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Casarano: Giustizia… nonostante la giustizia

La testimonianza: “Un vero e proprio calvario vissuto nei corridoi del Tribunale e che in più occasioni ha messo a dura prova la caparbia voglia di giustizia…”

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Credere nella Giustizia nonostante la giustizia. Questo potrebbe essere il sottotitolo che condensa in quattro parole la storia e le disavventure di un mite ragazzo come Eliseo De Marco, emigrato al nord per lavoro e per… mala giustizia. Per capire però ciò che è accaduto, dobbiamo fare un passo indietro e raccontare brevemente i fatti che hanno poi innescato la disavventura giudiziaria. La famiglia di Eliseo ha il terreno della propria abitazione confinante, come spesso accade nel nostro Salento, con il terreno di alcuni suoi cugini D.D.N. e A.D.N. di cui abbiamo deciso di non indicare le complete generalità non per tutelarne la pivacy (visto che alla fine della storia risulteranno essere condannati con sentenza passata in giudicato sino al terzo grado, e quindi ovviamente pubblica) ma perché non è determinante ai fini della storia che stiamo per raccontare. Come avrete già intuito, i problemi sono quelli di rapporti di vicinato non proprio idilliaci, innescati da un intervento di cementificazione dei fratelli D.N. che comporta lo scolo delle acque piovane nelle cantine di De Marco e di un conseguente intervento edile di quest’ultimo per evitare ciò e di un contorno di diverbi in più occasioni, come nei più classici dei copioni in questi casi. Ma dalle parole, in un pomeriggio di metà settembre di sette anni fa, si passa ai fatti, o meglio alle mani, con un’aggressione dei fratelli D.N. che i giudici hanno definito una vera e propria spedizione punitiva nei confronti di Eliseo (che ormai riporterà per sempre i segni di una rastrellata sull’avambraccio che lui tese a difendere la testa) e che appunto ha comportato la condanna dei fratelli medesimi a 8 e 6 mesi con la condizionale. Questo il rapido riassunto di uno fra i tantissimi fatti di cronaca che partono dai rapporti di vicinato; ma quello di cui vogliamo parlare è, come detto in apertura, l’avventura che Eliseo ha dovuto affrontare prima che la Cassazione mettesse definitivamente la parola fine; un vero e proprio calvario vissuto nei corridoi del tribunale di Casarano e che in più occasioni ha messo a dura prova la sua caparbia voglia di giustizia. “Una totale disorganizzazione corredata da un’altrettanto totale mancanza di professionalità”, dichiara senza mezzi termini Eliseo riferendosi non solo ai giudici che nel suo caso si sono pronunciati (accogliendo la fantasiosa tesi della difesa dei fratelli D.N. che voleva Eliseo il provocatore della rissa e addirittura autolesionista nel procurarsi la ferita di cui prima) ma più in generale all’intero apparato organizzativo. Sappiamo perfettamente che le decisioni dei giudici sono insindacabili e noi infatti non le sindacheremo (anche se altri giudici li hanno smentiti in appello) ma se alcuni fogli “migrano” per incuria da un faldone ad un altro e soprattutto se Eliseo, che come detto lavora a Milano, lascia il proprio lavoro, fa (e paga) il viaggio di andata e ritorno per presenziare ad un’udienza e poi quell’udienza viene al mattino stesso rinviata ad altra data, senza motivo e soprattutto senza neanche fare l’appello dei presenti e quindi senza neanche l’ufficializzazione della presenza stessa di Eliseo (che non può quindi portare giustificazione al proprio datore di lavoro) e se questi fatti si ripetono per ben cinque volte oltre alle udienze andate a “buon fine”, allora si capisce che le lamentele di Eliseo non sono poi così campate in aria. Unico ricordo positivo in tutta questa vicenda, il comportamento del Brigadiere dei Carabinieri Giorgio Garzia, il quale, se da un lato ha fatto solo il suo dovere intervenendo prontamente il giorno dei fatti e testimoniando poi in tribunale, dall’altro è andato oltre il proprio dovere, incoraggiando Eliseo in tutti questi anni, spronandolo ad avere sempre e comunque fiducia in quella giustizia… nonostante la giustizia, che è sicuramente lenta e migliorabile ma che quasi sempre giunge alla giusta destinazione.  Si risponderà che l’organico del Tribunale casaranese è sottodimensionato, si dirà che le colpe non sono da attribuire ai giudici e ai funzionari che fanno del loro meglio, ma a questo punto una decisione bisogna necessariamente prenderla: potenziare organico e strutture sarebbe l’ideale ma se ciò non potesse essere possibile, facciamoci coraggio e chiudiamolo questo Tribunale! Inutile mobilitare politici e cittadinanza per mantenere aperta una struttura che genera questi calvari, solo per avere il vanto  di dire che Casarano ha il suo Tribunale.

