Attualità
Tutti insieme contro la SLA
Dare un aiuto a chi soffre, sostenere il volontariato e soprattutto alimentare la speranza attraverso il sostegno alla ricerca. L’attenzione deve restare altissima nei confronti di questa inesorabile patologia

Dare un aiuto a chi soffre, sostenere il volontariato e soprattutto alimentare la speranza attraverso il sostegno alla ricerca. L’attenzione deve restare altissima nei confronti di questa inesorabile patologia, anche in nome dei tantissimi che ogni giorno lottano con coraggio e senza arrendersi. Così come fa l’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), i cui volontari sono quotidianamente al fianco degli ammalati per una parola di conforto e per portare avanti la straordinaria attività di cui essi necessitano. La signora Orietta De Pascali, colpita negli affetti più cari (la morte anni orsono del padre Franco), è l’infaticabile presidente della Sezione Provinciale di Lecce e con lei abbiamo fatto il punto della situazione sulla SLA in ambito salentino.
di Federico Scarascia
L’indispensabile risorsa dell’AISLA provinciale
Solo a vederla in azione, Orietta dà subito la percezione esatta di quello che è e di quello che fa. Impegno, forza, dinamismo, volontà, cuore. Tutto al servizio di un mondo che il destino cinico le ha voluto far conoscere da molto vicino attraverso la malattia prima e la morte poi del padre Franco. Orietta De Pascali è la presidente dell’AISLA Lecce (con sede a Poggiardo), l’Associazione che si occupa dei malati di SLA (una cinquantina i casi in provincia). Sposata, un figlio, un lavoro presso un’Agenzia di Assicurazioni che le porta via già tanto tempo, ma quello da dedicare ai suoi ammalati non le manca mai, non le può mancare, neppure per una semplice visita. “Già, ho vissuto al fianco di papà cos’è questa malattia e cosa significhi per chi ne è vittima e per i familiari. Durante quel lungo periodo ho incontrato infinite difficoltà, così ho deciso di mettermi a disposizione degli altri perché solo chi vive determinate situazioni può capire fino in fondo tutti i problemi quotidiani. Da allora, e sono passato ormai otto anni, ho voluto dedicarmici con tutta me stessa”. L’AISLA provinciale di Lecce, presente dal 2005, è ora una organizzatissima realtà: “Una ventina di volontari”, spiega Orietta, “tra medico legale, logopedista, psicologhe, medici professionisti; e poi un avvocato, il sindacato Caf per il disbrigo delle pratiche (“accompagnamento, assegni di cura, ecc.”). Abbiamo a disposizione un mezzo per il trasporto dei nostri ammalati che ci è stato donato dalla Fondazione Johnson & Johnson, proprio grazie all’apprezzamento avuto dal nostro lavoro. Naturalmente seguiamo le linee fondamentali dettate dall’Associazione nazionale, svolgendo una grande opera di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle Istituzioni sulle problematiche connesse alla SLA. In questo senso realizziamo anche convegni di studio e pubblicazioni informative”.
Tanti gli obiettivi già raggiunti dall’AISLA provinciale, “tra cui”, prosegue Orietta, “l’assegno di cura di 500 euro per il triennio 2009-2011 erogato dalla Regione: è stata una grande vittoria per AISLA che si è tanto battuta per ottenerlo. Un grazie va all’assessore regionale Elena Gentile per questa risposta immediata ad una lacuna assistenziale presente in Puglia, che si presenta a macchia di leopardo a livello di assistenza. Poi voglio citare i Protocolli ADIR (Assistenza Domiciliare Integrata Respiratoria) su tutti i pazienti tracheostomizzati (“grazie alla collaborazione ed alla sensibilità della Direzione dell’Asl Lecce”). Tutti i pazienti con tracheostomia hanno un’assistenza a domicilio, dalle sei alle dodici ore, con personale infermieristico e fisioterapico e con tutto il materiale di cui hanno bisogno in casa. Tutto questo grazie anche al grande impegno del dr Franco Mosticchio, responsabile medico di Rianimazione all’ospedale di Casarano e di tutta l’equipe medica”. Orietta tiene poi a rimarcare il progetto di volontariato “Franco De Pascali”, intitolato appunto al padre: “Grazie al dr Pierluigi Camboa, direttore del Distretto di Maglie dell’Asl leccese, che lo ha stilato, questo progetto prevede un supporto psicologico a domicilio per i nostri ammalati e le loro famiglie”. Guai a fermarsi però. “I progetti futuri sono tanti”, racconta Orietta con sempre maggiore determinazione, “ma una premessa è d’obbligo e cioè che occorre ulteriormente migliorare il rapporto con gli ospedali: non ci sono strutture in grado di accogliere i nostri ammalati. Ecco, su questo stiamo lavorando a fondo, anche con le