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Attualità

Il presidente nazionale dell’ISPRA Stefano Laporta “premiato” dalla Provincia

Il presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone ha consegnato, questa mattina, una targa di riconoscimento al leccese Stefano Laporta, presidente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e del Consiglio SNPA, per aver dato lustro alla comunità salentina con il suo impegno e la sua attività

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“Per aver dato lustro alla comunità salentina con la sua attività di manager pubblico di successo e gli alti incarichi  istituzionali  ricoperti in organismi nazionali ed internazionali finalizzati alla tutela dell’ambiente”, con questa motivazione il presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone ha consegnato, questa mattina, una targa di riconoscimento al leccese Stefano Laporta, presidente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e del Consiglio SNPA – Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente.


Alla cerimonia di onorificenza, svoltasi nella sala consiliare di Palazzo dei Celestini gremita di tanti giovani, hanno preso parte il prefetto di Lecce Claudio Palomba, il viceprefetto vicario Guido Aprea, la rappresentante dell’Ufficio Scolastico provinciale Stefania Massarente, il dirigente dell’Istituto Istruzione Scolastico Superiore “Virgilio – Redi” di Lecce e Squinzano Dario Cillo, il dirigente del Servizio Tutela e Valorizzazione Ambiente della Provincia di Lecce Rocco Merico, il coordinatore del progetto della Provincia Gianni Podo e il vicepresidente della Consulta provinciale studentesca Carlo Maggio.


Presenti, inoltre, i familiari di Stefano Laporta, i rappresentanti della Consulta provinciale studentesca provenienti da tutte le scuole superiori della provincia e gli studenti di alcuni Istituti Superiori di Lecce: “Virgilio-Redi”, “Fermi”, “Banzi”, “Deledda” e “De Pace”.


Proprio agli studenti si è rivolto il presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone, nel suo discorso introduttivo, in cui ha dichiarato: “Il mondo dei giovani è straordinario. Non ci sono solo criticità che fanno notizia, ma anche momenti come questo. Questa è la parte bella della nostra società. Scusateci se non riusciamo a fare tutto che vorremmo fare e voi meritereste fosse fatto. ‘Con le unghie’ e grazie alla collaborazione dei dirigenti scolastici riusciamo a trovare risorse per le scuole.  Andando oltre le difficoltà che viviamo siamo riusciti a mettere su un’iniziativa che, in maniera semplice, vuole far capire ai ragazzi che se ci sono abnegazione e impegno i risultati si possono raggiungere. Abbiamo scelto la prospettiva della salvaguardia del nostro territorio perché è quello che ci impegniamo a consegnare alle generazioni future. Per tutti questi motivi ringrazio Stefano Laporta,  in questo momento di festa e di grande soddisfazione. Lo ringrazio per aver dedicato parte del suo tempo e della sua vita ad un segmento così importante quale è la tutela dell’ambiente”.


Il presidente Gabellone ha, quindi, concluso leggendo una lettera del difensore civico emerito della Provincia di Lecce Giacinto Urso che ha visto “crescere” Laporta “eccellente e devoto servitore dello Stato”.


“Emozionantissimo anche per la presenza dei genitori”, Pietro Laporta e Nella Dattilo, e dopo aver ringraziato per la “testimonianza di stima e di affetto”, Stefano Laporta ha dichiarato: “Voglio condividere questo riconoscimento con i miei colleghi perché ho l’onore di guidare un sistema che conta 11mila persone e 200 sedi operative in cui ci sono punte d’eccellenza che lavorano in settori delicatissimi”.


Poi, rivolgendosi alle ragazze e ai ragazzi, il numero uno dell’ISPRA ha voluto lanciare un forte messaggio: “Siete in una fase delicata della vostra vita, quella delle scelte. Siate determinati e in qualunque lavoro vi cimentiate in futuro abbiate sempre un fortissimo senso di responsabilità personale e collettivo”.

Dopo i saluti delle autorità e la consegna della targa di riconoscimento, il presidente dell’ISPRA ha tenuto un suo intervento sul tema “I Confini planetari e le nuove sfide globali e locali”, al termine del quale ha risposto alle domande e alle curiosità degli studenti presenti.


