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Corsano: Cazzato replica a Raona

Caro Direttore, chiedo ospitalità al suo giornale per rispondere, a nome dell’Amministrazione Comunale di Corsano, alle dichiarazioni dell’ex sindaco Biagio Raona contenute nell’articolo

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Caro Direttore, chiedo ospitalità al suo giornale per rispondere, a nome dell’Amministrazione Comunale di Corsano, alle dichiarazioni dell’ex sindaco Biagio Raona contenute nell’articolo “Corsano al buio”, apparso sull’ultimo numero de “il Gallo” (23/29 luglio 2011). I cittadini dopo aver bocciato la sua fallimentare esperienza amministrativa, dal 2004 al 2009, oggi bocciano anche il suo modo di fare opposizione: rancorosa, litigiosa e mai propositiva. A suo dire noi avremmo avuto la “fortuna” di succedere alla sua azione amministrativa. Probabilmente si riferisce al fatto che abbiamo ereditato un piano di lottizzazione approvato ma non convenzionato, gravato da ben 3 ricorsi pendenti davanti al Tar di Lecce e un altro davanti al Presidente della Repubblica. E mentre l’ex sindaco la chiama fortuna, le persone di buon senso si adoperano per trovare delle soluzioni che in futuro non creino danni ai lottizzanti, all’Amministrazione Comunale e ai cittadini. Per qualcuno prudenza e buon senso sembrano essere degli optional o delle parole vuote, per noi non è così. In merito poi ai progetti finanziati per due milioni di euro, forse Raona fa riferimento al progetto Pirp per il recupero delle periferie, ma voglio ricordargli che una parte del progetto per circa 800mila euro è stata da questa Amministrazione concordata e finanziata dalla Regione Puglia con fondi Fers a dicembre 2009, facendo risparmiare al Comune di Corsano un eventuale mutuo di circa 400mila euro. La seconda parte dell’opera non si sa se verrà finanziata essendo legata alla vicenda dei fondi Fas. A volte il sole dell’estate fa vedere cose che altri non vedono. E giungo alla questione delle indennità. Il caro ex sindaco non è riuscito a raggirare i corsanesi durante la campagna elettorale riducendosi in modo simbolico, negli ultimi 5 mesi di mandato, l’indennità quando, per 55 mesi, l’ha percepita per intero con tanto di buonuscita. E ora ci riprova un’altra volta, ma la gente di Corsano è sveglia e non dimentica. Per dovere di informazione il sottoscritto ha rinunciato a una parte dei suoi compensi, come già fatto nel corso del suo mandato dal 2001 al 2004. Raona attacca addirittura sull’illuminazione. “Corsano al buio” sarebbe stato l’esito naturale se i corsanesi l’avessero confermato sindaco. È in questo caso che si è trattato di fortuna. Nel giugno 2009 la nuova Amministrazione, appena insediata, si è trovata con un arretrato nei confronti dell’Enel che si aggirava intorno ai 150mila euro, pari a circa 12 mensilità. Nel bilancio 2007-2008 la copertura per consumi Enel era di 100mila euro ed è passata nel 2009 a 130mila, nel 2010 e 2011 a 170mila. Si nota chiaramente che queste somme maggiori dell’effettivo consumo per annualità servono per pagare quello che negli anni dell’Amministrazione Raona non è stato pagato. Perciò dal 2010 in poi, per cercare di mettersi in regola bisogna considerare l’anno di 13 o 14 mesi. Se questa è fortuna, meglio essere sfortunati. A proposito di pubblica illuminazione, cui faceva riferimento il mio predecessore, dal 2004 al 2009, con la sua gestione, il Comune aveva accumulato un debito con la ditta di manutenzione pari a 190mila euro mai pagati. La nuova Amministrazione ha dovuto farsi carico di questa eredità che stiamo onorando attraverso una rateizzazione di 3 anni. Le prime due rate sono state pagate, l’ultima verrà estinta nel 2012. Col senno di poi avremmo fatto meglio a rinunciare all’eredità. Ed è di questi giorni la comunicazione giunta dalla Provincia di Lecce della richiesta di pagamento di un credito di circa 100mila euro come addizionale sulla Tarsu, che la vecchia Amministrazione, dal 2004 al 2009, non ha versato. Al caro ex sindaco voglio dire che sono fortunato non per essergli succeduto ma perché quotidianamente i corsanesi, consapevoli del momento difficile che tutte le Amministrazioni e in particolare quella di Corsano stanno attraversando, mi spronano ad andare avanti per il bene del paese. Per concludere, mentre noi siamo attaccati alle poltrone, l’ex sindaco Raona non possiede questa colla, perché disinteressato dopo essere stato assessore dal 1997 al 2001, tre volte candidato sindaco, una volta sindaco e due volte capogruppo dell’opposizione mostra di essere sempre in lotta per una poltrona, non importa se in maggioranza o opposizione, non importa se con il centrodestra o con il centrosinistra, purché ci sia un posto a sedere.


