Attualità
Ecco Robert Acer, il pilota mascherato
Il supereroe dei bambini nel Salento, ospite dell’Istituto Cordella
E’ il Batman dei giorni nostri. Un eroe della quotidianità con la mano tesa verso i bambini che soffrono, verso gli ultimi che con lui ricominciano a sorridere.
Dietro quel casco integrale un uomo vero, un uomo buono, sincero e molto simpatico. Il pilota Robert Acer, la cui identità è sconosciuta a tutti perché mascherato sempre in pubblico con un casco integrale o una maschera, è in questi giorni a Lecce ospite della famiglia Cordella e del grande amico e costumista Christian Cordella, che vive a Los Angeles ormai da anni. E proprio in America i due “artisti” uno nel mondo della moda l’altro per lo sport estremo si sono conosciuti. Robert ieri mattina ha partecipato presso la sede dell’International Fashion School Cordella a Lecce, diretto da Carol e Manuel Cordella e dal papà e “maestro” Pino Cordella, ad un incontro con i giovani stilisti della scuola e la presidente dell’Associazione Strada Facendo Alessandra Lezzi. A Robert Acer la responsabile di Strada Facendo, associazione che si occupa di prevenzione della violenza contro le donne e minori, ha illustrato obiettivi e mission del lavoro sul campo non solo a sostegno dei bambini salentini e italiani ma anche di quelli stranieri. “Grazie per avermi accolto con tanto calore e affetto“, ha commentato Robert, “l’unico obiettivo della mia vita è quello di donare una speranza ai bambini. Non è necessario scoprire la propria identità per fare del bene e nel mondo ci sono tanti piccoli campioni che hanno bisogno di aiuto”.
L’identità di Robert Acer è ancora oggi per tutti sconosciuta. Quando appare in pubblico lo fa sempre con un casco integrale (disegnato per lui da Christian Cordella) o una maschera con cappuccio. Chi è allora Robert Acer? Un supereroe dei bambini sicuramente. Gran parte del suo fondo corsa lo utilizza per cambiare la vita dei bambini svantaggiati della Baja California, ma non solo sono tanti i progetti a cui si sta dedicando Robert e ha promesso ad Alessandra Lezzi di Strada Facendo che “condividerà anche la missione della sua iniziativa in favore dei bambini Moldavi”. Un sogno di solidarietà, tra sport estremo e bontà d’animo. Negli Stati Uniti Acer è il proprietario di apparecchiature GSM, ha debuttato alla Baja 1000 e agli ultimi due Trophy-Trucks, ma il suo obiettivo principale rimane sempre quello di “aiutare i bambini della Baja California”. Ha già provveduto a sistemare i marciapiedi delle scuole, far installare l’illuminazione e donare le aule di banchi e arredi nuovi oltre che di quaderni e libri di testo. Solo in Ensenada ci sono tre scuole di diversi gradi adottati dal GSM e da Acer dove si vogliono migliorare i campi di atletica e le strutture. Attualmente il progetto GSM si è ampliato anche in Giordania e in Libano, attraverso la partnership con l’Unicef. Intanto il “campione d’umanità” Robert Acer attende con ansia il Rally Dakar e la 46 edizione della Baja 1000. Una nuova vittoria porterà sicuramente una boccata d’ossigeno ai bambini poveri che vivono la loro fanciullezza tra degrado e miseria. Per seguire Robert Acer collegarsi su Facebook alla sua pagina ufficiale.
Attualità
Genitore si scusa con la dirigente del Liceo Comi: “Rivolsi parole gratuitamente ingiuriose”
“Fu solo il frutto di un momento di forte tensione personale”: nella lettera pubblica inviata alla Redazione, l’intento di chiudere bonariamente una vicenda incresciosa risalente al 2024
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di scuse giunta in Redazione dal signor Grazio De Paoli, genitore di uno studente del Liceo Comi. La lettera pubblica è indirizzata alla Dirigente del medesimo istituto. Come si evince dalla stessa comunicazione, inviata alla Redazione per tramite dell’avvocato Francesco Accoto, la presente vale quale presa di coscienza dell’errore commesso e come manifestazione della volontà di chiudere bonariamente una spiacevole vicenda, risalente al 2024. All’epoca, nel mese di settembre, lo scrivente avrebbe rivolto pubblicamente delle parole ingiuriose all’indirizzo della Dirigente e del Liceo.
“In riferimento a quanto accaduto nel settembre 2024, durante l’accoglienza nell’auditorium delle classi prime del Liceo “G. Comi” di Tricase, desidero esprimere alla Dirigente scolastica, Prof.ssa Antonella Cazzato, e all’intera comunità scolastica, le mie più sincere scuse per le parole e i toni inappropriati usati. Riconosco che il mio intervento è stato inopportuno, errato, offensivo e non riflette il rispetto e la stima che invece avrebbe dovuto avere la Dirigente e dell’Istituto e tutti gli altri addetti, che si sono distinti per serietà, attenzione e professionalità nelle numerose attività scolastiche ed extracurriculari svolte.
