News & Salento
DFV: 40 anni e niente crisi
Pietro De Francesco, che nel 1972 fondò l’azienda, ci ha regalato aneddoti, foto in bianco e nero ed anche un po’ di speranza per quel che sarà… in barba alla crisi
Una boccata di ossigeno anche per chi come noi, quotidianamente, si confronta con la disperazione di chi non ha più un lavoro, la preoccupazione di chi non vede un futuro per i propri figli e le crisi di identità degli imprenditori. La lunga chiacchierata con Pietro De Francesco che, 40 anni fa, fondò la DFV ci ha regalato aneddoti, foto in bianco e nero ed anche un po’ di speranza per quel che sarà, in barba alla crisi. DFV srl è il punto di riferimento nel mercato della verniciatura di estrusi e laminati in alluminio per uso architettonico ed è riconosciuta leader nazionale nel settore delle decorazioni a effetto legno. Realtà solida e in forte crescita, l’azienda opera attraverso i siti produttivi di Lecce (la sede principale è a Surano), Agrigento e Venezia con un totale di 250 persone che ci lavorano, 120 delle quali nel Salento.
L’azienda della famiglia De Francesco nasce nel 1972 dalla grande esperienza e dalla fortissima volontà di Pietro. Insieme a lui, i figli Luciano, Tina e Franco che continuano, con tenacia e determinazione, a dirigere un’azienda sempre in crescita e in continua evoluzione.
Accanto a loro uno staff giovane, competente e pieno di entusiasmo, oltre a personale tecnico altamente specializzato. Sempre in linea con il mutamento e il perfezionamento delle esigenze dei clienti, il management sostiene l’innovazione, il miglioramento continuo e l’implementazione di nuove tecniche per la realizzazione di prodotti “capaci di trasferire davvero l’emozione del colore e la magia del tatto laddove, fino a ieri, l’alluminio riusciva a offrire solamente la fredda sicurezza dell’indistruttibilità”. E, soprattutto, come solo i grandi sanno fare, l’azienda investe ingenti risorse in ricerca e innovazione dei prodotti. Il signor Pietro, 74 anni, non nasconde il suo orgoglio per il traguardo prestigiosissimo dei 40 anni di attività: “Una grande soddisfazione, logica conseguenza di tanti anni di lavoro. Abbiamo sempre vissuto alla giornata, guardando avanti e dandoci dentro senza aspettarsi nulla che cadesse dal cielo. Nel 1957”, ricorda, “come tanti miei conterranei, sono andato a lavorare in Svizzera; son tornato e nel 1972 è cominciata l’avventura. Certo gli inizi non sono stati facili, anche perché mi son dovuto confrontare con un modo di fare, quello nostro, molto diverso da quello che avevo conosciuto oltralpe”. Vale a dire? “Spesso si tende a fare i furbi, a prediligere il guadagno immediato piuttosto che il servizio di qualità. Io invece ho sempre preferito la seconda via ed è un principio che ancor oggi caratterizza me e chi lavora nella nostra azienda”. Così come è importante per Pietro che “tutti nell’azienda abbiano la stessa dignità e lo stesso trattamento, dai dirigenti agli operai”. E con la crisi economica che capeggia a 9 colonne sulle prime pagine dei giornali e viene strillata in ogni TG, questa sembra proprio un’isola felice: “L’ho detto ai miei dipendenti, finche ci sarò io, il lavoro non mancherà e potranno continuare nella loro attività”. Com’è cambiato il mondo del lavoro in questi 40 anni? “Qui al sud è cambiato parecchio, c’è anche più rispetto per gli imprenditori che, invece, dopo il ’68, non erano certo visti di buon occhio. Mentre resta un fardello la burocrazia, sempre elefantiaca, e non certo agevolata dalla scarsa educazione civica di taluni. Una qualsiasi pratica che andiamo a sbrigare ci viene fatta passare (“e la facciamo passare”) come un favore, quando invece è un diritto. Sarebbe come se il sottoscritto, a nome dell’azienda, chiedesse degli infissi al nostro laboratorio di Tiggiano e, una volta ottenuti, dovesse anche dare una mancia o una regalia agli operai. Ma loro sono pagati per quello… E chi lavora dietro uno sportello pubblico, o ricopre incarichi amministrativi è già pagato da tutti noi ed ha il dovere di sbrigare il suo lavoro in modo onesto, veloce e trasparente. Basta con questi personaggi che sembrano disturbati dall’utente che si reca nel suo ufficio per richiedere un documento o altro. E, poi, spesso, noi del sud siamo tentati di approfittare di tutto e tutti per il nostro tornaconto, senza guardare il benessere globale. E questo alla lunga danneggia anche noi e le nostre attività”.
