Approfondimenti
Un anno di Fiamme Gialle
Nel 2013 constatata evasione fiscale per 1,36 miliardi di euro ai fini delle imposte dirette E per 200 milioni di euro ai fini iva.

La Guardia di Finanza traccia il bilancio dei risultati conseguiti nel 2013 in Regione, a presidio della sicurezza economico-finanziaria del territorio.
L’attività svolta a tutela delle Entrate si è sviluppata attraverso l’esecuzione di 9.182 verifiche e controlli fiscali, che hanno consentito di proporre agli Uffici Finanziari il recupero a tassazione di basi imponibili ai fini delle Imposte Dirette per circa 1,36 miliardi di euro (Bari 515 milioni, Brindisi 101 milioni, Foggia 226 milioni, Lecce 378 milioni, Taranto 94 milioni, BAT 42 milioni) ed ai fini IVA per 200 milioni di euro (Bari 87, Brindisi 16, Foggia 40, Lecce 30, Taranto 17 e BAT 10).
In particolare, i Reparti operativi hanno concentrato l’attenzione sui fenomeni evasivi di maggiore pericolosità, attuati attraverso insidiosi comportamenti fraudolenti quali frodi carosello, emissione/utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, sottofatturazioni ecc., che continuano a porsi quali gravi fattori distorsivi del mercato.
Al riguardo va evidenziato, cosa molto importante, che nel decorso anno, ben 435 sono stati i contribuenti che hanno aderito ai verbali di constatazione redatti dalle Fiamme Gialle (+30% rispetto al 2012), procedendo al versamento diretto, nelle casse dell’Erario, delle imposte relative a circa 13 milioni di euro recuperati a tassazione ai fini delle II.DD., e di circa 2 milioni di IVA, così riconoscendo, evidentemente, la fondatezza dei rilievi mossi.
“È un dato, questo, che attesta la qualità e l’efficacia dell’azione svolta dal Corpo, frutto di una sempre più puntuale attività di selezione dei soggetti da sottoporre a controllo, basata sia su elaborate analisi di rischio, condotte “a tavolino” sulle banche dati a disposizione, che su attività di intelligence svolte “sul campo”. Il tutto al fine di indirizzare le attività ispettive in maniera mirata, così da impiegare le risorse a disposizione nella verifica della posizione fiscale dei soggetti connotati da più elevati indici di evasione”. E’ quanto riferisce in proposito il Generale di Divisione Walter Manzon, Comandante Regionale della Guardia di Finanza della Puglia.
25 mila sono stati i controlli in materia di scontrini e ricevute fiscali, che hanno portato all’accertamento di oltre 8.800 irregolarità (Bari 1.300, Brindisi 650, Foggia 1.900, Lecce 2.500, Taranto 1.500 e BAT 1.000). Nel dettaglio, la percentuale media, a livello regionale, delle mancate emissioni nel settore degli scontrini fiscali è stata pari al 35%.
Le infrazioni nel comparto delle ricevute fiscali, pari a 924 su 1.981 controlli, si sono attestate su una media regionale nell’ordine del 47%.
Sono state inoltre effettuati oltre 2.400 controlli (cc.dd. “indici di capacità contributiva”) su beni mobili ed immobili (es. auto, imbarcazioni, abitazioni) espressivi di elevata disponibilità economica, utili ai fini del successivo riscontro con la “posizione fiscale” dichiarata dai proprietari. Al riguardo, a mero titolo di esempio, si evidenzia come da una sola attività svolta da uno dei dipendenti reparti (operazione “Segrete Dimore” del Gruppo Pronto Impiego Bari) sia stato possibile far luce su una diffusissima quanto consistente evasione fiscale nel settore immobiliare. In particolare è stato accertato che ben 2750 immobili, sebbene accatastati nelle categorie di tipo “rurale” (codice A/6) ovvero “magazzini e/o depositi” (codice C/2), presentavano le caratteristiche tipiche delle dimore “di lusso” (diverse delle quali, peraltro, in zone sottoposte a vincolo paesaggistico). Il servizio ha permesso di segnalare circa 3000 soggetti (di cui 96 denunciati all’A.G.) per violazioni alla normativa edilizia, con conseguente recupero a tassazione di oltre 1,3 milioni di euro (ai fini IRPEF, IMU e TARSU) nonchè sottoporre a sequestro 165 immobili abusivamente realizzati.