Istituzioni. Per il resto, posso anticipare la creazione all’Ospedale “Panico” di Tricase di un Centro per le malattie neurodegenerative, coordinato dal prof. Giancarlo Logroscino dell’Università di Bari. Inoltre, stiamo chiedendo la possibilità di accogliere i nostri ammalati in fase terminale presso “Casa di Betania”, sempre della Fondazione “Panico”. Ed ancora, abbiamo in cantiere un progetto finanziato dall’AISLA per la fisioterapia respiratoria. Insomma, tanto si è fatto ma tanto resta da fare”. E si può sostenere l’AISLA anche devolvendo il proprio 5 per Mille firmando nel riquadro del Modello 730 o Unico o CUD “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale…” indicando Codice Fiscale (91001180032) e Partita Iva (02006970038) di AISLA. La sede dell’AISLA Lecce è a Poggiardo, in via G. Verdi. Referente: Orietta De Pascali – cell. 339/8224078 (ore 14-16 e 20-22). Email: aislalecce@libero.it.
Cos’è l’AISLA
Fondata nel 1983 da un piccolo gruppo di persone che, frustrate dalla loro esperienza di isolamento e di abbandono ma piene di speranza e visione futura per migliorare la situazione di pazienti e familiari, si costituirono in Associazione per poter contrastare l’incubo della Sclerosi Laterale Amiotrofica. L’AISLA ha incentrato il suo lavoro sull’informazione rivolta a pazienti, familiari ed operatori del settore, e che perseguita organizzando convegni e conferenze per medici, infermieri e fisioterapisti. Inoltre è stata pubblicata una serie di volumetti informativi, la collana “Vivere con la SLA”, redatta da personale qualificato e riguardante tutti gli aspetti relativi alla malattia.
Scopi fondamentali
Promuovere la tutela, l’assistenza e le cure ai malati di SLA, garantendone la dignità personale per una migliore qualità di vita; informare i pazienti e i loro familiari sulla malattia, sulle possibilità di cura e di assistenza; sostenere i pazienti ed i familiari attraverso un centro d’ascolto e consulenza (199 24 24 66), punto di riferimento per il personale di assistenza; promuovere la ricerca sulla malattia; favorire la raccolta e l’elaborazione di dati epidemiologici su base regionale, nazionale ed internazionale; organizzare la formazione di gruppi di supporto ai malati e alle loro famiglie.
Cos’è la SLA
La Sclerosi Laterale Amiotrofica, conosciuta anche come “morbo di Lou Gehrig”, “malattia di Charcot” o “malattia dei motoneuroni”, è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria. Generalmente si ammalano di SLA individui adulti di età superiore ai 20 anni, di entrambi i sessi, con maggiore frequenza dopo i 60 anni. In Italia si manifestano in media 3 nuovi casi al giorno e attualmente si contano circa 5mila ammalati. I sintomi iniziali sono talmente impercettibili che spesso sono ignorati e variano da persona a persona; comune a tutti è la progressiva perdita di forza che può interessare tutti i movimenti volontari. Nella maggior parte dei casi l’indebolimento riguarda prima i muscoli delle mani o dei piedi o delle braccia e/o delle gambe, che porta generalmente a far cadere oggetti, ad inciampare frequentemente o a compromettere semplici attività del vivere quotidiano quali vestirsi, lavarsi od abbottonarsi vestiti. Altre manifestazioni possono essere la difficoltà nel parlare, nel masticare, nel deglutire. Oltre alla debolezza, si possono avvertire rigidità (spasticità) e contrazioni muscolari involontarie (fascicolazioni), anche dolorose (crampi muscolari). Quando vengono coinvolti i muscoli respiratori, possono comparire affanno dopo sforzi lievi e difficoltà nel tossire. Se prevalgono i disturbi della parola e la difficoltà di deglutizione, si parla di SLA bulbare (la regione bulbare del sistema nervoso è localizzata tra il cervello e il midollo spinale). Le cause della SLA sono ancora sconosciute, comunque è ormai accertato che non è dovuta ad una singola causa; si tratta invece di una malattia multifattoriale, determinata cioè dal concorso di più circostanze. La SLA è molto difficile da diagnosticare: è solo attraverso un attento esame clinico, ripetuto nel tempo da parte di un neurologo esperto, ed una serie di esami diagnostici per escludere altre patologie, che emerge la diagnosi. Al momento non esiste una terapia capace di guarire la SLA: l’unico farmaco approvato è il Riluzolo, la cui assunzione può rallentare la progressione della malattia. Esistono anche altri farmaci per ridurre i sintomi ed ausili per migliorare l’autonomia personale, il movimento e la comunicazione. Negli ultimi anni le ricerche si sono moltiplicate e la speranza di trovare presto un rimedio definitivo si è fatta più concreta.
