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Attualità

Don Tonino Bello “scrive” una lettera ai ragazzi che iniziano l’anno scolastico

Il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli, ha preso per la seconda volta carta e penna e “ha fatto scrivere” ai ragazzi nientemeno che il compianto vescovo Don Tonino Bello

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Ugento, 11 settembre 2013 In questi giorni i ragazzi italiani ritornano sui banchi per iniziare un nuovo anno scolastico. E come ogni anno in questi giorni si rincorrono le cifre sul caro scuola, sulle difficoltà a coprire le cattedre, insomma l’attenzione prevalente va alle questioni economiche, con qualche scivolamento sulla cronaca nera… Eppure su quei banchi scolastici ci sono persone, ragazzi che cercano di dare un senso alla loro vita, alla loro affettività.


Per questo il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca mons. Vito Angiuli, ha preso per la seconda volta carta e penna e “ha fatto scrivere” ai ragazzi nientemeno che il compianto vescovo Don Tonino Bello, le cui spoglie riposa da 20 anni nella cittadina di Alessano, ma che continua ad essere una energia della vita capace di fare innamorare di Cristo giovani e adulti. Il titolo della “lettera di don Tonino” (scritta da Angiuli) è molto forte: “Tutto passa… solo l’amore resta”. E si struttura in due parti: “I grandi amori di don Tonino Bello” (la vita, la terra, i poveri, Gesù) e “come vivere la vita con una forte passione”. Angiuli/don Tonino vuole appunto sollecitare i ragazzi – ma dà anche una scossa anche agli adulti, genitori ed educatori – a prendere in mano, come ha fatto don Tonino, la loro vita, senza lasciarsi andare al non senso; e l’unico modo per essere protagonisti, non passivi, dello loro vita è quello di centrarla sull’amore, che non è una ideologia, che non è una filosofia, ma una relazione concreta con Dio e con i fratelli. Secondo Angiuli/don Tonino occorre aiutare i ragazzi a credere nell’amore, non solo nelle proprie capacità intellettuali o tecniche. Amare, e vivere il rapporto con la terra, con i poveri, con Gesù ha come esito quello di vivere la vita in pienezza, con una grande passione. E anche i dubbi e le incertezze dell’adolescenza – che anche don Tonino, come ogni adulto, ha avuto – non sono un handicap, non sono un “tunnel oscuro” senza via di uscita, ma semplicemente la fatica della crescita per diventare persone adulte. Insomma, il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, con questa lettera inviata a tutti i ragazzi che stanno iniziando l’anno scolastico 2013-2014 vuole spingere tutti nella direzione della consapevolezza che i ragazzi sono una grande risorsa e non solo un problema economico, pedagogico, piscologico o politico. La fede cristiana può dire molto a loro, per condurli nella direzione della vera felicità, che non è assenza di sofferenza, ma capacità di vivere la vita in pienezza. Come ha fatto don Tonino Bello, “innamorato di Gesù”.


Tutto passa… solo l’Amore resta!


Cari giovani,


sono don Tonino Bello, nato ad Alessano nel 1935 e divenuto Vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Ruvo e Terlizzi nel 1982. Ora riposo serenamente nel cimitero del mio paese. Forse vi domanderete: «Come mai, a vent’anni dalla morte, don Tonino ci invia questa lettera?». La risposta è molto semplice. La morte non è la fine di tutto, ma l’inizio di una nuova vita. Niente è perduto per chi ama perché «forte come la morte è l’amore» (Cantico dei Cantici 8,6). L’amore annulla la distanza e rende possibile il dialogo anche oltre la vita terrena. Facendo mie la parole di un poeta, posso dire che «sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto».


Se dopo vent’anni dalla mia morte vi invio questa lettera è solo per testimoniarvi il segreto della mia vita. Esso si può riassumere in un solo verbo: amare! L’amore dona gioia e mantiene desta la passione per il bene.


I MIEI QUATTRO AMORI


Tutto passa… solo l’Amore resta!