Il contrasto all’economia sommersa ha portato all’individuazione di 508 evasori totali e 88 paratotali (intendendo per i primi quei soggetti completamente sconosciuti al Fisco e, per i secondi, quelli che hanno occultato oltre il 50% del proprio reddito), nei confronti dei quali sono stati proposti all’Agenzia delle Entrate, per il recupero a tassazione, 930 milioni di euro di basi imponibili ai fini delle Imposte Dirette e 170 milioni di euro ai fini IVA.
Nel dettaglio, 180 sono gli evasori stanati a Bari (146 totali e 34 paratotali), 98 a Brindisi (89 totali e 9 paratotali), 101 a Foggia (92 totali e 9 paratotali), 140 a Lecce (117 totali e 23 paratotali), 47 a Taranto (43 totali e 4 paratotali) e 30 nella BAT (21 totali e 9 paratotali).
“Il dato sugli evasori totali e paratotali è indice di una situazione espressiva di un atteggiamento di diffuso inadempimento degli obblighi dichiarativi, molto spesso attuato ricorrendo a comportamenti fraudolenti finalizzati all’evasione d’imposta”, ha puntualizzato, al riguardo, il Generale MANZON.
I soggetti denunciati all’Autorità Giudiziaria per reati fiscali, societari e fallimentari sono stati 741, di cui 16 in stato di arresto.
Per conferire ulteriore efficacia all’effettivo recupero delle imposte evase, sono state avanzate alla detta Agenzia 193 proposte di applicazione di misure cautelari amministrative, ex art. 22 D.lgs. 472/97, a garanzia di crediti erariali per un valore di circa 216 milioni di euro.
Per le stesse finalità, i Reparti del Corpo hanno avanzato all’Autorità Giudiziaria 165 proposte di “sequestro per equivalente”, per reati tributari, di beni per un valore complessivo pari ad oltre 100 milioni di euro, mentre sono stati 103 i provvedimenti di sequestro “per equivalente” eseguiti, anche a seguito di precedenti proposte, emessi dalla Autorità Giudiziaria, riguardanti beni e valori per un importo complessivo di circa 49 milioni di euro.
Il contrasto al lavoro nero ha portato all’individuazione di 2.619 lavoratori irregolari e/o “in nero” (Bari 595, Brindisi 742, Foggia 470, Lecce 463, Taranto 271, BAT 65 oltre ai 13 individuati dai reparti aeronavali), con conseguenti contestazioni a carico di 560 datori di lavoro (Bari 183, Brindisi 55, Foggia 129, Lecce 98 e Taranto 60, BAT 22 oltre ai 13 individuati dai reparti aeronavali).
Una citazione particolare merita il servizio di pubblica utilità “117”, che nel 2013 ha ricevuto 2.336 segnalazioni. Tra queste, si è confermato il significativo aumento delle segnalazioni non più anonime (oltre il 60% sul totale, ben il 34% in più rispetto allo scorso anno). Anche il livello “qualitativo” delle chiamate è stato superiore, in termini di dettagli riferiti: in materia di mancato rilascio dello scontrino o della ricevuta fiscale, di irregolarità in materia di disciplina dei prezzi, di tentativi di truffe commerciali, senza tralasciare le richieste di soccorso o di assistenza. “È il segno”, conclude il Generale Walter Manzon, “del mutato clima generale nei confronti dell’evasione fiscale e del crescente senso di insofferenza di coloro i quali regolarmente pagano le tasse verso chi, invece, si sottrae ai propri doveri verso il fisco e la collettività. Si sta sempre più prendendo atto della reale pericolosità sociale del fenomeno, capace di compromettere non solo il livello di benessere finora conquistato ma soprattutto quello delle future generazioni. Non v’è dubbio che anche per il 2014 il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale continuerà ad essere uno dei principali oggetti delle attività operative della Guardia di Finanza in Puglia”.
Approfondimenti
Sotto un cumulo di rifiuti e pannelli
Con la Civiltà dei consumi si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione

È da anni ormai che da più parti si lamenta che nel Salento sta crescendo il cumulo di rifiuti industriali con grave inquinamento per l’ambiente.
Né meno semplici sono i problemi connessi alle discariche dei rifiuti comunali, a prescindere dalle discariche illecite che non mancano.
Ma non basta.
A tutto questo si deve aggiungere la consistente presenza di pannelli solari e pannelli fotovoltaici in tutto il territorio, sul cui smaltimento è difficile prevedere; una presenza peraltro favorita dalla debole strategia nell’affrontare la Xylella fastidiosa.
Gli effetti della diffusione del batterio insieme alla decrescita della coltivazione delle campagne hanno condotto alla desertificazione di gran parte del Salento con la conseguenza che la distesa di olivi secolari è stata sostituita da quella di pannelli fotovoltaici, mentre nella incantevole striscia di mare che va da Otranto a Santa Maria di Leuca si propone con forza la realizzazione di un gigantesco parco eolico offshore.
