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Attualità

Ambito di Poggiardo, modello da imitare

Minonne rieletto presidente del cda: “Citati nel Piano Regionale delle Politiche Sociali quale esempio di efficienza”. Intanto partono i primi tirocini per il Reddito di Dignità

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I servizi sociali nell’Ambito Territoriale di Poggiardo restano sotto una guida esperta. Nel corso dell’assemblea dei Sindaci tenutasi lo scorso 20 febbraio, infatti, è stato confermato a capo del Consiglio di Amministrazione il presidente uscente Fernando Antonio Minonne.


Una riconferma all’insegna della continuità gestionale che viene premiata col secondo mandato consecutivo, così com’era accaduto per la presidenza dell’attuale sindaco di Poggiardo, Giuseppe Colafati. L’ex sindaco di Diso sarà affiancato da un consiglio di amministrazione completamente rinnovato e composto da Paola De Paolis, Francesco Paiano, Giuseppe Orsi e Antonio Candido che prendono il posto degli uscenti Tonino Nicolazzo, Vincenzo Tarantino, Massimo Martella e Vittorio Aprile.


Al termine del primo mandato da presidente del consiglio di amministrazione del Consorzio per i Servizi Sociali dell’Ambito di Poggiardo, Fernando Antonio Minonne traccia il suo bilancio parlando dei risultati raggiunti, delle ristrettezze economiche con cui si è dovuto fare i conti e delle nuove sfide che attendono il welfare, prima fra tutte quella relativa all’esaurimento dei fondi ministeriali per l’assistenza domiciliare che, a causa dei ritardi della maggior parte degli altri Ambiti Territoriali Sociali dell’intero Mezzogiorno, potrebbero rimanere bloccati fino a giugno 2018, mettendo paradossalmente a rischio l’erogazione dei servizi degli Ambiti più virtuosi come quello di Poggiardo che da sempre li garantisce.


Proprio su questo punto il rieletto presidente chiarisce: “Consapevoli di questa eventualità, già nel mese di dicembre abbiamo scritto una lettera al Presidente della Regione Emiliano, all’Assessore al Welfare Negro e al Presidente regionale Anci Puglia Perrone pregandoli di farsi portavoce della situazione presso l’Autorità di Gestione del Ministero dell’Interno al fine di reperire risorse aggiuntive, anche attraverso Fondi Regionali, per scongiurare l’interruzione di servizi essenziali per i cittadini dell’Ambito di Poggiardo, in particolar modo per coloro che usufruiscono dell’Assistenza Domiciliare Integrata”.


Riguardo l’esperienza complessiva del primo mandato iniziato nel 2013, Minonne manifesta soddisfazione per i traguardi raggiunti: “In questi tre anni e mezzo, nonostante tutte le difficoltà, abbiamo continuato a garantire i servizi, primi fra tutti quelli di assistenza domiciliare che anzi hanno visto un notevole incremento, soprattutto nell’ultimo anno (raggiunti gli 88 assistiti in A.D.I. e 27 in S.A.D); sono stati avviati servizi ormai indispensabili come la Porta Unica di Accesso (P.U.A.), l’Equipe affido/adozione e l’Equipe antiviolenza, tanto per citare i più importanti; da due anni sono state attivate le Sezioni Primavera presso cinque Istituti Comprensivi che hanno visto la frequenza di 157 minori”.

L’Ambito di Poggiardo, che comprende 15 Comuni, è piuttosto esteso, va da Uggiano La Chiesa ad Andrano: molti cittadini lamentano la mancanza di strutture adeguate ai propri fabbisogni o hanno difficoltà negli spostamenti. “È vero ed a tal proposito recentemente sono stati finanziati due centri diurni per minori nei Comuni di Andrano e Nociglia e un centro diurno per anziani a Spongano che saranno delle strutture utili e necessarie per il benessere di quelle fasce deboli di popolazione; lo scorso giugno, peraltro, è stato acquistato un automezzo per il trasporto di disabili ed anziani presso ospedali e altre strutture grazie ad un finanziamento ottenuto attraverso un bando del GAL e, grazie al Progetto “Giovani di Ieri” nell’ambito del Servizio Civile Nazionale, quindici ragazzi prestano il loro servizio di volontariato occupandosi delle esigenze di anziani di cinque Comuni”.

