Cronaca
Tricase: si chiude con l’oblazione la vicenda giudiziaria Sodero – Zocco
Il consigliere comunale Vito Zocco alla prima udienza per molestie ai danni della sua ex collega Francesca Sodero ha chiesto il rito alternativo con il pagamento allo Stato di una somma di denaro. Dovrà anche accollarsi spese legali e risarcimento danni
Si è conclusa con l’oblazione la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il consigliere comunale di Tricase Vito Zocco per i fatti occorsi nella passata consiliatura (sindaco Carlo Chiuri), in cui la parte offesa è l’ex consigliere del Movimento 5 Stelle Francesca Sodero (rappresentata in aula dall’avv. Roberta Romano del foro di Lecce – nella foto in alto proprio con l’ex consigliere).
Alla prima udienza utile davanti al giudice Zocco ha chiesto l’oblazione, una sorta di depenalizzazione negoziata, un rito alternativo al giudizio penale mediante il quale, con il pagamento allo Stato di una somma di denaro prestabilita, si estingue un particolare reato contravvenzionale.
Poche ore dopo Francesca Sodero si è lasciata andare ad un lungo sfogo con un post su Facebook: «Termina oggi il primo tempo del percorso sofferto per la verità, la giustizia e il rispetto per le donne. Colui che mi accusava di aver mentito, strumentalizzato i fatti per ragioni di visibilità, distrutto l’immagine di un innocente marito e padre di famiglia per innata perfidia, colui che addirittura arrivò ad imputarmi metodi mafiosi di intimidazione, oggi ha chiesto al Giudice di non far partire il processo penale a suo carico per molestie, pagando un’oblazione e un risarcimento danni; simbolico, come avevamo richiesto, perché l’obiettivo non è mai stato arrivare a questo. Lo ha fatto perché piegato dalla Giustizia e non purtroppo dalla sua coscienza, e questo resta il dato più triste».
Secondo Francesca Sodero, però, «rimane un conto aperto per Vito Zocco ed è quello nei riguardi della nostra comunità, un conto oggi ancora più salato, posto che ricopre una carica elettiva ed anche una carica amministrativa di rilievo, essendo presidente di una commissione consiliare. Rimane la ferita alle Istituzioni e alla Politica, inflitta con la complicità di un mondo fatto di personaggi che non avvertono il peso della responsabilità del ruolo che ricoprono, guidati dall’opportunismo e dal cinico calcolo elettoralistico. Questo conto deciderà se, quando e come chiuderlo, a questo punto non è più affar mio.
A me resta da continuare il mio percorso, nel nome di quella verità che oggi deve arrivare a bussare alle porte di quegli altri soggetti che nel fango ci hanno prontamente infilato le mani per scagliarlo contro di me e vigliaccamente contro chi mi è stato sempre vicino. Mentendo e ancora mentendo, omettendo e calunniando, architettando financo un intero consiglio comunale per isolarmi, dipingermi come una pazza, una bugiarda, una poco di buono senza scrupoli nei riguardi di innocenti uomini “lavoro e famiglia”, colpevole addirittura di aver accettato un caffè al bar da un cittadino che chiedeva di fare gli auguri di Natale. Da vittima in posizione di legittima difesa sbattuta ferocemente sul banco degli imputati, rea, se non bastasse, di ledere il buon nome della città. Come se io non fossi una figlia e una compagna, un essere umano meritevole di altrettanto rispetto e titolare di un legittimo diritto di difendere la mia onorabilità. Arrivarono a negarmi il diritto di replica alle loro calunnie, censurando la verità, che però oggi ritorna amaramente (per loro) a galla».
«Anche per costoro», si legge ancora nel post, «nutro forti dubbi che sarà la loro coscienza a piegarli, che avvertiranno spontaneamente di avere un debito morale nei miei riguardi, qualcuno anche parecchio pesante. Temo che sarà ancora una volta il tempo a mettere le cose a posto, il tempo della Giustizia.
Io ho fatto la mia parte e continuerò a farla affinché lo spazio pubblico e quello professionale non sia solo formalmente aperto alle donne ma lo sia con lo stesso diritto alla dignità, personale e professionale, riconosciuto agli uomini. E lo sarà solo quando ad un insulto sessista non seguirà più automatica la domanda “ma tu cosa hai fatto per impedirlo?!”».
