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Approfondimenti

Come eravamo: il Carnevale a Tricase negli anni ’30

I ricordi delle masciate di un tempo, raccontati da chi le ha vissute in prima persona

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di Ercole Morciano


L’ultima domenica di Carnevale quest’anno è stata domenica 2 marzo.


L’ultimo giorno sarà invece martedì prossimo: “martedia rassu”, Martedì Grasso: lo dicevano i nostri antenati e lo si dice ancora oggi parlando il dialetto tricasino.


Le prime notizie certe sul Carnevale Tricasino del passato ce le ha tramandate Giuseppe Pisanelli nel suo libro “Notizie su uomini, cose e immagini di Tricase” pubblicato nel 1990 con le edizioni del Grifo di Lecce.


Apprendiamo così che a Carnevale “un’antica tradizione voleva che gruppi di appassionati della recitazione, per lo più artigiani, organizzassero lavoretti teatrali che seralmente andavano a recitare nelle famiglie. In quell’occasione chi disponeva di una stanza più grande delle altre invitava parenti, amici e compari per gustare lo spettacolo”.


Alla fine delle recite e del canto dei vari stornelli composti per l’occasione, il padrone di casa offriva almeno un bicchiere di vino; altrimenti, se di famiglia agiata, oltre al vino, “si offrivano frittelle di vario tipo, rosolio, ecc. Così i nostri maggiori vivevano il carnevale. Tali usanze rimasero in vita fino agli anni Trenta” e oltre.


Un formidabile organizzatore fu Antonio Scarascia, “mesciu ‘Ntunucciu Russu”.


Egli “si cimentò nelle manifestazioni carnevalesche pubbliche e, grazie ad esse, il Carnevale Tricasino era noto in tutta la provincia. Non si trattò di mute sfilate in costume o di carri allegorici inanimati. Si trattò di rievocazione di eventi nazionali importanti come La guerra Italo-Turca, La trasvolata atlantica di Italo Balbo, Il carro di Tespi e tante altre“.


In particolare, Giuseppe Pisanelli descrive nei dettagli la parodia della “Guerra Italo-Turca”, combattuta dall’Italia negli anni 1911-1912 per sottrarre la Libia all’Impero Ottomano.


Ricorda in particolare lo sparo dei fucili grazie alla collaborazione della ditta “Rosati”, ovvero “Mesciu Lia”, conduttore della fabbrica di fuochi pirotecnici.


L’altra descrizione riguarda “La trasvolata” per la quale furono fabbricati gli aerei in legno e cartone “installandoli su biciclette.


Il trimotore a due posti del Comandante, ovviamente ‘Ntunucciu Russu, era fissato su una moto guidata da Toto Galati”, scherzoso autista di autobus.


Dopo il giro per le vie del paese, la squadriglia giungeva in una gremitissima piazza Vittorio Emanuele (ora Pisanelli, vedi foto in alto) per la lettura del discorso d’occasione da parte di mesciu ‘Ntunucciu.


Il Carnevale finiva poi la domenica successiva al martedì delle ceneri, detta della “Pentolaccia”.


E qui Giuseppe Pisanelli ricorda due indimenticabili pentolacce organizzate da mesciu Antunucciu negli anni ‘30.


Il Carnevale Tricasino non aveva dunque una maschera propria come “Titoru” (Gallipoli), “Paulinu” (Lecce e paesi della provincia), “Sciacuddrhuzzi” (Aradeo), “Mielina” (Melendugno), ecc.


La sua specificità era rappresentata dalle “squadre di masci”.


Rimasero in voga fino agli anni ’60 e io, avendoli visti sin da ragazzino, ricordo che ogni squadra era composta da 10-15 “masci”, tutti uomini ma alcuni vestiti e pesantemente truccati da donne, che passavano per le vie di Tricase suonando strumenti veri e strumenti di fortuna e che ogni tanto entravano nelle case per recitare, suonare e cantare stornelli inventati da loro e spesso legati alle canzoni più popolari di quel tempo o a personaggi locali.