A proposito di lavoro, la Regione Puglia sta insistendo molto sul Reddito di Dignità che tuttavia sta sollevando diverse polemiche, soprattutto a causa dei parametri troppo rigidi per accedervi. Com’è la situazione in questo territorio? “Dopo aver raccolto in questi mesi 223 domande ed aver firmato 17 progetti personalizzati, l’Ambito di Poggiardo è stato il primo in Puglia a dare avvio ai veri e propri tirocini lavorativi. Nel corso di un incontro tenutosi presso la sede consortile alla presenza dell’assessore regionale Salvatore Negro, sono stati firmati, infatti, i primi contratti di tirocinio a favore di tre beneficiari della misura SIA – Red che hanno così già iniziato la loro attività presso i soggetti ospitanti. Il Red mira a sostenere chi ha più bisogno non attraverso una forma assistenzialistica, anzi rappresenta un nuovo strumento di inclusione sociale attiva per chi è in difficoltà economica e sia in possesso di determinati requisiti. Nella stessa occasione l’assessore Negro ci ha fatto sapere che saranno apportati importanti ritocchi che favoriranno l’allargamento della platea che potrà accedere al Red: finora le domande risultate ammissibili dovevano superare la soglia dei 45 punti minimi derivanti dalla valutazione multidimensionale, la promessa fatta dall’assessore è quella di abbassare tale soglia a 25-30 punti. In più si proverà ad escludere l’abitazione principale dal calcolo dell’Isee in modo da avere un indicatore economico equivalente più conforme alla situazione reddituale e non patrimoniale del richiedente”.


Quali sono i propositi per il nuovo mandato? “Intanto sottolineo che questi sono solo alcuni degli obiettivi raggiunti con il contributo dei componenti del consiglio di amministrazione che ringrazio per la disponibilità e la passione con cui hanno portato avanti tutti i progetti e gli impegni, del Direttore, dei Servizi di Segretariato Sociale Professionale e dell’intero staff del Consorzio. Mi accingo a svolgere questo secondo mandato con lo stesso entusiasmo di tre anni e mezzo fa, con la voglia di fare ancora meglio e naturalmente con quell’esperienza in più accumulata che spero sarà utile per superare gli ostacoli che si presenteranno, avendo sempre l’obiettivo principale di aiutare le fasce deboli della popolazione e le nuove povertà. Ormai il nostro Consorzio rappresenta un strumento di gestione molto apprezzato anche in Regione tanto da essere citato nel Piano Regionale delle Politiche Sociali quale esempio di efficienza e modello da imitare. Uno dei nostri obiettivi rispetto al passato è quello di riuscire a fornire una comunicazione ancora più capillare per fare in modo che tutti conoscano i nostri servizi ed eventualmente possano accedervi: a tal proposito abbiamo da poco realizzato una nuova Carta dei Servizi che rappresenta un importante strumento di informazione e trasparenza, integra il nostro sito istituzionale e con la quale contiamo di raggiungere tutte le famiglie”.


Con l’avvento del Piano Sociale di Zona nel territorio si è via via creata una rete sociale sempre più solida ed estesa non solo con le Istituzioni, le Scuole e la ASL ma anche con Parrocchie, associazioni di volontariato, Terzo settore, Organizzazioni sindacali. Con questi soggetti si è istituita una cabina di regia per monitorare lo stato dei servizi che Minonne e il nuovo consiglio di amministrazione, che svolgono quest’incarico senza percepire alcuna indennità, faranno di tutto per continuare a garantire in modo omogeneo ed uniforme al fine di dare impulso ai loro intenti e continuare a dare risposte certe ai cittadini ed in particolar modo alle fasce sociali più deboli ed alle nuove povertà.


Carlo Quaranta


Attualità

Via alle ispezioni della cavità in zona Puzzu a Tricase

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Sono iniziate stamani le ispezioni del pozzo rinvenuta nel borgo antico di Tricase, in zona Puzzu, la scorsa settimana (leggi qui)

A calarsi sono i componenti del Gruppo Speleologico Tricase. Restituiranno tutte le informazioni utili che emergeranno sulla cavità, a partire anche dall’esatta profondità, stimata in circa 25 metri al momento del ritrovamento, avvenuto durante i lavori di riqualificazione del centro storico.

Per le vie del centro cittadino intanto stamattina è rimbalzata la falsa notizia secondo cui qualcuno sarebbe caduto accidentalmente nel pozzo. Nulla di vero: trattasi appunto delle operazioni ispettive avviate nella giornata odierna.

La locale Protezione Civile ed una ambulanza sono sul posto preventivamente, pronte a intervenire in caso di necessità.

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Approfondimenti

Sotto un cumulo di rifiuti e pannelli

Con la Civiltà dei consumi si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione

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di Hervé Cavallera

È da anni ormai che da più parti si lamenta che nel Salento sta crescendo il cumulo di rifiuti industriali con grave inquinamento per l’ambiente.

Né meno semplici sono i problemi connessi alle discariche dei rifiuti comunali, a prescindere dalle discariche illecite che non mancano.

Ma non basta.