Cinquant’anni, due lauree in Giurisprudenza e Scienze Politiche, oltre ad essere presidente dell’ISPRA e del Consiglio SNPA, attualmente Stefano Laporta ricopre numerosi altri prestigiosi incarichi, tra cui: presidente, con funzioni di coordinamento organizzativo interno, della Consulta dell’ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione); componente effettivo del Comitato Operativo Nazionale del Dipartimento della Protezione Civile; componente dell’Ufficio di Presidenza della Commissione nazionale per la previsione e prevenzione dei grandi rischi; componente del Comitato Nazionale Italiano del Programma Idrologico internazionale – International Hydrological Programme – IHP dell’UNESCO, rappresentante italiano effettivo presso ENSREG  – European Nuclear Safety Regulators Group della Commissione Europea (Consiglio dei Capi degli Organismi Regolatori Sicurezza Nucleare degli Stati Membri UE).


Domani, sabato 24 marzo alle ore 10.00, nell’aula Magna di via dei Salesiani, Stefano Laporta sarà ospite dell’IISS “Virgilio-Redi” di Lecce, dove si è diplomato. Qui dialogherà con gli studenti e terrà una Lectio Magistralis dal titolo “Per fare un albero”. Seguirà la presentazione del progetto “L’Ecosistema Marino-Costiero”, che sarà sviluppato, a partire dal prossimo anno scolastico, dagli studenti del “Virgilio-Redi” con il coinvolgimento dell’ISPRA.


I riconoscimenti alle eccellenze salentine in campo ambientale fanno parte del più ampio progetto della Provincia di Lecce intitolato “Giornate di Promozione della Cultura Scientifica in campo ambientale per gli studenti delle scuole superiori”, attivato dal Servizio Tutela e Valorizzazione Ambiente provinciale e sviluppato in stretta sinergia con cinque Dipartimenti dell’Università del Salento, sette Istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), la sezione di Lecce dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), la sezione di Lecce della Fondazione Istituto Italiano Tecnologia (IIT), l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) di Lecce, la Sezione regionale della Società Botanica Italiana (SBI), con gli Istituti scolastici e con altri enti presenti sul territorio.


Nell’ambito della stessa iniziativa, la Provincia di Lecce ha già premiato un anno fa Lorenzo Ciccarese, studioso originario di Carmiano, che con la sua attività di ricerca sui cambiamenti climatici ha contribuito all’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2007 all’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)” e, alla fine del 2017, Piero Capodieci, anche lui salentino doc, distintosi per la sue capacità imprenditoriali che lo hanno portato, tra l’altro, a presiedere il Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) ed  il Comieco (Consorzio  Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica).


 


Attualità

Via alle ispezioni della cavità in zona Puzzu a Tricase

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Sono iniziate stamani le ispezioni del pozzo rinvenuta nel borgo antico di Tricase, in zona Puzzu, la scorsa settimana (leggi qui)

A calarsi sono i componenti del Gruppo Speleologico Tricase. Restituiranno tutte le informazioni utili che emergeranno sulla cavità, a partire anche dall’esatta profondità, stimata in circa 25 metri al momento del ritrovamento, avvenuto durante i lavori di riqualificazione del centro storico.

Per le vie del centro cittadino intanto stamattina è rimbalzata la falsa notizia secondo cui qualcuno sarebbe caduto accidentalmente nel pozzo. Nulla di vero: trattasi appunto delle operazioni ispettive avviate nella giornata odierna.

La locale Protezione Civile ed una ambulanza sono sul posto preventivamente, pronte a intervenire in caso di necessità.

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Approfondimenti

Sotto un cumulo di rifiuti e pannelli

Con la Civiltà dei consumi si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione

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di Hervé Cavallera

È da anni ormai che da più parti si lamenta che nel Salento sta crescendo il cumulo di rifiuti industriali con grave inquinamento per l’ambiente.

Né meno semplici sono i problemi connessi alle discariche dei rifiuti comunali, a prescindere dalle discariche illecite che non mancano.

Ma non basta.

A tutto questo si deve aggiungere la consistente presenza di pannelli solari e pannelli fotovoltaici in tutto il territorio, sul cui smaltimento è difficile prevedere; una presenza peraltro favorita dalla debole strategia nell’affrontare la Xylella fastidiosa.

Gli effetti della diffusione del batterio insieme alla decrescita della coltivazione delle campagne hanno condotto alla desertificazione di gran parte del Salento con la conseguenza che la distesa di olivi secolari è stata sostituita da quella di pannelli fotovoltaici, mentre nella incantevole striscia di mare che va da Otranto a Santa Maria di Leuca si propone con forza la realizzazione di un gigantesco parco eolico offshore.