Dopo l’esito di questa vicenda processuale, «sono fiduciosa che un piccolo passo in avanti sia stato compiuto nel modo comune di concepire la presenza delle donne nel mondo istituzionale e professionale, e di riflesso familiare. E questo è il risarcimento più grande!
Un altro conto resta aperto ed è quello a carico delle componenti delle Istituzioni pubbliche che sarebbero deputate a promuovere e tutelare le pari opportunità, rimaste indifferenti ai fatti da me patiti mentre continuavano a mandare messaggi di promozione di passerelle per l’8 marzo. Neanche una telefonata, men che meno una costituzione in giudizio da parte della Presidente della Commissione Pari Opportunità e della Consigliera di Parità provinciali. Una stucchevole e anacronistica uscita giustificazionista cui ha fatto seguito la politica dello struzzo, da parte dell’attuale Presidente della Commissione Pari Opportunità Francesca Longo, capogruppo di quel PD che oramai sventola bandierine ideologiche a tradimento, mentre si rivela, nella realtà e sempre più, la forza politica più misogina che esista! L’abbandono immediato della causa da parte dell’allora Consigliera di Parità Regionale, Anna Grazia Maraschio, oggi assessore di Emiliano, una volta saputo che il suo coordinatore Ernesto Abaterusso (Liberi e Uguali, sigh!) aveva preso le difese dello Zocco».
L’ex consigliere comunale poi cita chi le è stata aianco: «Alessandra Ferrari, all’epoca Presidente della Commissione Pari Opportunità, l’unica a prendere posizioni nette sin dal principio, sia pubblicamente che privatamente. Non dimenticherò mai il tremolio della sua voce dopo aver dovuto assistere al ribaltamento della realtà e alla diffamazione perpetrata a mio danno in quella che dovrebbe essere l’aula in cui far risuonare valori, principi alti e manifestazioni di elevato esempio per i cittadini.
L’ex sindaco Carlo Chiuri, che nonostante le mie feroci critiche a caldo per quella che ritenni una troppo tiepida presa di posizione pubblica, un profondo momento di riflessione mi ha portato a rivalutare, ricongiungendo i punti, le reazioni e i comportamenti che mi hanno disvelato, senza tema di smentita perché immediati e spontanei, la fatica umana che costa in politica difendere la propria integrità morale.
Sonia Sabato, all’epoca Assessore alle Pari Opportunità, di cui ho apprezzato il modo discreto e asciutto di mantenere la posizione eretta nonostante le pressioni e i potenziali svantaggi che ne potevano derivare.
Giovanni Carità, che fu pronto a richiamare la politica alla sua responsabilità di prendere posizioni chiare dinanzi a fatti di sicuro rilievo collettivo. Antonio Baglivo, la cui memoria non fu selettiva come quella di tanti altri.
Barbara Lezzi e Antonella Laricchia e tutti gli ex colleghi del M5S che presero senza indugio posizione, mentre altri si mettevano di fretta in scia solo per cavalcare l’onda mediatica. Quell’onda mediatica che sono stata accusata di aver alimentato, nonostante né un messaggio né un’e-mail né una telefonata sia mai partita da me all’indirizzo di giornali e media dell’informazione, men che meno ad intermediari all’uopo incaricati.
L’elenco delle persone che dovrei ringraziare sarebbe lungo e arrivi a ciascuna il mio sorriso di gratitudine.
Ai miei familiari, tutti, mai per un momento sfiorati dal dubbio; senza il loro supporto avrei perso il fiato ai primi dieci scalini. A Franco, Zaccaria, Anna, Maria Antonietta, Daniela, Vito. Alla mia super avvocatessa Roberta Romano, professionista coraggiosa, di fine preparazione tecnica e di enorme pazienza. Le donne sappiano che possono contare su questa bella umanità, spontanea, evoluta, giusta. Al mio compagno Andrea Napoli arrivi oggi tutta la forza che serve per affrontare i prossimi passi, mi avrà al suo fianco forte, lucida e determinata, esattamente come lui è stato per me. Ringrazio anche chi mi ha insegnato che non c’è bisogno di macchiarsi di falsa testimonianza per tutelare i propri interessi di bottega ma che le bugie si possono raccontare “in falsetto”, rendendole così ancora più pericolose. Il mio setaccio oggi è più fitto e di questo sono grata a costoro. Ho digerito un altro sasso e adesso è insieme agli altri dove non può più farmi cadere ma solo rendere più stabile e sicuro il mio cammino. Un pianto liberatorio al risveglio», conclude, «è segno che la ferita si rimargina in fretta. Siate coraggiosi e solidali e avanzeremo tutti in un mondo meno ingiusto e più pulito!