Attualità
Elezioni a Tricase, giochi fatti? Ancora no
Certe le candidature dell’uscente Antonio De Donno e di Vincenzo Errico (Tricase Insieme). Fratelli d’Italia insiste con Claudio Pispero. Situazione fluida nel centrosinistra. I possibili scenari

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di Giuseppe Cerfeda
In attesa della definizione delle candidature per le elezioni regionali, proseguono a Tricase incontri e trattative per l’appuntamento, cruciale, con le comunali della prossima primavera.
Premessa d’obbligo: le consultazioni regionali, sia la vittoria finale, quindi il nuovo governatore, che i risultati dei singoli candidati consiglieri, potrebbero in qualche modo influenzare le scelte per candidature e liste anche in sede cittadina.
Partiamo intanto dalle certezze, con le candidature già annunciate dai diretti interessati.
IL SINDACO USCENTE
Sarà sicuramente della partita il sindaco uscente Antonio De Donno.
Dopo le disavventure giudiziarie che hanno coinvolto l’ex assessore regionale Alessandro Delli Noci (e quindi l’impasse che ne è conseguita per il movimento politico CON), resta da verificare quale sarà lo schieramento che sosterrà la ricandidatura del primo cittadino uscente.
Detto che si tratterà comunque di liste civiche, tra le ipotesi in ballo c’è anche quella del sostegno di parte del centrodestra.
FRATELLI D’ITALIA
Non solo gli amministratori uscenti vicini a quell’area politica ma anche coloro che gravitano nel mondo di Forza Italia non escludono affatto taòepossibilità.
Non pare dello stesso parere Fratelli d’Italia che, invece, continua a lavorare, sempre con un occhio alle regionali, alla candidatura di Claudio Pispero.
Dal circolo del partito della Meloni, comunque, non pongono veti assoluti a eventuali evoluzioni e, quindi, a una coalizione di centrodestra che si presenti unita alle elezioni.
Danno, però, zero chance all’eventualità di sostenere il sindaco uscente.
CHE SUCCEDE NEL CENTROSINISTRA?
Situazione in evoluzione anche nel centrosinistra.
Gli ultimi sviluppi indicano come possibile candidato l’oncologo Vincenzo Chiuri (proposto dal Partito Democratico e scelto da una rosa che comprendeva anche Anna Maria Girasoli, proposta da Sinistra italiana, e Dario Martina dal Cantiere civico).
L’obiettivo Campo Largo è stato annunciato da mesi (soprattutto dai Dem), insieme alla volontà di presentarsi uniti ai nastri di partenza.
Sulla questione candidato e unità, al momento, però, le bocche restano cucite, anche perché gli equilibri sembrerebbero fragili.
Da quel che siamo riusciti a sapere, ci sarebbe già una bozza di accordo tra PD, Cantiere civico e Sinistra italiana.
Chi ancora, invece, appare perplesso (eufemismo) è “Tricase, che fare?”.
Il movimento fondato da Giovanni Carità è fermo sulla posizione che prevede le Primarie per la scelta del candidato.
Ma il PD, partito che le ha sdoganate, da quell’orecchio pare non sentirci.
Incontri e dialoghi continuano ma, soprattutto sul versante “Tricase, che fare?”, sono molto pessimisti sulla buona riuscita delle trattative.
Resta, invece, da capire cosa faranno coloro che da tempo sono stati indicati (e hanno dato la loro disponibilità) come candidati.
Cosa farà, ad esempio, Andrea Morciano?
