Alessano
Fiamme alte ad Alessano
Incendio in località Vigna la Corte, agro collocato in direzione Specchia

Rosso fuoco e nero fumo nel cielo di Alessano questa sera, per via di un importante incendio divampato poco prima del tramonto alle porte del paese.
Le fiamme hanno divorato dei terreni in località Vigna la Corte, una zona di campagna cui si accede dalla provinciale per Specchia.
Sul posto con i vigili del fuoco anche i carabinieri, per monitorare la situazione e scongiurare pericoli derivanti dal transito di mezzi.
La colonna di fumo levatasi in aria ha attirato l’attenzione e la preoccupazione di una parte della cittadinanza ma, fortunatamente, non si registrano feriti.
All’imbrunire l’incendio sembra essere domato.
Foto di A. Calabrese e G. Orsi
Alessano
Osare la Pace
In preghiera sulla tomba di don Tonino Bello ad Alessano. Domani dalle 20 quando, alla presenza del vescovo mons. Vito Angiuli, il prefetto Nicolino Manno leggerà la “Preghiera sul molo”

In Preghiera per la Pace sulla tomba di don Tonino Bello che ha lottato fino all’ultimo proprio per la Pace.
Per domani (mercoledì 10 settembre), alle 20, nel cimitero di Alessano, la Prefettura di Lecce e la Diocesi di Santa Maria di Leuca organizzano un “Incontro di preghiera per la Pace”.
Dopo l’introduzione di mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento e Santa Maria di Leuca, il prefetto di Lecce Natalino Manno, leggerà la “Preghiera sul molo” di don Tonino Bello.
Seguiranno un canto mariano del giovanissimo Salvatore De Giorgi e la Recita del Santo Rosario a cura di Giuseppe Afrune e don Domenico Carenza.
Don Tonino Bello è passato alla storia non solo per le sue piccole grandi azioni quotidiane, a sostegno degli ultimi, che curava e faceva alloggiare nel Vescovado di Molfetta, ma anche perché il 7 dicembre del 1992, quattro mesi prima di morire, salpò assieme ad altri 500 da Ancona alla volta di Sarajevo, per chiedere una tregua anche solo di poche ore, facendo scudo con il proprio corpo.
La nave venne colta da una tempesta e arrivò con diverse ore di ritardo.
Le trattative con i capi militari furono lunghe ed estenuanti.
Ma lungo il cammino per Sarajevo, don Tonino Bello raccontò “l’inizio di un miracolo umano”.
Gli autisti croati dei pullman malandati su cui viaggiavano i 500 volontari, vennero invitati a casa dai serbi per essere rifocillati.
Lo stesso don Tonino venne invitato da un uomo che stava dando il pranzo funebre per la morte di suo padre.
«Sono entrato e mi ha detto: “Io sono serbo, mia moglie è croata, queste mie cognate sono musulmane, eppure viviamo insieme da sempre e ci vogliamo bene. Perché questa guerra? Chi la vuole?».
I 500 entrarono a Sarajevo l’11 dicembre ad un orario impossibile: quello più pericoloso a causa dei cecchini.
Ma nessuno sparò contro di loro.
Il girono dopo don Tonino tenne un discorso memorabile in un cinema buio e gelido davanti a vari capi religiosi e don Renato Sacco, consigliere di Pax Cristi, riuscì a registrarlo di nascosto consegnandolo alla storia.
Come San Francesco 800 anni prima, aveva fatto scudo con il suo corpo per arginare la guerra tra Crociati e Musulmani.
«Questa è la realizzazione di un sogno», disse il vescovo col grembiule, «di una grande utopia che abbiamo tutti portato nel cuore, probabilmente sospettando che non si sarebbe realizzata. Ma ringrazio il Signore che, attraverso il nostro gesto folle, ha realizzato l’utopia. Queste forme di utopia dobbiamo promuoverle, altrimenti le nostre comunità che cosa sono? Sono solo le notaie dello status quo, non le sentinelle profetiche che annunciano tempi nuovi. Siamo abituati a pensare che “osare” sia il verbo del combattere, quando per morire e ammazzare ci vuole coraggio, invece è la pace che va osata e che davvero richiede coraggio».
Osare la Pace, appunto.
Partendo dalla preghiera sulla tomba di don Tonino e chiedendo la fine di tutti i conflitti di questa guerra mondiale a pezzi.
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Alessano
La memoria che vive: il ricordo di Sergio Torsello
A dieci anni dalla scomparsa, la Fondazione La Notte della Taranta rilancia le attività di studio e ricerca sul tarantismo e riflette sull’eredità culturale dello storico direttore artistico del Festival . Sabato 13 convegno ad Alessano

