News & Salento
Xylella: ripercussioni sul florovivaistico
Settore a rischio bancarotta?
La Xylella fastidiosa preoccupa anche i floricoltori pugliesi.
Dopo aver danneggiato il comparto olivicolo della Puglia, l’ “affaire Xylella fastidiosa” sta correndo precipitosamente verso l’epilogo più disastroso immaginabile. Un altro comparto strategico per l’agricoltura regionale e in particolare per l’economia pugliese è a rischio concreto visto che il settore florovivaistico subisce da molti anni l’invasione di merci provenienti da paesi extraeuropei, la cui sanità si rileva spesso non conforme alle normative fitosanitarie adottate dagli Stati membri. Sino ad oggi si riscontrano focolai della malattia ma se il batterio dovesse contaminare anche le specie botaniche del settore florovivaistico, sarebbe un disastro al pari di quello che stanno vivendo le aziende olivicole e florovivaistiche salentine.
Intanto, i primi danni già si avvertono: le aziende florovivaistiche pugliesi stanno subendo i primi danni commerciali da psicosi Xylella oltre che dai sempre più frequenti divieti di importazione di produzioni florovivaistiche locali da parte di alcuni paesi terzi ed anche europei (vedi Algeria, Marocco, Francia, Albania). Tutto ciò sta comportando inevitabili ripercussioni per il settore sui fatturati aziendali, sull’occupazione e sulla sostenibilità finanziaria delle aziende.
Il settore del florovivaismo in Italia conta circa 38.000 aziende (dati Istat), operanti su una superficie aziendale totale di oltre 32.000 ettari per un numero totale di occupati superiore a 100.000 persone. Dal punto di vista del tessuto produttivo, tradizionalmente nel nostro Paese le aziende sono di dimensioni modeste (tipicamente famigliari). Il valore della produzione di base del florovivaismo ammonta a 2,4 miliardi di euro (fonte: ISMEA) ripartiti in 1,4 miliardi per fiori e piante da vaso, e circa 1 miliardo per i prodotti vivaistici. Effettuando considerazioni sulla ripartizione geografica delle produzioni, emerge una netta dominanza della regione ligure, con un valore della produzione di 523 milioni di euro, seguita a grande distanza da Campania (212 milioni), Sicilia (175 milioni), Lazio (139 milioni) e Puglia (134 milioni). La coltivazione di fiori è una risorsa vitale per le aziende del settore. Senza la vendita,i fiori sono destinati a diventare mangime per gli animali.
Per questo per contrastare un eventuale effetto domino da parte di altri Paesi, che potrebbe causare restrizioni al commercio, a tutto vantaggio, magari, dei nostri concorrenti diretti, è necessario adottare subito controlli fitosanitari sulle produzioni che arrivano in Italia e nel contempo che vengano attivati idonei, intensi e tempestivi controlli all’origine tesi a certificare che le piante prodotte dai nostri florovivaisti sono esenti da dal batterio della Xylella.
Giovanni D’Agata
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Attualità
Sant’Isidoro, demolito vecchio fabbricato a due passi dal mare
Per anni ha ospitato la sede della Pro Loco. “Liberato” così l’orizzonte della marina. il sindaco Pippi Mellone: «L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione»
È stato finalmente demolito nei giorni scorsi nella marina di Sant’Isidoro il vecchio edificio in muratura a pochi metri dal mare, che ha ospitato per molti anni la sede della locale Pro Loco e il punto di soccorso estivo.
Un’autentica “bruttura”, del tutto incompatibile con la bellezza naturalistica del luogo, al pari di altre costruzioni (il comune di Nardò ne ha già abbattute altre tre, realizzate su aree demaniali in questo segmento di litorale) e di fenomeni di abusivismo edilizio e di compromissione dei contesti naturalistici che hanno mortificato la costa negli scorsi decenni.
L’intervento, eseguito (al termine di un lungo iter autorizzativo) da un raggruppamento temporaneo di imprese, rientra nel più ampio intervento di riqualificazione paesaggistica integrata della fascia costiera della marina, progettato dall’arch. Antonio Vetrugno e finanziato con 1,3 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), già in corso da circa un anno e mezzo.
La demolizione del fabbricato, peraltro, ha incontrato e superato lo “scoglio” giudiziario di un ricorso al Tar da parte della Pro Loco.
Il giudice amministrativo, con una pronuncia del dicembre scorso, ritenendo non sussistente una proroga della concessione demaniale vantata dalla Pro Loco, ha ritenuto prevalente l’interesse pubblico all’ultimazione dei lavori di riqualificazione su quello privato (peraltro, ingiustificato) alla conservazione dello status quo.
«L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione», ha commentato con un post su Facebook il sindaco Pippi Mellone, «abbiamo speso un po’ di tempo in più, perché c’è stato qualche ostacolo di troppo. Ma abbiamo spazzato via, come sempre, anche quello. Adesso abbiamo liberato il panorama, il lungomare, le albe e i tramonti di Sant’Isidoro dal cemento e dalle brutture. Al suo posto, a poca distanza, una struttura polifunzionale in legno, ecosostenibile, che ospiterà il pronto soccorso. Stiamo demolendo i mostri ereditati dal passato e stiamo costruendo la città del futuro. Col cuore, come sempre. Ora anche Sant’Isidoro diventerà bellissima!».
Il progetto di riqualificazione, adesso, potrà essere ultimato. Prevede la realizzazione di aree per il parcheggio e di aree per la fruizione dei pedoni (con l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione), l’eliminazione di altri manufatti, di spianamenti, scivoli e del piccolo molo a servizio delle imbarcazioni, un intervento di rinaturalizzazione ambientale con ripascimento delle superfici sabbiose della zona, oltre che la pulizia dalla vegetazione infestante e il recupero delle condizioni ambientali dell’inghiottitoio (o “spunnulata”) presente sul lungomare.
Nasceranno, inoltre, una struttura per la sosta e un tratto di pista ciclabile per favorire la mobilità sostenibile.
Un’altra struttura in legno è stata ultimata e destinata a nuova sede della Proloco e a punto di pronto soccorso estivo.
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