Attualità
“Spremuti”: la crisi ingessa l’economia salentina
Come uscirne? Gli interventi di Loredana Capone (vice presidente della Regione Puglia), Salvatore Arnesano (Cgil), Piero Stefanizzi (Cisl), Antonio Tarantino (Uil Fpl).
Come uscirne? Gli interventi di Loredana Capone (vice presidente della Regione Puglia), Salvatore Arnesano (Cgil), Piero Stefanizzi (Cisl), Antonio Tarantino (Uil Fpl). E poi la “sofferenza” dei nostri imprenditori ed il caso in controtendenza della “Scarlino”.
Loredana Capone: “Si investa su ricerca e innovazione”
Siamo davvero sulla soglia dell’allarme sociale? Quel che è certo, e ne conviene anche la vice presidente della Regione, Loredana Capone, “è che stiamo vivendo un momento di forte crisi economica. Ci sono però anche imprese dinamiche e volenterose di investire. Ed è a loro che bisogna dare un’opportunità. Del resto, la storia insegna che in ogni momento di crisi economica non c’è mai stato uno stallo assoluto ma una possibilità di riconversione. Nell’immediato dopoguerra, lo Stato puntò sulla scuola pubblica dando a molti una vera possibilità di crescita. Poi c’è stata la crisi, durissima, degli anni ’70: anche in quel momento, tuttavia, si puntò sulla crescita alzando il debito pubblico e consentendo comunque all’Italia di crescere”. E la nostra crisi? “Il vero problema è come la sta affrontando il Governo, che al contrario degli illustri predecessori non dà opportunità di crescita. Vincoli come quello del Patto di stabilità, con la sua rigidità, impediscono la spesa. Va bene ridurre la spesa, ma la situazione odierna, con gli Enti che hanno i soldi ma non possono spenderli, è come minimo paradossale. È un laccio che procura danni inestimabili impedendo di intervenire sulla crescita in un momento di crisi”. Vale anche per la Regione Puglia? “Certo, la liquidità l’abbiamo ma non riusciamo a spenderla a favore delle imprese. Sul Patto di stabilità bisognerebbe intervenire e siamo ormai stufi di ripeterlo”. Poi la Capone si lancia in una nuova invettiva, obiettivo sempre il Governo targato PdL: “Stanno dimostrando di non puntare affatto sulla crescita perché non spendono le risorse pubbliche a disposizione. Al contrario di come fa la Germania, di quanto stanno facendo gli USA. Lo Stato italiano oggi punta solo a ridurre i debiti e, così come ha detto Mario Draghi della Banca d’Italia, non attua una lotta concreta all’evasione fiscale, che consentirebbe di ridurre le tasse a chi le paga. Dall’altra parte, alla faccia dell’investimento sulla crescita, conservano nel cassetto i miliardi di euro dei Fondi FAS (Aree Sottoutilizzate) e quelli del PON per Ricerca e Competitività. Se non si cambia tendenza, allora sì che vivremo un vero allarme sociale!”. Come si sta muovendo la Regione? “Stiamo investendo tutto ciò che è possibile sugli incentivi alle spese. Con i bandi per i PIP abbiamo investito sulle aree industriali: 70 milioni di Euro quest’anno e altri 70 nel 2011. Allo stesso modo abbiamo investito sulla semplificazione in materia energetica. E, almeno lì, abbiamo creato un’opportunità con molte aziende che, per esempio, destinavano la loro attività all’automotive, settore in crisi, ed ora si sono riconvertite verso l’energia. Ancora: abbiamo investito nella ricerca un miliardo e 758mila euro in cinque anni ed oggi abbiamo offerto l’occasione a molte imprese, anche piccole, di essere più competitive sulla ricerca. Tutti i Dia (Denuncia Inizio Attività) che sto portando in Giunta in questi giorni sono di imprese che ci chiedono soldi non per capannoni industriali, ma per impianti nuovi, quindi per innovazione e ricerca. Questa è la strada da seguire”. Poi la vice Presidente regionale si lancia in un “tracciato cardiologico della situazione europea: ci sono i Balcani che hanno Paesi appena entrati o che stanno per entrare nell’UE. Bulgaria, Ungheria, Romania, Polonia, ecc, hanno a disposizione fondi a iosa e ce li avranno per i prossimi anni, partono da una condizione di povertà notevole, hanno un tasso di fiscalizzazione del 10% e addirittura stanno delineando zone franche! In questo modo hanno un costo del lavoro bassissimo: come faremo ad essere competitivi con loro? Si può solo agire sul sistema fiscale e investire su ricerca e innovazione”. Quando le diciamo che il consigliere regionale del PdL, Mario Vadrucci, nonché segretario provinciale della Confartigianato, ha lamentato un ritardo quasi biennale dell’erogazione dei finanziamenti europei da parte della Regione ai nostri artigiani, la Capone replica: “In realtà c’è un esame delle pratiche che deriva sempre da integrazioni documentali che non sono complete all’inizio, tanto che penso sia indispensabile un incontro con i consulenti oltreché con le associazioni di categoria per migliorare complessivamente sia la presentazione delle pratiche sia, se necessario, la procedura. Per altro verso, credo che Confartigianato abbia di che essere soddisfatta del fatto che la Regione abbia agevolato notevolmente i confidi per dare garanzie finanziarie agli imprenditori in questo momento in difficoltà di liquidità”.
