Cronaca
Poliziotti liberano immobile occupato abusivamente e scoprono che…
Gli occupanti avevano operato la manomissione del contatore tramite un bypass che eludeva il consumo di energia elettrica

Allaccio fraudolento all’energia elettrica scoperto dagli agenti di Polizia del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Nardò.
Gli agenti erano impegnati in un’esecuzione di rilascio di immobile abusivamente occupato da due cittadini extracomunitari che al momento delle attività non erano presenti con l’immobile si presentava chiuso a chiave.
È stato proprio nel corso dell’intervento che i poliziotti hanno constatato come l’appartamento fosse dotato di contatore Enel non attivo.
L’energia era incamerata grazie ad un allaccio fai da te, ovviamente abusivo, all’energia elettrica.
È stato, così, contattato il fornitore di E-distribuzione che ha inviato sul posto il personale addetto che ha appurato la manomissione del contatore tramite un bypass che eludeva il consumo di energia elettrica.
Del furto di energia elettrica è stata informata la competente autorità giudiziaria
Cronaca
Tricase: chi abbandona i rifiuti in piazza?
Il soliti zozzoni col “vizietto” di riempire i luoghi pubblici di sacchetti della spazzatura

Siamo a Tricase in piazza dei Caduti.
Un luogo come tanti altri, almeno per il connotato di cronaca che segue.
Perché di cittadini incapaci del rispetto altrui ce ne sono tanti.
Tutti con il solito vizietto.
Quello di abbandonare rifiuti con una nonchalance che ne fa degli autori delle vere facce di… bronzo!
Perché aivoglia di prendercela con le istituzioni e chi ci governa a tutti i livelli se poi i primi a non rispettare e a non rispettarsi siamo proprio noi!
Un episodio come tanti ,dicevamo, quello di piazza Caduti a Tricase dove, peraltro, vi è l’aggravante della reiterazione del misfatto (non è la prima volta).
Ma il fatto che gli zozzoni di quella piazza (o che portano i sacchetti in quella piazza) non siano i soli non li salva certo dalal figura barbina che fanno e dalla misera dimostrazione di (in)civiltà che continuano a dare.
Giuseppe Cerfeda
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Cronaca
Abusa del nipote di 10 anni nei giardinetti, arrestato zio
L’uomo di 58 anni fermato dalla polizia dopo la testimonianza di una donna che per caso ha assistito alla violenza

La Polizia di Stato ha tratto in arresto, in esecuzione di ordinanza del GIP di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, un uomo di 58 anni, residente a Nardò, ritenuto responsabile di violenza sessuale, pluriaggravato dall’essere stato commesso in danno del nipote, minore di appena 10 anni.
L’attività investigativa degli agenti del Commissariato di Nardò è iniziata venerdì scorso, quando presso l’Ufficio di Pubblica Sicurezza si è presentata una donna, che ha raccontato una storia orribile: era stata testimone di una violenza sessuale ai danni di un minore.
Il tragico evento si era verificato domenica 12 ottobre, intorno alle ore 17, all’interno dei giardinetti di un quartiere popolare di Nardò, nelle vicinanze di un albero.
La donna non sapeva fornire le generalità del violentatore ma forniva diversi elementi utili per gli agenti della Polizia di Stato: il colore dell’autovettura ed un danno presente nella parte posteriore dell’auto che l’uomo era solito parcheggiare nelle vicinanze del luogo dove era avvenuta la violenza sessuale.
La testimone, con grande difficoltà, è riuscita a raccontare agli agenti tutta la scena a cui ha assistito: l’uomo dapprima ha alzato la maglietta del minore, palpeggiando il sedere, per poi praticarsi auto erotismo, continuando a toccare il minore.
Spaventata di quanto stesse accadendo, la donna ha urlato contro l’uomo inducendolo a fermarsi; così, dopo essersi ricomposto, l’uomo ha fatto cenno al minore ed entrambi si allontanavano.
Alla luce dei gravi fatti raccontati e dei gravi indizi di colpevolezza raccolti, al fine di scongiurare il pericolo di commissione di analoghi reati, considerata l’assoluta gravità della condotta, che denota una personalità incapace di tenere a freno i propri istinti, anche per strada, sulla base degli elementi raccolti dalla Polizia di Stato, il PM presso il Tribunale di Lecce ha chiesto al GIP l’applicazione della misura cautelare in carcere.
Dopo aver effettuato una perquisizione dell’abitazione e dell’autovettura in uso all’uomo, gli agenti del Commissariato di Nardò lo hanno condotto presso la Casa circondariale di Lecce.