Ricordo in particolare una strofa, completa di motivo musicale:


Pisanelli, Pisanelli


Cucinati cu’lla paja


Unu zzumpa, l’otru balla


Nn’otru sona la chitarra


L’otru sona lu mandulinu


Nu ‘nne sciamu de ‘qquai


Se nu ‘nne dati ‘nnu bicchieri de vinu.


Ricordo che ogni squadra (ora chiamata ‘masciata’ con un neologismo dialettale) prendeva il nome dal suo capo, ovvero dal suo organizzatore.


C’era la squadra “de mesciu Alfredu Russu” (Alfredo Scarascia, figlio di maestro Antonuccio), “du Ciccillu” (Francesco Ippati), “du Roccu Surge” (Rocco Di Domenico) e, come mi suggerisce l’ultranovantenne Rocco Musio, c’era anche la squadra di Gino Merico, il figlio del direttore didattico.


Per la squadra cui apparteneva il giovanissimo Donato Valli (futuro professore universitario di Letteratura Italiana e poi Rettore) era lui che scriveva i testi e gli stornelli da musicare; peccato che siano andati persi.


Allora la strada che si riempiva di maschere, a gruppi o singole, era soprattutto la via Stella d’Italia, dove lo strato di coriandoli si alzava da terra per vari centimetri.


Tale prassi durò per gli anni ’60 poi andò scemando.


Gerardo Forte ricorda che intorno agli anni ’70, la Pro Loco di Tricase, con a capo Michelino Morciano e Cosimo De Benedetto, si fece promotrice di un bando per il Carnevale Tricasino.


Parteciparono parecchi gruppi formati da numerosi ragazzi.


Il nostro gruppo“, continua Gerardo, “era capeggiato da Donato Bonalana (sarto), oggi quasi novantenne. Oltre al nostro parteciparono anche altri gruppi: uno di S. Eufemia (Gino Cazzato, Donato Elia, Franco Baglivo ed altri), “mesciu Alfredu Russu” e altri gruppi di cui non ricordo il nome. Dopo un paio d’anni, svanì tutto“.


Un vero e proprio revival del Carnevale Tricasino si ebbe nei primi anni ‘80-’90 dello scorso secolo.


Durante il periodo carnevalesco si esibiva nelle case, secondo l’antica tradizione, il gruppo “Maielana Band”. Animatore principale era Andrea De Carlo; tra i componenti vi erano la moglie Lilo, i fratelli Stefano, Marcello e Carlo, ai quali si aggiungevano altri parenti ed amici.

Le rappresentazioni erano il frutto di un intenso lavoro di squadra per le ideazioni dei testi e per le parti musicali.


Le recite riuscivano ad appagare e divertire un pubblico variegato, ma sempre attento a cogliere l’armonia tra testi, musica e fatti legati ironicamente agli eventi amministrativi di quegli anni in cui i partiti tradizionali andavano tramontando e il nuovo faticava ad affermarsi.


I testi, ispirati ai classici, erano molto curati e avevano titoli come “La Divina Commedia” (1988), “Giulio Cesare” (1989), “Ulisse” (1994).


Non ricordo se le commedie in dialetto dirette in quegli anni da Angelo De Carlo e recitate da attori e attrici in gamba, fossero inserite, oppure no, nel carnevale tricasino, ma questa è un’altra nostra e interessante storia che merita un ricordo a parte.


Nella foto in alto: piazza Vittorio Emanuele (ora Pisanelli), “Trasvolata Atlantica 1932” di Antonuccio Scarascia (Foto di G. Pisanelli).

Nelle foto in basso: via Stella d’Italia, ingresso villa “Barbara ora Vitalone”, “Mascherata carnevalesca 1953” (Foto Fam. Michelino Dell’Abate).





Approfondimenti

Il mondo delle Associazioni nel Salento: pregi e difetti

L’unità civile si ritrova nell’incontro di tanti che sanno dialogare per poter davvero vivere meglio…

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di Hervé Cavallera

Che la lettura dei caratteri peculiari di un determinato periodo storico non sia sempre facile, almeno per i contemporanei, è certamente cosa risaputa, ma ciò è particolarmente vero in un momento storico come quello che stiamo vivendo, nel quale un elemento significativo è la contraddizione.

