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Attualità

Col GAL 6 milioni alle imprese del Capo di Leuca

“Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia”: concessi contributi a fondo perduto ad aziende esistenti e di nuova costituzione.

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Il Gruppo di Azione Locale “Capo S. Maria di Leuca” comunica che, grazie alle strategie di sviluppo locale, attuate attraverso la gestione delle Misure dell’Asse III del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Puglia “Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia”, sono stati concessi contributi a fondo perduto ad aziende esistenti e di nuova costituzione.

Grazie al Bando Misura 311 – Azione 1 sono state finanziate 21 imprese agrituristiche per un totale di euro 2.100.000 di contributi a fondo perduto; ma non solo, la recente riapertura dello stesso Bando profila 6 nuovi interventi con un plafond di altri 550.000 euro. Grande soddisfazione è stata espressa dal Consiglio di Amministrazione del GAL anche per i contributi a fondo perduto impegnati con le Azioni 2 e 3 della stessa Misura, ben 182.000 euro destinati alle masserie didattiche e alle fattorie sociali: due attività che portano le aziende agricole a diversificarsi e consolidarsi. A questo si aggiunge un ambizioso progetto, quello della Misura 313, Azioni 1 -2 – 3, dedicate alla creazione di sentieri, di itinerari sostenibili e di centri di informazione ed accoglienza turistica, nel territorio del Capo di Leuca. Ciò si realizzerà con la collaborazione dei 18 Comuni aderenti all’Area (Acquarica del Capo, Alessano, Castrignano del Capo, Corsano, Gagliano del Capo, Miggiano, Morciano di Leuca,Montesano Salentino, Nociglia, Patù, Presicce, Ruffano, Salve, Specchia,Taurisano, Tiggiano, Tricase e Ugento) e di alcune associazioni. Le azioni 4 e 5 inerenti i servizi al turismo e le strutture di piccola ricettività, hanno toccato quota 1.700.000 di euro su finanziamenti spalmati su 36 aziende. Infine, con la Misura 312 Azioni 1-2-3, dedicata allo sviluppo dell’artigianato, del commercio e dei servizi al territorio sono state finanziate 5 realtà imprenditoriali per 107.983 euro, e 7 aziende che forniranno servizi per il tempo libero sia dei più piccoli, sia degli anziani per un totale di 243.000 euro.

In totale quasi 6 milioni di euro di contributo pubblico, a fondoperduto, distribuiti lungo l’asse dell’economia locale, assegna al GAL Capo S.Maria di Leuca, un ruolo fondamentale come propulsore dello sviluppo del territorio. “Gran parte degli obiettivi sono stati raggiunti grazie all’impegno del Consiglio di Amministrazione, del personale e dei nostri collaboratori” ha detto il presidente Rinaldo Rizzo, “ma rimane ancora molto da fare, assieme ai Comuni, per distribuire le risorse rimanenti del Piano di Sviluppo Locale “Capo di Leuca 2015”in modo omogeneo”.

Il Gruppo di Azione Locale”Capo S. Maria di Leuca”, intanto, comunica che è stato riaperto il Bando Misura 312 – Sostegno allo sviluppo e alla creazione delle imprese Azioni1-2-3, per il quale il termine ultimo per il rilascio della domanda di aiuto nel portale SIAN delle Domande di Aiuto è fissato alle ore 12 del 22 Luglio.