Questa frase contiene un meraviglioso messaggio e una forte provocazione. Alla fine della vita, infatti, giungerà puntuale e implacabile la domanda: hai amato? Per spronarvi a fare dell’amore la legge della vostra esistenza vi racconto i quattro amori della mia vita.


Ho amato la vita!


Non la bella vita, ma la vita bella!a bella!


La bella vita è:


•  sinonimo di disimpegno e di ricerca di soddisfazioni immediate e passeggere;


•  desiderio di provare le sensazioni e le emozioni che si presentano ogni giorno;


•  voglia di “cogliere l’attimo fuggente” senza preoccuparsi del domani;


•  smania di vivere “alla giornata” scrollandosi di dosso ogni responsabilità.


La vita bella, invece, è:


•  desiderio di un sapere che spinge alla conoscenza approfondita delle cose;


•  bisogno di coltivare rapporti sinceri, intensi e duraturi con gli altri;


•  capacità di affrontare con coraggio i sacrifici necessari per raggiungere gli obiettivi prefissati;

•  attitudine a coltivare il desiderio di percorrere sentieri impervi e inesplorati;


•  aspirazione a nutrire grandi sogni, a non sprecare le proprie energie fisiche, intellettuali e spirituali, a vivere con saggezza la propria libertà.


La vita bella è il frutto dell’amore!


L’amore rinnova ogni cosa e dona la forza per affrontare con coraggio la sofferenza e il dolore. A questo proposito potrei raccontarvi la mia esperienza e dirvi quello che ho provato quando ho scoperto di avere un cancro. Vi rinvio invece alla testimonianza di un giovane come voi, Fabio Salvatore, che potrete trovare anche in internet.


Fabio, un attore avviato a una promettente carriera, a 21 anni, scopre un tumore che non perdona. Il referto del medico è inequivocabile: cancro alla tiroide. Fino a quel momento aveva creduto che la vita fosse ai suoi piedi e che la forza fosse l’arma vincente per affrontare la vita e ottenere successo, donne e molti soldi.


Bisogna intervenire in fretta. Ma egli continua a recitare in teatro, nascondendo tutto ai familiari, finché afono e privo di forze è costretto a soccombere allo “scara-faggio”. Operato d’urgenza, supera l’intervento e fa la sua prima radioterapia. Perde lavoro, amici e popolarità, ma in quel baratro inizia finalmente a guardarsi dentro. Passano i mesi, e dopo un anno parte per il Portogallo. Il viaggio lo porta a Fatima. Si affida completamente alla Madonna, chiede aiuto fra le lacrime e da quel giorno il suo deserto fiorisce e si riempie di colori. Anche la tragica morte del padre, in un incidente stradale, non lo abbatte. Oggi, dopo 14 anni di malattia e di cure, Fabio sa di essere un uomo fragile, reso forte dalla fede che ha illuminato i suoi passi e ha colorato d’azzurro la sua sofferenza.


Ho amato la mia terra!


Come vi ho già accennato, sono nato ad Alessano e ho vissuto gran parte della mia vita a Ugento e a Tricase. La terra salentina mi è entrata prepotentemente nel cuore. Certo, essa sembra una terra senza risorse. Bella nella patina ferrigna delle sue rocce. Splendida nel biancore dei suoi paesi. Malinconica nel contorcimento degli ulivi secolari. Struggente nella purezza del mare e nel fulgore del suo biblico sole. Ma arida di piogge e di speranza. Geograficamente emarginata, fatta fuori dalle grandi linee di comunicazione e di trasporto. Con tutti i problemi che si accompagnano alla povertà provocata dallo strapotere degli altri. In questa terra così bella per la sua asprezza e la sua luminosità vive una gente abituata al sacrificio e alla durezza della vita. Una gente povera di denaro, ma ricca di sapienza. Dimessa nel portamento, ma aristocratica nell’anima. Rude nel volto contadino, ma ospitale e generosa. Con le mani sudate di fatica e di terra, ma linda nella casa e nel cuore. Una gente “naturaliter religiosa”, che trova simboli del suo affidarsi alla Provvidenza in due moduli dialettali molto frequenti: “fazza Diu” per l’accoglimento delle disavventure, e “se vole Diu” per la consegna delle speranze. Ho amato questa terra. E tutte le volte che mi è stato possibile sono ritornato a rivedere i luoghi e gli amici conosciuti fin da piccolo. Prima di partire per Molfetta, sul molo del porto di Tricase, avevo promesso che non avrei mai dimenticato questi posti incantevoli ai quali più volte ho fatto riferimento nei miei scritti. Ho suggellato il patto di amore con la mia terra chiedendo di essere seppellito accanto a mia madre. E così è stato.