*foto in alto di repertorio
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Cronaca
Blitz antimafia dei carabinieri
Ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 19 persone indagate, a vario titolo, per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, rapina con armi, tentata estorsione, incendio, lesioni personali aggravate dalla deformazione dell’aspetto e altro, con l’aggravante del metodo mafioso

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Questa mattina, tra Gallipoli, Nardò, Galatone, Sannicola e Seclì nonché presso la Casa Circondariale di Lecce, i Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce hanno portato a termine una vasta operazione contro un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti operante nella parte ionica del Salento. L’intervento ha mobilitato 120 militari, supportati dai comandi territoriali, dal 6° Nucleo Elicotteri di Bari Palese, dallo Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”, dal Nucleo Cinofili di Modugno (Ba), nonché dai militari dell’11° Reggimento “Puglia”.
Su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, sono state eseguite misure cautelari di cui 7 in carcere e 9 ai domiciliari su un totale di 51 indagati.
Gli arrestati sono gravemente indiziati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, rapina con armi, tentata estorsione, incendio, lesioni personali aggravate dalla deformazione dell’aspetto e altro, con l’aggravante del metodo mafioso.
Tutto comincia nel giugno del 2020, con l’arresto in flagranza, per spaccio di stupefacenti avvenuto a Galatone di un giovane cl. 1999. I successivi approfondimenti investigativi avviati dai militari dell’Arma consentivano di individuare l’esistenza di due filoni paralleli, in costante contatto, che si spartivano le due principali aree di spaccio della parte ionica del Salento, suddivise tra i centri di Nardò – comprensiva delle due marine Santa Caterina e Santa Maria al Bagno e Gallipoli – comprendenndo anche Galatone e Sannicola.
Quello che sembrava un’attività di P.G. apparentemente isolata si è rivelata ben presto la punta dell’iceberg di due strutture criminali ramificate, ben suddivise sui “rispettivi territori”, capaci di piazzare ingenti quantitativi di stupefacente. In particolare, l’organizzazione operante sull’area di Nardò è caratterizzata da struttura verticistica in grado di gestire una sistematica attività di spaccio di stupefacenti aggravata dal tipico ricorso alla violenza, in perfetto stile mafioso, anche mediante l’utilizzo di armi, finalizzata tanto al recupero dei crediti derivanti dalle cessioni di stupefacente, quanto al controllo del territorio ed al conseguente riconoscimento del proprio potere sull’intera piazza neretina.
L’OPERAZIONE DEI CARABINIERI
A riguardo, alcuni episodi hanno destato l’attenzione degli inquirenti.
Un caso eclatante è stato quando dopo un prelievo di denaro presso un bancomat, una vittima veniva avvicinata da alcuni individui armati che, con violenza e minaccia, la costringevano a cedere il controllo della propria autovettura.
Durante il tragitto, la vittima veniva colpita con schiaffi e minacciata con una pistola, puntata alla gamba destra e al volto, fino a essere condotta in un luogo isolato, dove i malviventi la derubavano di una somma in contanti di 350 euro e delle chiavi dell’auto.
Uno degli aggressori esplodeva successivamente due colpi d’arma da fuoco in direzione dell’automobile, uno dei quali colpiva lo sportello dal lato del conducente.
In un’altra circostanza invece, nei pressi di un bar di Nardò, una vittima è stata aggredita da uno dei sodali in modo violento, colpendola reiteratamente con una violenza inaudita e sproporzionata anche dopo che la stessa era caduta al suolo, con calci e pugni al volto, abbandonandolo per terra, causandogli la deformazione e lo sfregio permanente del viso.
Per mesi i Carabinieri hanno seguito le tracce delle due strutture criminose, intrecciando intercettazioni, pedinamenti, osservazioni discrete e perfino ricognizioni aeree. Un lavoro paziente che ha svelato un traffico continuo di cocaina, eroina, marijuana e hashish, smerciati non solo nei centri abitati ma anche nelle località marine più frequentate della zona.
Nell’organizzazione, un ruolo primario è stato rivestito anche dalle donne di famiglia. Infatti, alcune avevano ruoli centrali, quali referenti dediti tanto al rifornimento dei pusher quanto allo spaccio al dettaglio. Altre gestivano lo spaccio e lo stoccaggio della droga, controllavano gli approvvigionamenti e le consegne, alcune avvenute anche alla presenza del figlio minore di una delle sodali. Spesso, utilizzavano autovetture di terzi soggetti estranei alla compagine criminale con il compito di “apripista”, agevolando così lo spostamento dello stupefacente.
LA PERQUISIZIONE
Un’altra donna, vicina al capo, gestiva per conto suo i contatti telefonici, organizzava gli incontri con le altre figure di spicco dell’organizzazione e svolgeva, di fatto, il ruolo di “telefonista”. In tali circostanze, adottava cautele particolari al fine di eludere il controllo delle forze dell’ordine, quali l’utilizzo di chat dedicate create su piattaforme multimediali di difficile captazione (WhatsApp e Telegram).