Secondo i soliti bene informati l’ingegnere sarebbe sponsorizzato dall’ex segretario provinciale del PD Ippazio Morciano e dal gruppo che a Tricase ne fa riferimento.
All’interno della coalizione di centrosinistra, al momento, però, non non ci sarebbe una convergenza totale rispetto alla sua candidatura.
FANTAPOLITICA?
C’è anche chi, fedele al motto di andreottiana memoria («A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina»), ipotizza uno scenario (quasi) da fantapolitica.
Secondo tale ipotesi, potrebbe accadere che Chiuri, che ha dato la propria disponibilità solo nell’eventualità di Campo Largo, non confortato dall’auspicata unità di intenti, faccia un passo indietro.
E a quel punto? A quel punto, stretti nei tempi e nelle possibilità, Dem, Cantiere civico e Sinistra italiana potrebbero (dovrebbero?) sostenere Andrea Morciano. Solo fantapolitica? Chissà…
Da noi interpellato, Andrea Morciano ha confermato «la volontà di candidarmi».
Poi ha chiarito: «Non voglio essere fonte di divisione per chicchessia. Centrosinistra? Certo, è la mia comfort zone, l’area a cui appartengo. Vedremo… Di certo sarò contro l’attuale amministrazione».
TRICASE INSIEME
«Confermatissima» la candidatura di Vincenzo Errico a capo del movimento civico “Tricase Insieme”, mentre si sono perse le tracce di Fernando Dell’Abate che, come raccontano le solite gole profonde, in tempi non sospetti, avrebbe avanzato la propria candidatura, trovando la strada sbarrata nel centrosinistra, l’area a cui, da ex socialista, storicamente appartiene.
Approfondimenti
“Per grazia ricevuta”: Piemontese, assessore sanità Puglia, crea d’emblée 2mila posti di lavoro
Nonostante cinque aziende sanitarie da 17 giorni siano senza direttore generale e non si veda alba, la Regione si prepara a lanciare tre concorsoni: due dei quali saranno gestiti proprio da Asl senza un manager…

di Luigi Zito
Quello che non succede in 5 anni, a volte, si sa, può accadere a pochi giorni dalle elezioni: siano esse comunali (alzi la mano chi non si fatto dare “una liccata di asfalto”, davanti casa poco prima del voto); provinciali, quando Presidente o Assessori, come la Madonna, si appalesano in città e chiedono una “citazione” nelle urne: e giù a concedere, promettere, santificare e beatificare, tutta Grazia sprecata o mal riposta, perché sanno che non è deificata, ma solo vanagloria.
E fin qui siamo nell’ordine naturale delle elezioni.
Quello che supera il livello di indignazione e tracima nella vergogna assoluta, ai limiti della sconcezza, e chiede vendetta, è quanto sta accadendo per le nostre elezioni regionali.
Nonostante cinque aziende sanitarie da 17 giorni siano senza direttore generale e non si veda alba, la Regione si prepara a lanciare tre concorsoni: due dei quali saranno gestiti proprio da Asl senza un manager.
Mille posti ciascuno per infermieri e Oss, mentre la terza procedura darà il via alla mobilità intraregionale per permettere spostamenti tra le varie aziende.
Ricapitolando: 2mila posti di lavoro creati d’emblée, come infermieri e Oss, dei quali un terzo (circa 700) saranno su Foggia, città del Vicepresidente e assessore alla Sanità e Benessere animale, Sport per tutti, Raffaele Piemontese, prodigo di carità e col vizio delle buone azioni.
Questi concorsi erano attesi almeno da maggio, ora una circolare del dipartimento Salute conferma che la pubblicazione è «imminente», e dunque la scadenza delle domande potrebbe arrivare proprio a ridosso della tornata elettorale del 23 e 24 novembre prossimi, anche se le prove si svolgeranno non prima di aprile-maggio.
Quando si dice avere una “faccia di tolla”, ma qualcun altro asserirà che “in politica la menzogna è una componente imprescindibile”.
Come possiamo difenderci: quando nel segreto dell’urna dovremo apporre quella “citazione”, per non ricevere un’altra villania del genere, dobbiamo saper distinguere il “grano dalla pula”, il bianco dal nero, le “facce di tolla” da quelle linde, correte, sincere e leali.
Ricordiamocene.