Ho amato i poveri!


I poveri sono la grande risorsa della Chiesa. Per questo ho scelto come motto episcopale le parole del salmo: «Ascoltino gli umili e si rallegrino» (Sal 33,3). Mi ha sempre molto colpito il brano del Vangelo di Matteo che riassume tutto il cristianesimo nelle opere di misericordia: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,35-40). Quando ho capito la bellezza di questo amore senza limiti e senza riserve per i poveri mi si è spalancato un grande orizzonte, un nuovo mondo, un affascinante stile di vita. Vi prego, cari giovani, anche voi fate lo stesso. Non distogliete lo sguardo da coloro che soffrono, ma come il buon Samaritano accostatevi a loro, fasciate le loro ferite, aiutateli a riprendere con gioia il loro cammino.


Ho amato Gesù!


Sì, ve lo confesso senza reticenze: mi sono innamorato di Gesù! Anche voi, cari giovani, innamoratevi di Lui! Quando parlo di innamoramento di Gesù Cristo voglio dire questo: un investimento totale della vita. Il Signore non è una fascia, una frangia, un merletto, sia pure notevole, che si aggiunge al panneggio della nostra esistenza. L’amore per Cristo, se non ha il marchio della totalità, è ambiguo. Il part-time, il servizio a ore, magari col compenso maggiorato per lo straordinario, con Cristo non è ammissibile, un servizio a ore saprebbe di mercificazione. Innamorarsi di Gesù Cristo vuol dire: conoscenza profonda di lui, dimestichezza con lui, frequenza diurna nella sua casa, assimilazione del suo pensiero, accoglimento senza sconti delle esigenze più radicali del Vangelo.


VIVETE LA VITA CON UNA FORTE PASSIONE


Cari giovani, vivete anche voi appassionatamente questi quattro amori: la vita, la terra, i poveri, Gesù. Lo so. Non è facile! Era difficile ai miei tempi. È diventato più difficile, oggi. Se vado indietro nel tempo mi vengono in mente i miei anni del ginnasio: un mare di dubbi. Dubitavo perfino della mia capacità di affrontare la vita. Che età difficile! Hai paura di non essere accettato dagli altri, dubiti del tuo charme, della tua capacità d’impatto con gli altri e non ti fai avanti. E poi problemi di crescita, problemi di cuore… Ma voi non abbiate paura, non preoccupatevi! Se lo volete, se avrete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete… cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri. Vivete la vita con una forte passione. Non recintatevi dentro di voi circoscrivendo la vostra vita in piccoli ambiti egoistici, invidiosi, incapaci di aprirsi agli altri. Appassionatevi alla vita perché è dolcissima. Mordete la vita! Non accantonate i vostri giorni, le vostre ore, le vostre tristezze con quegli affidi malinconici ai diari. Non coltivate pensieri di afflizione, di chiusura, di precauzioni. Mandate indietro la tentazione di sentirvi incompresi. Non chiudetevi in voi stessi, ma sprizzate gioia da tutti i pori. Bruciate… perché quando sarete grandi potrete scaldarvi ai carboni divampati nella vostra giovinezza. Incendiate… non immalinconitevi. Perché se voi non avete fiducia, gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi. Coltivate le amicizie, incontrate la gente. Coltivate gli interessi della pace, della giustizia, della solidarietà, della salvaguardia dell’ambiente. Il mondo ha bisogno di giovani critici… Diventate voi la coscienza critica del mondo. Diventate sovversivi…. Il cristiano autentico è sempre un sovversivo; uno che va contro corrente non per posa ma perché sa che il Vangelo non è omologabile alla mentalità corrente… Non so se li ricordate, se li avete letti in qualche vostra antologia quei versi di Neruda in cui egli si chiede cosa sia la vita:


«Tunnel oscuro, – dice – tra due vaghe chiarità


o nastro d’argento su due abissi d’oscurità?»


