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Gagliano riscopre l’arte della pietra

Workshop che punta a stimolare la creatività artistica intorno alla “pietra”, protagonista comune dello sviluppo di identità sociali e culturali delle comunità dell’Adriatico

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“Riscoprire l’arte della pietra: storia di un territorio attraverso le sue tipicità”, questo il titolo del workshop in programma per domani alle ore 18 presso l’Auditorium Comunale di Gagliano del Capo.


Prosegue la kermesse di valorizzazione della pietra leccese nell’ambito del progetto “VIS – Valorization of the Common Identity around the stone”, finanziato dal programma di cooperazione territoriale Interreg Italia-Grecia. L’appuntamento di via M.llo Luigi Vitali è un vero e proprio momento di confronto sulla cultura artigiana, fatta di gesti, tecniche, arte, perizia tecnica, gusto e conoscenza dei materiali e che continua ad essere sigillo di garanzia anche nell’era industriale. Un settore che merita di essere valorizzato, sostenuto e accompagnato nel nuovo mercato globale, che deve avere la capacità di rinnovarsi e confrontarsi con la contemporaneità, non più nascosto o sottovalutato. Un settore, quello dell’artigianato tipico e tradizionale, che sa esprimere, oltre a rappresentare, la storia e l’identità del territorio, e che evidenzia una buona domanda di mercato e un’occasione di sviluppo ed occupazione.


Nel corso del workshop interverranno tra gli altri Antonio Buccarello, sindaco del Comune di Gagliano del Capo, Rinaldo Rizzo, presidente GAL Capo S. Maria di Leuca, Giorgio Caracciolo, consulente aziendale, Antonio Protopapa, artigiano locale della pietra leccese e Alberto Signore, presidente dell’Associazione “Amici Dei Menhir”.

Il progetto, che vede come partner di progetto i Comuni di Maglie, Caprarica di Lecce, Gagliano del Capo e Miggiano in Italia e la Regione delle Isole Ioniche e il Comune di Cefalonia in Grecia, mira a stimolare, nei territori coinvolti, la creatività artistica intorno alla “pietra”, quale protagonista comune dello sviluppo di – tanto diverse quanto simili – identità sociali e culturali delle comunità dell’Adriatico e delle loro diverse storie.


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Il settimo pesce allo Yacht Club Leuca

Al Circolo della Vela l’autore Igor Agostini presenterà il libro e dialogherà con Mario Carparelli

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Igor Agostini (Università del Salento) sarà a Santa Maria di Leuca, al Circolo della Vela, per presentare il suo libro “Il settimo pesce. Saggio di folkbiology in Salento”.

Appuntamento venerdì 5 settembre, dalle ore 20: dopo i saluti di Giovanni Arditi di Castelvetere (Presidente dello Yacht Club Leuca), Francesco Petracca (sindaco di Castrignano del Capo) e Valeria Ferraro (assessora alla Cultura di Castrignano del Capo), dialogherà con l’autore Mario Carparelli (Università del Salento).

IL LIBRO

Un pesce misterioso, un nome dialettale enigmatico, un sapore che diventa memoria. Da questa scintilla nasce “Il settimo pesce”, che intreccia autobiografia, indagine scientifica e racconto antropologico. Per oltre dieci anni l’autore ha percorso le coste del Salento, da Otranto a Santa Maria di Leuca, raccogliendo le testimonianze dei pescatori anziani sui nomi popolari delle cernie. La biologia ufficiale ne riconosce sei specie, ma i saperi locali raccontano una “settima cernia”: la Mozzàcanasse. La ricerca di Agostini mostra come questo nome indichi i giovani esemplari della Cernia canina, un tempo abbondanti e oggi quasi scomparsi.

Il libro è al tempo stesso un viaggio personale tra memorie e incontri; un saggio di folkbiology, che dimostra la ricchezza delle classificazioni popolari; una riflessione ecologica e culturale sulla perdita di biodiversità e di linguaggio.

Con uno stile limpido e coinvolgente, “Il settimo pesce” restituisce dignità al sapere dei pescatori, ricordando che la memoria del mare vive anche nelle parole che lo nominano.

L’AUTORE

Igor Agostini insegna Storia della filosofia presso l’Università del Salento, dove dirige il Centro Dipartimentale di Studi su Descartes e il Seicento – Ettore Lojacono e coordina Dottorato Internazionale in Filosofia: Forme e storia dei saperi filosofici (Università del Salento/Sorbonne Université/Universität zu Köln). Membro statutario del Centre d’études cartésiennes della Sorbonne Université, studia il pensiero metafisico di Descartes considerato nei suoi rapporti con la tradizione scolastica.