E, se potete, concedete il tempo di sconfiggere l’imbruttimento umano che può colpire chi subisce ingiustizie».
Corsano
Tiggiano, latitante dal 2017, torna per il Natale e viene arrestato
A suo carico, un cumulo di condanne definitive per diversi reati – tentato furto, ricettazione, evasione, adescamento di minorenni – commessi nel corso degli anni…
Ieri, a Tiggiano, i Carabinieri di Corsano, con il supporto di quelli di Alessano e Tricase, hanno portato a termine una complessa operazione culminata nell’arresto di un soggetto da anni irreperibile, destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Lecce, Ufficio Esecuzioni Penali.
Si tratta di un 57enne del posto che, dopo essersi sottratto all’esecuzione della pena ed essersi allontanato dal territorio nazionale, risultava latitante di fatto dal 2017.
A suo carico, un cumulo di condanne definitive per diversi reati – tentato furto, ricettazione, evasione, adescamento di minorenni – commessi nel corso degli anni, per un totale di 4 anni e 2 mesi di reclusione.
Dietro questo risultato non c’è solo un’attività operativa, ma mesi di paziente lavoro silenzioso, di raccolta di informazioni, di ascolto del territorio e di costante vigilanza.
Un’attività condotta con discrezione, professionalità e determinazione dai Carabinieri che non hanno mai smesso di cercare, convinti che prima o poi si sarebbe presentata l’occasione giusta.
Quell’occasione è arrivata proprio in questi giorni di festa, quando i militari dell’Arma hanno intuito che il ricercato potesse aver fatto ritorno in Italia per trascorrere le festività natalizie presso l’abitazione di residenza, accanto ai familiari.
A quel punto, è scattata una operazione pianificata con cura. I Carabinieri hanno organizzato un servizio mirato, intervenendo al momento opportuno e rintracciando il soggetto all’interno della sua abitazione.
Dopo l’arresto e le formalità di rito, il soggetto è stato condotto presso la Casa Circondariale di Lecce, a disposizione della Procura di Lecce.
Ancora una volta, l’Arma dei Carabinieri dimostra come dedizione, perseveranza e profonda conoscenza del territorio possano trasformarsi in sicurezza concreta per la comunità.
Nell’estrazione di ieri, lunedì 29 dicembre, centrati al Superenalotto tre “5” da 24.063,06 euro l’uno in provincia di Lecce: il primo a Galatina nel Tabacchino in piazza Dante Alighieri, 2, i restanti due a Tricase, presso il Punto Giochi in via corso Apulia, 27.
Casarano
Il 2025 per l’Arma dei carabinieri. Il bilancio dell’anno quasi trascorso
Ma la sicurezza non passa solo dai controlli, passa dall’informazione, dal dialogo, dalla costruzione di fiducia. Per questo motivo i 61 presìdi dell’Arma…
Nel corso del 2025, la provincia di Lecce ha potuto contare su una presenza silenziosa ma costante: quella dei Carabinieri, presidio di sicurezza e punto di riferimento dello Stato in quasi tutti i comuni del territorio salentino.
Una presenza fatta di pattuglie che percorrono le strade di città e piccoli centri, di Stazioni che restano punti di accesso quotidiano per cittadini di ogni età, di uomini e donne dell’Arma pronti a intervenire quando serve e ad ascoltare quando è necessario fermarsi.
Sono oltre 86.000 le chiamate arrivate al NUE “112” nel corso dell’anno: dietro ciascuna, una richiesta di aiuto, un’emergenza, una paura. In molti casi si è trattato di situazioni classificate come “codice rosso”, nelle quali la rapidità delle gazzelle e il coordinamento delle Stazioni hanno consentito di attivare immediatamente le misure di tutela a protezione delle vittime.