Senza entrare nei dettagli, è chiaro che va manifestandosi uno scenario che una volta si sarebbe definito apocalittico e che in fondo è tale. Si tratta allora di cercare di comprendere cosa sta affettivamente accadendo.
Il punto chiarificatore da tenere in massimo conto è lo sviluppo della tecnologia.
Chi è anziano sa molto bene cosa è accaduto a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso con la fascinosa affermazione della società dei consumi, la quale, però, ha fatto venir meno ogni sostenibilità.
L’usa e getta è divenuta una realtà sempre più frequente e la diffusione del materiale in plastica, in particolare, è diventata inarrestabile con tutti i problemi che nel tempo si sono manifestati, rivelandosi una fonte di inquinamento drammatico nelle acque (dai laghi agli oceani) e negli stessi viventi, poiché frammenti di plastica di dimensioni di pochissimi millimetri si trovano ormai nei corpi dei viventi.
E il discorso si potrebbe ampliare estendendolo ai pannelli solari e fotovoltaici dismessi, ai tanti oggetti che quotidianamente buttiamo via.
Si può e si deve essere diligenti nella gestione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, ma il problema dello smaltimento permane.
Per dirla in breve, si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti (si pensi alle vecchie brocche e agli utensili di terracotta) ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione.
SOCIETÀ DEI CONSUMI
È chiaro che tutto questo corrisponde all’affermazione di una società del consumo sotto la spinta della scienza e della tecnica; è la società del capitalismo avanzato con tutti i suoi indubbi vantaggi, ma con la conseguente produzione di rifiuti che sono ormai difficilmente smaltibili.
L’artificiale non si dissolve nella natura come invece avveniva per l’antica spazzatura e ciò genera la diffusione non solo delle grandi discariche, ma di un inquinamento sempre più pericoloso. Ed è un fenomeno che ovviamente non riguarda solo il Salento, ma si estende in tutte le parti del mondo, soprattutto in quelle più industrializzate.
Così il 5 giugno è stata dichiarata dall’ONU “Giornata mondiale dell’ambiente” e quest’anno tale giornata è dedicata alla lotta all’inquinamento da plastica.
Sotto tale profilo, essendo un processo legato alla funzionalità e alla comodità – espressioni appunto della tecnologia – esso appare invincibile in quanto è difficile qualunque ritorno al passato, a società che possono essere giudicate arcaiche. Certo, è lecito e doveroso cercare di ricorrere a dei rimedi. Non si può rimanere inerti di fronte a dei guasti che mettono discussione la salute e la stessa continuità della vita.
Per poter porre rimedio ai pericoli in corso sarebbe auspicabile la produzione di oggetti smaltibili e inoltre di maggior durata.
LA LOGICA DEL MERCATO
Gli strumenti di cui ci serviamo dovrebbero essere più durevoli.
E ciò è sicuramente fattibile, anche se va contro la logica del profitto propria della realtà industriale, la quale richiede invece il rapido consumo di ogni prodotto e un continuo rilancio in un mercato che continuamente si rinnova.
La logica del mercato, insomma, impone una produzione sempre nuova e di breve durata. Una produzione apparentemente o realmente più funzionale, ma che va oltre la tutela dell’ambiente.
E qui il discorso si potrebbe estendere al processo di cementizzazione che diventa sempre più esteso a discapito della permanenza della flora e della fauna, con palazzi destinati peraltro ad avere una minore durata nel tempo.
Come si vede, quello che deve essere messo in primo luogo in discussione non è tanto il problema della discarica in una determinata località o di un hub energetico, quanto quello della natura del “progresso” ossia di uno sviluppo della vita quotidiana connesso ai frutti della tecnologia e ad un numero considerevole di lavoratori che vive producendo (e utilizzando) tali frutti. È, per ricordare un’immagine classica, il serpente che si mangia la coda: siamo asserviti a ciò che produciamo e di cui non sappiamo fare a meno, nonostante la consapevolezza che rischiamo di autodistruggerci.
COSA POSSIAMO FARE
Quello che al momento possiamo fare è prendere consapevolezza di tale situazione e richiedere la produzione di materiali sostenibili e di lunga durata. Non è un andare controcorrente, perché è in gioco la qualità e la possibilità stessa della vita. È realistico che non si possa bloccare o modificare tutto da un momento all’altro, ma l’intelligenza umana deve indirizzare con serenità e decisione verso tale cammino e il compito della classe dirigente dell’immediato futuro è farsi carico di tutto questo, mentre la diffusione di tale messaggio deve essere fatta propria, senza nessun impeto che sarebbe controproducente ed inutile, da tutti coloro che sono addetti alla promozione della cultura.
