Attualità
L’asino Papiro ha ottenuto giustizia: tutti dentro!
Nove arrestati per associazione a delinquere, furto, estorsione, ecc. L’indagine prende il nome dall’asino del Presepe Vivente di Tricase, divenuto vittima, suo malgrado, per il “sostentamento” del gruppo criminale
La Compagnia di Maglie ha eseguito alle ordinanze di custodia cautelare emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Lecce, Dott. Carlo Cazzella, richieste dalla Dott.ssa Carmen Ruggero, a carico di 9 persone di cui 7 in carcere e 2 ai domiciliari, facenti parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, in particolare furti di rame presso campi fotovoltaici e 2 persone per estorsione. Tutte le ordinanze riguardano soggetti di Casarano. Le operazioni hanno avuto inizio alle 4 del mattino, con l’ausilio di una unità cinofila e delle Compagnie di Tricase, Casarano, Gallipoli, per un totale di 65 militari e 25 autovetture. I provvedimenti hanno riguardato: Quintino Causo, 49 anni, di Ugento, residente a Casarano; Sabrina Angilè, 38 anni, nata in Germania, residente a Casarano; Cristian Giovanni Causo, 25 anni, nato a Nardò, residente a Casarano; Salvatore Protopapa, 29 anni, di Casarano; Emanuele Zompì, 23 anni, di Casarano; Alessandro Zompì, 28 anni di Casarano; Alessio Ciriolo, 22 anni, nato a Poggiardo, residente a Casarano; Antonio Amin Agendi, 22 anni, di Casarano; Simone Alfarano, 23 anni, di Casarano.
Sono accusati di: associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio; furto di cavi elettrici e cavi in rame ; detenzione abusiva di armi da fuoco; furto ; ricettazione ed estorsione. Tra i reati imputati anche macellazione clandestina e il furto di un somaro (Papiro, da cui prende il nome l’intera operazione), fatti avvenuti a Tricase nel marzo 2012.
Perchè operazione Papiro
Come detto “Papiro” è il nome dell’asino che da diversi anni veniva impiegato nel Presepe Vivente di Tricase, divenuto vittima, suo malgrado, per il “sostentamento” del gruppo criminale. Durante un’intercettazione ambientale il padre e il fratello di uno degli arrestati, hanno riferito di aver rubato l’animale, trasportato a bordo di un camion a Casarano e poi ammazzato e macellato. La carne del povero somaro è stata cucinata e portata all’interno della Casa Circondariale di Lecce in omaggio a familiari e amici dei detenuti.
L’indagine
Trae origine dagli arresti effettuati a Maglie, presso l’ex deposito dell’Enel, per il tentato furto di rame del 31 agosto 2011 ( in cui furono arrestate 3 persone) ed del 6 novembre 2011 (in cui furono arrestate 2 persone). Le immediate attività investigative hanno consentito di disvelare, da subito, un vera associazione, con base a Casarano, rivolta principalmente ad attività predatorie presso campi fotovoltaici.
L’attività investigativa da parte del Nucleo Operativo della Compagnia di Maglie, inizia proprio nel gennaio 2011, mese in cui l’attività predatoria nei confronti dei campi fotovoltaici era piuttosto consistente, in particolare nella zona tra Soleto, Sternatia e Zollino. Le indagini quindi cercano di legare i due furti di rame del gruppo criminale all’ex deposito dell’ENEL di Maglie agli innumerevoli furti di rame del territorio della Compagnia di Maglie e della provincia di Lecce.
L’attività, terminata nel mese di aprile 2012, supportata non solo da attività tecniche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali anche in carcere, ma anche da riscontri e sequestri effettuati presso i raccoglitori di rame, fa emergere da subito un’articolata organizzazione che nasce nel comune di Casarano, epicentro del sodalizio criminale, per la presenza di Quintino Causo, a capo della stessa, il quale alle dipendenze di un servizio di vigilanza presso i campi fotovoltaici, “sfruttava” il suo lavoro per indicare ai “suoi ragazzi”, compreso il figlio, Cristian Giovanni Causo, i colpi da effettuare e soprattutto le modalità per accedere ai campi.