Giuseppe Cerfeda
Stefanizzi (Cisl): “Con l’ombrello aperto in attesa di un uragano”
Non usa mezze parole Piero Stefanizzi, segretario generale della Cisl Lecce: “E’ fuori discussione che attualmente esista un allarme di tenuta sociale!”. Conferma così l’aumento della crisi: “E’ vero, e pure in forma esponenziale. Per quanto di nostra conoscenza, la situazione diventerà catastrofica molto presto: per ricorrere ad una metafora, direi che stiamo con l’ombrello aperto in attesa di affrontare l’uragano in arrivo!”. Quali i settori più colpiti? “Partiamo da un classico, ossia il calzaturiero, in cui ci sono storie vecchie, rimaste in sospeso perché una soluzione seria non è mai arrivata, a cominciare dall’Accordo di Programma. E poi il meccanico, l’agroalimentare (“adesso c’è il caso della Manifattura Tabacchi”), ecc. è il quadro generale a destare grandissima preoccupazione”.
Federico Scarascia
Arnesano (Cigl): “Sulla soglia dell’allarme sociale”
Salvatore Arnesano, segretario provinciale della Cigl, conferma l’aumento esponenziale dei cassintegrati nel Salento: “Nel solo mese di settembre abbiamo avuto 906.161 ore di cassintegrazione utilizzate con un incremento notevole sia di quella straordinaria che, soprattutto, di quella in deroga. Questi dati confermano la crisi profonda che attraversa il nostro territorio”. Quali i settori più in difficoltà? “Il calzaturiero resta il comparto in maggiore sofferenza ma anche il metalmeccanico e il suo indotto sono in una situazione delicata visto anche che la Fiat non ha ripreso a pieno regime la produzione. Ma neanche l’edilizia sta vivendo un momento d’oro. Tutta quella cassintegrazione in deroga che va a toccare quelle aziende con pochissimi dipendenti che operano nel settore dei servizi, del commercio, dell’editoria, ecc., incidono in maniera forte perché comunque sono soldi in meno che circolano. E l’aumento notevole degli impiegati che utilizzano gli ammortizzatori sociali testimonia come tutti i settori siano attraversati dalla crisi”. In che misura c’è davvero la necessità di ricorrere agli ammortizzatori sociali e non è solo l’escamotage dei datori di lavoro di “sfruttare” un’opportunità? “Nella maggior parte dei casi è crisi profonda, ci sarà anche qualcuno che se ne approfitta ma, se il fenomeno esiste, è davvero residuale”. Siamo sulla soglia dell’allarme sociale? “Si, perché se facciamo un’analisi della situazione sul nostro territorio tutti i settori sono in sofferenza. Per questo noi della Cisl stiamo promuovendo una mobilitazione generale, una manifestazione per far emergere le nostre difficoltà e sensibilizzare le Istituzioni a tenere conto delle nostre esigenze. Ci vuole un lavoro di raccordo che parta dal Governo centrale e a pioggia riguardi tutti. Altrimenti non se ne esce fuori”. Nessun barlume di luce? “Ci sono alcuni settori che danno piccoli segnali di ripresa come quelle aziende tessili della zona industriale di Nardò che stanno lavorando ed hanno anche riassorbito quegli operai che erano in cassintegrazione. Anche se sono casi isolati, dovuti alla capacità degli imprenditori di essere competitivi, restano comunque uno spiraglio di luce”.