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Maglie, il presidente dell’ISPE tradisce le aspettative: si dimetta!
Di fronte ad un enorme danno, di oltre 3 milioni di Euro, il suo dovere è dimettersi. Non possono esserci accordi diversi sulla pelle dei dipendenti, dei cittadini, soprattutto se sono anziani; vanificando i tanti sacrifici della famiglia Carrapa…

Chiediamo le dimissioni del presidente dell’ISPE (Casa di Riposo) di Maglie
È di questi giorni l’attenzione di molta stampa sul centro fisioterapico che l’ASL Lecce ha annunciato di realizzare, nella dismessa struttura dell’Ospedale (PTA) di Maglie.
Ricordiamo che questo “centro” è la soluzione che è stata trovata dall’ASL per poter utilizzare il lascito della famiglia Carrapa di oltre 3 milioni di euro. L’eredità doveva essere destinata alla costruzione di una struttura sanitaria, in alternativa al nuovo ospedale, previsto, ma deliberato solo dopo due anni, dalla stesura del testamento, avvenuta 2009.
Nel documento era indicata una prescrizione che l’obbligava in caso di struttura sanitaria diversa dall’Ospedale, il completamento nei 5 anni dal decesso, in caso contrario l’intero lascito era destinato all’Istituto Servizi per la Persona (ISPE).
Accade, però, che chi doveva, non solo non ha costruito una struttura, né grande né piccola, ma nemmeno iniziata, riuscendo solo a produrre un cartellone di cantiere con data di inizio e di fine lavori, dove la data inizio è praticamente quella di scadenza dei termini, e quella di ultimazione lavori è anche disattesa, nonostante che si sono stati utilizzati locali esistenti, che necessitavano solo lavori di ristrutturazione.
Non c’è dubbio che il lascito doveva andare all’ISPE di Maglie, dove le esigenze dei cittadini anziani sono tante: mancanza di posti disponibili, carenza di personale e insufficienza della struttura, che la defunta Vita Carrapa voleva completare.
Invece, pur essendo a conoscenza delle disposizioni testamentarie, il presidente Fulvio Pedone, non reclama il diritto a succedere, impedendo che altri ne entrassero in possesso.
Forse il presidente non ha capito che non era lui, persona fisica, il vero beneficiario, ma il comune di Maglie e i suoi anziani cittadini.
Il suo atteggiamento va contro il diritto di successione, contro la legge regionale n 15 del 2004, contro il loro stesso statuto dell’ISPE e contro l’art. 630 del cc..
Non è chiaro se ci sono stati intendimenti o benevole interpretazioni perché ciò accadesse, sta di fatto che chi agisce contro il suo mandato, non merita la stima dei danneggiati che non possono capire il perché non si è voluto aiutare.
E’ chiaro che, di fronte ad un enorme danno, di oltre 3 milioni di Euro, il suo dovere è dimettersi, da Presidente dell’ISPE. Non possono esserci accordi diversi sulla pelle dei dipendenti, dei cittadini, soprattutto se sono anziani; vanificando i tanti sacrifici, della famiglia Carrapa.
Comitato Nuovo Ospedale sud Salento – Antonio Giannuzzi – fiduciario fam.Carrapa
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“Dal Salento al mercato nazionale: innovazione e tradizione intrecciate in ogni corda”

Nel profondo Sud della Puglia, dove il mare incontra le rocce di Gagliano del Capo, nasce una delle aziende più versatili e dinamiche presenti sul territorio italiano. Corderie Italiane, marchio prodotto e distribuito da Filtrex Srl, azienda specializzata nella produzione di corde, funi e trecce, è guidata con passione e lungimiranza dalla Famiglia Savarelli: ci troviamo di fronte ad un esempio concreto di come la tradizione artigianale possa fondersi con l’innovazione industriale.
Il suo fondatore, Cosimo Savarelli, ex dirigente di un noto calzaturificio locale, nel lontano 1989 decise di intraprendere una nuova strada reinventandosi e portando la sua esperienza imprenditoriale acquisita nel corso degli anni in questa nuova realtà. Ad affiancarlo, il figlio Giuseppe, laureato a pieni voti in Management Aziendale presso l’Università del Salento e con cui abbiamo il piacere di parlare oggi.
Giuseppe, la vostra gamma di prodotti è davvero ampia. Come si riesce a gestire una produzione così diversificata?