A tutto questo si deve aggiungere la consistente presenza di pannelli solari e pannelli fotovoltaici in tutto il territorio, sul cui smaltimento è difficile prevedere; una presenza peraltro favorita dalla debole strategia nell’affrontare la Xylella fastidiosa.

Gli effetti della diffusione del batterio insieme alla decrescita della coltivazione delle campagne hanno condotto alla desertificazione di gran parte del Salento con la conseguenza che la distesa di olivi secolari è stata sostituita da quella di pannelli fotovoltaici, mentre nella incantevole striscia di mare che va da Otranto a Santa Maria di Leuca si propone con forza la realizzazione di un gigantesco parco eolico offshore.

Senza entrare nei dettagli, è chiaro che va manifestandosi uno scenario che una volta si sarebbe definito apocalittico e che in fondo è tale. Si tratta allora di cercare di comprendere cosa sta affettivamente accadendo.

Il punto chiarificatore da tenere in massimo conto è lo sviluppo della tecnologia.

Chi è anziano sa molto bene cosa è accaduto a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso con la fascinosa affermazione della società dei consumi, la quale, però, ha fatto venir meno ogni sostenibilità.

L’usa e getta è divenuta una realtà sempre più frequente e la diffusione del materiale in plastica, in particolare, è diventata inarrestabile con tutti i problemi che nel tempo si sono manifestati, rivelandosi una fonte di inquinamento drammatico nelle acque (dai laghi agli oceani) e negli stessi viventi, poiché frammenti di plastica di dimensioni di pochissimi millimetri si trovano ormai nei corpi dei viventi.

E il discorso si potrebbe ampliare estendendolo ai pannelli solari e fotovoltaici dismessi, ai tanti oggetti che quotidianamente buttiamo via.

Si può e si deve essere diligenti nella gestione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, ma il problema dello smaltimento permane.

Per dirla in breve, si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti (si pensi alle vecchie brocche e agli utensili di terracotta) ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione.

SOCIETÀ DEI CONSUMI

È chiaro che tutto questo corrisponde all’affermazione di una società del consumo sotto la spinta della scienza e della tecnica; è la società del capitalismo avanzato con tutti i suoi indubbi vantaggi, ma con la conseguente produzione di rifiuti che sono ormai difficilmente smaltibili.

L’artificiale non si dissolve nella natura come invece avveniva per l’antica spazzatura e ciò genera la diffusione non solo delle grandi discariche, ma di un inquinamento sempre più pericoloso. Ed è un fenomeno che ovviamente non riguarda solo il Salento, ma si estende in tutte le parti del mondo, soprattutto in quelle più industrializzate.

Così il 5 giugno è stata dichiarata dall’ONU “Giornata mondiale dell’ambiente” e quest’anno tale giornata è dedicata alla lotta all’inquinamento da plastica.

Sotto tale profilo, essendo un processo legato alla funzionalità e alla comodità – espressioni appunto della tecnologia – esso appare invincibile in quanto è difficile qualunque ritorno al passato, a società che possono essere giudicate arcaiche. Certo, è lecito e doveroso cercare di ricorrere a dei rimedi. Non si può rimanere inerti di fronte a dei guasti che mettono discussione la salute e la stessa continuità della vita.

Per poter porre rimedio ai pericoli in corso sarebbe auspicabile la produzione di oggetti smaltibili e inoltre di maggior durata.

LA LOGICA DEL MERCATO

Gli strumenti di cui ci serviamo dovrebbero essere più durevoli.

E ciò è sicuramente fattibile, anche se va contro la logica del profitto propria della realtà industriale, la quale richiede invece il rapido consumo di ogni prodotto e un continuo rilancio in un mercato che continuamente si rinnova.

La logica del mercato, insomma, impone una produzione sempre nuova e di breve durata. Una produzione apparentemente o realmente più funzionale, ma che va oltre la tutela dell’ambiente.

E qui il discorso si potrebbe estendere al processo di cementizzazione che diventa sempre più esteso a discapito della permanenza della flora e della fauna, con palazzi destinati peraltro ad avere una minore durata nel tempo.

Come si vede, quello che deve essere messo in primo luogo in discussione non è tanto il problema della discarica in una determinata località o di un hub energetico, quanto quello della natura del “progresso” ossia di uno sviluppo della vita quotidiana connesso ai frutti della tecnologia e ad un numero considerevole di lavoratori che vive producendo (e utilizzando) tali frutti. È, per ricordare un’immagine classica, il serpente che si mangia la coda: siamo asserviti a ciò che produciamo e di cui non sappiamo fare a meno, nonostante la consapevolezza che rischiamo di autodistruggerci.