De Francesco gode anche di “grande credibilità tra i colleghi imprenditori, sia quelli che mi hanno conosciuto direttamente che quelli che conoscono solo di nome la nostra azienda. Siamo riusciti a creare intorno al nostro brand un alone di certezza e affidabilità anche perché manteniamo i nostri impegni, non lesiniamo mai sulla qualità della produzione e paghiamo puntualmente fornitori e dipendenti. E questo, alla lunga, paga sempre”. E soprattutto consente di avere i tre stabilimenti, quello leccese, quello del Veneto e quello siciliano, sempre in attività, senza dover mai ricorrere a differenza di tante altre aziende, alla cassa integrazione, né avere in programma tale opzione. “Il lavoro non ci manca e, ulteriore motivo di orgoglio, continuiamo a lavorare a differenza di tanti altri anche del nord Italia che invece sono in difficoltà. L’unico neo”, si rammarica il sig. Pietro, “per ora, è quello di non essere riusciti a confermare i contratti a termine di 7 – 8 dipendenti ma non appena ce ne saranno la necessità e la possibilità, loro saranno i primi ad essere chiamati”.
Fondamentale per un’azienda che comincia ad avere una dimensione considerevole è la programmazione anche a lungo termine. E qui interviene, Luciano, uno dei figli che ammette: “È anche la cosa più difficile per un imprenditore: non è semplice leggere il futuro, troppe variabili, spesso impazzite”. Avendo fatto anche l’esempio di Filanto e Adelchi che probabilmente devono la loro crisi anche alla loro incapacità di prevedere l’evolversi del mercato, Franco, l’altro figlio, precisa: “Invertire la rotta con fabbriche che avevano nel loro organico 2mila e passa operai non era una cosa semplicemente attuabile. Della Valle, giusto per citare chi puntando sulla qualità ha avuto successo, è partito dal laboratorio del padre che aveva una quarantina di dipendenti e non è mai andato oltre. Chi invece come Filanto ed Adelchi lavorava per conto terzi, creando un marchio proprio sarebbe diventato concorrente dei clienti precipitando automaticamente. E dei 2-3mila dipendenti che ne faceva?”. Luciano aggiunge: “Per essere competitivi oggi è anche indispensabile una certa preparazione che ti consente di reggere il botto con la concorrenza in un mercato sempre più difficile. Detto questo, è chiaro che quando si parla di una nicchia di mercato come la nostra è tutto un po’ più semplice, più difendibile dal mercato sottocosto e da quei Paesi dove il costo del lavoro è molto più basso”. E il futuro prossimo come lo vedete? “Per quanto riguarda la nostra azienda”, è sempre Luciano a parlare, “nonostante i venti di crisi, non siamo granché preoccupati. Fino ad oggi abbiamo dimostrato di essere più attrezzati e competitivi di altri, ma non per questo smetteremo di spendere in ricerca e innovazione”.
“In questi ultimi anni”, si inserisce, Franco, “la crescita è stata accompagnata da investimenti fortissimi e non poteva essere diversamente. È chiaro che oggi non possiamo pensare di fare investimenti in capacità produttiva nuova: visto il momento, è impensabile. Certamente investiremo ancora risorse per rendere più efficienti gli impianti produttivi e nella progettazione di nuovi prodotti, per il consumo energetico degli impianti ecc.”. Per ora dunque niente stabilimento per il centro Italia, “vorrà dire che la sede di Surano continuerà a coprire mezzo Stivale, l’altra metà resterà a carico di quello di Venezia. Mentre quello di Agrigento basta a malapena a coprire le richieste siciliane che sono davvero tante”. A proposito di Agrigento e di Sicilia, quindi sud come da noi: “Quella sede è in una zona industriale che merita quell’appellativo, ben collegata com’è nei trasporti e con tutti i servizi annessi. Qui, senza contare le polemiche trentennali per l’allargamento della SS 275 (“Non serve certo a DFV ma a tutta l’area per crescere”), le infrastrutture lasciano a desiderare. Pensate che dopo tanti anni il nostro stabilimento non ha né acquedotto né fogna!”. C’è sud e sud…
Attualità
C’era una volta un albero, un Principe e la Politica a Specchia
Soldi spesi male? Perché, così come proposto dal nostro gruppo, nell’ottobre 2022, non siamo stati interpellati prima di prendere una decisione definitiva? Qual è il valore che i nostri amministratori danno ai soldi di tutti i cittadini, visto che come spesso accade, si spende e si spande, impegnando le somme del bilancio comunale, con una facilità inaudita?