Si ricorda che con l’Azione 1, il Bando si rivolge al settore dell’ artigianato tipico locale basato su processi di lavorazione tradizionali del mondo rurale; con l’ Azione 2 al commercio esclusivamente relativo ai prodotti tradizionali e tipici del territorio, al fine di favorire la creazione di aggregazioni di microimprese per l’attivazione di una rete di distribuzione locale; infine, con l’ Azione 3 si rivolge ai servizi alla popolazione locale, soprattutto, per la prima infanzia e gli anziani (creazione di ludoteche, baby-sitting, centri ricreativi per anziani) e servizi attinenti il “tempo libero” (biblioteche, piccoli centri ricreativi, centri adibiti alla presentazione di produzioni cinematografiche e/o spettacoli, attività di intrattenimento e di sport). L’investimento massimo previsto, per ogni progetto presentato, è di 40.000 euro per singola azione; il finanziamento concesso sull’investimento stesso, prevede un contributo a fondo perduto, pari al 50%. Possono presentare domanda d’aiuto le microimprese esistenti o di nuova costituzione che operano, ossia che hanno sede operativa nei 18 Comuni dell’area. Riaperti i termini anche per il Bando Pubblico per la presentazione di Domande di Aiuto -Misura 311 Azione 1 -Investimenti funzionali alla fornitura di ospitalità agrituristica in contesto aziendale secondo le disposizioni normative vigenti. Azione 4 – Investiment funzionali alla produzione e commercializzazione di prodotti artigianali in ambito aziendale, non comprese nell’Allegato I del Trattato CE. La scadenza per il rilascio della domanda di aiuto nel portale SIAN è fissata alle ore 12. del 25 Luglio. I soggetti beneficiari delle due Azioni sono gli imprenditori agricoli in forma singola o associata, i quali,nell’ambito dell’Azione 1, intendano effettuare investimenti funzionali alla fornitura di ospitalità agrituristica in contesto aziendale. Mentre, per l’Azione 4, intendano effettuare investimenti funzionali alla produzione e commercializzazione di prodotti artigianali in ambito aziendale, non compresi nell’allegato I del Trattato CE. I benefici sono rivolti agli imprenditori agricoli in forma singola o associata, operanti nei 18 Comuni dell’area.

I Bandi, con i relativi allegati, si possono scaricare da www.galcapodileuca.it. Per maggiori informazioni in merito ai Bandi rivolgersi, previo appuntamento, allo Sportello Informativo presso la sede del GAL “Capo S. M. di Leuca” in Piazza Pisanelli (Palazzo Gallone) a Tricase; tel. 0833.545312, e-mail:gal@galcapodileuca.it, dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 13,30 e dalle ore 17 alle 19 (venerdì sera chiuso).


Attualità

Via alle ispezioni della cavità in zona Puzzu a Tricase

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Sono iniziate stamani le ispezioni del pozzo rinvenuta nel borgo antico di Tricase, in zona Puzzu, la scorsa settimana (leggi qui)

A calarsi sono i componenti del Gruppo Speleologico Tricase. Restituiranno tutte le informazioni utili che emergeranno sulla cavità, a partire anche dall’esatta profondità, stimata in circa 25 metri al momento del ritrovamento, avvenuto durante i lavori di riqualificazione del centro storico.

Per le vie del centro cittadino intanto stamattina è rimbalzata la falsa notizia secondo cui qualcuno sarebbe caduto accidentalmente nel pozzo. Nulla di vero: trattasi appunto delle operazioni ispettive avviate nella giornata odierna.

La locale Protezione Civile ed una ambulanza sono sul posto preventivamente, pronte a intervenire in caso di necessità.

Le foto

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Approfondimenti

Sotto un cumulo di rifiuti e pannelli

Con la Civiltà dei consumi si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione

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di Hervé Cavallera

È da anni ormai che da più parti si lamenta che nel Salento sta crescendo il cumulo di rifiuti industriali con grave inquinamento per l’ambiente.

Né meno semplici sono i problemi connessi alle discariche dei rifiuti comunali, a prescindere dalle discariche illecite che non mancano.

Ma non basta.

A tutto questo si deve aggiungere la consistente presenza di pannelli solari e pannelli fotovoltaici in tutto il territorio, sul cui smaltimento è difficile prevedere; una presenza peraltro favorita dalla debole strategia nell’affrontare la Xylella fastidiosa.

Gli effetti della diffusione del batterio insieme alla decrescita della coltivazione delle campagne hanno condotto alla desertificazione di gran parte del Salento con la conseguenza che la distesa di olivi secolari è stata sostituita da quella di pannelli fotovoltaici, mentre nella incantevole striscia di mare che va da Otranto a Santa Maria di Leuca si propone con forza la realizzazione di un gigantesco parco eolico offshore.

Senza entrare nei dettagli, è chiaro che va manifestandosi uno scenario che una volta si sarebbe definito apocalittico e che in fondo è tale. Si tratta allora di cercare di comprendere cosa sta affettivamente accadendo.

Il punto chiarificatore da tenere in massimo conto è lo sviluppo della tecnologia.