COSA POSSIAMO FARE

Quello che al momento possiamo fare è prendere consapevolezza di tale situazione e richiedere la produzione di materiali sostenibili e di lunga durata. Non è un andare controcorrente, perché è in gioco la qualità e la possibilità stessa della vita. È realistico che non si possa bloccare o modificare tutto da un momento all’altro, ma l’intelligenza umana deve indirizzare con serenità e decisione verso tale cammino e il compito della classe dirigente dell’immediato futuro è farsi carico di tutto questo, mentre la diffusione di tale messaggio deve essere fatta propria, senza nessun impeto che sarebbe controproducente ed inutile, da tutti coloro che sono addetti alla promozione della cultura.

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Attualità

«La mafia salentina è sempre viva»

Intervista a Francesco Mandoi, ex magistrato salentino già Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo presso la Direzione Nazionale Antimafia: «Vi spiego tutto»

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di Sefora Cucci

Né eroe né guerriero. Ricordi e sfide di un magistrato” (Besa editrice).  Questo il titolo del libro di Francesco Mandoi, ex magistrato salentino che è stato Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo presso la Direzione Nazionale Antimafia, in libreria dal 25 aprile.

Da allora, il suo autore è coinvolto in un tour di presentazione e divulgazione che sta facendo il giro dell’intera Puglia, toccando moltissimi paesi, ad esempio Molfetta, Castellaneta, Cutrofiano, Manduria, Lecce, Novoli, Nardò, Trepuzzi e Ugento.

Una vita spesa al servizio dello Stato. «Il destino ha voluto che potessi fare il mestiere che amavo e grazie al mio lavoro posso dire di aver raggiunto, come sosteneva Primo Levi, “la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”», dichiara il dott. Mandoi, che abbiamo intervistato.

Lei rifiuta l’etichetta di magistrato antimafia. Perchè?

«Non amo quella definizione perché la magistratura, nella sua essenza, non è mai stata né pro né contro qualcosa. La giustizia non dovrebbe essere partigiana e un magistrato non è e non deve essere un militante. Aggiungere l’aggettivo “antimafia” rischia di creare una grande confusione, perché il più delle volte viene utilizzato quasi per fini retorici, politici o mediatici. Sembra quasi indicare implicitamente che esista una categoria di magistrati “speciali” che svolgono un lavoro più nobile o significativo rispetto ad altri. Chi combatte la mafia non lo fa per vanità, ma per dovere. Etichettare qualcuno come “antimafia” non solo isola quel magistrato dal contesto più ampio della giustizia, ma sminuisce il valore del lavoro degli altri. Sono sempre più convinto che la lotta alla mafia non ha bisogno di eroi solitari, ma di una società consapevole e unita».

Dalla recente relazione DIA relativa al 2024 emerge che i clan storici del Salento continuano ad esercitare il controllo sul territorio. Quali armi allora?

«Ho letto con sincera preoccupazione i dati emersi i quali, non fanno altro che raffermare la mia idea che la SCU non è mai finita nel nostro territorio. Anzi, molto più correttamente dovremmo parlare di mafia salentina perché nel corso del tempo ha assunto vari nomi; perché sa, la mafia è camaleontica ed è in grado di adattarsi a qualunque scenario, mantenendo sempre gli stessi obiettivi. Alle attività tipiche (estorsione, spaccio, riciclaggio, ecc.) se ne aggiunge un’altra, altrettanto preoccupante: quella relativa al controllo delle attività turistiche».

Cosa possiamo fare?

«Denunciare e sensibilizzare. Questi non sono due verbi vuoti ma si caricano del significato che diamo loro: mettere la pulce nell’orecchio delle forze dell’ordine è possibile, purché ci sia fiducia nelle istituzioni. Dobbiamo stimolare alla collaborazione. Cosa serve? Uomini, mezzi, collaborazione, credibilità nello Stato e soprattutto recuperare la fiducia nei confronti delle Istituzioni che in questo momento storico va via via perdendosi. Occorre recuperare quella fiducia perché si sta diffondendo una cultura del ‘chi me lo fa fare?’ che è l’anticamera della cultura dell’omertà».

Le recenti riforme sulla giustizia e i disegni di legge qualificano una situazione in cui, da più parti, è stato lanciato un allarme al pericolo di lesione dello stato di diritto. Lei cosa ne pensa?

«Il pericolo è estremamente reale. Sono molto preoccupato. Il rapporto tra cittadino e Stato si deve basare sulla fiducia. Se questa viene a poco a poco minata, quanta credibilità rimane? Il rischio è di mettere in crisi lo stato di diritto perché la gente non crede. É scettica. E scetticismo si riscontra verso i recenti atti, pensiamo al decreto sicurezza, ormai legge. Al di là di possibili profili di illegittimità costituzionale, mi sembra fatto solo per ragioni demagogiche. E se si è scelta questa strada, significa che l’80% della legge serve solo a livello demagogico».

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