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
La vicenda dell’albero di Bagolaro di via Principe Orsini, muove i suoi primi passi nell’ottobre 2022.
Risale, infatti, al 25.10.2022 la Determina con la quale si dava incarico al dottor Cannoletta, agronomo forestale di lunga e comprovata esperienza, di redigere una relazione tecnica finalizzata alla valutazione della stabilità della pianta di Bagolaro e alle eventuali modalità esecutive dell’intervento di conservazione della stessa mediante la sua messa in sicurezza ed il consolidamento del muro di contenimento adiacente.
Nella determina si metteva in risalto l’importanza di evitare l’abbattimento, trattandosi di un esemplare di considerevole pregio storico e naturalistico.
Appreso di questo problema, i nostri consiglieri, con una nota presentata all’ufficio tecnico e all’assessore ai Lavori Pubblici, chiesero di assistere al sopralluogo e, soprattutto, una volta ottenuta la relazione, redatta dall’agronomo, si resero disponibili ad individuare insieme ai tecnici ed alla maggioranza una soluzione ottimale, capace di salvaguardare l’albero e l’ambiente circostante.
Lo stesso Sindaco, Anna Laura Remigi, in un suo post di novembre 2022 scriveva: “L’albero non si può neppure eradicare perché porterebbe con sé metà strada. Abbiamo trovato somme in bilancio che ci consentiranno di salvare l’albero e mettere in sicurezza l’intera zona”.
Ed in effetti, le conclusioni con le quali Cannoletta chiude la sua analisi propendono per una soluzione di tale natura.
Infatti, scrive: “Sulla base di esperienze fatte in altre situazioni analoghe, si ritiene di poter affermare, con ragionevole certezza, che non è possibile effettuare un mero intervento localizzato, salvaguardando nel contempo l’albero. A questo punto si tratta di fare una scelta tra il tagliare l’albero o intervenire con un intervento importante di consolidamento”.
La prima ipotesi non è, a parere del sottoscritto, assolutamente praticabile. Estirpare senza danni collaterali di una certa rilevanza, una pianta di Bagolaro di quelle dimensioni e in quella posizione, non è assolutamente una strada percorribile! L’intervento innescherebbe una serie di frane con esiti disastrosi.
A distanza di più di un anno, da questa dettagliata relazione, cosa scopriamo?
La decisione finale è quella di abbattere l’albero! Ricapitolando, da ottobre 2022 ad oggi, cosa è accaduto:
– Ottobre 2022 viene dato incarico al dott. Cannoletta per redigere una relazione tecnica finalizzata alla valutazione della stabilità della pianta di Bagolaro. Costo € 2.000,oo
– Dicembre 2022, viene dato incarico per la caratterizzazione geognostica del terreno con redazione di relazione geologica. Costo € 3.425,76,oo
– La strada viene chiusa tramite ordinanza perché ritenuta pericolosa.
– Settembre 2023 viene dato incarico per la messa in sicurezza del muro di contenimento della massicciata stradale a ridosso del bagolaro. Costo € 2.000,oo
– Marzo 2024, viene indetta gara per “lavori di manutenzione straordinaria per la messa in sicurezza del muro in prossimità del bagolaro e della sottostante grotta”, in quanto (si legge nella relazione di accompagnamento alla gara presente sul portale TuttoGare del Comune di Specchia) l’abbattimento dell’albero si presenta come la soluzione più adeguata e responsabile di fronte alla priorità di salvaguardare la pubblica incolumità”. Costo € 16.863,37.
Ci chiediamo: perché spendere tanti soldi per poi arrivare alla soluzione più semplice e scontata?
Che fine hanno fatto tutte le considerazioni sul “considerevole pregio storico e naturalistico” dell’albero e sulla salvaguardia dei luoghi?
Perché, così come proposto dal nostro gruppo, nell’ottobre 2022, non siamo stati interpellati prima di prendere una decisione definitiva?
Qual è il valore che i nostri amministratori danno ai soldi di tutti i cittadini, visto che come spesso accade, si spende e si spande, impegnando le somme del bilancio comunale, con una facilità inaudita?
Cardigliano affidato per 70 anni, mutuo da 1 ml di euro con un piano di rientro di 29 anni, eradicazione pianta di Bagolaro e modifica dello stato dei luoghi…
Lista Civica, Adesso Specchia, Biasco Francesco
Appuntamenti
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E sarà a questa Galatina che apriremo le porte sabato pomeriggio per una passeggiata gratuita tra i tesori della nostra cartapesta
Attualità
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