Durante l’attività è stato accertato che il gruppo criminale nell’anno 2011 avesse operato indisturbato in tutto il sud salento effettuando ogni tipologia di furto di rame, presso i campi fotovoltaici in particolare, o presso i cimiteri o campi sportivi e che a partire da ottobre 2011, in conseguenza agli arresti citati eseguiti dalla Compagnia CC di Maglie, quando il numero degli stessi diminuiva consistentemente, portava il gruppo a ricercare diversi obbiettivi da depredare, quali chiese, bar e abitazioni.
Le attività del Nucleo Operativo della Compagnia di Maglie, sono terminate con l’arresto l’8 marzo 2012 di Alessio Ciriolo, Emanuele Zompì, Cristian Giovanni Cause Cosimo Giorgino per furto in abitazione a Casarano.
L’indagine ha portato anche alla denuncia a piede libero di altri 10 soggetti, responsabili a vario titolo dei vari colpi insieme al gruppo ma non facenti parte dell’associazione.
L’attività d’indagine del Nucleo Operativo di Maglie ha disvelato l’esistenza di un’organizzazione volta a depredare in particolar modo i campi fotovoltaici. Infatti, Quintino Causo, che lavorava come vigilante presso questi campi, aveva la possibilità di indicare come e quando entrare per effettuare i furti di rame.
Il gruppo è responsabile di 16 “colpi”, 6 furti di rame presso campi fotovoltaici (Ugento, Soleto, Matino, 2 volte Zollino e Sternatia), il furto di rame al Campo Sportivo di Sanarica, il furto di rame a cabine dell’Enel di Ruffano, il furto di rame al cimitero di Collepasso, il furto di una slot-machine ad un bar di Casarano, 3 furti all’interno di Chiese (Casarano, Gemini di Ugento e Melissano), oltre ai 2 tentati furti all’ex deposito dell’Enel di Maglie ed il furto in abitazione a Casarano per i quali sono stati effettuati gli arresti a riscontro dell’attività d’indagine.
I campi fotovoltaici
L’ indagine ha permesso di accertare che nell’anno 2011 l’attività principale del sodalizio criminale era il furto di rame presso i campi fotovoltaici, grazie soprattutto all’insider man della banda all’interno dell’istituto di vigilanza privata degli stessi, Causo Quintino. Una volta riscontrato questo comune denominatore tra le società depredate, sono stati controllati numerosi raccoglitori di rame/demolitori dell’area centro Salento e sono stati quindi accertati continui depositi di materiale rame effettuati dagli appartenenti al gruppo, in particolare presso tre di essi. Da una stima, comunque approssimativa, risulta sia stato venduto dagli indagati ai raccoglitori di materiale ferroso oltre il 35% della quantità di rame denunciato come rubato (denunce presentate negli anni 2011 e 2012). Bisogna anche aggiungere che a partire dei primi del mese di Aprile 2012, a seguito di uno specifico controllo eseguito presso i raccoglitori di materiale ferroso, sono diminuiti notevolmente sia le grosse consegne di rame sia i furti presso i campi fotovoltaici.
Nel corso delle intercettazioni è emerso chiaramente come i principali raccoglitori di rame rilasciassero al gruppo regolare fatturazione, della quale è stato trovato riscontro durante i suddetti controlli: le fatture del rame rubato erano intestate ai soggetti appartenenti al sodalizio o a loro parenti. Pertanto, due responsabili delle tre ditte controllate, sono stati denunciati per ricettazione, in quanto avrebbero dovuto\potuto distinguere e capire dalla quantità e dalle continue consegne da parte delle medesime persone, che il rame era di provenienza illecita o quanto meno dubbia.