Quando ero parroco li citai durante una messa con i giovani. Poi chiesi: perché la vita non può essere un nastro d’argento tra due vaghe chiarità, tra due splendori? Non potrebbe essere così la vostra vita? Vi auguro, davvero, che possiate interpretare la vita in questo modo bellissimo.


Vi saluto con affetto! Buon anno scolastico!


Attualità

Donne vittime di violenza, una casa per ripartire 

La proposta della Consigliera di Parità della Provincia di Lecce e vicesindaca di Poggiardo Antonella Pappadà: «Una casa sicura è il primo passo verso la libertà»

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Destinare le case popolari alle donne vittime di violenza.

È la proposta di Antonella Pappadà, Consigliera di Parità della Provincia di Lecce e vicesindaca di Poggiardo, che lancia la misura “Una Casa per Ripartire”, un progetto innovativo per garantire alle donne e ai loro figli un vero percorso di autonomia abitativa e di rinascita personale.

«Una casa non è solo un tetto», spiega Antonella Pappadà, «è il simbolo della libertà riconquistata. La fuoriuscita dalla violenza da parte delle donne e la riconquista dell’autonomia, passa anche attraverso la sicurezza di un alloggio. Con questa misura vogliamo colmare proprio quel vuoto, accompagnandole verso una nuova vita».

LA PROPOSTA

La misura “Una Casa per Ripartire” prevede la destinazione di una quota fissa di alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP) alle donne vittime di violenza, individuate di concerto con i centri antiviolenza e i Servizi Sociali Territoriali.

In particolare, il piano include: Riserva del 5% degli alloggi popolari per le donne in uscita dai percorsi di protezione; Iter di assegnazione semplificato, con tempi massimi di 60 giorni; Fondo regionale Casa Donna” per spese di arredo, utenze e sostegno ai primi mesi di autonomia; Percorsi di reinserimento lavorativo e formativo, in collaborazione con le politiche attive regionali.

PROGETTO DI RETE

La proposta punta a una sinergia tra Regione Puglia, Comuni, ARCA e Centri antiviolenza, per creare un sistema stabile che unisca casa, sicurezza e autonomia.

«Non basta offrire rifugio temporaneo», spiega Pappadà, «serve una rete che accompagni le donne verso una vera indipendenza, insieme ai loro figli. L’autonomia abitativa è la chiave per uscire definitivamente dalla violenza».

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Appuntamenti

EXPO2000, Premio Miggiano al medico del Papa

Il prof. Luigi Carbone miggianese, dal 1° agosto scorso è a capo della direzione di sanità e igiene del governatorato dello stato della Città del Vaticano ha fatto parte dell’equipe di specialisti che si è occupata della salute di Papa Francesco

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Entra nel vivo l’edizione 2025 di “Expo 2000. Industria Artigianato Agricoltura e Turismo del Salento”.

Primo giorno “intero” quello di oggi e stand aperti dal mattino per la campionaria regionale, tra le più importanti del Meridione d’Italia, organizzata dal Comune di Miggiano, patrocinata da Ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Regione Puglia, Provincia di Lecce, Anci, Confindustria Lecce, Camera di Commercio di Lecce, Coldiretti Lecce e Confartigianato Imprese e aperta al pubblico sino a domenica prossima.

Sull’ormai noto motto “Miggiano è Fiera di avervi in fiera”, si offre la grande area espositiva, oltre 40mila quadrati tra Quartiere fieristico permanente, due tensostrutture alle quali si aggiunge quest’anno una zona riqualificata e rigenerata alle spalle del Municipio che ospita il Quartiere del Gusto.