Approfondimenti
L’ambasciatore Cristina: “Ho conosciuto Putin e il Dalai Lama, che esperienze”
«Il Salento, è la terra di mia nonna, è la terra dove venivo d’estate a Tricase, per le vacanze, dove avevo dei carissimi amici che sfortunatamente non ci sono più è la terra dei miei antenati alla quale mi sento di appartenere”…

Cristina Funes-Noppen è ambasciatore onorario del Belgio (lei stessa preferisce l’appellativo di ambasciatore a quello di ambasciatrice essendo quest’ultimo usato per indicare la moglie dell’ambasciatore, NdR), e da un po’ di tempo vive buona parte dell’anno in Salento, a Tricase, dove ha comprato un’antica dimora, quasi attaccata alla chiesa matrice, adattandola ai suoi bisogni,
Figlia di ambasciatore ha seguito le orme paterne e dopo gli studi accademici a carattere diplomatico ha percorso la sua carriera come ambasciatore del Belgio in numerosi Paesi nei vari continenti tra cui Zambia, Kenya, India, Tailandia, Marocco, Austria e Argentina, senza dimenticare che in tutte le sue destinazioni, come ambasciatore residente, copriva anche larghe giurisdizioni riguardanti altri vari Paesi.
È stata anche coordinatore di tre direzioni al ministero degli affari esteri: Diritti dell’Uomo, Nazioni Unite e Disarmo.
Ha ricoperto inoltre le funzioni di rappresentante permanente presso l’O.N.U e di commissario speciale per la cooperazione e lo sviluppo.
Dopo aver seguito le orme paterne in ambito professionale, l’ambasciatore segue ancora oggi le inclinazioni della madre, Maria Noppen De Matteis, pittrice e “star mondiale del surrealismo anche se poco conosciuta in Puglia” (bari.repubblica.it > cronaca 2022/12/19 news).
Nata nel 1921 nel castello baronale dei Sauli di Tiggiano, cui apparteneva la madre, dove le è stato allestito un museo permanente delle sue opere, Maria Noppen De Matteis, verso la fine degli anni ’50 e i primi ’60, d’estate villeggiava col marito e la figlia Cristina a Tricase-Porto, nella casa di Angelico Ferrarese, posta in una splendida posizione panoramica e vicina al villino di Gaetano Sauli, suo parente.
La giovanissima Cristina (Cri-Cri per le amiche e gli amici) era bionda, solare, molto bella, vivace, dal sorriso incantevole che “faceva girare la testa” ai giovanissimi rampolli delle famiglie-bene di Tricase-Porto in quel periodo caratterizzato dalla spensieratezza e dalla gioia di vivere.
La vena artistica di Cristina Funes-Noppen ne fa un personaggio veramente eclettico e sorprendente perché, oltre a dipingere, ella scrive con successo, in francese, romanzi e saggi storico-letterari dai quali traspare la sua speciale cultura maturata a diretto contatto con i popoli delle nazioni dove ha esercitato il ruolo diplomatico.
Gli ultimi suoi due romanzi, editi nel 2023 e nel 2025, si intitolano “Ils étaient six” e l’altro “Équivoques”. Il primo, narra la vicenda dei criminali nazisti che alla fine della II guerra mondiale si nascosero in Argentina.
La trama si svolge a sud delle Ande, in piena cultura “quechua” e consente al lettore, in filigrana, di seguire l’evoluzione politica dell’Argentina negli anni 1945-1983.
L’ultimo, contiene quattro romanzi gialli che danno informazioni su diversi Paesi, Kenia, India, Thailandia e un dialogo spiritoso sulla morte.
L’INTERVISTA ESCLUSIVA
Perché il Salento e Tricase?
«Il Salento è la terra di mia nonna, è la terra dove venivo d’estate per le vacanze, dove avevo dei carissimi amici che sfortunatamente non ci sono più – ma ci sono i miei cugini, è la terra dei miei antenati alla quale mi sento di appartenere malgrado le mie molte peregrinazioni nel mondo, è infine la terra dove mi sento a casa. Nonostante la mia nazionalità belga sono rimasta profondamente salentina».
È soddisfatta della sua scelta? Ombre e luci?
«Se consideriamo il tipo di vita che si ha qui rispetto a quello di altri Paesi, occorre riconoscere che qui la qualità della vita è più umana. E poi, il patrimonio naturalistico, architettonico, storico, e culturale, nell’insieme, è di alta qualità e ampiamente godibile».