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Da Chicago a Leuca a suon di Jazz

Un fuoriclasse chiuderà la rassegna internazionale I concerti del Faro, promossa da Lampus di Paolo Insalata: il batterista americano Paul Wertico sarà ospite d’onore del Riccardo Arrighini Trio

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Unica tappa in Salento per un appuntamento di Alta Musica con un progetto nuovo, raffinato ed elegante proposto dall’associazione culturale Lampus di Paolo Insalata, per la presentazione di 1989, l’album di composizioni originali firmate da Riccardo Arrighini, pianista e compositore tra i  più talentuosi nel panorama jazzistico italiano.

Sabato 7 settembre, alle 21, ai piedi del faro di Leuca e al chiarore dell’ultima luna piena dell’estate 2025, Arrighini salirà sul palco con Gianmarco Scaglia al contrabbasso e Paul Wertico: una vera leggenda vivente, definito il poeta della batteria, vincitore di ben 7 Grammy Awards conquistati al fianco di Pat Metheny durante il loro ventennio di collaborazione.

Noto per le sue riletture jazz di Puccini, Morricone e Petrucciani, Arrighini, con questo album sublimato dal suono ritmico di Wertico, propone un album che racconta la nascita del suo universo musicale.

Un concerto-evento potente, lirico e vibrante che saprà unire sensibilità melodica, energia jazz e talento internazionale sotto un cielo infinito.

Con questo appuntamento Lampus chiude la Rassegna Internazionale I Concerti del Faro – Note di luna piena dopo i due entusiasmanti sold out ottenuti dai concerti di luglio e agosto.

Informazioni e biglietteria online: www.oooh.events; whatsapp 347 5169946

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Specchia: la Madonna del Passo restaurata

Presentazione del restauro dell’antichissima icona un manufatto di grande valore storico e devozionale

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Questa sera, al termine della Santa Messa della Novena, presso la cripta della Madonna del Passo, nello spazio esterno adiacente, si svolgerà la presentazione della piccola antichissima tavola, raffigurante la Madonna del Passo, un manufatto di grande valore storico e devozionale.

All’incontro pubblico, previsto per le ore 20, interverranno: don Antonio Riva, parroco di Specchia, che ha ritrovato l’antica tavola, insieme a don Antonio Trande, all’interno della sacrestia della Chiesa Madre; il prof. Giovanni Perdicchia, studioso di storia locale, autore di diverse ricerche che hanno riscritto la storia e l’importante ruolo sul territorio di Specchia; Stefano Tanisi, storico dell’arte, profondo conoscitore della evoluzione della pittura e dei suoi autori nel Salento, nonché membro della Commissione Arte Sacra della Curia di Ugento – Santa Maria di Leuca; la restauratrice Alessandra Muci, con una video presentazione, illustrerà il restauro della piccola tavola.

La preziosa opera rappresenta la più antica immagine conosciuta della Madonna del Passo: di dimensioni contenute (25 x 20 cm), raffigura una Madonna con Bambino benedicente, che secondo l’iconografia bizantina dell’Odigitria, ha come significato “colei che indica la Via” (oof. Giovanni Perdicchia).

Secondo le ricostruzioni storiche, la tavola era originariamente collocata al centro della nicchia ovale dell’altare maggiore della cripta della Madonna del Passo, realizzata in pietra leccese nel tardo Cinquecento.

Nel corso dell’Ottocento, a seguito di interventi di ristrutturazione e decorazione, tra cui il rifacimento neoclassico del prospetto e la realizzazione delle scene del Calvario ad opera del pittore Giuseppe Buttazzo (1821-1890), l’icona fu rimossa e sostituita da un nuovo dipinto su tela, oggi purtroppo trafugato, che riprendeva la composizione originaria, ma con uno stile più aggiornato.

Dopo la rimozione, l’antica immagine lignea fu utilizzata durante le processioni dell’8 settembre, solenne festività della Madonna del Passo, e successivamente come immagine per la raccolta delle offerte, prima di essere accantonata per lungo tempo.

Come scrive Restauro in Opera Rio in un post su Facebook, «Si è trattato di un restauro tanto appassionante quanto impegnativo, che ha richiesto nelle fasi iniziali una serie di indagini diagnostiche, per inquadrare una situazione conservativa pessima, aggravata da pesanti rifacimenti, inoltre è stata effettuata anche l’analisi per la datazione al Carbonio 14, realizzata dal CEDAD di Brindisi, che ha confermato le intuizioni degli storici. Con il restauro si è potuto stabilire che il piccolo dipinto, ha una storia che segue le vicende ed i cambiamenti avvenuti nei secoli nella cripta, che ha origini bizantine. Ogni operazione effettuata sul dipinto è stata studiata per il caso specifico, questo è caratterizzato da una pellicola originale sottile e compromessa dai rifacimenti e dal lungo periodo di abbandono in un ambiente umido e polveroso. Tutte le soluzioni adottate nel restauro hanno mirato a mantenere quanto più possibile inalterato il delicato equilibrio dell’opera».

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