Accanto agli stand commerciali, dedicati ad arredamento e proposte per la casa, artigianato del mobile, manifatture artigianali e industriali, energie rinnovabili, macchine agricole e florovivaismo, enogastronomia, promozione turistica e del territorio, presenti al solito anche quelli riservati alle istituzioni e al terzo settore.

Tra gli altri, Aeronautica Militare, Esercito Italiano, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza graditi ritorni a “Expo 2000” dopo qualche anno di assenza, le forze armate e di polizia porteranno in fiera le loro attività e specialità, e per l’associazionismo Acli, Lega del Filo d’Oro, Opi, Unitelma Salento, Istituti Scolastici del territorio.

Particolare interesse per la gente già nella serata di apertura di “Expo 2000” hanno avuto proprio le esposizioni di Forze Armate e di Polizia, che presentano a Miggiano le loro attività e novità.

Successo anche per il rinnovato Quartiere del Gusto che ospita gli stand dei prodotti tipici dell’arte gastronomica pugliese e di Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia e di altre regioni italiane.

L’INAUGURAZIONE

Tornando alla inaugurazione di ieri, in apertura il saluto del sindaco di Miggiano Michele Sperti che dinanzi ai colleghi del territorio ha rimarcato ancore una volta l’operosità silenziosa e spesso solitaria delle istituzioni locali e delle amministrazioni comunali.

«L’auspicio è che il prossimo governatore della Regione Puglia dimostri nuova e attenta vicinanza all’impegno dei primi cittadini che ogni giorno lavorano per il bene delle loro comunità. E alla nuova amministrazione regionale Miggiano chiede un aiuto sostanziale a livello economico per garantire un futuro roseo alla nostra kermesse, un impegno finanziario serio da mettere a disposizione degli espositori e dell’intero indotto che si muove attorno a “Expo 2000”. Tanti sono statti gli interventi di ampliamento e ammodernamento portati a compimento negli ultimi anni. La prossima edizione vedrà la realizzazione di un Centro direzionale da 3.500 metri quadrati che sostituirà le due tensostrutture attuali, un intervento reso possibile dal lavoro della amministrazione comunale che è stata capace di intercettare i fondi necessari alla realizzazione di un’opera che darà nuovo slancio alla campionaria. L’impegno economico regionale non può più mancare e anzi deve divenire strategico».

Per la prima volta nella scaletta della cerimonia di inaugurazione l’intervento di una rappresentante delle imprese espositrici.

A sottolineare la fondamentale importanza della campionaria le parole di una imprenditrice da sempre presente a “Expo 2000” e che ha ribadito come la politica debba correre accanto a una manifestazione irrinunciabile per il tessuto imprenditoriale del territorio e del Mezzogiorno.

Il taglio del nastro è stato affidato quest’anno al presidente della Camera di Commercio di Lecce Mario Vadrucci, a quello di Confindustria Lecce Valentino Nicoli; e ancora ai presidenti di Confartigianato Lecce Luigi Derniolo e di Coldiretti Lecce Costantino Carparelli.

IL PREMIO MIGGIANO

La serata di inaugurazione è continuata poi con la cerimonia di consegna del “Premio Miggiano”. Quest’anno a ricevere il riconoscimento al professore Luigi Carbone, miggianese, dal 1° agosto scorso a capo della direzione di sanità e igiene del governatorato dello stato della Città del Vaticano dopo la nomina firmata da Papa Leone XIV.

Già vicedirettore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato Vaticano e direttore del Pronto Soccorso del “Gemelli Isola”, l’ex nosocomio romano Fatebenefratelli sull’Isola Tiberina, il professore Carbone ha fatto parte dell’equipe di specialisti che si è occupata della salute di Papa Francesco.