Senza entrare nei dettagli, è chiaro che va manifestandosi uno scenario che una volta si sarebbe definito apocalittico e che in fondo è tale. Si tratta allora di cercare di comprendere cosa sta affettivamente accadendo.

Il punto chiarificatore da tenere in massimo conto è lo sviluppo della tecnologia.

Chi è anziano sa molto bene cosa è accaduto a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso con la fascinosa affermazione della società dei consumi, la quale, però, ha fatto venir meno ogni sostenibilità.

L’usa e getta è divenuta una realtà sempre più frequente e la diffusione del materiale in plastica, in particolare, è diventata inarrestabile con tutti i problemi che nel tempo si sono manifestati, rivelandosi una fonte di inquinamento drammatico nelle acque (dai laghi agli oceani) e negli stessi viventi, poiché frammenti di plastica di dimensioni di pochissimi millimetri si trovano ormai nei corpi dei viventi.

E il discorso si potrebbe ampliare estendendolo ai pannelli solari e fotovoltaici dismessi, ai tanti oggetti che quotidianamente buttiamo via.

Si può e si deve essere diligenti nella gestione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, ma il problema dello smaltimento permane.

Per dirla in breve, si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti (si pensi alle vecchie brocche e agli utensili di terracotta) ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione.

SOCIETÀ DEI CONSUMI

È chiaro che tutto questo corrisponde all’affermazione di una società del consumo sotto la spinta della scienza e della tecnica; è la società del capitalismo avanzato con tutti i suoi indubbi vantaggi, ma con la conseguente produzione di rifiuti che sono ormai difficilmente smaltibili.

L’artificiale non si dissolve nella natura come invece avveniva per l’antica spazzatura e ciò genera la diffusione non solo delle grandi discariche, ma di un inquinamento sempre più pericoloso. Ed è un fenomeno che ovviamente non riguarda solo il Salento, ma si estende in tutte le parti del mondo, soprattutto in quelle più industrializzate.

Così il 5 giugno è stata dichiarata dall’ONU “Giornata mondiale dell’ambiente” e quest’anno tale giornata è dedicata alla lotta all’inquinamento da plastica.

Sotto tale profilo, essendo un processo legato alla funzionalità e alla comodità – espressioni appunto della tecnologia – esso appare invincibile in quanto è difficile qualunque ritorno al passato, a società che possono essere giudicate arcaiche. Certo, è lecito e doveroso cercare di ricorrere a dei rimedi. Non si può rimanere inerti di fronte a dei guasti che mettono discussione la salute e la stessa continuità della vita.

Per poter porre rimedio ai pericoli in corso sarebbe auspicabile la produzione di oggetti smaltibili e inoltre di maggior durata.

LA LOGICA DEL MERCATO

Gli strumenti di cui ci serviamo dovrebbero essere più durevoli.

E ciò è sicuramente fattibile, anche se va contro la logica del profitto propria della realtà industriale, la quale richiede invece il rapido consumo di ogni prodotto e un continuo rilancio in un mercato che continuamente si rinnova.

La logica del mercato, insomma, impone una produzione sempre nuova e di breve durata. Una produzione apparentemente o realmente più funzionale, ma che va oltre la tutela dell’ambiente.

E qui il discorso si potrebbe estendere al processo di cementizzazione che diventa sempre più esteso a discapito della permanenza della flora e della fauna, con palazzi destinati peraltro ad avere una minore durata nel tempo.

Come si vede, quello che deve essere messo in primo luogo in discussione non è tanto il problema della discarica in una determinata località o di un hub energetico, quanto quello della natura del “progresso” ossia di uno sviluppo della vita quotidiana connesso ai frutti della tecnologia e ad un numero considerevole di lavoratori che vive producendo (e utilizzando) tali frutti. È, per ricordare un’immagine classica, il serpente che si mangia la coda: siamo asserviti a ciò che produciamo e di cui non sappiamo fare a meno, nonostante la consapevolezza che rischiamo di autodistruggerci.

COSA POSSIAMO FARE

Quello che al momento possiamo fare è prendere consapevolezza di tale situazione e richiedere la produzione di materiali sostenibili e di lunga durata. Non è un andare controcorrente, perché è in gioco la qualità e la possibilità stessa della vita. È realistico che non si possa bloccare o modificare tutto da un momento all’altro, ma l’intelligenza umana deve indirizzare con serenità e decisione verso tale cammino e il compito della classe dirigente dell’immediato futuro è farsi carico di tutto questo, mentre la diffusione di tale messaggio deve essere fatta propria, senza nessun impeto che sarebbe controproducente ed inutile, da tutti coloro che sono addetti alla promozione della cultura.