Gi. Cerf.
Sanità & dintorni: “Aziende affondate”
Antonio Tarantino, segretario provinciale della Uil Fpl, si occupa di pubblico impiego e per la prima volta si è trovato a dover affrontare “la cassintegrazione in deroga per alcune realtà sanitarie che vivono momenti di sofferenza dettate da ragioni che vanno molto in là nel tempo”. Vale a dire? “Manca l’adeguamento delle tariffe. Nel momento in cui si stipulano gli accordi di accreditamento con le aziende sanitarie si stabilisce il costo dell’erogazione della prestazione. Ma se quelle tariffe non vengono adeguate ai rinnovi contrattuali susseguiti nel tempo è naturale che le aziende non riescano più a sostenere i costi per applicare alla regola i contratti collettivi del lavoro, adeguare le dotazioni organiche, ecc. Si aggiungano anche i ritardi dei pagamenti delle spettanze che queste aziende avanzano e si capisce come la situazione sia ormai incancrenita per cui alcune realtà sono andate in sofferenza come la Clinica Petrucciani, la Clinica Città di Lecce. Così come stanno patendo la situazione alcuni laboratori importanti affondati dalla Finanziaria di luglio che ripartisce il budget su tutte le strutture private. E se chi come Calabrese, l’unica in provincia di Lecce, Brindisi e Taranto, ha investito 2 milioni di Euro per acquistare la PET (uno degli strumenti diagnostici più innovativi per lo studio dei processi neoplastici, e poi si ritrova a poter usufruire di un indotto assai minore… Si è creata una situazione che vede una serie di responsabilità di chi ha gestito il tutto in maniera non oculata o comunque non di grande respiro, incapace cioè a provvedere alla necessità di ripianare il deficit sanitario regionale”. Ma lo standby non si limita alle aziende convenzionate. “C’è anche tutto in indotto. Se andiamo a vedere, anche le Rssa (Residenze socio sanitarie assistite) patiscono il mancato adeguamento delle tariffe e tutto l’indotto (fornitori di pannoloni, dei letti specifici per le piaghe da decubito, ecc.) va in crisi”. C’è una via di uscita? “Rideterminare le tariffe, rifare un piano sanitario con una migliore utilizzazione delle risorse e il miglioramento delle realtà già esistenti come Petrucciani, Quarta Colosso, ecc. E comunque la si smetta di sostenere che il privato cozza col pubblico: una politica che preveda una buona integrazione tra pubblico e privato sicuramente darà risposte di qualità a tutto il territorio. Come ha detto il Ministro Fazio non si possono chiudere ospedali se il territorio non è pronto a recepire la domanda di sanità ed assistenza esistente. Se si chiude Poggiardo dove mandiamo tutti quelli che facevano le radiografie a Poggiardo? Si ripensi tutta la strategia del budget da affidare alle strutture private. E non dal punto di vista strettamente giuridico già governato dalle leggi nazionali. Fuori da tutti i lacci e laccioli burocratici, si dia vita a quei controlli che la Regione non ha mai fatto, e si proceda all’adeguamento delle tariffe che resta un punto fondamentale”.
Gi. Cerf.
Lo specchio della crisi: parola agli imprenditori
Si parla tanto di crisi, di difficoltà economiche dei diversi strati che compongono l’economia. Ma cosa vuol dire crisi nel Salento? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei nostri imprenditori invitandoli a raccontarci la loro esperienza.
Antonio Belfiore del Colorificio Belfiore di Salve ritiene che la crisi ci sia anche “per colpa dei vagabondi che ora hanno un alibi per non lavorare. E poi, sempre parlando del nostro territorio, a noi imprenditori salentini sta bene il detto “nemo propheta in patria” perché noi, siccome siamo del posto, non valiamo nulla e se qualcuno viene da fuori è la panacea di tutti i mali”. Per la sua azienda cosa ha voluto dire la crisi? Ha dipendenti in cassintegrazione? “No, nessuno. Stiamo cercando di tirare avanti, stringendo la cinghia, senza dover ricorrere agli ammortizzatori sociali. Il lavoro ce lo inventiamo e lo troviamo ci diamo da fare in tutti i modi ma siamo abbandonati a noi stessi, le Istituzioni non ci sono vicine”.