«Ricevere oggi il “Premio Miggiano” è per me un onore profondo», la riflessione del professore Luigi Carbone, «e, al tempo stesso, un’emozione autentica. Un riconoscimento che non considero un punto di arrivo, ma uno stimolo a continuare con la stessa passione e responsabilità»

IN AGENDA

Questa sera, intanto, primi appuntamenti musicali all’interno dell’area espositiva.

Alle ore 21 il Quartiere del Gusto ospiterà il Music Festival con Manuele Arghirò e Seba, dj set per fare esplodere l’energia e le note delle hit del momento per una serata di grande divertimento.

Alle 21,30, Piazza Mercato Coperto ospiterà La Serata Salentina, grande protagonista la musica tradizionale del sud Salento. Sul palco Giacomo Casciaro, Michele Costantini, Edoardo Baglivo

Gli stand di “Expo 2000” saranno aperti ai visitatori tutti i giorni sino a domenica 19 ottobre dalle 9,30 alle 13 e dalle  16,30 alle 23.

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Attualità

Pizzica e furlana, radici comuni

Con il concerto dell’Orchestra popolare in Friuli-Venezia Giulia prendono il via le attività del progetto di ricerca e studio di Fondazione La Notte della Taranta e Fondazione Aquileia 

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Ricercare le matrici comuni di due tra le più antiche danze popolari italiane, la pizzica pizzica e la furlana, danza dei Furlani: è l’obiettivo del progetto di ricerca Dal Salento ad Aquileia, a cura della Fondazione La Notte della Taranta, in collaborazione con la Fondazione Aquileia.

Le attività prenderanno il via sabato 18 ottobre alle 18,30 ad Aquileia, in provincia di Udine, con un concerto gratuito dell’Orchestra Popolare La Notte della Taranta nello spazio coperto del Terminal Unesco.

Il concerto, organizzato in collaborazione con il Comune di Aquileia, sarà preceduto da un tavolo delle delegazioni a Palazzo Brunner-Segré che vedrà la partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni partner – Regione PugliaRegione Friuli-Venezia GiuliaUnione dei Gruppi Folcloristici del Friuli-Venezia Giulia, studiosi ed esperti del patrimonio coreutico e musicale.

L’incontro sarà un’occasione di confronto e approfondimento con gli interventi dei membri del comitato scientifico, delle due Regioni promotrici, delle due Fondazioni e dei ricercatori coinvolti.

La furlana è una danza vivace di origine friulana, attestata sin dal Cinquecento, nata nella tradizione popolare e poi entrata anche nella musica colta barocca, diffondendosi in tutta Europa. Ancora oggi accompagna momenti di festa e rievocazione. La pizzica, danza popolare salentina dalle radici antiche, originariamente legata a riti terapeutici e comunitari, si è trasformata nel tempo in una delle più forti espressioni identitarie del Salento.

«Ringrazio la Regione Puglia, l’assessore Fabiano Amati, la Regione Friuli-Venezia Giulia e la Fondazione Aquileia per il sostegno che ha reso possibile l’avvio di questo progetto»,  dichiara il Presidente della Fondazione La Notte della Taranta Massimo Bray, «la nostra Fondazione ha il compito di promuovere la ricerca, lo studio e la valorizzazione della musica popolare, costruendo collaborazioni con istituzioni che condividono la stessa missione di tutela del patrimonio culturale. Dal Salento ad Aquileia interpreta pienamente questa visione, mettendo in dialogo due danze antiche e vitali come la pizzica pizzica e la furlana che, pur nascendo in contesti diversi raccontano entrambe storie di comunità, identità e memoria condivisa. Un ringraziamento speciale va al Comitato scientifico della Fondazione, presieduto da Daniela Castaldo con il contributo del consulente artistico Sandro Cappelletto: un organo di altissimo profilo che garantisce rigore e qualità alle nostre attività di ricerca e valorizzazione».