È qui che la presenza dell’Arma diventa concretezza: una porta che si apre, una divisa che arriva, un aiuto che non tarda.
Con le sue 61 Stazioni, l’Arma dei Carabinieri di Lecce rappresenta un baluardo nella prevenzione e nel contrasto della violenza domestica e di genere. Le 798 denunce trasmesse all’Autorità Giudiziaria raccontano un fenomeno che resta impegnativo, ma indicano anche una crescente fiducia nelle istituzioni. Un segnale importante, rafforzato dall’arresto di 73 soggetti maltrattanti e dal deferimento in stato di libertà di altri 582.
Sul fronte della sicurezza generale, il 2025 ha fatto registrare una flessione della delittuosità complessiva rispetto all’anno precedente. Un risultato che non nasce per caso, ma dalla capillarità dei controlli e da una presenza costante sul territorio: l’Arma ha proceduto in 15.690 casi, pari all’83% dei reati denunciati all’Autorità Giudiziaria, su un totale di 18.838 segnalati da tutte le Forze di Polizia.
Importante anche l’azione contro lo spaccio di stupefacenti, con 96 arresti e 210 denunce e quella contro il crimine organizzato, culminata nell’arresto di 147 affiliati, nel sequestro di beni per quasi un milione di euro e nella cattura di 3 latitanti. A tutela della sicurezzacollettiva, sono stati inoltre sequestrati 2.700 kg di materiale esplodente e potenzialmente pericoloso.
Accanto alle attività investigative, l’impegno si è esteso anche alla tutela del lavoro, dell’ambiente e della sicurezza alimentare, con accertamenti che hanno portato a sequestri per 3.584.550 euro e sanzioni amministrative per 1.120.170 euro.
Parallelamente, la prevenzione ha rappresentato un pilastro centrale: 9.384 contravvenzioni elevate nel corso dell’anno, di cui 2.734 per violazioni considerate “salva vita”, come l’eccesso di velocità, il mancato utilizzo delle cinture o l’uso del cellulare alla guida. Una vigilanza che non è solo sanzione, ma azione concreta per proteggere vite.
In totale, sono stati svolti 45.749 servizi di controllo del territorio, con 91.012 militari impiegati, 174.378 persone controllate, 131.035 veicoli verificati e 50.471 documenti esaminati. Numeri che raccontano dedizione, costanza e capacità di intervento immediato, soprattutto in quei contesti dove l’Arma rappresenta l’unico presidio di Polizia presente.
Ma la sicurezza non passa solo dai controlli, passa dall’informazione, dal dialogo, dalla costruzione di fiducia. Per questo motivo i 61 presìdi dell’Arma hanno portato avanti con continuità la “Campagna di Legalità”, incontrando oltre 11.000 studenti in circa 150 momenti di formazione nelle scuole e nelle comunità locali. Un investimento sui più giovani e sul futuro del territorio.
Dietro questi risultati ci sono donne e uomini della Benemerita che ogni giorno garantiscono non solo interventi operativi, ma anche ascolto, prossimità e vicinanza. Presenze discrete ma essenziali, capaci di trasformare la divisa in un simbolo di tutela e rassicurazione.
Il bilancio di fine anno del Comando Provinciale Carabinieri di Lecce restituisce così l’immagine di un’Arma radicata nel territorio, capace di unire efficienza operativa, umanità e senso dello Stato. Un riferimento certo per sicurezza, legalità e fiducia.
-
Cronaca1 settimana faRitrovata senza vita in casa una 67enne a Tricase: vani i soccorsi
-
Attualità3 settimane faTricase e Lecce fra i migliori ospedali, secondo l’Agenas
-
Attualità2 settimane faLuca Abete: “Il figlio di Capitan Findus è a Tricase Porto”
-
Cronaca3 settimane faColtelli, furti e inseguimenti: di notte con i carabinieri
-
Cronaca4 settimane faBrutto scontro all’incrocio: due auto ko a Tricase
-
Attualità4 settimane faTricase, è ufficiale: Vincenzo Chiuri candidato sindaco
-
Attualità4 settimane faA Tiggiano 60 anni dopo
-
Cronaca1 settimana faAuto in fiamme nella zona Draghi a Tricase