Rocco Rodigliano, di Sud Frigo System di Ugento, prima si sfoga: “C’è troppa gente che mangia senza lavorare, a partire dai frequentatori della politica”. E poi lamenta: “I costi di gestione, iniziando da quelli del personale, sono altissimi. Basti pensare che prima dell’avvento dell’Euro pagavamo 100 mila lire di partita IVA, oggi sono 120 €; i contributi per dipendente ci costavano circa 700 mila lire, oggi quasi 800 euro; per i nostri contributi di categoria pagavamo 900 mila lire ogni trimestre e oggi 900 €… Abbiamo la corda ben stretta intorno al collo. Lavoriamo come prima e quello che prendevo in lire oggi prendo in euro, mentre le spese sono più che raddoppiate”.
Torquato Parisi, di F.lli Parisi Luminarie Taurisano, concretamente ci fotografa la crisi dal suo punto di vista: “Prima le feste patronali erano preparate in grande stile, oggi si cerca di contenere i costi. Quando il comitato va a chiedere la sottoscrizione ai compaesani, non trova più la stessa disponibilità di qualche anno fa. E in più i costi sono aumentati”. Come state affrontando questo periodaccio? Siete ricorsi agli ammortizzatori sociali? “No, abbiamo cercato di organizzare al meglio il lavoro proprio per non mandare nessuno a casa. Stiamo provando in tutti i modi a resistere grazie anche alla stima e alla fiducia che la clientela continua ad avere nei nostri confronti. Stiamo cercando di offrire la stessa qualità di sempre contenendo i costi e impiegando il minor tempo possibile riducendo gli sprechi”.
Lucia Licci, di Finanza ed Assicurazioni Licci ad personam, parla chiaramente di “mancanza di liquidità per le aziende e le singole persone. Quindi i pagamenti vanno alle lunghe e tutto il sistema economico si collassa”. Per quanto riguarda il suo settore, quello dei finanziamenti “stiamo riscontrando molti casi in cui persone hanno contratto più prestiti e sono esposte in misura superiore rispetto al loro guadagno. Bisognerebbe cominciare a capire che le rate agevolano gli acquisti ma poi bisogna comunque pagarle. Ora il fenomeno è stato un po’ limitato dalle banche dati che informano sulla situazione finanziaria di ognuno. Ma c’è anche chi riesce a bypassare il sistema e poi puntualmente arriva al punto di non ritorno con rate insolute che non ti consentono più di accedere al credito”. Voi lavorate con le banche: è vero che hanno stretto i cordoni? “Si. Se sulla loro banca dati compare anche un piccolo ritardato pagamento, magari dovuto ad una semplice dimenticanza, loro non erogano più”. Sono aumentate le aziende in sofferenza? “Tantissimo. Perché chi ha problemi di liquidità non spende più e soldi in circolo non ce ne sono mettendo in ginocchio tutta la filiera”. C’è una via d’uscita? “Ci vorrebbe un po’ più di elasticità e professionalità da chi eroga i finanziamenti. Si dovrebbe dare ai dipendenti la reale possibilità di rinegoziare i prestiti in corso. Cosa che tutti pubblicizzano ma quasi nessuno mette in atto per il semplice fatto che le banche difficilmente approvano. Stesso discorso si potrebbe fare per le aziende dandogli un po’ di respiro”.
Antonio Rizzelli della TR Inox ammette che “con l’aggravarsi della crisi abbiamo patito un calo degli ordini e la difficoltà sempre crescente di recuperare i crediti. In particolare il settore nautico ha subito un crollo progressivo a partire dal settembre 2008. Ora la situazione sembra essersi stabilizzata ma continuiamo ad accusare almeno un 30% in meno di lavoro”. La Tr Inox non è ricorsa ad ammortizzatori sociali per i dipendenti anche se Rizzelli ammette di aver dovuto, “nel periodo di maggiore crisi, licenziare alcuni di loro che hanno potuto tirare per un po’ tra trattamento di fine rapporto e “disoccupazione”. Non appena ne ho avuto l’opportunità, però, li ho riassunti”. E guardando al futuro? “Il Salone di Genova, al quale abbiamo partecipato, ci ha restituito un po’ di entusiasmo, speriamo ci sia un’inversione di tendenza anche perché seppure il volume complessivo del lavoro sia diminuito, nel frattempo le aziende meno solide hanno segnato il passo diminuendo la concorrenza. Una sorta di selezione naturale”.