Dr Biagio Cazzato – Sindaco di Corsano

Attualità

“In preda alla propaganda: transizione sessuale non può essere strumentalizzata in campagna elettorale”

La riflessione degli ex consiglieri comunali, rispettivamente di Casarano e Tricase, Enrico Giuranno e Francesca Sodero

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Tra le sciagure dei tempi che corrono sembra oramai inevitabile annoverare una comunicazione politica sempre più aggressiva, sguaiata e confusa.

Soprattutto, incurante della complessità e della delicatezza di alcune specifiche problematiche individuali e sociali per le quali ci si dovrebbe aspettare che il sistema politico porti avanti analisi imparziali, proposte equilibrate ed un’informazione caratterizzata da chiarezza e sobrietà.

Questa tendenza, di per sé dannosa, assume i caratteri della pericolosità quando prende di mira bambini, adolescenti e giovanissimi in genere, in un momento storico in cui queste generazioni iniziano a manifestare un diffuso e profondo disagio esistenziale, cui fa da sfondo un sempre più radicato nichilismo.

La politica non dovrebbe sguazzare in questo mare di insicurezze e fragilità per le proprie campagne di marketing.

Invece, sembra approfittarne esattamente come farebbe una qualunque impresa per vendere i propri prodotti.

Lo fa soprattutto cavalcando il tema dei diritti civili, uno dei pochi su cui centro-destra e centro-sinistra tentano di marcare le proprie differenze sostanziali, mentre all’interno del centro-sinistra i partiti fanno a gara per proporsi come migliori portavoce di talune istanze, alzando sempre più l’asticella dell’aggressività della comunicazione politica.

Peccato però che queste degenerazioni nel modo di fare politica, oltre a non apportare alcun concreto beneficio al Paese, possono raggiungere livelli allarmanti di rischio nell’alimentare disagio e confusione nei giovani, proprio nel momento in cui si discute su come sostenerli nell’educazione al rispetto, alle emozioni e all’affettività, che sembrano smarriti.

E veniamo al recente caso che ha destato la nostra attenzione e sul quale teniamo ad esprimere il nostro disappunto, nella sincera speranza che spinga ad un’ampia e seria riflessione.

Ci riferiamo al post dai toni trionfalistici pubblicato sulla pagina social del gruppo di Lecce di un partito nazionale a commento della sentenza con cui il Tribunale civile ha autorizzato il cambiamento del sesso e del nome ad una giovane persona trans.

Il post, che rilancia il titolo di un articolo di stampa contenente un “evviva!” di troppo, sembra portare avanti, per quanto confusamente, l’idea che il percorso sanitario e giuridico previsto per l’avvio dei trattamenti per la disforia di genere e per il cambiamento di sesso vada semplificato e reso agevole.

Emerge, ci tocca notare, un totale appiattimento sulle istanze di parte della comunità queer, in cui si perde completamente di vista il perseguimento della salute fisica e psichica della persona in quanto tale.