Da un calcolo sempre approssimativo desunto dai sequestri della fatturazione effettuati presso 3 raccoglitori di rame del centro salento, può essere verosimile che il gruppo avesse “ricavato” oltre 100 mila euro (circa 250 quintali) dalla vendita del rame anche se oggi vengono contestati loro 24 mila euro ricavati dalla vendita di circa 50 quintali di rame, grazie all’incrocio con altri riscontri.
L’estorsione e la disponibilità di armi
A dimostrazione dello spessore criminale degli indagati vi è il fatto che senza scrupoli si minacciano reciprocamente per perseguire i propri interessi economici. In un’occasione, infatti, Simone Alfarano e Antonio Amin Afendi, il 6 marzo 2012, effettuano una vera e propria estorsione nei confronti di Emanuele Zompì, irrompendo in casa sua con una pistola e, dopo averlo portato in auto, gli sottraggono 350 euro. I due pretendevano la quota del furto del giorno prima alla chiesa di Gemini, commesso dai tre insieme, che, a loro dire, lui avrebbe occultato per tenersi tutto il danaro; risulterà poi che la cosa non aveva nessun fondamento di verità, perché, in realtà, lo Zompì non aveva trovato contante. Lo stesso decide di vendicarsi dello sgarro subito e afferma, in intercettazione, di essersi procurato una pistola per lo scopo, che non porterà mai a termine.
Nel corso dell’attività d’intercettazione è stato appurato come il gruppo avesse la disponibilità di armi, tanto che il 31 agosto 2011 in occasione del tentato furto all’ex deposito Enel di Maglie, giungono con una pistola per effettuare il colpo e, per un caso fortuito, poco prima di esssere fermati dalle pattuglie della Compagnia di Maglie, riescono a disfarsene gettandola dietro un muretto a secco in campagna.
Arresti e sequestri a riscontro
Nel corso dell’attività investigativa sono state arrestate in flagranza 9 persone, 3 arresti il 31 agosto 2 arresti il 6 novembre e 4 il 6 marzo 2012.
Attualità
“Vita mia”: il film di Winspeare al Torino Film Festival
Il film è stato girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria Di Leuca
La Fondazione Apulia Film Commission e la Regione Puglia saranno presenti alla 43ª edizione del Torino Film Festival con “Vita Mia” di Edoardo Winspeare.
Il nuovo film del regista di Depressa di Tricase, girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria di Leuca, sarà programmato nella sezione Zibaldone mercoledì 26 novembre alle 18,15 (Sala due Cinema Romano- Galleria Subalpina).
Protagonisti della vicenda sono: Dominique Sanda, Celeste Casciaro, Ninni Bruschetta, Ignazio Oliva, Karolina Porcari, Johanna Orsini, Francesca Ziggiotti, Dora Sztarenki, Josef Scholler, con la partecipazione di Stefan Liechtenstein e Christian Liechtenstein.
Il film racconta, attraverso la vita di Didi, il Novecento come una crepa luminosa.
Nobile ungherese in un’Europa attraversata dal fuoco della Storia, Didi assiste da bambina all’arrivo dei nazisti, poi al comunismo, quindi all’esilio.
In Francia cuce per sopravvivere alla Maison Dior, prima di sposare un aristocratico italiano e approdare nel silenzio dorato, ma fragile, del Salento. Il film la ritrae anziana, malata, ancora fiera.
L’arrivo di Vita, giovane pugliese chiamata ad assisterla, innesca un incontro inatteso: due mondi lontani – l’aristocrazia impoverita e la cultura popolare – che imparano a riconoscersi. Tra fatiche quotidiane, pudori e piccoli conflitti, nasce un legame capace di sospendere barriere sociali e politiche.
Il viaggio di Didi in Ungheria, intrapreso per seguire la causa di beatificazione del padre, riapre le ferite profonde della Storia: la Shoah, le colpe sopravvissute, le memorie che reclamano ascolto. Il ritorno nei luoghi dell’infanzia diventa una camera d’eco del “secolo breve”.