Antonio Memmi

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Tricase, è ufficiale: Vincenzo Chiuri candidato sindaco

Giovedì 11 dicembre la presentazione del candidato di Partito Democratico, Cantiere cvico e Sinistra italiana alle elezioni amministrative della primavera del 2026

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Partito Democratico, Cantiere civico e Sinistra italiana mettono fine alla ridda di voci, ipotesi e congetture, comunicando «con soddisfazione» la candidatura di Vincenzo Chiuri a sindaco di Tricase per le prossime elezioni amministrative della primavera 2026.

«La candidatura del dott. Chiuri», fanno sapere dalla coalizione dei tre movimenti politici, «è il frutto di un lungo percorso partecipato che ha visto coinvolti partiti, movimenti, associazioni politiche e civiche che si riconoscono nei valori e nelle idee del centrosinistra. Un processo di confronto approfondito, che ha permesso di giungere ad una sintesi ampia e credibile attorno a un progetto politico condiviso con lealtà e senso di responsabilità, non solo in grado di superare le divisioni del passato, ma anche di offrire una visione chiara ed unitaria per il futuro della nostra Città».

Congiuntamente alla sintesi sulla figura del candidato sindaco, proseguono «saranno fondamentali l’elaborazione del programma e la formazione delle liste, sollecitando la partecipazione di tutte le componenti che costituiscono il tessuto sociale cittadino».

L’APPELLO

C’è spazio anche per un appello «alle realtà che hanno scelto di attendere o di non aderire ancora alla proposta comune, ribadiamo la necessità di unirsi e fare fronte comune, contribuendo alla costruzione di un progetto collettivo, lontano dalle frammentazioni e personalismi del passato».

«Il nostro obiettivo», spiegano, «è ricevere la fiducia dei cittadini di Tricase e, soprattutto, restituire loro quella centralità e protagonismo di cui da tempo sono stati privati, nonostante le ormai famose e vane promesse di “palazzi trasparenti” e “tavoli delle Responsabilità” degli ultimi anni».

«CANDIDATO AUTOREVOLE»

La scelta di sostenere Vincenzo Chiuri «nasce proprio da questa volontà: offrire a Tricase un candidato autorevole, competente e capace di rappresentare una coalizione larga, fondata sul dialogo, sulla partecipazione e sul rispetto, oltreché su una visione moderna e inclusiva di Città».

LA PRESENTAZIONE

Di tutto questo e altro ancora Partito Democratico, Cantiere civico e Sinistra italiana parleranno in assemblea pubblica giovedì 11 dicembre, dalle ore 19, presso le Scuderie di Palazzo Gallone.

L’incontro è aperto alla cittadinanza.

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Tricase: “I lavori in via F.lli Allatini un bel pasticciaccio”

L’intervento dei consiglieri di minoranza Carità, Ciardo e Baglivo

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I consiglieri comunali di minoranza del Comune di Tricase Giovanni Carità, Armando Ciardo, Antonio Luigi Baglivo intervengono con una nota sulla situazione riguardanti i lavori in corso in via Fratelli Allatini.

Capita spesso, soprattutto quando si ricopre il ruolo di Consiglieri Comunali di opposizione, di uscire di casa e scoprire l’apertura di nuovi cantieri pubblici. Raramente capita di essere chiamati alla condivisione di un’idea, di un progetto, di una visione della città. Ovviamente, non è questo il caso dei lavori in via Fratelli Allatini e, a dire il vero, di tanti altri casi, come accaduto di recente per il cantiere di via Lecce.

Preso atto dell’inizio dei lavori in via Fratelli Allatini, per quello che compete al nostro ruolo, abbiamo immediatamente protocollato una interrogazione consiliare in data 21/11/2025 (prot. N. 00023283). L’interrogazione è stata calendarizzata per il Consiglio Comunale del 26/11/2025 e in quella sede discussa. La discussione è agli atti, pubblica e visibile sul canale istituzionale del Comune di Tricase. 

Nel corso del dibattito abbiamo evidenziato le nostre perplessità, facendo spesso riferimento al rispetto del PEBA (Pieno di Eliminazione delle Barriere Architettoniche), esposto le potenziali criticità e chiesto certezze sulla futura viabilità. Il Sindaco, che ricopre anche il ruolo di Assessore ai Lavori Pubblici, ha risposto illustrando il progetto e dando garanzie sul rispetto del PEBA e sulla realizzazione dell’opera in funzione soprattutto del rispetto dei pedoni.