Infatti, nell’azione delle due strutture, determinante è stato l’uso della tecnologia e l’ampio ricorso ai sistemi di messaggistica istantanea da parte dei fruitori finali, che contattavano i loro pusher di riferimento per “ordinare” le dosi. In alcuni casi, gli stessi pusher, per assicurarsi della qualità del “prodotto” ceduto, ricontattavano i “clienti” per acquisire una “recensione” sullo stupefacente e quindi fidelizzare il cliente.
La droga, chiamata in codice con i più disparati appellativi richiamanti cibi o bevande come ad es. “birra” o “pane fatto in casa”, veniva prelevata da nascondigli sicuri, “predisposta” in piccole dosi e smerciata ai pusher per la diffusione sul territorio.
Un sistema collaudato che ha permesso alle due frange di accumulare ingenti profitti, sulla parte ionica del Salento, fino all’intervento risolutivo di oggi.
Il bilancio complessivo dell’operazione è eloquente: dieci arresti in flagranza, il sequestro di quantitativi di cocaina, eroina, hashish e marijuana, che avrebbero potuto inondare il territorio con quasi 5.000 dosi da piazzare al dettaglio.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce ha ritenuto gravi gli elementi investigativi acquisiti dai Carabinieri della Compagnia di Gallipoli, ha condiviso l’impostazione accusatoria della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, emettendo dunque l’ordinanza di custodia cautelare a cui il Comando Provinciale Carabinieri di Lecce ha dato esecuzione nella mattinata.
IL CAPITANO ALESSANDRO MONTI: «IMPORTANTE IL RUOLO DELLE DONNE»
Arrestati e condotti in carcere: Antonio Duma (a cui erano dedicati nomignoli del tipo “Papà”, “Lo zio”, “Lu grande”) di 64 anni, Marco Alemanno di 30 anni, Antonio Franco Secondo Calignano di 43 anni, Felice Inno (“Happy”) di 30 anni, Luca Elio My, di 41 anni, Massimo Cosimo Schirinzi di 50 anni e Alberto Simone di 27 anni, tutti di Nardò.
Dietro le sbarre anche: Antimo Marzano, 41 anni, di Galatone; Andrea Mele, 36 anni, di Sannicola; Gabriel Ionut Tanasa, 31 anni, di origini romene e residente a Sannicola.
Finiti, invece, ai domiciliari: Ilaria De Razza, 48 anni, di Nardò; Graziana Garacci, 38 anni, di Galatone; Xhulja Hasaj, 34 anni, origini albanesi e residente a Nardò; Emanuele Lemanno, 35 anni, e il fratello Francesco, di 25 anni, di Gallipoli; Federico Marra, 27 anni, di Galatone; Mattia Marzano, 34 anni, di Galatone; Giuseppe Mele, 65 anni, di Sannicola; Alina Stamate, 35 anni, di origini romene e residente a Nardò.
Indagati a piede libero sono: Piero Albanese di 64 anni, Gabriele Bizzarro di 31 anni, Antonio Cavallo di 58 anni, Alessandro Deserio (“Lu Burzu”) di 26 anni, Federica Antonella Duma di 30 anni, Vito Antonio Grillo di 23 anni, Stefano Martina di 25 anni, Ambra Annita Nocera di 30 anni, Alfredo Oceano di 55 anni, Gregorio Orlando di 26 anni, Fabrizio Pano di 27 anni, Jacopo Perrone di 31 anni, Sabrina Polo di 62 anni, Francesco Presta (“Pipistrello”) di 26 anni, Chiara Sportelli di 40 anni, Salvatore Trotta (“Totò”) di 57 anni, tutti di Nardò; Giuseppe Gaballo (“Beppe di Mare”), 43 anni, residente a Santa Maria al Bagno (Nardò); Ivan De Giorgi, 41 anni, di Galatone; Stefano Elia, 50 anni, di Lecce; Davide Abbate, 37 anni, di Sannicola; Cinzia Hasaj, 28 anni, di Galatone; Simone Littoria, 25 anni, di Galatone; Cosimo Marra, 37 ani, di Galatone; Federico Marra, 27 anni, di Galatone; Dario Potenza, 26 anni, di Galatone; Chiara Resta, 27 anni, di Galatone; Valerio Santoro, 35 anni, di Noha (Galatina); Luigi Settimo (“Scarafella”), 46 anni, di Galatina; Italo Tricarico, 25 anni, di Alezio; Marco Vonghia, 57 anni, di Galatone; Susanna Vonghia, 59 anni, di Galatone.
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