L’Orchestra popolare La Notte della Taranta proporrà ad Aquileia i brani della tradizione salentina, con gli arrangiamenti dei Maestri concertatori che negli anni hanno diretto il Concertone La Notte della Taranta, che da ventotto anni si tiene ad agosto a Melpignano, nel Salento. Dal repertorio firmato da Ludovico Einaudi sarà interpretata Mamma la rondinella, in cui la tradizione incontra le atmosfere minimali del compositore torinese; dalla direzione di Carmen ConsoliFimmine fimmine Su picculina, autentici manifesti di forza e identità femminile; dalla direzione di Dardust, gli stornelli Rirollalà L’acqua de la funtana nel particolare arrangiamento elettronico composto dal Maestro concertatore dell’edizione 2022. Non mancheranno i ritmi travolgenti delle pizziche di Ostuni, Aradeo e San Vito, che rappresentano l’anima corale dell’Orchestra Popolare.

In programma anche il classico Pizzicarella, nell’arrangiamento tratto dall’ultima edizione del Concertone diretto da David Krakauer che ha riletto un chiave klezmer i brani della tradizione salentina.

Chiuderà il concerto Kalìnifta, nella versione del 2021, che riunisce in un unico canto comunità, memoria e festa.

L’Orchestra Popolare La Notte della Taranta è formata da musicisti e interpreti della musica tradizionale del Salento è diretta ad ogni edizione da un diverso Maestro concertatore scelto tra i più autorevoli compositori e musicisti del panorama mondiale, chiamato a reinterpretare il repertorio della pizzica facendolo dialogare con le sonorità della musica contemporanea. Il lavoro del Maestro concertatore culmina con l’esibizione sul palco del Concertone di Melpignano, tappa principale del Festival che in estate anima le piazze dei paesi del Salento con concerti, danze e iniziative culturali legate alla tradizione musicale.

Sul palcoscenico del Terminal Unesco saliranno i musicisti Alessandro Monteduro (percussioni), Giuseppe Astore (violino), Nico Berardi (fiati), Carlo De Pascali (tamburello), Mario Esposito (basso), Roberto Gemma (fisarmonica), Giuseppe Grassi (mandola, mandolino), Gianluca Longo (mandola), Antonio Marra (batteria), Gioele Nuzzo (tamburello e didgeridoo), Attilio Turrisi (chitarra battente), Consuelo AlfieriSalvatore GaleandaNinfa GiannuzziStefania Morciano (voci e tamburello).

E ancora i danzatori Fabrizio NigroSerena PellegrinoEliana BolognaEmilia Lo GaglioGiorgia MonacoArianna Sicuso.

Il progetto Dal Salento ad Aquileia si concentra sui punti di contatto tra le due danze non solo per mettere in dialogo due patrimoni coreutico-musicali, ma anche per interrogare le loro funzioni sociali, il loro ruolo identitario e la capacità di entrambe di trasformarsi nel tempo senza perdere vitalità. In questo senso, la ricerca non è un semplice esercizio comparativo, ma un modo per rafforzare la memoria collettiva, costruire ponti culturali tra comunità e sviluppare modelli innovativi di tutela e valorizzazione del patrimonio immateriale nei luoghi in cui è nato e continua a vivere.

Il progetto si articola in diverse fasi: l’istituzione di un Comitato scientifico; l’attivazione di iniziative destinate a giovani ricercatori, una finanziata dalla Fondazione La Notte della Taranta; l’organizzazione di due convegni di studi: il primo in Puglia, previsto a gennaio, e il secondo in Friuli-Venezia Giulia; la pubblicazione di una monografia scientifica, a cura della Fondazione Aquileia, che raccoglierà gli esiti della ricerca.

Le attività di studio e ricerca – che uniranno storia, musicologia ed etnografia – saranno accompagnate da attività partecipative e momenti pubblici di condivisione, con l’obiettivo di offrire strumenti concreti per la tutela e la trasmissione del patrimonio culturale immateriale nei territori in cui nasce e si rinnova.

Il progetto beneficia del sostegno della Regione Puglia e della Regione Friuli-Venezia Giulia ed è realizzato dalla Fondazione La Notte della Taranta in collaborazione con la Fondazione Aquileia e l’Unione dei gruppi folcloristici del Friuli-Venezia Giulia.

