Attualità
“Ci ho provato più volte, al sud non torno più”
La testimonianza di Matteo, da Marittima a Milano per lavoro. “In Salento solo esperienze demoralizzanti e non soddisfacenti: ci ho messo una pietra sopra”

di Lorenzo Zito
Una storia che ne rappresenta tante, quella di Matteo Boccadamo, 33 anni di Marittima. Una fotografia di quella che è la situazione attuale del Salento che impotente (o forse no?) continua ad osservare l’incessante diaspora dei suoi figli, dislocati ormai in ogni angolo del mondo (clicca qui per leggere dati e approfondimento sul tema a cura di Giuseppe Cerfeda).
La storia di Matteo è la storia di chi ci ha provato, di chi ha fatto di tutto per trovare la sua strada nella sua terra, di chi alla fine (resilienza o non resilienza) ha dovuto prendere la decisione finale e forse definitiva: quella di mettere in valigia le sue competenze, i suoi studi, la sua esperienza e, soprattutto, la sua voglia di realizzarsi.
“Ho studiato a Lecce”, ci racconta, ad ulteriore riprova del fatto che non siamo dinanzi al classico profilo di giovane smanioso di fuggire lontano dalle proprie radici.
“Dopo l’università, ho cercato più volte la mia strada in Salento, prima di rassegnarmi definitivamente a partire per il nord Italia”.
Che lavoro fai?
“Sono un insegnante precario nella scuola pubblica. Docente di lettere e di storia. Ho anche ricoperto il ruolo di insegnante di sostegno. Sin qui, ho lavorato in scuole medie e superiori”.
Dove vivi?
“Vivo e lavoro a Milano dal 2019. Prima, ho intrapreso diversi percorsi per provare a costruirmi un futuro in provincia di Lecce. Purtroppo, senza esito, nonostante il dispendio di tempo ed energie”.
Che strade avevi seguito?
“Mi sono cimentato nella ristorazione ed ho anche lavorato come guida turistica. In momenti diversi, intervallati da alcune esperienze all’estero: in Spagna ho svolto un tirocinio a Valencia e poi, nel 2017/18, una esperienza di studio e lavoro”.
Cosa ti ha fatto desistere dal provare a restare “a casa”?
“Quel poco che il nostro territorio mi ha offerto è stato demoralizzante e non soddisfacente. Bisogna sempre fare i conti col fatto che il lavoro manca, va inventato ed è anche sottopagato. Mi sono ritrovato spesso anche a dover inseguire i pagamenti che mi spettavano. E poi, non bastasse, ho constatato sulla mia pelle come anche il mondo del lavoro vada avanti quasi esclusivamente per conoscenze anziché per merito”.
Pensi che le cose possano cambiare col tempo, o conti di non far più ritorno?
“Il Salento oggi per me è tutto in quel mese estivo che trascorro libero dal lavoro. Torno qui ogni anno, per godere della mia terra e delle mie conoscenze. In futuro, con tutta probabilità, si presenterà l’occasione di rientrare, anche mantenendo il mio lavoro. Ma non è più ciò che voglio: ho capito, nel tempo, che mancano quegli stimoli, culturali e non, per spingermi a tornarci in pianta stabile”.
Andrano
Comitato spontaneo contro gli incendi estivi nel Salento
Mercoledì 23 luglio ad Andrano la prima riunione organizzativa per condividere idee, proposte di iniziativa di contrasto alla devastazione in corso. Incontro aperto a tutti i cittadini, oltre ad associazioni, enti e aziende

Stiamo raccontando quotidianamente come il Salento sia continuamente devastato da incendi.
Le fiamme hanno divorato la vegetazione in diverse zone del lungomare adriatico come di quello ionico e anche all’interno, nell’entroterra.
In alcune circostanze sono state in pericolo le abitazioni e alcuni cittadini sono stati fatti momentaneamente evacuare, in un’altra, a Depressa di Tricase, sono stati arsi vivi gli animali di un allevamento.
I vigli del fuoco sono allo stremo, non bastano neanche più i canadair che arrivano da Lamezia Terme: si sente sempre più l’urgenza di contromosse, prima che si arrivi all’irreparabile.
Anche per questo nasce il Comitato spontaneo contro gli incendi estivi nel Salento che organizza la prima riunione organizzativa per condividere idee, proposte di iniziativa di contrasto alla devastazione in corso.
Sono ovviamente invitati tutti i cittadini, oltre ad associazioni, enti e aziende.
L’incontro si terrà mercoledì 23 luglio, a partire dalle ore 18,30, presso il castello di Andrano, nella sede del Parco Costa Otranto Leuca e Bosco Tricase.
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Attualità
Cartoline da una “kiss cam”: la fotografia della deriva dell’informazione sui social
L’episodio dei due presunti amanti al concerto dei Coldplay diventa un esercizio deontologico estendibile a tutti