La pace è infatti proclamata come un bene da tutti auspicato e invece persistono le guerre, sì da paventare addirittura la possibilità di un conflitto mondiale. Al tempo stesso si predica l’inclusione, ma l’integrazione reale è difficile e non mancano quartieri ghetto.
E accade che nel mondo dei social media, in cui tutti siamo apparentemente connessi, le persone non riescono a colloquiare in reale presenza tra loro e moltissimi anziani, senza più alcuno accanto, devono ricorrere alle Case di Residenza Assistenziale.

Nell’età nella quale l’istruzione è notevolmente cresciuta per tutti, e quindi presupporrebbe un mondo più sereno, è invece in atto una irrazionale violenza crescente. E si potrebbe continuare.

ANIMALE SOCIALE

Eppure l’uomo, come aveva già detto il filosofo Aristotele, è essenzialmente un animale sociale ossia destinato per sua natura a vivere in comunità e ciò, al di là delle istituzioni in cui la compresenza è inevitabile (dalle scuole alla fabbriche, dagli uffici allo stesso Stato), è confermato dalla presenza e dalla diffusione dell’associazionismo, ossia dalla libera e responsabile partecipazione ad associazioni di varia natura (culturali, sportive, di volontariato, di promozione sociale e così via).

Private o pubbliche, con una lunga tradizione storica alle spalle o con fresca baldanza di buoni propositi, le associazioni non mancano.
Non risulta (o quanto meno non conosco) il numero complessivo delle associazioni in provincia di Lecce, ma indubbiamente, considerando la varietà delle tipologie e il numero dei Comuni della provincia, possono essere migliaia.

Basti considerare una città come Tricase per rendersi conto non solo della consistenza quantitativa della loro esistenza, ma altresì della loro incisività nel sociale. Non intendo in questa sede soffermarmi su alcune poiché non mi sembra corretto fare delle scelte che potrebbero sembrare discriminatorie o di parte.

È sufficiente dire che, mentre qualcuna è un po’ sonnacchiosa, altre sono particolarmente attive e che accanto ad associazioni di carattere prevalentemente ricreativo ve ne sono altre di natura culturale e altre ancora che hanno per fine principale l’operare per il miglioramento della qualità della vita della comunità o per venire incontro ai più bisognosi.

Vi sono poi associazioni meramente online, delle comunità virtuali o gruppi digitali che diffondono opinioni, informazioni e vanno acquistando capacità di indirizzare i loro componenti in più ambiti.

Si tratta di una realtà in espansione e che andrebbe esaminata a parte, soprattutto quando assume un carattere socio-politico.

MEGLIO FARE LE COSE INSIEME

Il punto essenziale che al momento è giusto sottolineare è dato comunque dai vantaggi che l’associazionismo offre. In primo luogo, ogni associazione aggrega, accomuna ed è pertanto una comunità con dei fini accettati da tutti i membri e quindi richiede delle norme, delle regole, delle competenze, dei propositi.

Implica in tal modo il saper vivere insieme, formando un tutt’uno con i componenti pur nei diversi compiti. Sotto tale profilo, la coesione sottintende l’amicizia nel rispetto delle diverse personalità. Inoltre, un’associazione si pone obiettivi che prescindono (o dovrebbero prescindere) dagli interessi personali.

Si pensi alle associazioni di servizio volte ad attività di beneficenza e di supporto sociale i cui esiti dovrebbero riguardare il bene pubblico e ciò vale altresì per quelle culturali e di volontariato. Fini di crescita sociale esistono del resto anche in quelle di natura politico-sociale, solo che in esse, come avviene anche per quelle che sono espressione di una tifoseria, vi è sempre una natura di scelta di parte e quindi di contrapposizione, sia pure nel leale riconoscimento della realtà di differenti orientamenti.

DIMMI CON CHI VAI E TI DIRO’ CHI SEI

Ci si trova per tutti questi motivi dinanzi ad una situazione complessa che non solo mostra come il soggetto non vive isolato, ma che caratterizza una comunità, le dà un senso.

«Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei», recita un vecchio proverbio, facendo capire che il comportamento di ognuno è influenzato dall’ambiente che frequenta, ma al tempo stesso è anche vero che ognuno deve sforzarsi di far crescere l’ambiente o l’associazione di cui fa parte.

