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Attualità

L’abbraccio dell’anima più efficace delle terapie

“Ringrazio infermieri e medici dell’ospedale di Tricase, ma è gravissima l’assenza di un medico psicologo nello staff a supporto di ammalati e familiari”

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Sono un medico veterinario, ho 46 anni e sono padre di due meravigliosi bambini. La mia vita ordinata e tranquilla è stata improvvisamente sconvolta dalla scoperta, nell’ottobre del 2012, di una malattia onco-ematologica che, come una bufera, ha spazzato tutte le mie certezze ed il mio equilibrio costringendomi a cicli di chemioterapia massacranti e continui ricoveri ospedalieri presso la struttura “Cardinale Giovanni Panico” di Tricase.


Ho avuto la fortuna di incontrare in questi anni personale medico e infermieristico estremamente competente, dotato di grande spessore professionale ed umano, al quale va la mia gratitudine e la mia fiducia incondizionata. Ma, quando si entra in un reparto oncologico, si prova una sensazione psicologica di estrema precarietà legata all’improvvisa percezione di dover modificare le proprie aspettative rispetto al futuro.


La scoperta di una malattia oncologica rappresenta un vero trauma, una prova esistenziale sconvolgente, che riguarda tutti gli aspetti della vita e coinvolge tutte le persone che ruotano intorno a noi ammalati: la gestione del “presente”, la preoccupazione di avere o no un futuro davanti, i problemi che si riverseranno sul coniuge e sui figli, la precarietà del lavoro, la perdita degli amici, la perdita del ruolo sociale, la paura di morire. Chi affronta una malattia complessa come la mia, spesso perde le sicurezze su cui ha fondato il proprio equilibrio esistenziale. È per questo che ritengo gravissima l’assenza nello staff medico di una figura importantissima quale quella dello psicologo, che supporti noi ammalati ed i nostri familiari nella gestione non facile della malattia, nella perdurante incertezza sul suo andamento e nella coesistenza di rischio e speranza.


Negli ultimi quattro anni ho ricevuto sostegno psicologico esclusivamente dal personale medico, infermieristico e dagli operatori socio sanitari che spesso, con un sorriso o una parola, mi hanno regalato uno spiraglio di luce nel buio di giornate tristi e immobili. Si parla molto di “umanizzazione” e di “personalizzazione” delle cure e di mettere “la persona al centro”; questo approccio non può prescindere dall’attenzione alla componente psicologica delle persone, quindi dalla necessità di figure professionali come quella dello psicologo all’interno delle strutture ospedaliere che primariamente si occupano della cura delle persone. Oltre a migliorare la qualità di vita di noi pazienti, preparandoci e sostenendoci nei passaggi difficili della malattia, ritengo che la presenza di uno psicologo possa anche rendere più “umana” l’assistenza fornita dagli operatori sanitari. Sì, perché anche il personale ospedaliero va supportato nel relazionarsi ai malati e ai loro familiari. Comunicare una diagnosi particolarmente grave, veder morire un paziente, confrontarsi quotidianamente con la sofferenza e il dolore rappresentano una fonte di stress molto elevata che può causare un calo dell’efficienza lavorativa, con conseguenze immaginabili.


Pertanto mi rivolgo al Direttore Generale di questo eccellente ospedale che mi ha accolto affinché si adoperi a favorire l’introduzione permanente nello staff medico di uno psicologo che, attraverso un intervento specializzato, migliori la qualità della vita dei pazienti ospedalizzati. Come diceva già il poeta latino Giovenale nel I sec d.C., mens sana in corpore sano ed un’anima “risanata” può determinare anche una più veloce guarigione del corpo.

Francesco Tateo


Ringraziamo il signor Tateo per aver pensato a noi quale mezzo per dar voce a questa delicata questione e giriamo di buon grado la lettera al Direttore Generale dell’ospedale di Tricase, Pierangelo Errico, cui riserviamo uno spazio sul prossimo numero qualora volesse rispondere. 


La Redazione


Attualità

PNNR, cabina di regia presso la Prefettura a Lecce: avanti tutta!

E’ stata ribadita l’esigenza di continuare nelle azioni di supporto ai Comuni, in considerazione della scadenza prevista nel 2026 per la realizzazione di tutte le progettualità inserite nel PNRR, la Cabina proseguirà…

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Nuova riunione della Cabina di Coordinamento. Le buone prassi in campo per la realizzazione di tutte le progettualità inserite nel PNRR.