A dieci anni dalla sua scomparsa, la Fondazione La Notte della Taranta e l’Università del Salento dedicano un convegno in ricordo di Sergio Torsello, storico direttore artistico del Festival, studioso attento e scrupoloso dell’eredità del tarantismo.
L’appuntamento, intitolato “La memoria che vive. Musica e Patrimonio Culturale in Salento, tra tradizione e contemporaneità”, si terrà sabato 13 settembre, dalle 16,30, ad Alessano, città di origine di Sergio, presso la biblioteca comunale Antonio Caloro.
L’iniziativa vuole essere non solo un omaggio alla sua figura, ma anche un’occasione di riflessione sull’attualità della ricerca sul tarantismo e sulle tradizioni orali del Salento.
Il convegno intende aprire una nuova stagione di studi, partendo dallo stato attuale della ricerca e delle fonti disponibili.
Il tarantismo è stato oggetto di indagine da parte di generazioni di studiosi, a partire da La terra del rimorso di Ernesto De Martino fino alle ricerche più recenti, che hanno documentato le trasformazioni di un fenomeno ormai privo di testimoni diretti.
Da questo lavoro di ricerca nacque, negli anni Settanta, il movimento della Riproposta della musica popolare salentina, che ha recuperato, documentato e reinterpretato il patrimonio orale del territorio, trasformandolo da rituale terapeutico a linguaggio musicale condiviso.
Grazie a quel complesso e articolato processo culturale, la pizzica ha assunto un ruolo identitario per le comunità locali, diventando patrimonio collettivo e valore condiviso, sul piano delle politiche culturali e dello sviluppo economico.
In questo percorso si inserisce la nascita de La Notte della Taranta, oggi tra i più importanti festival europei dedicati alla musica popolare, capace negli ultimi anni di una crescita straordinaria che ha portato nel mondo il linguaggio contemporaneo di una tradizione antica.
Nasce da qui la necessità di rilanciare gli studi, per mettere ordine nell’abbondanza di materiali e concetti già disponibili, e per interpretare il presente con criteri e strumenti rinnovati.
Una prospettiva che trova il suo punto di partenza negli scritti e nello sguardo libero, analitico e appassionato di Sergio Torsello, fino al 2015 studioso e testimone diretto di questa vicenda.
«Vogliamo ripartire da Sergio e dal suo rigore per rilanciare le attività di studio e ricerca della Fondazione La Notte della Taranta», dichiara il presidente della Fondazione, Massimo Bray, «oggi è necessario fare il punto sullo stato dell’arte della ricerca sul tarantismo e sulle sue evoluzioni. Per questo territorio significa anche ricordare cosa rappresenti la riscoperta delle tradizioni popolari, da dove nasca quello straordinario bene culturale che è La Notte della Taranta e come si possa discutere sul suo futuro. Il rigore di Sergio, nello studio come nell’esperienza sul campo, ci ricorda che non basta una vita – e tanto meno una vita tragicamente interrotta nel pieno dell’attività – per arrivare a conclusioni definitive. Con questa iniziativa vogliamo offrire agli studiosi che in Italia e in tutto il mondo seguono gli studi sulle tradizioni popolari e ai cittadini di Alessano un’occasione di conoscenza e di confronto, grazie al lavoro del nostro Comitato scientifico e al contributo dei ricercatori coinvolti. È un impegno culturale, che sentiamo il dovere di portare avanti».
IL CONVEGNO DI SABATO 13 (ore 16,30)
Si aprirà con i saluti del sindaco di Alessano Osvaldo Stendardo e della collega di Melpignano, nonché presidente dell’Istituto Diego Carpitella, Valentina Avantaggiato.
Modererà gli interventi Daniela Castaldo (musicologa – Università del Salento; presidente Comitato Scientifico Fondazione La Notte della Taranta).
Di Sergio Torsello organizzatore musicale e direttore artistico ne parlerà Maurizio Agamennone (etnomusicologo – Università di Firenze).
Su Le due anime di Sergio e la sua tela tenace, interverrà Sandro Cappelletto (musicologo, critico musicale, membro del comitato scientifico della Fondazione La Notte della Taranta).
Il filo della tela: percorsi di una conoscenza tardiva è il titolo dell’intervento che sarà affidato a Serena Facci (etnomusicologa – Università di Roma Tor Vergata, membro del Comitato Scientifico Fondazione La Notte della Taranta).
Tessere, raccogliere, infine, sarà l’intervento dell’antropologo dell’Università del Salento Eugenio Imbriani.
Conclusioni e saluti saranno affidati a Fabio Chiriatti e Renata Nemola (coordinatori artistici Festival Itinerante “La Notte della Taranta”) che parleranno de “La tradizione che genera futuro: il Festival Itinerante La Notte della Taranta”.
Nel corso dei lavori previsti l’intervento musicale di Giuseppe Astore e Carlo “Canaglia” De Pascali e quello coreutico di Laura Boccadamo e Andrea Caracuta.
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Alessano
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