Questo è quanto avvenuto, nulla di più ma neanche nulla di meno. L’opposizione, che pare essere il problema di Tricase, ha svolto il suo ruolo, per quello che le compete.

Passiamo ora alle valutazione politiche, che poi sono quelle più importanti. L’opera in corso in via Fratelli Allatini parte da lontano, come da lontano vengono le tante criticità di questa nostra città. Come sempre manca una visione realistica e concreta di ciò che serve, ma anche di ciò che non serve e che paradossalmente peggiora la qualità della vita di tutti noi. 

La strada in questione è una delle arterie viarie più importanti di Tricase. E’ situata nel mezzo di un quartiere fatto di uno stretto reticolato di strade parallele e perpendicolari alla stessa. Stradine frutto di una politica disastrosa e che tuttavia fungono anche come parcheggio per i residenti. Persone che li vi abitano e che continueranno ad abitarci. Un quartiere con un’alta densità demografica sul quale insistono anche diverse attività commerciali. 

Preso atto di questo e anche delle difficoltà che l’area sopporta, a nostro parere, sarebbe stato necessario, e forse ancora lo è, soffermarsi sul da farsi con la giusta cautela, senza cedere alla cieca e disastrosa politica del fare tanto per fare.

In conseguenze di queste nostre pubbliche riflessioni e delle ulteriori criticità emerse, in particolare in via Massa e via Micetti, invitiamo il Sindaco, la Giunta e i colleghi di maggioranza ad una riflessione seria, urgente e pubblicasull’intero intervento.

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Con le donne, per le donne a Salve: Salento in Rosa

Da oggi la mostra organizzata dall’Istituto comprensivo Salve Morciano Patù che sarà intitolato a Renata Fonte. Venerdì 5 convegno con la rettrice di UniSalento Maria Antonietta Aiello, il Commissario della Polizia di Taurisano Federica Mele, l’imprenditrice Tina De Francesco e Viviana Matrangola (figlia di Renata Fonte)

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Il convegnoSalento in rosa: Donne di Coraggio” è l’iniziativa che l’Istituto comprensivo Salve Morciano Patù organizza nell’ambito della staffetta promossa dalla rete de Il Veliero parlanteDonne coraggio”, nata per celebrare storie di donne visionarie e rivoluzionarie.

Nella Scuola Secondaria di via Rosenberg, oggi si inaugura una mostra (aperta al pubblico fino al 5 dicembre) che presenterà storie, esempi di passione civile e di sfida ai pregiudizi: un’occasione per mettere al centro le donne non solo nella giornata del 25 novembre.

Al termine della mostra, alle ore 10 di venerdì 5 dicembre, quattro figure femminili che si sono distinte nel panorama socio-culturale ed istituzionale si confronteranno e si racconteranno.

Tenacia, talento e impegno nella loro cassetta degli attrezzi, a testimoniare un duro lavoro e anche un bagaglio di esperienze da trasmettere alle nuove generazioni.

Interverranno Maria Antonietta Aiello, (Rettrice dell’Università del Salento), Federica Mele (nuovo Commissario capo di Polizia a Taurisano), l’imprenditrice Tina De Francesco (dell’azienda DFV) e Viviana Matrangola, figlia di Renata Fonte.

A quest’ultima, prima donna vittima di mafia, assassinata più di 40 anni fa per aver difeso quel meraviglioso lembo di costa che grazie a lei oggi è il Parco Regionale di Porto Selvaggio, sarà denominato l’Istituto comprensivo Salve, Morciano Patù.

La conferma arriva dal dirigente scolastico Gianni Sergi: «Intitoleremo la scuola ad una donna salentina che ha pagato col sangue l’amore per la propria terra. La nostra scuola continuerà nel solco del suo esempio a educare al rispetto delle persone, dell’ambiente e della legalità».

Per le nuove generazioni che si affacciano in un mondo sempre più complesso, il convegno, la mostra, il confronto con donne che ce l’hanno fatta possono rappresentare un modello, un faro puntato sui diritti necessari e non negoziabili, che la scuola vuol tenere sempre acceso.

Come sottolinea il Dirigente, «oggi la scuola non può e non deve rimanere neutrale di fronte a queste tematiche. Il nostro Istituto è impegnato quotidianamente non solo nell’istruzione ma anche nell’educazione dei suoi allievi alla cittadinanza attiva, al rispetto e al riconoscimento del valore inestimabile del contributo femminile in ogni ambito della società. Il coraggio di cui parliamo è la forza quotidiana di resistere, di studiare, di lavorare e di credere nei propri sogni».

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