Si è tenuta  ieri, presso la Prefettura di Lecce, una nuova riunione della Cabina di coordinamento per il PNRR, con l’obiettivo di monitorare lo stato di avanzamento degli interventi previsti dalle progettualità del PNRR. 

L’incontro, presieduto dal Viceprefetto Vicario, Maria Antonietta Olivieri, ha visto la partecipazione della Struttura di Missione per il PNRR costituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Ragioneria Generale dello Stato e della Ragioneria Territoriale di Lecce, della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce, dell’Ufficio Scolastico Regionale della Puglia, del Provveditorato Interregionale per le opere pubbliche, della Regione Puglia, della Provincia di Lecce, del Comune di Lecce, delle Unioni dei Comuni e di ANCI Puglia, nonché dei referenti dei Comuni di Campi Salentina, Castrì di Lecce, Cavallino, Corigliano d’Otranto, Gagliano del Capo, Melissano, Muro Leccese, Patù, San Cassiano, Specchia, Squinzano e di Tricase. 

I lavori della Cabina di Coordinamento si sono incentrati sull’esame dello stato di avanzamento delle progettualità interessate e sulla implementazione dei dati su ReGiS, necessaria al raggiungimento dei target previsti dall’Unione Europea, sulla base delle risultanze dei precedenti Tavoli tematici tenutesi in Prefettura con le Amministrazioni centrali titolari dei finanziamenti, i soggetti attuatori e le diverse strutture di coordinamento, avvalendosi, altresì, del supporto del Presidio PNRR della Ragioneria Territoriale dello Stato di Lecce. 

E’ stata ribadita l’esigenza di continuare nelle azioni di supporto ai Comuni, in considerazione della scadenza prevista nel 2026 per la realizzazione di tutte le progettualità inserite nel PNRR, la Cabina proseguirà, nelle prossime settimane, il monitoraggio legato alla valorizzazione di ReGiS. 

Al termine dei lavori, è stata unanimemente condivisa l’esigenza di continuare la positiva attività di collaborazione tra le Amministrazioni interessate, sia centrali che periferiche, al fine di superare le ulteriori criticità e pervenire, entro i termini, alla definizione delle progettualità programmate. 

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Attualità

Quando l’amore per lo sport fa cento

La cifra tonda di Franco Margarito nelle maratone: un atlante mondiale di sfide lungo 24 anni

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di Lorenzo Zito

Cento maratone alle spalle. Una vita di corsa da sportivo non professionista, senza vedere ancora il traguardo. Franco Margarito, 63 anni, già felicemente nonno, di professione geometra e direttore tecnico specializzato in opere pubbliche, di Ruffano, conta la vita in chilometri. La mattina li macina in auto, per lavoro. La sera nei suoi scarpini, che quotidianamente allaccia per “avvicinarsi” alla sua prossima maratona, ai prossimi 42km (e rotti) da correre in qualche angolo del globo, vicino o lontano da casa.

Oggi non appende la casacca al chiodo, ma stappa una bottiglia per festeggiare la cifra tonda. Sportivo da sempre, Franco ha iniziato da ragazzino. Dalla corsa campestre ed il calcio è passato alla corsa su pista, col gruppo sportivo Fiamma Maglie. Poi, l’amore e la corsa lo hanno reso (anche) cittadino tavianese d’adozione: la moglie, Angela Rita Bruno, originaria di Taviano e già assessora del Comune di Ruffano, è anche la ragione per cui lui, 24 anni fa, ha conosciuto l’Atletica Taviano 97. “È diventata la mia seconda famiglia”. Oggi lui ne è una colonna portante.

Con loro, lo scorso 16 novembre, in terra amica, alla 6ª edizione della Maratona della Grecia Salentina, ha segnato il suo traguardo speciale: la sua centesima.

I primi 42km e 195 metri sono stati i più famosi al mondo, quelli della Maratona di New York: era il 6 novembre 2005. Da allora, il mondo si è aperto attraverso lo sport, in un susseguirsi di luoghi, strade e emozioni: Parigi, Milano, Lisbona, Valencia, Barcellona, Roma. E poi Amsterdam, Bruxelles, Firenze, Oslo, Stoccolma, Venezia.