Non traspare nessuna traccia di un’adeguata considerazione delle esperienze che, soprattutto nei Paesi che per primi hanno regolamentato e gestito i percorsi di cambiamento di genere, raccontano storie drammatiche di ripensamenti e di cause giudiziarie contro le strutture sanitarie per l’inadeguatezza del supporto psicologico erogato.

Nessuna imparziale riflessione sui rischi derivanti dalla somministrazione dei bloccanti della pubertà e sullo status di soggetto medicalizzato a vita che queste scelte comportano.

Nessuna manifesta sensibilità rispetto alle problematiche generazionali del tutto peculiari che i giovanissmi del nostro tempo stanno attraversando e che potrebbero canalizzare la confusione provocata dall’eccesso di stimoli e di messaggi persuasivi, ma anche dalle sempre più diffuse neuroatipicità, in direzioni sbagliate e di sofferenza, in presenza di un approccio ideologico o superficiale nei riguardi di queste delicate tematiche.

L’argomento meriterebbe molto più spazio e non è questa la sede adeguata, né siamo noi dotati delle competenze necessarie per sviscerarlo.

Quello che però riteniamo doveroso fare è condividere questa riflessione per tenere vivo un dibattito che non può e non deve essere lasciato nelle mani dei partiti ma fatto proprio e difeso dalla società civile per orientare le scelte che i politici dei nostri giorni non sono evidentemente in grado di affrontare con la dovuta serietà, mentre rincorrono scampoli di consenso”.

Enrico Giuranno

Francesca Sodero

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“Vita mia”: il film di Winspeare al Torino Film Festival

Il film è stato girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria Di Leuca

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La Fondazione Apulia Film Commission e la Regione Puglia saranno presenti alla 43ª edizione del Torino Film Festival con “Vita Mia” di Edoardo Winspeare.

Il nuovo film del regista di Depressa di Tricase, girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria di Leuca, sarà programmato nella sezione Zibaldone mercoledì 26 novembre alle 18,15 (Sala due Cinema Romano- Galleria Subalpina).

Protagonisti della vicenda sono: Dominique SandaCeleste CasciaroNinni BruschettaIgnazio OlivaKarolina PorcariJohanna OrsiniFrancesca ZiggiottiDora SztarenkiJosef Scholler, con la partecipazione di Stefan Liechtenstein e Christian Liechtenstein.

Il film racconta, attraverso la vita di Didi, il Novecento come una crepa luminosa.

Nobile ungherese in un’Europa attraversata dal fuoco della Storia, Didi assiste da bambina all’arrivo dei nazisti, poi al comunismo, quindi all’esilio.

In Francia cuce per sopravvivere alla Maison Dior, prima di sposare un aristocratico italiano e approdare nel silenzio dorato, ma fragile, del Salento. Il film la ritrae anziana, malata, ancora fiera.

L’arrivo di Vita, giovane pugliese chiamata ad assisterla, innesca un incontro inatteso: due mondi lontani – l’aristocrazia impoverita e la cultura popolare – che imparano a riconoscersi. Tra fatiche quotidiane, pudori e piccoli conflitti, nasce un legame capace di sospendere barriere sociali e politiche.

Il viaggio di Didi in Ungheria, intrapreso per seguire la causa di beatificazione del padre, riapre le ferite profonde della Storia: la Shoah, le colpe sopravvissute, le memorie che reclamano ascolto. Il ritorno nei luoghi dell’infanzia diventa una camera d’eco del “secolo breve”.

Grazie alla presenza forte e semplice di Vita, Didi trova infine un varco: l’accettazione del proprio passato e un fragile approdo alla serenità. In lei si riflettono i traumi e le rinascite di un intero secolo.

“Vita Mia” è prodotto da Stemal Entertainment e Saietta Film con Rai Cinema, il contributo di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e il contributo di Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia a valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020. La distribuzione internazionale è affidata a Beta Cinema.

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Questo non è amore

Progetto strategico della Polizia di Stato per sostenere le vittime e sensibilizzare la società, promuovendo una cultura basata sul genere. Michelle Hunziker testimonial della campagna di sensiziolizzazione

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In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), prosegue l’impegno della Polizia di Stato nella campagna permanente “questo non è amore”, realizzata dalla Direzione Centrale Anticrimine.