Antonio Catamo (Dolci Fantasie a San Cassiano e Tricase e Caffè Alvino a Lecce) premettendo che questo per la tipologia della sua attività è “un periodo che porta un calo fisiologico”, ammette che “la crisi si nota subito dalla netta diminuzione del “movimento” dei clienti. E poi chi si rivolge a noi per il catering ci chiede come prima cosa di spendere poco… L’economia è bloccata e la gente vuole spendere sempre di meno perché ha paura”. Vista la situazione Catamo è dovuto “ricorrere agli ammortizzatori sociali per alcuni dei dipendenti di San Cassiano. In qualche modo dovevamo arginare l’emorragia per sopravvivere”. Catamo però non dispera che “superati questi 3-4 mesi, complice anche il ritorno della bella stagione e la ripresa del settore catering, si possa recuperare e rimettersi in carreggiata”.
In netta controtendenza con il panorama piuttosto desolante dell’attuale economia imprenditoriale il Salumificio Scarlino di Taurisano. Antonio Scarlino ci dà subito il dato più significativo: “Chiudiamo l’anno con un +15%. Paradossalmente la crisi ha dato maggiore prosperità ai nostri prodotti, valida alternativa nutrizionale a prodotti ben più cari”. Ma non è solo questo motivo ad aver reso il salumificio Scarlino un’isola felice: “È in atto un progetto di internazionalizzazione molto forte che grazie all’export ci fa prevedere per il 2011 un incremento del 40% grazie soprattutto al mercato spagnolo. Abbiamo dato vita negli ultimi due anni ad un’attenta politica di investimento che mira a far diventare la Scarlino il cost leadership italiano: il luogo in cui industrialmente il prodotto costa meno, per affrontare con maggiore competitività il mercato mondiale”. In pratica la Scarlino è scampata alla crisi grazie ad un attento studio dell’evoluzione del mercato: “Da 3 anni avevamo intuito che sui consumi e sulle famiglie c’era in atto una modifica sostanziale del paniere della spesa. Questo ci ha portato ad importanti investimenti tecnologici che ci hanno consentito di essere altamente competitivi. Diventare il partner, e non il fasonista, della grande distribuzione (“facciamo wurstel per Auchan, Carrefour, Coop, Despar”) per la controlavorazione e una razionalizzazione della marca Scarlino sullo scaffale, per incrementare ulteriormente il rapporto qualità-prezzo, dovrebbero consentirci di consolidare ancora la nostra crescita, che ci porti nel breve anche all’attuazione di un secondo turno di lavorazione”. Quindi si parla addirittura di nuove assunzioni? “L’obiettivo è quello di aumentare ulteriormente la forza lavoro dopo l’incremento dell’ordine del 30% registrato in questi ultimi anni”. Riguardo alla crisi che attanaglia tutta la nostra economia, Scarlino dice che “se le aziende avessero inteso in tempo che la sfida alla Cina era persa in partenza e si fossero riorganizzate, restando sul territorio, puntando sul mercato mondiale, che vale circa 600-700 milioni di potenziali clienti, e non sulla corsa al ribasso dei prezzi, forse oggi vivremmo una situazione diversa”.
Giuseppe Cerfeda
Attualità
“Vita mia”: il film di Winspeare al Torino Film Festival
Il film è stato girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria Di Leuca
La Fondazione Apulia Film Commission e la Regione Puglia saranno presenti alla 43ª edizione del Torino Film Festival con “Vita Mia” di Edoardo Winspeare.
Il nuovo film del regista di Depressa di Tricase, girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria di Leuca, sarà programmato nella sezione Zibaldone mercoledì 26 novembre alle 18,15 (Sala due Cinema Romano- Galleria Subalpina).
