elementi che hanno indotto la Regione a chiedere all’ASL di Lecce di acquisire la gestione della postazione 118 di Tricase?
Come valuta l’erogazione del servizio di 118 sostenuto, sino ad oggi, dalla Pia Fondazione Panico?
Condivide l’idea di chi, in queste ore, si è espresso paventando la creazione di un problema anziché di una soluzione?
Il silenzio dell’assessore fa il paio con la sua assenza al Tavolo convocato su richiesta della FP CGIL con oggetto Vertenza lavoratori, azienda ospedaliera Cardinale Panico.
Incontro in cui si è toccato anche il tema oggetto di questo articolo.
In quella seduta, le incalzanti domande di Andrea Rizzo, delegato sindacale FP CGIL presso l’ospedale di Tricase, sono ricadute sulla direttrice della Centrale operativa 118 di Lecce, la dirigente Giannoccaro, che si è difesa riportando la stringata necessità dell’Asl di «giungere ad una gestione omogenea del servizio che, al momento, riunisce tre soggetti differenti».
La dirigente non può rispondere delle scelte di natura politica dettate da Bari.
Motivo per cui, raggiungendola telefonicamente, le abbiamo chiesto dettagli operativi: a che punto è il passaggio della gestione del 118 tricasino, a distanza ormai di quasi un mese dalla prescrizione della Regione Puglia?
E dove avrà sede il presidio 118 a gestione diretta?
Definendo le operazioni ancora «in itinere», la dottoressa ci ha rimbalzati all’ufficio stampa dell’Asl.
Al momento di andare in stampa, siamo ancora in attesa di risposta.
BOCCHE CUCITE
Proviamo a stuzzicare quindi l’Ospedale Cardinale Panico, che tuttavia si unisce al gioco del silenzio.
La direttrice generale suor Margherita Bramato ci indirizza dal direttore sanitario, Pierangelo Errico, il quale preferisce non prendere posizione prima che quanto disposto dalla Regione divenga effettivo.
La domanda a questo punto è lecita: quali sono gli interessi dell’ospedale Panico?
C’è una vera intenzione di trattenere la gestione del servizio o conviene a tutte le parti in gioco lasciare che questo torni nelle mani dell’Asl?
L’atavica questione dei fondi destinati agli ospedali ecclesiastici potrebbe illuminarci: se l’azienda ospedaliera da tempo è costretta a lavorare con risorse inadeguate, che il più delle volte lasciano scoperte le spese per l’erogazione del servizio, questo potrebbe indurre l’ospedale a deporre le armi ancor prima di entrare in guerra.
Eppure, c’è qualcuno che questa guerra ha deciso di combatterla, perché la vicenda è molto più di un tecnicismo.
Se non si preserva un sistema che funziona, ma si sceglie di sacrificarlo per sostituirlo con un modello in evidente difficoltà, non si gioca solo coi numeri ma con la salute dei cittadini.
L’Asl avrebbe bisogno urgente di un adeguamento delle sue postazioni, piuttosto che di farsi carico di quelle a gestione esterna che fanno dormire sonni tranquilli ad un intero territorio.
Questo qualcuno lo vede chiaramente, al punto da far propria questa battaglia.
Da quest’altra parte della barricata si sono schierati i sindacati, con l’FP CGIL di Lecce (guidata dal Segretario Floriano Polimeno) in prima linea, ed alcune delle più riconoscibili voci del panorama politico locale.
SERGIO BLASI: «ACCANIMENTO CONTRO L’OSPEDALE DI TRICASE»
Il consigliere regionale Sergio Blasi, che ha preso parte alla seduta della terza Commissione precedentemente citata, ha sollecitato l’assente assessore Piemontese a presentare delle delucidazioni a riguardo.
Queste le sue perplessità: «Ritengo del tutto inopportuna e sbagliata la scelta di avocare integralmente all’Asl LE la gestione della postazione di Tricase, svolta finora in maniera adeguata, tutta a vantaggio dei cittadini. Questo sembra essere un accanimento contro l’Ospedale “Cardinale Panico” di Tricase, l’unico presidio esistente per un territorio che si estende fino al Capo di Leuca, che con i suoi oltre 400 posti letto e i suoi reparti di eccellenza, è parte integrante del Servizio sanitario regionale ed è integrato nella rete delle prestazioni tempo-dipendenti (ictus, infarti e traumi), con ottimi risultati per la sanità salentina. Perché farsi del male, senza considerare invece che i problemi di difficoltà del servizio per la scarsità di medici, di scarsa remunerazione e di precarietà del personale sanitario in servizio presso i Pronto soccorso, sono tutti in capo all’ASL?».
Sino a qui solo muri di gomma.
Ma in fin dei conti la risposta potremmo averla già sotto gli occhi.
Ricordate quanto detto in apertura (estratto della nota indirizzata dalla Regione all’Asl di Lecce): «La postazione di Tricase è già stata inserita nel bando relativo alla pubblicazione degli incarichi vacanti di emergenza territoriale 118, che verrà pubblicato a stretto giro».
In assenza di spiegazioni, l’unica a riecheggiare è la vox populi: assunzioni pubbliche fanno rima con campagna elettorale.
In fin dei conti, il silenzio è una confessione e le elezioni sono sempre la risposta a tutto.
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Attualità
Dramma a Tricase: uomo ritrovato senza vita in campagna

Tragica notizia a Tricase questa mattina, dove un uomo è stato rinvenuto senza vita nel rione Caprarica (la foto ha scopo illustrativo, il luogo di Caprarica ritratto non intende rappresentare il luogo del ritrovamento).
Dopo alcune ricerche, avviate per rintracciare la vittima di cui si erano perse notizie, il corpo è stato ritrovato in un terreno di sua stessa proprietà, all’interno di un rudere in prossimità di Corso Ottaviano Augusto.
E’ accorso sul posto il personale del 118 ma per l’uomo, 70 anni, del posto, non c’era già nulla da fare.
Sono in corso indagini sull’accaduto. Non è escluso possa trattarsi di un gesto volontario.
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