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Attualità

«La mafia salentina è sempre viva»

Intervista a Francesco Mandoi, ex magistrato salentino già Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo presso la Direzione Nazionale Antimafia: «Vi spiego tutto»

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di Sefora Cucci

Né eroe né guerriero. Ricordi e sfide di un magistrato” (Besa editrice).  Questo il titolo del libro di Francesco Mandoi, ex magistrato salentino che è stato Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo presso la Direzione Nazionale Antimafia, in libreria dal 25 aprile.

Da allora, il suo autore è coinvolto in un tour di presentazione e divulgazione che sta facendo il giro dell’intera Puglia, toccando moltissimi paesi, ad esempio Molfetta, Castellaneta, Cutrofiano, Manduria, Lecce, Novoli, Nardò, Trepuzzi e Ugento.

Una vita spesa al servizio dello Stato. «Il destino ha voluto che potessi fare il mestiere che amavo e grazie al mio lavoro posso dire di aver raggiunto, come sosteneva Primo Levi, “la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”», dichiara il dott. Mandoi, che abbiamo intervistato.

Lei rifiuta l’etichetta di magistrato antimafia. Perchè?

«Non amo quella definizione perché la magistratura, nella sua essenza, non è mai stata né pro né contro qualcosa. La giustizia non dovrebbe essere partigiana e un magistrato non è e non deve essere un militante. Aggiungere l’aggettivo “antimafia” rischia di creare una grande confusione, perché il più delle volte viene utilizzato quasi per fini retorici, politici o mediatici. Sembra quasi indicare implicitamente che esista una categoria di magistrati “speciali” che svolgono un lavoro più nobile o significativo rispetto ad altri. Chi combatte la mafia non lo fa per vanità, ma per dovere. Etichettare qualcuno come “antimafia” non solo isola quel magistrato dal contesto più ampio della giustizia, ma sminuisce il valore del lavoro degli altri. Sono sempre più convinto che la lotta alla mafia non ha bisogno di eroi solitari, ma di una società consapevole e unita».

Dalla recente relazione DIA relativa al 2024 emerge che i clan storici del Salento continuano ad esercitare il controllo sul territorio. Quali armi allora?

«Ho letto con sincera preoccupazione i dati emersi i quali, non fanno altro che raffermare la mia idea che la SCU non è mai finita nel nostro territorio. Anzi, molto più correttamente dovremmo parlare di mafia salentina perché nel corso del tempo ha assunto vari nomi; perché sa, la mafia è camaleontica ed è in grado di adattarsi a qualunque scenario, mantenendo sempre gli stessi obiettivi. Alle attività tipiche (estorsione, spaccio, riciclaggio, ecc.) se ne aggiunge un’altra, altrettanto preoccupante: quella relativa al controllo delle attività turistiche».

Cosa possiamo fare?

«Denunciare e sensibilizzare. Questi non sono due verbi vuoti ma si caricano del significato che diamo loro: mettere la pulce nell’orecchio delle forze dell’ordine è possibile, purché ci sia fiducia nelle istituzioni. Dobbiamo stimolare alla collaborazione. Cosa serve? Uomini, mezzi, collaborazione, credibilità nello Stato e soprattutto recuperare la fiducia nei confronti delle Istituzioni che in questo momento storico va via via perdendosi. Occorre recuperare quella fiducia perché si sta diffondendo una cultura del ‘chi me lo fa fare?’ che è l’anticamera della cultura dell’omertà».

Le recenti riforme sulla giustizia e i disegni di legge qualificano una situazione in cui, da più parti, è stato lanciato un allarme al pericolo di lesione dello stato di diritto. Lei cosa ne pensa?

«Il pericolo è estremamente reale. Sono molto preoccupato. Il rapporto tra cittadino e Stato si deve basare sulla fiducia. Se questa viene a poco a poco minata, quanta credibilità rimane? Il rischio è di mettere in crisi lo stato di diritto perché la gente non crede. É scettica. E scetticismo si riscontra verso i recenti atti, pensiamo al decreto sicurezza, ormai legge. Al di là di possibili profili di illegittimità costituzionale, mi sembra fatto solo per ragioni demagogiche. E se si è scelta questa strada, significa che l’80% della legge serve solo a livello demagogico».

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