Chi è anziano sa molto bene cosa è accaduto a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso con la fascinosa affermazione della società dei consumi, la quale, però, ha fatto venir meno ogni sostenibilità.

L’usa e getta è divenuta una realtà sempre più frequente e la diffusione del materiale in plastica, in particolare, è diventata inarrestabile con tutti i problemi che nel tempo si sono manifestati, rivelandosi una fonte di inquinamento drammatico nelle acque (dai laghi agli oceani) e negli stessi viventi, poiché frammenti di plastica di dimensioni di pochissimi millimetri si trovano ormai nei corpi dei viventi.

E il discorso si potrebbe ampliare estendendolo ai pannelli solari e fotovoltaici dismessi, ai tanti oggetti che quotidianamente buttiamo via.

Si può e si deve essere diligenti nella gestione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, ma il problema dello smaltimento permane.

Per dirla in breve, si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti (si pensi alle vecchie brocche e agli utensili di terracotta) ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione.

SOCIETÀ DEI CONSUMI

È chiaro che tutto questo corrisponde all’affermazione di una società del consumo sotto la spinta della scienza e della tecnica; è la società del capitalismo avanzato con tutti i suoi indubbi vantaggi, ma con la conseguente produzione di rifiuti che sono ormai difficilmente smaltibili.

L’artificiale non si dissolve nella natura come invece avveniva per l’antica spazzatura e ciò genera la diffusione non solo delle grandi discariche, ma di un inquinamento sempre più pericoloso. Ed è un fenomeno che ovviamente non riguarda solo il Salento, ma si estende in tutte le parti del mondo, soprattutto in quelle più industrializzate.

Così il 5 giugno è stata dichiarata dall’ONU “Giornata mondiale dell’ambiente” e quest’anno tale giornata è dedicata alla lotta all’inquinamento da plastica.

Sotto tale profilo, essendo un processo legato alla funzionalità e alla comodità – espressioni appunto della tecnologia – esso appare invincibile in quanto è difficile qualunque ritorno al passato, a società che possono essere giudicate arcaiche. Certo, è lecito e doveroso cercare di ricorrere a dei rimedi. Non si può rimanere inerti di fronte a dei guasti che mettono discussione la salute e la stessa continuità della vita.

Per poter porre rimedio ai pericoli in corso sarebbe auspicabile la produzione di oggetti smaltibili e inoltre di maggior durata.

LA LOGICA DEL MERCATO

Gli strumenti di cui ci serviamo dovrebbero essere più durevoli.

E ciò è sicuramente fattibile, anche se va contro la logica del profitto propria della realtà industriale, la quale richiede invece il rapido consumo di ogni prodotto e un continuo rilancio in un mercato che continuamente si rinnova.

La logica del mercato, insomma, impone una produzione sempre nuova e di breve durata. Una produzione apparentemente o realmente più funzionale, ma che va oltre la tutela dell’ambiente.

E qui il discorso si potrebbe estendere al processo di cementizzazione che diventa sempre più esteso a discapito della permanenza della flora e della fauna, con palazzi destinati peraltro ad avere una minore durata nel tempo.

Come si vede, quello che deve essere messo in primo luogo in discussione non è tanto il problema della discarica in una determinata località o di un hub energetico, quanto quello della natura del “progresso” ossia di uno sviluppo della vita quotidiana connesso ai frutti della tecnologia e ad un numero considerevole di lavoratori che vive producendo (e utilizzando) tali frutti. È, per ricordare un’immagine classica, il serpente che si mangia la coda: siamo asserviti a ciò che produciamo e di cui non sappiamo fare a meno, nonostante la consapevolezza che rischiamo di autodistruggerci.

COSA POSSIAMO FARE

Quello che al momento possiamo fare è prendere consapevolezza di tale situazione e richiedere la produzione di materiali sostenibili e di lunga durata. Non è un andare controcorrente, perché è in gioco la qualità e la possibilità stessa della vita. È realistico che non si possa bloccare o modificare tutto da un momento all’altro, ma l’intelligenza umana deve indirizzare con serenità e decisione verso tale cammino e il compito della classe dirigente dell’immediato futuro è farsi carico di tutto questo, mentre la diffusione di tale messaggio deve essere fatta propria, senza nessun impeto che sarebbe controproducente ed inutile, da tutti coloro che sono addetti alla promozione della cultura.