Si manifesta allora un altro elemento che deve essere costitutivo del permanere in una associazione: il farla positivamente sviluppare, accrescendo il numero dei soci attraverso la qualità e il valore di ciò che si realizza. Sotto tale profilo, le associazioni veramente meritevoli di rispetto hanno sempre un valore educativo, poiché sollecitano i componenti a dare il meglio di sé per l’interesse di tutti.

Il fine dell’azione non è personale, ma collettivo, dove per “collettivo” non si intende solo il gruppo di cui si fa parte, ma l’intera città a cui si appartiene e, attraverso la propria città, il territorio di appartenenza.

In questo modo lo sguardo, l’operare si amplia e dal proprio gruppo si estende a tutto il territorio a cui si appartiene.

La vitalità di un territorio dipende infatti dalla forza di partecipazione degli abitanti alla vita dello stesso: ognuno per la sua parte, per la sua professione, per il suo gruppo di appartenenza, per la sua competenza.

Associandoci, comunichiamo, ossia trasmettiamo idee, affetti, esperienze e collaboriamo.

Come del resto avviene nelle famiglie, il cui legame è soprattutto affettivo e parentale, oltreché giuridico. Per questo tutte le associazioni, che hanno per fine il bene pubblico, sono determinanti per lo sviluppo sociale e sono la ricchezza di un territorio.
Democrazia è partecipazione responsabile, perché comporta competenza e capacità di superare, stando insieme, i propri interessi particolari.

L’unità civile si ritrova nell’incontro di tanti che sanno dialogare per poter davvero vivere meglio.

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La Fed taglia i tassi di interesse e le criptovalute scendono sotto i 4 trilioni di dollari

Il mercato delle criptovalute ha recentemente registrato una flessione, con quasi tutti i token in calo e la capitalizzazione di mercato totale delle criptovalute scesa sotto i 4.000 miliardi di dollari…

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Il mercato delle criptovalute ha recentemente registrato una flessione, con quasi tutti i token in calo e la capitalizzazione di mercato totale delle criptovalute scesa sotto i 4.000 miliardi di dollari.
A seguito del taglio di 25 punti base dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, i trader che hanno puntato sui guadagni degli ETF hanno dovuto affrontare liquidazioni per oltre 500 milioni di dollari, mentre coloro che hanno puntato su Bitcoin hanno visto liquidazioni per 280 milioni di dollari. Alcuni analisti affermano che il mercato sta scontando una delle maggiori liquidazioni dell’anno. Sebbene il supporto strutturale di ETF e istituzioni rimanga intatto, le prospettive a breve termine per il mercato delle criptovalute rimangono estremamente fragili.
A meno che Bitcoin non riesca a superare i 115.000 dollari e a mantenersi a questo livello, il mercato si troverà ad affrontare una situazione difficile. Molti partecipanti temono che il trading di DAT stia perdendo slancio e che afflussi significativi verso le criptovalute siano improbabili nel breve termine. (Il trading DAT si riferisce alle società finanziarie di criptovalute quotate in borsa che raccolgono fondi per investire in valute digitali come Bitcoin, offrendo agli azionisti un canale indiretto per detenere criptovalute.)
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Il sindaco di Martano, Fabio Tarantino, si confessa…

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Intervista esclusiva al sindaco di Martano, Fabio Tarantino, ospite in redazione

Una lunga chiacchierata svicolando dalla pura cronaca amministrativa alla cultura e al sociale, con qualche sortita anche sulla politica provinciale e regionale e sulla delicata situazione in Medioriente.

Tarantino sta affrontando l’ultimo anno del suo secondo mandato e, ammette, come consentito dalla nuova legge per i Comuni sotto i 15mila abitanti, di puntare al tris alle prossime elezioni.

In questi dieci anni tante le opere portate a termine ma ciò di cui il primo cittadino più va orgoglioso è come «in questi anni sia cambiato il modo di vivere il paese. È cresciuto il rispetto dello spazio pubblico, tutti insieme abbiamo compreso quale sia la strada migliore per valorizzare Martano e le sue professionalità. Non abbiamo il mare e, se vogliamo essere attrattivi, dobbiamo essere accoglienti, in tutti i sensi».