Protagonisti della vicenda sono: Dominique Sanda, Celeste Casciaro, Ninni Bruschetta, Ignazio Oliva, Karolina Porcari, Johanna Orsini, Francesca Ziggiotti, Dora Sztarenki, Josef Scholler, con la partecipazione di Stefan Liechtenstein e Christian Liechtenstein.
Il film racconta, attraverso la vita di Didi, il Novecento come una crepa luminosa.
Nobile ungherese in un’Europa attraversata dal fuoco della Storia, Didi assiste da bambina all’arrivo dei nazisti, poi al comunismo, quindi all’esilio.
In Francia cuce per sopravvivere alla Maison Dior, prima di sposare un aristocratico italiano e approdare nel silenzio dorato, ma fragile, del Salento. Il film la ritrae anziana, malata, ancora fiera.
L’arrivo di Vita, giovane pugliese chiamata ad assisterla, innesca un incontro inatteso: due mondi lontani – l’aristocrazia impoverita e la cultura popolare – che imparano a riconoscersi. Tra fatiche quotidiane, pudori e piccoli conflitti, nasce un legame capace di sospendere barriere sociali e politiche.
Il viaggio di Didi in Ungheria, intrapreso per seguire la causa di beatificazione del padre, riapre le ferite profonde della Storia: la Shoah, le colpe sopravvissute, le memorie che reclamano ascolto. Il ritorno nei luoghi dell’infanzia diventa una camera d’eco del “secolo breve”.
Grazie alla presenza forte e semplice di Vita, Didi trova infine un varco: l’accettazione del proprio passato e un fragile approdo alla serenità. In lei si riflettono i traumi e le rinascite di un intero secolo.
“Vita Mia” è prodotto da Stemal Entertainment e Saietta Film con Rai Cinema, il contributo di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e il contributo di Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia a valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020. La distribuzione internazionale è affidata a Beta Cinema.
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Attualità
Questo non è amore
Progetto strategico della Polizia di Stato per sostenere le vittime e sensibilizzare la società, promuovendo una cultura basata sul genere. Michelle Hunziker testimonial della campagna di sensiziolizzazione
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), prosegue l’impegno della Polizia di Stato nella campagna permanente “…questo non è amore”, realizzata dalla Direzione Centrale Anticrimine.
Le azioni realizzate dalla Polizia di Stato in tale ambito rappresentano un importante impegno istituzionale per il contrasto alla violenza di genere, nell’ottica di contribuire alla realizzazione di un cambiamento culturale più ampio che riguardi l’intera società.
Sul tema della violenza di genere c’è la consapevolezza che molte donne, anche in situazioni di pericolo, non denunciano per paura, per vergogna o per mancanza di fiducia nelle istituzioni.
L’iniziativa “…questo non è amore” intende smontare gli stereotipi e le false credenze legate alla violenza nei confronti delle donne, portando le forze dell’ordine direttamente tra la gente, nei luoghi pubblici con una presenza visibile e rassicurante, fatta di ascolto, accoglienza e informazione.
Ogni anno, le Questure organizzano numerosi eventi di sensibilizzazione sul territorio nazionale dove si registra una consistente partecipazione della cittadinanza.
Proprio grazie a questi incontri informali, è possibile rompere il silenzio e aiutare le donne a riconoscere i segnali di pericolo.
Nel corso degli incontri viene divulgato un opuscolo informativo (a livello cartaceo e digitale) che tratta in modo specifico i temi della violenza domestica e di genere garantendo una prevenzione concreta. Nell’opuscolo ricorda che uscire dalla spirale della violenza è possibile: per questo sono presenti numeri utili, indirizzi dei centri antiviolenza, strumenti normativi previsti dal legislatore, storie di donne che hanno trovato il coraggio di denunciare e molto altro ancora.
Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nella prefazione della brochure di quest’anno ha ricordato che «la violenza contro le donne non è mai un numero: è una vita violata, una dignità calpestata, un dolore che attraversa l’intera società. Non possiamo limitarci a contarne i casi: ogni femminicidio è una ferita che riguarda tutti, istituzioni e cittadini, e che richiede una risposta corale e responsabile».