Le mie parole, gratuitamente offensive, pronunciate in quella circostanza nell’auditorium del Liceo “G. Comi”, sono state solo il frutto di un momento di forte tensione personale, senza alcuna responsabilità da parte della Dirigente scolastica, Prof.ssa Antonella Cazzato né di tutta la scuola. Per quanto ho potuto constatare il Liceo “G. Comi” ha sempre garantito un percorso formativo di elevata qualità, e il personale docente e non docente, insieme alla Dirigente, si è sempre mostrato all’altezza del proprio compito educativo verso mio figlio assicurandogli un ottimo percorso scolastico quinquennale”.
Attualità
Alessano-Specchia: fronte comune a scuola contro il bullismo
Questa mattina l’incontro, nei due plessi, con l’Associazione Nazionale Carabinieri Sezione Tricase
Coinvolgimento e partecipazione attiva degli studenti e delle studentesse del Comprensivo di Alessano e Specchia che oggi hanno incontrato l’Associazione Nazionale Carabinieri Sezione Tricase, in un incontro sul delicato tema del bullismo e cyberbullismo.
Un momento di dialogo autentico, che ha contribuito a sviluppare consapevolezza e responsabilità tra le giovani generazioni, grazie anche al prezioso intervento della psicologa Marinella Martella, che ha offerto spunti concreti per riconoscere e contrastare questi fenomeni.

A impreziosire l’iniziativa, la presenza dei Sindaci dei rispettivi Comuni, segno tangibile di un’attenzione condivisa e di una comunità che sceglie di fare rete per proteggere e sostenere i propri ragazzi e le proprie ragazze.
Approfondimenti
Pompeo Maritati, “Quando i numeri si innamorano (e io ci casco)”
Oggi che sono in pensione, che posso permettermi di scrivere senza Excel aperto in sottofondo, ho ritrovato quei fogli, li ho riletti, e mi sono detto: “Perché non completarlo? Perché non dare voce a quei numeri innamorati?”…
L’idea di questo libro nasce in un luogo che, a prima vista, sembrerebbe il meno romantico del mondo: una sala corsi di una grande banca italiana, illuminata da neon impietosi, con pile di dispense, calcolatrici scientifiche e tazzine di caffè che avevano visto giorni migliori.
Era verso la fine degli anni 90, e io, in giacca e cravatta, stavo tenendo un corso di matematica finanziaria a un gruppo di operatori bancari. L’argomento del giorno? Il calcolo delle rate di mutuo con il sistema cosiddetto “alla francese”.
Un nome che evoca baguette, bistrot e chanson d’amour, ma che in realtà nasconde una formula che farebbe piangere anche un ingegnere.
Eravamo immersi in coefficienti, tassi d’interesse, progressioni geometriche e quel misterioso “ammortamento” che, più che un piano di rimborso, sembrava una lenta agonia numerica. E proprio mentre stavo spiegando la logica dietro la distribuzione degli interessi nel tempo, uno degli uditori – un tipo sveglio, con l’aria di chi aveva già capito tutto, ma voleva vedere se anche io lo avevo capito se ne uscì con una frase che mi colpì come una freccia di Cupido: “È come se alcuni numeri si fossero innamorati.”
Silenzio. Sorrisi. Qualche risatina. Io, ovviamente, feci il classico gesto da docente navigato: annuii con un mezzo sorriso, come a dire “bella battuta, ma torniamo seri”. E così fu. Riprendemmo la lezione, tornai a parlare di rate, di formule, di Excel. Ma quella sera, solo in albergo, mentre il minibar mi offriva una bottiglietta d’acqua a prezzo da champagne e la TV trasmetteva repliche di quiz dimenticati, quella frase tornò a bussare alla mia mente.
“È come se alcuni numeri si fossero innamorati.”
Ma certo! Perché no? Perché non pensare che dietro le formule ci siano storie? Storie di attrazione, di repulsione, di corteggiamenti matematici, di triangoli amorosi (non solo geometrici), di numeri che si cercano, si sfuggono, si fondono. Un’idea folle, certo.
Accostare l’innamoramento, quel sentimento poetico, irrazionale, profondo, all’aridità dei numeri, che per definizione sono freddi, impersonali, astratti. Ma forse proprio per questo l’idea mi sembrava irresistibile.
Così iniziai a scrivere. A spizzichi e bocconi, tra una riunione e una trasferta, tra un bilancio e un report. Annotavo storielle, dialoghi, immagini. Immaginavo lo Zero e l’Uno in crisi di coppia, il Due che cerca equilibrio, il Pi greco che seduce tutti ma non si concede a nessuno. Poi, come spesso accade, la vita prese il sopravvento.
Gli impegni si moltiplicarono, le cartelle si accumularono, e quei fogli finirono in fondo a un cassetto. Lì rimasero, silenziosi, per anni. Fino a oggi.
Oggi che sono in pensione, e che ho tempo per ascoltare le idee che bussano piano, che posso permettermi di scrivere senza Excel aperto in sottofondo. Ho ritrovato quei fogli, li ho riletti, e mi sono detto: “Perché non completarlo? Perché non dare voce a quei numeri innamorati?”
E così è nato questo libro. Un libro che non pretende di insegnare matematica, ma di farla sorridere. Un libro che non vuole dimostrare teoremi, ma raccontare storie. Un libro che, se tutto va bene, vi farà guardare i numeri con occhi nuovi.
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