A partire dagli spazi da vivere: «Abbiamo trasformato quella che era una strada di passaggio per automobili in due piazze.
La prima, l’abbiamo chiamata piazza Castello, perché consente agli avventori
di godere del panorama del palazzo Baronale. La seconda, piazza dei Caduti, è oggi uno spazio vivo e vissuto dai miei concittadini e da chi viene da noi in visita».

L’INFRASTRUTTURA… SOCIALE

Dieci anni da sindaco saranno stati una faticaccia ma anche una fucina di soddisfazioni. La più importante?

«È un’infrastruttura… sociale! Abbiamo ricreato una stretta connessione tra la gente e l’amministrazione: il Comune è oggi un “palazzo di vetro”. Il funzionario è a disposizione di tutti, esattamente come l’amministratore. Potranno accusarci di tutto ma, di certo, non di esserci allontanati dalle persone e dalle loro esigenze. Qui nessuno si è mai chiuso nella torre».

LA CULTURA AL CENTRO

Da giornalista sa bene quanto sia importante la cultura nella vita di una città e di ognuno di noi.

«L’abbiamo messa al centro di tutte le nostre attività. Ne è stata (e ne sarà) la diretta protagonista oppure con un importante ruolo di “accompagnamento”. Comunque, presente all’interno di tutte le manifestazioni promosse dall’amministrazione, in tutti i progetti, i programmi e le opere introdotti in questi dieci anni. La cultura è il punto di riferimento per il Comune, con la sua biblioteca, i suoi eventi, le iniziative a fare da presidio culturale, insieme ovviamente alla istituzione scolastica del territorio e alle associazioni di promozione culturale».

OPERAZIONE RECUPERO

Altro punto a favore il recupero della ex struttura “Dopo di Noi”.

«Abbiamo ereditato questa opera, , incompleta e definanziata, dalle precedenti amministrazioni.
Dopo un intenso lavoro istituzionale, nel 2020, siamo riusciti a ottenere un nuovo finanziamento per completare quella che era diventata una delle opere incompiute simbolo a livello nazionale.
Da poco è scaduto il bando per l’affidamento in gestione, ora vedremo gli esiti e cercheremo di arrivare a una gestione e, quindi, all’apertura di questa struttura con un gruppo di appartamenti destinati ad anziani e disabili che restano soli. La comunità che immaginiamo è inclusiva e deve garantire ai più deboli una vita dignitosa oltre all’accesso alle cure».

CITTADELLA DELLA SALUTE

Non avete lesinato sforzi per quella che è una sorta di hub della salute.

«Non abbiamo un ospedale in loco e, per questo, abbiamo fatto il possibile per fornire almeno i servizi essenziali. Il nostro poliambulatorio lavora a pieno regime, basta consultare i numeri per averne conferma. Puntiamo ad avere, nello stesso posto, sfruttando i locali della RSA, anche i poliambulatori di tutti i medici di base del paese, i poliambulatori pediatrici e gli altri servizi».

IL CIRCOLO TENNIS

C’è qualcosa che ha urgenza di realizzare prima che finisca il secondo mandato?

«Restituire ai cittadini il Circolo Tennis. Stiamo realizzando due campi di tennis, due di padel e un campo di calcetto. Lo sport è importante e il Circolo fa parte della storia di Martano. Contiamo che ritorni all’antico splendore».


IL TERZO MANDATO

Fuori dai denti: ci sarà per il terzo mandato?

«La squadra ha fatto bene e può continuare il suo lavoro, credo proprio che ci ripresenteremo agli elettori. Anche perché…».

Perché?

«Stiamo gettando le basi affinché la nuova zona artigianale diventi un fiore all’occhiello della città. La zona PIP 1 è completa, per la PIP 2 abbiamo già ricevuto tante richieste sia da locali che da persone che vorrebbero trasferire la loro azienda da noi. Vogliamo fare in modo che la nostra zona artigianale sia davvero funzionale e quindi appetibile per dare anche un impulso all’occupazione».

Altro suo cruccio è la lotta allo spopolamento.