Testimonial della nuova edizione è Michelle Hunziker che introducendo l’opuscolo ha affermato: «La tutela delle donne che si ottiene con l’applicazione delle leggi deve essere supportata da un profondo cambiamento culturale, che deve avvenire nella mente e nel cuore di tutti noi. Per questo è importante sensibilizzare, specialmente i più giovani, e accompagnare le vittime di violenza verso il raggiungimento dell’indipendenza economica. Denunciare non è un obbligo né una condanna, semmai un’opportunità. È il primo passo per essere, o tornare a essere, sicure, autonome, libere».
Per questo motivo, “…questo non è amore” rappresenta un progetto strategico che mira a sostenere le vittime e alla sensibilizzazione della società, promuovendo una cultura basata sul genere.
L’attività di prevenzione svolta dalla Polizia di Stato si rivolge anche agli autori delle violenze grazie all’impegno delle Questure, dei centri antiviolenza e degli ospedali che hanno reso operativo il Protocollo Zeus.
Al momento dell’esecuzione del provvedimento di Ammonimento del Questore, l’autore delle condotte viene informato della presenza sul territorio di centri specializzati che si occupano di offrire un percorso integrato sulla consapevolezza del disvalore sociale e penale delle condotte tenute.
In molti casi l’autore delle condotte che riesce a seguire il percorso psicologico riesce a interrompere la spirale della violenza e gestire gli eventuali eventi successivi, evitando la recidiva.
Nell’ottica di favorire uno scambio costante di informazioni e competenze per un intervento integrato e multidisciplinare a tutela delle vittime, sono stati sottoscritti numerosi i protocolli di collaborazione tra la Polizia di Stato e la società civile per lo sviluppo di campagne di informazione e sensibilizzazione.
Le intese siglate prevedono l’attivazione di reti territoriali per un supporto immediato e coordinato posto a tutela non solo delle donne, ma anche dei figli esposti alla violenza subita dalle madri.
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Attualità
Ruote nella Storia a Tricase, l’eleganza della memoria
Tra storia, mare e motori, al volante di oltre cinquanta auto d’epoca, la tappa nel Salento del viaggio di ACI e ACI Storico alla scoperta dei luoghi più belli d’Italia. Il Presidente di Automobile Club Lecce Francesco Saverio Sticchi Damiani: «Questa edizione sarà ricordata a lungo». Il sindaco di Tricase Antonio De Donno: «Evento che ha portato Tricase in tutta Italia grazie anche allo spot girato da Helen Mirren e Taylor Hackford»
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Le protagoniste assolute della tappa salentina di Ruote nella Storia sono state le oltre cinquanta eleganti vetture d’epoca che, nel fine settimana scorso, hanno trasformato Tricase in un museo a cielo aperto.
Il pubblico ha potuto ammirare quasi sessant’anni di storia dell’automobile.
Esemplari rari come la Fiat Topolino del 1952 e la Ford F1 del 1950, la raffinata Lancia Aurelia B24 del 1957 insieme alle intramontabili icone degli anni Sessanta e Settanta, dalla Fiat 500 F alla Lancia Fulvia, dalla Fiat X1/9 alle Alfa Romeo Giulia Super e GT 2000.
Gli anni successivi hanno portato in strada modelli come la Citroen Charleston, la Lancia Beta Montecarlo, la Spider Alfa Romeo degli anni Novanta e la Porsche Carrera 4 911 del 2001.
L’edizione organizzata dall’Automobile Club Lecce ha proposto anche un omaggio speciale alla storica casa Lancia, alla quale è stato dedicato un riconoscimento assegnato durante la cerimonia finale dal Lancia Club Italia.
«Questa edizione di Ruote la Storia è partita con il botto, con due premi Oscar, Helen Mirren e Taylor Hackford testimonial ufficiali», ha evidenziato Francesco Saverio Sticchi Damiani, Presidente AC Lecce, «un ringraziamento particolare va alla disponibilità del Comune di Tricase, e in particolare del sindaco Antonio De Donno, che ci ha aiutato a organizzare una tappa di “Ruote nella Storia” veramente unica. Quest’anno, per quanto riguarda la prova di avviamento alla regolarità abbiamo organizzato le due specialità di regolarità a media e con i pressostati. Abbiamo avuto 53 bellissime macchine e mi sento di dire che questa edizione sarà ricordata a lungo»
L’iniziativa, che rientra nel progetto nazionale di ACI Storico e Automobile Club d’Italia, è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Tricase ed è cofinanziata da Coesione Italia 21-27 Puglia, Unione Europea, Repubblica Italiana, Regione Puglia e Pugliapromozione.