L’elenco è un vero atlante personale. Per citarne solo alcune: Tirana, Budapest, la Collemarathon nelle Marche, il Lago di Garda, Sabaudia. In Puglia il Gargano, Sannicandro, Putignano, Barletta. E ancora le ultra: la 100 km del Passatore, la Pistoia–Abetone, il Gran Sasso, la 50 km del Vesuvio, Rapone, e le 6/8 ore di Lavello, fino al Parco Nord di Milano e alla 6 ore di Roma.

Una geografia fatta di fatica, amicizia e passi lunghi, che trova nella Maratona della Grecia Salentina un simbolo: “È bellissima. Attraversa 9 Comuni. Speriamo che la passione (di chi la pratica e di chi la organizza, come Cristian Bergamo) la preservi a lungo perché, oggi, è un piccolo patrimonio culturale sportivo nostrano”.

Accanto a lui, lungo il percorso, non sono mancati compagni di viaggio: gli amici runner Eliseo Stefano e Marco Marino, e naturalmente l’Atletica Taviano97, con il presidente Sergio Perchia “che da 24 lunghi anni mi vede associato”, ci racconta.

4 ore, 21 minuti e 38 secondi il tempo per chiudere la centesima. Non serve far calcoli per capire che per un maratoneta lo sport non è un optional o un passatempo. È parte integrante della propria vita.

Chi può spiegare meglio, allora, ad un bambino cosa significhi praticare sport? “Fare sport è vita. È al contempo sacrificio e libertà. E, pur essendo la corsa una pratica individuale, è grande opportunità di confronto”.

A casa, nel frattempo, c’è una stanza invasa da cimeli, gadget e medaglie: ogni oggetto racconta un frammento di questa sua storia. Non sono in ordine. “Adesso è ancora il momento di collezionarli. Per catalogarli ci sarà spazio, più avanti”. In agenda c’è già la prossima: la prima edizione della Due Mari a Taranto. Nel cuore le parole di Eugenio Montale: “Amo l’atletica perché è poesia. Se la notte sogno, sogno di essere un maratoneta”.

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Attualità

Uno contro uno e uno contro zero

Rifiuti elettrici ed elettronici. Quando ne acquistiamo un nuovo elettrodomestico, ogni negozio (anche online) è obbligato a ritirare quello vecchio; i negozi con una superficie di vendita superiore ai 400 mq devono ritirare senza obbligo di acquisto i piccoli rifiuti elettrici ed elettronici come telefoni, tablet, frullatori, asciugacapelli…

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Non tutti lo sanno ma quando acquistiamo un nuovo apparecchio elettronico, ogni negozio (anche online) è obbligato a ritirare quello vecchio.

E, se il negozio è grande e gli apparecchi sono piccoli, questo obbligo vige anche fuori dal momento di acquisto: i rivenditori diventano raccoglitori, e sono tenuti ad avviare il corretto smaltimento dei dispositivi.

La gestione del fine vita dei prodotti tecnologici è semplice, ma, a quanto pare, in pochi lo sanno.

E anche questo rende difficile al nostro Paese raggiungere il target europeo di raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici: rispetto all’obiettivo del 65%, infatti, siamo circa al 30% e l’Italia, per chi non lo sapesse è sotto procedura di infrazione.

Come ha riportato il Corriere della Sera, il 91% dei consumatori italiani ha comprato almeno un elettrodomestico nell’ultimo anno, con una media di 5 prodotti ciascuno, e di questi più della metà sono piccoli apparecchi, elettronica da consumo come cavi o adattatori per prese elettriche e prodotti da computer.

Vale quindi la pena ricordare che i negozi di elettronica sono obbligati a ritirare gratuitamente gli elettrodomestici usati secondo la normativa “uno contro uno”, cioè al momento dell’acquisto di un apparecchio nuovo equivalente.

Inoltre, i negozi con una superficie di vendita superiore ai 400 mq devono offrire anche il ritiro “uno contro zero” per i piccoli rifiuti elettrici ed elettronici (con dimensioni inferiori a 25 cm come (come telefoni, tablet, frullatori, asciugacapelli), senza obbligo di acquisto.

 

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