«Non è facile. Tra denatalità e giovani che vanno via per avere un futuro, rischiamo di rimanere una terra popolata solo da anziani. Ci stiamo ragionando e faremo tutto quanto nelle nostre possibilità per invertire la tendenza. Come creare degli spazi affinché chi svolge un’attività in altre città possa continuare a farlo da Martano, avendo tutto a disposizione e senza doverne pagarne lo scotto. Ci siamo già dotati di Ultra Fibra per la connessione internet, ora dobbiamo pensare a come offrire spazi adatti».

CONTRO IL RISCHIO IDROGEOLOGICO

Intanto avete sistemato gran parte della questione “fognatura bianca” contro il rischio idrogeologico.

«Per quanto riguarda la fognatura bianca e il recupero delle acque pluviali, abbiamo ricevuto un finanziamento di 3,5 milioni di euro complessivi con due finanziamenti. Con quei fondi stiamo realizzando un’infrastruttura primaria necessaria per Martano. Riguarderà le principali arterie, quindi, via De Gasperi, via Mameli, via Traglia, via Aldo Moro, via Don Minzoni, via Teofilo. In questo modo forniremo alla città un’infrastruttura importante contro il rischio idrogeologico. Abbiamo anche in “cottura” altri tre progetti relativi alla fogna bianca, finanziati sempre dal Ministero, per ottenere poi fondi pari a sei milioni di euro, proprio per completare la rete di fognatura bianca della città».

PRESIDENTE DELLA PROVINCIA?

Oggi è vicepresidente della Provincia e c’è già chi la vede futuro presidente…

«Il presidente Stefano Minerva si dimetterà per prendere parte alle elezioni regionali e io sarò chiamato a colmare il vuoto amministrativo fino alle prossime elezioni. Se, poi, si vorrà dare continuità all’amministrazione uscente confermo la mia disponibilità ma senza alcuna forzatura. Se ce ne sarà bisogno, io ci sarò».

LA QUESTIONE PALESTINESE

A differenza di molti suoi colleghi, non ha fatto spallucce e, sul genocidio di Gaza, ci ha messo la faccia.

«Martano condanna con fermezza qnaato accade nella Striscia di Gaza. Abbiamo esposto una bandiera della Palestina ancora più grande, a testimonianza di un impegno non solo morale, anche politico e istituzionale. Le notizie che ci giungono sono drammatiche: scarsità di medicinali, mancanza di cibo e acqua potabile, distruzione del sistema sanitario e scolastico, collasso totale delle infrastrutture civili.
Il Consiglio comunale di Martano ha formalmente chiesto: il cessate il fuoco immediato, l’apertura urgente di corridoi umanitari sicuri, il rispetto del diritto internazionale, l’opposizione a ogni ipotesi di annessione della Striscia di Gaza.
La nostra è solo un’istituzione locale.

Crediamo, però, che il compito della politica, anche a livello comunale, sia quello di dare voce ai valori universali di giustizia, pace e tutela della dignità umana. Martano non resta in silenzio e si schiera sempre dalla parte della vita e dei diritti umani. Da diversi porti del Mediterraneo, son partite le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, con l’obiettivo di rompere l’assedio e portare aiuti alla popolazione stremata. Tutti abbiamo il dovere di fare qualcosa: è in discussione il principio di umanità. Al tema dei diritti umani, del rispetto dei diritti umani contro il genocidio sono sensibili sia il sottoscritto, come vicepresidente della provincia, che l’intera amministrazione comunale di Martano. Ecco perché stiamo mettendo a disposizione della Freedom Flotilla Italia noi stessi, le nostre capacità e la nostra forza politica per aiutare, in ogni modo possibile, un popolo vittima di genocidio».

CULTURA CINOFILA

Di recente avete attivato il servizio gratuito di cultura cinofila. Di che si tratta?

«Anche questo è un aspetto importante della vita di tutti. Il Comune, in collaborazione con gli educatori cinofili Angelo De Mitri e Lavinia Donateo, ha avviato la nuova iniziativa dedicata alla tutela e al benessere dei cani. Un servizio gratuito, individuale e personalizzato per sensibilizzare il cittadino sulla cultura cinofila e supportare i proprietari nei problemi relazionali con il proprio cane».

Giuseppe Cerfeda

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