Alla riuscita della manifestazione hanno contribuito anche SARA Assicurazioni, CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) Salento, GAL Capo di Santa Maria di Leuca.
Il primo momento della manifestazione si è svolto di sabato pomeriggio nel centro di Tricase, con l’accoglienza all’interno di Palazzo Gallone, dove i presenti hanno potuto osservare un’antica carrozza ottocentesca della famiglia Antonaci dell’Abate, affiancata da una selezione di auto d’epoca esposte anche in piazza Pisanelli.
Nelle sale del GAL Capo di Leuca è stata allestita una mostra documentaria del Museo di Storia Patria di Tricase, dedicata al rapporto tra la comunità e la cultura dei motori.
La serata si è poi conclusa con un incontro divulgativo dedicato al tema della mobilità responsabile e del turismo legato al motorismo storico.
«“Ruote nella Storia” è un evento che non si limita a celebrare il motorismo storico, ma diventa una narrazione collettiva del territorio, della Puglia più autentica», ha evidenziato il sindaco di Tricase Antonio De Donno, «qui a Tricase, nel più bel salotto del Salento, ha sancito un legame indissolubile fra la città e chi ha cura di gioielli del passato che tramandano valori di passioni, lavoro e maestria italiani. Grazie alla famiglia Sticchi Damiani, a Francesco e al presidente Angelo, che rappresentano un pezzo di storia dell’automotive nazionale ed internazionale. Un evento che ha portato Tricase in tutta Italia grazie allo spot girato per la promozione nazionale da Helen Mirren e Taylor Hackford, che non finiremo mai di ringraziare».
- L’Alfa Romeo Giulia tra i muretti a secco
- La chiesa di San Domenico fa da sfondo a Ruote nella Storia
- Un momento della manifestazione svoltasi a Tricase
La domenica si è aperta presto in piazza Pisanelli, dove le vetture hanno fatto il loro ingresso per il raduno ufficiale.
I partecipanti hanno condiviso una colazione con degustazione del tradizionale pasticciotto, offerta dal Comune, prima di iniziare una passeggiata guidata nel centro storico
Successivamente la carovana ha attraversato il territorio in un percorso panoramico che ha toccato Andrano, Marina Serra e Tricase Porto, un paesaggio incantevole fatto di ulivi secolari, muretti a secco e masserie, fino a raggiungere la Quercia Vallonea, uno dei simboli naturalistici più imponenti del Salento.
L’itinerario ha ospitato due prove di avviamento alla regolarità: la prova a media denominata Vallonea, e la prova cronometrata Marina Serra.
Vincitore assoluto il leccese Flavio Greco, insieme a Maria Carla Fornari dominatore anche della prova a media a bordo della Fiat X 1/9 del 1973 di proprietà; sul podio anche Giuseppe Peschiulli, di Casarano, con Rossella Borgia su un’Alfa Romeo Giulia Spider del 1973 leader anche nella prova a tubi, e il barese Raffaele Tiberino con Luciana Pagliara su Alfa Romeo GT 2000 del 1973.
Il pranzo conviviale al ristorante Bellavista ha chiuso la manifestazione, con la consegna dei premi alle vetture più meritevoli e del Premio Speciale Lancia, assegnato alla Fulvia berlina del 1971 di Giovanni Tasco.
La targa del Lancia Club Italia ufficiale è stata consegnata da Pietro Iaquinta alla Beta Coupé del 1980 di Giuseppe Piscopo.
Una giuria di esperti ha conferito il premio Eleganza alla Aston Martin DB7 Volante, anno 1997, di proprietà di Livio Cesare Ziani, mentre la coppa per la storicità è stata assegnata alla Alfa Romeo Giulia Spider del 1964, guidata da Emilio Ampolo e Silvana Fuso.
Il premio simpatia, votato direttamente dai partecipanti, è stato conferito alla mitica Autobianchi “Bianchina” del 1963 di Emanuele Sergi.
- La Balilla
- L’Aurelia
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