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«La mafia salentina è sempre viva»

Intervista a Francesco Mandoi, ex magistrato salentino già Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo presso la Direzione Nazionale Antimafia: «Vi spiego tutto»

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di Sefora Cucci

Né eroe né guerriero. Ricordi e sfide di un magistrato” (Besa editrice).  Questo il titolo del libro di Francesco Mandoi, ex magistrato salentino che è stato Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo presso la Direzione Nazionale Antimafia, in libreria dal 25 aprile.

Da allora, il suo autore è coinvolto in un tour di presentazione e divulgazione che sta facendo il giro dell’intera Puglia, toccando moltissimi paesi, ad esempio Molfetta, Castellaneta, Cutrofiano, Manduria, Lecce, Novoli, Nardò, Trepuzzi e Ugento.

Una vita spesa al servizio dello Stato. «Il destino ha voluto che potessi fare il mestiere che amavo e grazie al mio lavoro posso dire di aver raggiunto, come sosteneva Primo Levi, “la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”», dichiara il dott. Mandoi, che abbiamo intervistato.

Lei rifiuta l’etichetta di magistrato antimafia. Perchè?

«Non amo quella definizione perché la magistratura, nella sua essenza, non è mai stata né pro né contro qualcosa. La giustizia non dovrebbe essere partigiana e un magistrato non è e non deve essere un militante. Aggiungere l’aggettivo “antimafia” rischia di creare una grande confusione, perché il più delle volte viene utilizzato quasi per fini retorici, politici o mediatici. Sembra quasi indicare implicitamente che esista una categoria di magistrati “speciali” che svolgono un lavoro più nobile o significativo rispetto ad altri. Chi combatte la mafia non lo fa per vanità, ma per dovere. Etichettare qualcuno come “antimafia” non solo isola quel magistrato dal contesto più ampio della giustizia, ma sminuisce il valore del lavoro degli altri. Sono sempre più convinto che la lotta alla mafia non ha bisogno di eroi solitari, ma di una società consapevole e unita».

Dalla recente relazione DIA relativa al 2024 emerge che i clan storici del Salento continuano ad esercitare il controllo sul territorio. Quali armi allora?

«Ho letto con sincera preoccupazione i dati emersi i quali, non fanno altro che raffermare la mia idea che la SCU non è mai finita nel nostro territorio. Anzi, molto più correttamente dovremmo parlare di mafia salentina perché nel corso del tempo ha assunto vari nomi; perché sa, la mafia è camaleontica ed è in grado di adattarsi a qualunque scenario, mantenendo sempre gli stessi obiettivi. Alle attività tipiche (estorsione, spaccio, riciclaggio, ecc.) se ne aggiunge un’altra, altrettanto preoccupante: quella relativa al controllo delle attività turistiche».

Cosa possiamo fare?

«Denunciare e sensibilizzare. Questi non sono due verbi vuoti ma si caricano del significato che diamo loro: mettere la pulce nell’orecchio delle forze dell’ordine è possibile, purché ci sia fiducia nelle istituzioni. Dobbiamo stimolare alla collaborazione. Cosa serve? Uomini, mezzi, collaborazione, credibilità nello Stato e soprattutto recuperare la fiducia nei confronti delle Istituzioni che in questo momento storico va via via perdendosi. Occorre recuperare quella fiducia perché si sta diffondendo una cultura del ‘chi me lo fa fare?’ che è l’anticamera della cultura dell’omertà».

Le recenti riforme sulla giustizia e i disegni di legge qualificano una situazione in cui, da più parti, è stato lanciato un allarme al pericolo di lesione dello stato di diritto. Lei cosa ne pensa?

«Il pericolo è estremamente reale. Sono molto preoccupato. Il rapporto tra cittadino e Stato si deve basare sulla fiducia. Se questa viene a poco a poco minata, quanta credibilità rimane? Il rischio è di mettere in crisi lo stato di diritto perché la gente non crede. É scettica. E scetticismo si riscontra verso i recenti atti, pensiamo al decreto sicurezza, ormai legge. Al di là di possibili profili di illegittimità costituzionale, mi sembra fatto solo per ragioni demagogiche. E se si è scelta questa strada, significa che l’80% della legge serve solo a livello demagogico».

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