«HO CONOSCIUTO PUTIN»
Tra i diversi Capi di Stato o di governo da lei conosciuti, come racconta nel suo libro Chroniques impertinentes… ancora in carica tra gli altri vi è Vladimir Putin.
«Ho conosciuto Vladimir Putin nel 2001 quando è venuto in visita ufficiale in Belgio. Io ero all’epoca commissario speciale e pertanto fui invitata alla cena di gala. Non ci siamo parlati molto, però mi diede l’impressione che ci teneva ad avere buoni rapporti con l’Europa. Non mi sembrò nemmeno che terrorizzasse i suoi collaboratori.
Di fianco a me era seduto il suo consigliere per le questioni nucleari che aveva abusato della “divina bottiglia”, come dicono i francesi, e pertanto cantava in francese durante tutta la cena suscitando l’ilarità dei commensali, compreso Putin.
Cantando a squarciagola, non dava certo l’impressione di temere il suo presidente, il che non succede normalmente nelle cene ufficiali di gala e tanto meno di fronte a quello che è supposto essere un dittatore sanguinario.
Nella mia carriera ho incontrato vari dittatori e posso assicurare che davanti a loro nessuno dei collaboratori al seguito si sarebbe permesso di cantare».
GLI OSTAGGI
Due aneddoti, uno triste e l’altro lieto, nei suoi ricordi di ambasciatore.
«Il primo, andato a buon fine, riguarda due ostaggi di Medici senza Frontiere presi dall’armata di liberazione del Sud Sudan e liberati dopo una trattativa durata 20 giorni in cui i guerriglieri vollero trattare solo con me, al telefono, di notte.
Non ci chiesero nessun riscatto come invece per ripicca accadde dieci giorni dopo, con un altro ostaggio francese, la cui trattativa durò tre mesi e si chiuse con l’esborso di un’ingente somma di denaro. Questo mi fu precisato, ridendo, dal mio collega francese che pretese che era tutta colpa mia se la SPLA si era rifatta sul suo governo! L’aneddoto triste riguarda invece due belgi, un ragazzo che lavorava per le Nazioni Unite e sua moglie.
Erano spariti da 5 anni e i due miei predecessori non erano riusciti ad avere notizie certe.
I genitori speravano e le autorità pretendevano che fossero ancora vivi. È una storia romanzesca che si svolse in Thailandia e in Cambogia. Da quello che finalmente sono riuscita a scoprire seppi che erano stati uccisi dai Khmer Rossi, forse con la complicità dell’esercito thailandese e eventualmente con risvolti riguardanti il traffico di opere d’arte.
Testardamente impegnata, dopo molte peripezie, e dopo aver insistentemente discusso con i due re, Shianouk e Bhumipol, fui messa in contatto con il capo dell’esercito thailandese e con i Khmer Rossi che mi consegnarono le spoglie che io affidai alle famiglie, le quali ebbero almeno la consolazione di sapere cos’era successo ai loro figli e di potere seppellirne i corpi».
IL DALAI LAMA EMETTE UNA ENERGIA POSITIVA
La persona che più ha lasciato traccia nel suo animo durante la lunga carriera diplomatica?
«È stato di certo il Dalai Lama: una persona assolutamente fuori dal comune che emette un’energia positiva straordinaria e trasmette alle persone che incontra una carica di felicità. E ho il privilegio di avere ancora dei contatti sporadici con questo sant’ uomo, grazie al quale la cultura tibetana continua a sopravvivere malgrado l’occupazione della Cina che fa di tutto per eradicarla.
Perciò il Dalai Lama ha deciso che dopo la sua morte non si reincarnerà nel Tibet per evitare che i Cinesi arrestino la sua reincarnazione (che potrebbe essere anche una bambina) e la sostituiscano con una di loro scelta come fecero con il Panchen Lama (figura importante nel buddhismo tibetano). Il Panchen Lama che si era reincarnato nel Tibet. fu arrestato quando aveva solo 6 anni nel 1995, rimpiazzato con un ragazzino che conveniva alle autorità cinesi e nessuno sa, da allora, dove si trovi il vero Panchen Lama».
Chroniques impertinentes
“…Un libro che si caratterizza per una libertà di spirito, un tono a volte mordace, esotico e cosmopolita. Un libro istruttivo, politicamente scorretto…ma così giusto! Un libro prezioso che deve essere letto da coloro che s’interessano alla diplomazia e agli affari di questo mondo”.
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