«Tutto nasce da incontri o inciampi», dichiara l’assessore al Bilancio, Ragioneria, Finanze, Affari Generali della Regione Puglia, Fabiano Amati, «per me questa storia è nata dall’incontro con Gabriele Pelizzari, con l’opera di Gilberto Pressacco e le sue indagini sulla notte della Chiesa di Aquileia e i terapeuti. Risultato? Una grande sorpresa, un’ipotesi con tanti indizi da valere una prova: la pizzica pizzica e la furlana potrebbero essere strettamente legate, almeno nelle origini. E allora, l’idea di mettere assieme Puglia e Friuli, fecondata con un finanziamento del Consiglio regionale e un patto sottoscritto attorno alla meraviglia del pavimento musivo della Basilica patriarcale di Aquileia. La Puglia si presenta all’appuntamento con la Fondazione La Notte della Taranta, la sua storia, la sua esperienza e quel pizzico di glamour conquistato negli anni e oggi rinnovato dalla gestione di Massimo Bray e dei suoi collaboratori. È il massimo degli ingredienti che potevamo mettere — non ne disponiamo di più — e li abbiamo messi; lo abbiamo fatto per stringere un’alleanza che sa di ricerca con una regione, il Friuli, così lontana sulla geografia, ma così vicina nella storia».

«Il progetto Dal Salento ad Aquileia rappresenta un’importante opportunità per approfondire le radici comuni e le specificità di due danze che, pur nate in territori lontani, condividono una vitalità e un ruolo identitario fondamentali per le comunità che le custodiscono», sottolinea il vicepresidente della regione Friuli-Venezia Giulia, Mario Anzil, «attraverso la collaborazione tra istituzioni, studiosi e comunità locali, il progetto si configura come un modello di tutela e trasmissione del patrimonio immateriale che mette in luce le funzioni sociali, il ruolo identitario e la capacità di rinnovamento di queste espressioni tradizionali e che guarda al futuro, rafforzando la memoria collettiva e promuovendo il dialogo tra territori e culture diverse. La Regione conferma con questo impegno la propria attenzione verso la conservazione e la promozione delle tradizioni culturali come elementi fondamentali per lo sviluppo sociale e culturale del nostro territorio.»

«Siamo onorati di ospitare ad Aquileia questo concerto che rappresenta l’avvio ufficiale di un progetto culturale ambizioso. Con questa serata – dichiara il Presidente della Fondazione Aquileia Roberto Corciulo – prende infatti il via un percorso di ricerca e confronto che parte da Aquileia – luogo simbolo da sempre di incontro tra culture e popoli – e che mette in dialogo patrimoni immateriali, comunità e territori, indagando le radici comuni tra la pizzica e la furlana».

«L’obiettivo di questo progetto condiviso è di esplorare le comuni matrici cristiane delle nostre comunità, che proprio da Aquileia si sono estese sul territorio fino a giungere al Salento, creando di fatto un ponte tra identità coreutiche affini, pur nelle loro differenze», aggiunge l’assessore alle Finanze della Regione Friuli Venezia Giulia, Barbara Zilli, «riteniamo che valorizzare una tradizione antichissima, come quella che ha portato allo sviluppo della furlana e della taranta, radicata profondamente nella nostra storia, abbia un forte valore educativo e sia veicolo essenziale per rafforzare il nostro comune senso di appartenenza e di identità. Coniugare le profonde radici culturali che ci contraddistinguono, alla memoria e al tempo stesso all’innovazione e alla coesione sociale significa investire nel domani e proporre ai giovani modelli virtuosi da analizzare, comprendere e sviluppare: la furlana e la taranta assieme diventano così espressioni di quel profondo senso di tradizione e cultura antica trasformato in elemento vitale e moderno. Il connubio della Taranta sia un motore per promuovere e diffondere esperienze ed espressioni artistiche e della tradizione, rispetto e identità, concetti fondamentali per la crescita sana delle nostre comunità».

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Il Concertone della Notte della Taranta a Melpignano

 

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