È difficile dare una risposta univoca a questa domanda, perché nello scenario attuale bisogna essere performanti sotto tutti i punti di vista. Ma sento di poter dire che la chiave fondamentale del nostro successo é l’organizzazione. La nostra azienda, pur mantenendo un’identità artigianale, ha saputo integrare nuove e moderne tecnologie industriali.
Questo ci permette di coprire numerosi settori che spaziano dalla nautica all’agricoltura, dall’edilizia al bricolage, passando per ambiti più specifici e professionali, come quello dei tendaggi e del fai da te. Produciamo cime per ormeggio e ancoraggio, corde galleggianti, trecce calibrate e in alta tenacità, corde naturali, spaghi alimentari, fino ai cordini tecnici per la pesca e attività outdoor. Avere una filiera interna ben strutturata e macchinari tecnologicamente avanzati ci consente di rispondere prontamente e con estrema flessibilità alle mutevoli esigenze di mercato, che poi vendiamo anche online su https://www.corderieitaliane.com/.
Quanto incide l’elemento “Made in Italy” sulla vostra proposta?
È il nostro marchio di fabbrica. Il Made in Italy, oggi più che mai, rappresenta un elemento di garanzia: non solo per la qualità del prodotto, ma anche per l’etica del lavoro e il rispetto delle normative vigenti. Le nostre corde sono fatte per durare: selezioniamo solo materie prime di altissima qualità, supervisioniamo ogni singola fase della produzione e non lasciamo nulla al caso.
Diamo la massima importanza alla qualità del prodotto, all’assistenza pre-post vendita e al packaging finale. In un contesto economico orientato sempre più verso l’adozione di politiche green ed ecosostenibili, siamo costantemente alla ricerca di soluzioni di imballo a basso impatto ambientale, pur garantendo la conservazione del prodotto e un aspetto elegante che attiri l’attenzione del cliente. Anche l’occhio vuole la sua parte, e crediamo molto nell’importanza dell’immagine del brand e della presentazione del prodotto finale che deve essere chiaro ed elegante in ogni punto vendita.
Parlando proprio di punto vendita: il vostro sistema di merchandising è spesso citato come esempio. Come funziona?
Abbiamo pensato ad un modello che metta al centro il rivenditore. Lo aiutiamo in tre fasi: partiamo dalla progettazione del layout personalizzato, forniamo il sistema espositivo con le referenze richieste e infine seguiamo il cliente nel tempo, monitorando la rotazione dei prodotti e aggiornando l’assortimento.
Questo approccio è particolarmente utile in settori come il fai-da-te, dove il consumatore finale è spesso inesperto e ha bisogno di indicazioni semplici ma precise per orientarsi.
Il settore nautico sembra essere uno dei vostri punti di forza. Ci potete dire qualcosa in più?
È uno dei nostri mercati storici e più affermati. Produciamo corde per piccole e grandi imbarcazioni, trecce decorative e ornamentali, sia in fibra sintetica che naturale, sagole e cordini con destinazioni d’uso differenti e molto altro ancora.
In questo settore è fondamentale garantire resistenza alla trazione, affidabilità e sicurezza. Ecco perché puntiamo su materiali di primissima scelta e su lavorazioni attente ai dettagli. Anche nel mondo della nautica il design conta tantissimo, e le nostre corde devono essere non solo performanti ma anche esteticamente belle da vedere.
Tra le novità, quali sono i prodotti che stanno riscontrando più successo?
Negli ultimi anni abbiamo investito molto nelle cime per le manovre a bordo di imbarcazioni a vela e nei cordini per hobby e fai da te, introducendo nuovi colori e ampliando notevolmente l’assortimento globale. Abbiamo anche investito nei prodotti per il packaging alimentare, come gli spaghi in carta e canapa.
Sono settori in continua espansione, dove il consumatore finale è sempre più attento sia all’estetica che alla sostenibilità. Stiamo anche studiando nuove soluzioni ecologiche, come filati biodegradabili per l’agricoltura, perché crediamo fortemente in una produzione che rispetti l’ambiente e risponda alle esigenze del futuro.
Guardando avanti, qual è la visione per il domani di Corderie Italiane?
Vogliamo continuare a crescere mantenendo solide le nostre radici. Il nostro stabilimento a Gagliano del Capo è il nostro orgoglio, ma è anche un punto di partenza. Sogniamo di portare la nostra filosofia – basata su qualità, servizio e affidabilità – in ogni angolo d’Italia. E chissà, magari anche oltre. La nostra più grande forza è la fiducia dei clienti, costruita nel tempo. E finché saremo “legati alla qualità”, continueremo a fare la differenza.
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