di Lorenzo Zito
Questa storia dei due presunti amanti al concerto dei Coldplay è un bell’esercizio di deontologia giornalistica, estendibile anche a chi non pratica la professione.
Ebbene mi è stato insegnato (nemmeno troppo tempo fa) che se ci si reca ad un evento pubblico, in cui è risaputo esserci una grande attenzione mediatica, ci si può e ci si deve aspettare di essere inquadrati dai mass media. Un po’ come nelle partite di calcio: se veniamo mandati in tv in mondovisione, la nostra privacy non è stata violata. Abbiamo scelto noi di esserci, consapevolmente.
Mi è stato poi insegnato che in taluni casi la sfera privata delle persone può essere resa pubblica. È il caso di quei personaggi la cui notorietà, la cui fama o il cui ruolo nella società si basano anche sulla condivisione con il proprio pubblico di elementi che, appunto, riguardano strettamente la propria vita personale. Non avremmo altrimenti il gossip, o i Ferragnez di turno.
Il caso dei nostri amici al concerto dei Coldplay quindi è o non è spiattellabile sulla copertina del mondo?
Va fatto un distinguo. Un conto è diffondere la sola immagine di una o più persone persone allo stadio (perché le tv riprendono i bambini sugli spalti? Perché una semplice inquadratura non ne permette l’identificazione, l’inserimento in un contesto privato e personale, quindi non viola i codici a tutela della loro minore età). Ben altro è usare quella inquadratura per zoomare sull’intimità di una persona che famosa non è.
Bene. Sfido chiunque a dire oggi che, già prima della settimana scorsa, fosse a conoscenza dell’identità della responsabile delle risorse umane di Astronomer. Lo stesso dicasi per il CEO della medesima azienda.
Insomma. Vanno al concerto? Devono mettere in conto di essere inquadrati, certo. Ma non tutto il resto.
Perché allora tutte le testate possibili e immaginabili, anziché fermarsi alla diffusione di quei frame, li hanno passati ai raggi X, raccontandoci la loro vita?
La risposta (preoccupante) è nella deriva della gestione dell’informazione ai tempi dei social. Nella pratica sempre più diffusa del solleticare le nostre curiosità ed il nostro istinto più buio.
Per carità, le tre S del giornalismo funzionano dalla notte dei tempi (Sesso, Soldi, Sangue). Ma oggi se tutti online fanno qualcosa, non importa più che essa sia giusta o sbagliata. Se tutti lo pubblicano, questo ci garantisce quasi certamente l’impunità.
In che misura allora questo esercizio di deontologia giornalistica (lo ammetto, bello solo per gli addetti ai lavori) è estendibile anche a chi non pratica la professione?
Lo è perché forse gli unici che possono fermare questa deriva sono coloro che non sono deputati a farlo.
Se oggi il controllo su determinati fenomeni è impossibile (o difficile) spetta a noi tutti una assunzione di responsabilità nel rispondere a quel solletico di cui sopra.
Presto o tardi il tritacarne verrà a bussare alla nostra porta e, magari, non sarà perché siamo stati riprovevoli, tradendo le nostre mogli (lungi da me difendere i due amici dei Coldplay).
Un esempio? In quel tritacarne ci è finita anche la vera vittima, che di sicuro meno di tutti aveva il piacere di divenire “famosa per un giorno” (di quelli che durano per sempre). La moglie. Ci avevate già pensato?
Attualità
Cambio del martelletto: il Rotary Club di Tricase ha un nuovo Presidente
Colucci ha richiamato il significato profondo del faro che campeggia nello stemma del suo anno: un simbolo che rappresenta non solo la direzione da seguire, ma anche la volontà di illuminare il cammino, essere un punto di riferimento per il territorio, costruire ponti tra le persone e promuovere con determinazione il bene comune…



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