Le azioni realizzate dalla Polizia di Stato in tale ambito rappresentano un importante impegno istituzionale per il contrasto alla violenza di genere, nell’ottica di contribuire alla realizzazione di un cambiamento culturale più ampio che riguardi l’intera società.

Sul tema della violenza di genere c’è la consapevolezza che molte donne, anche in situazioni di pericolo, non denunciano per paura, per vergogna o per mancanza di fiducia nelle istituzioni.

L’iniziativa “…questo non è amore” intende smontare gli stereotipi e le false credenze legate alla violenza nei confronti delle donne, portando le forze dell’ordine direttamente tra la gente, nei luoghi pubblici con una presenza visibile e rassicurante, fatta di ascolto, accoglienza e informazione.

Ogni anno, le Questure organizzano numerosi eventi di sensibilizzazione sul territorio nazionale dove si registra una consistente partecipazione della cittadinanza.

Proprio grazie a questi incontri informali, è possibile rompere il silenzio e aiutare le donne a riconoscere i segnali di pericolo.

Nel corso degli incontri viene divulgato un opuscolo informativo (a livello cartaceo e digitale) che tratta in modo specifico i temi della violenza domestica e di genere garantendo una prevenzione concreta. Nell’opuscolo ricorda che uscire dalla spirale della violenza è possibile: per questo sono presenti numeri utili, indirizzi dei centri antiviolenza, strumenti normativi previsti dal legislatore, storie di donne che hanno trovato il coraggio di denunciare e molto altro ancora.

Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nella prefazione della brochure di quest’anno ha ricordato che «la violenza contro le donne non è mai un numero: è una vita violata, una dignità calpestata, un dolore che attraversa l’intera società. Non possiamo limitarci a contarne i casi: ogni femminicidio è una ferita che riguarda tutti, istituzioni e cittadini, e che richiede una risposta corale e responsabile».

Testimonial della nuova edizione è Michelle Hunziker che introducendo l’opuscolo ha affermato: «La tutela delle donne che si ottiene con l’applicazione delle leggi deve essere supportata da un profondo cambiamento culturale, che deve avvenire nella mente e nel cuore di tutti noi. Per questo è importante sensibilizzare, specialmente i più giovani, e accompagnare le vittime di violenza verso il raggiungimento dell’indipendenza economica. Denunciare non è un obbligo né una condanna, semmai un’opportunità. È il primo passo per essere, o tornare a essere, sicure, autonome, libere».

Per questo motivo, “…questo non è amore” rappresenta un progetto strategico che mira a sostenere le vittime e alla sensibilizzazione della società, promuovendo una cultura basata sul genere.

L’attività di prevenzione svolta dalla Polizia di Stato si rivolge anche agli autori delle violenze grazie all’impegno delle Questure, dei centri antiviolenza e degli ospedali che hanno reso operativo il Protocollo Zeus.

Al momento dell’esecuzione del provvedimento di Ammonimento del Questore, l’autore delle condotte viene informato della presenza sul territorio di centri specializzati che si occupano di offrire un percorso integrato sulla consapevolezza del disvalore sociale e penale delle condotte tenute.

In molti casi l’autore delle condotte che riesce a seguire il percorso psicologico riesce a interrompere la spirale della violenza e gestire gli eventuali eventi successivi, evitando la recidiva.

Nell’ottica di favorire uno scambio costante di informazioni e competenze per un intervento integrato e multidisciplinare a tutela delle vittime, sono stati sottoscritti numerosi i protocolli di collaborazione tra la Polizia di Stato e la società civile per lo sviluppo di campagne di informazione e sensibilizzazione.

Le intese siglate prevedono l’attivazione di reti territoriali per un supporto immediato e coordinato posto a tutela non solo delle donne, ma anche dei figli esposti alla violenza subita dalle madri.

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Michelle Hunziker, testimianial della campagna “… questo non è amore”

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