Grazie alla presenza forte e semplice di Vita, Didi trova infine un varco: l’accettazione del proprio passato e un fragile approdo alla serenità. In lei si riflettono i traumi e le rinascite di un intero secolo.
“Vita Mia” è prodotto da Stemal Entertainment e Saietta Film con Rai Cinema, il contributo di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e il contributo di Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia a valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020. La distribuzione internazionale è affidata a Beta Cinema.
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Attualità
Questo non è amore
Progetto strategico della Polizia di Stato per sostenere le vittime e sensibilizzare la società, promuovendo una cultura basata sul genere. Michelle Hunziker testimonial della campagna di sensiziolizzazione
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), prosegue l’impegno della Polizia di Stato nella campagna permanente “…questo non è amore”, realizzata dalla Direzione Centrale Anticrimine.
Le azioni realizzate dalla Polizia di Stato in tale ambito rappresentano un importante impegno istituzionale per il contrasto alla violenza di genere, nell’ottica di contribuire alla realizzazione di un cambiamento culturale più ampio che riguardi l’intera società.
Sul tema della violenza di genere c’è la consapevolezza che molte donne, anche in situazioni di pericolo, non denunciano per paura, per vergogna o per mancanza di fiducia nelle istituzioni.
L’iniziativa “…questo non è amore” intende smontare gli stereotipi e le false credenze legate alla violenza nei confronti delle donne, portando le forze dell’ordine direttamente tra la gente, nei luoghi pubblici con una presenza visibile e rassicurante, fatta di ascolto, accoglienza e informazione.
Ogni anno, le Questure organizzano numerosi eventi di sensibilizzazione sul territorio nazionale dove si registra una consistente partecipazione della cittadinanza.
Proprio grazie a questi incontri informali, è possibile rompere il silenzio e aiutare le donne a riconoscere i segnali di pericolo.
Nel corso degli incontri viene divulgato un opuscolo informativo (a livello cartaceo e digitale) che tratta in modo specifico i temi della violenza domestica e di genere garantendo una prevenzione concreta. Nell’opuscolo ricorda che uscire dalla spirale della violenza è possibile: per questo sono presenti numeri utili, indirizzi dei centri antiviolenza, strumenti normativi previsti dal legislatore, storie di donne che hanno trovato il coraggio di denunciare e molto altro ancora.
Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nella prefazione della brochure di quest’anno ha ricordato che «la violenza contro le donne non è mai un numero: è una vita violata, una dignità calpestata, un dolore che attraversa l’intera società. Non possiamo limitarci a contarne i casi: ogni femminicidio è una ferita che riguarda tutti, istituzioni e cittadini, e che richiede una risposta corale e responsabile».
Testimonial della nuova edizione è Michelle Hunziker che introducendo l’opuscolo ha affermato: «La tutela delle donne che si ottiene con l’applicazione delle leggi deve essere supportata da un profondo cambiamento culturale, che deve avvenire nella mente e nel cuore di tutti noi. Per questo è importante sensibilizzare, specialmente i più giovani, e accompagnare le vittime di violenza verso il raggiungimento dell’indipendenza economica. Denunciare non è un obbligo né una condanna, semmai un’opportunità. È il primo passo per essere, o tornare a essere, sicure, autonome, libere».
Per questo motivo, “…questo non è amore” rappresenta un progetto strategico che mira a sostenere le vittime e alla sensibilizzazione della società, promuovendo una cultura basata sul genere.
L’attività di prevenzione svolta dalla Polizia di Stato si rivolge anche agli autori delle violenze grazie all’impegno delle Questure, dei centri antiviolenza e degli ospedali che hanno reso operativo il Protocollo Zeus.
Al momento dell’esecuzione del provvedimento di Ammonimento del Questore, l’autore delle condotte viene informato della presenza sul territorio di centri specializzati che si occupano di offrire un percorso integrato sulla consapevolezza del disvalore sociale e penale delle condotte tenute.
In molti casi l’autore delle condotte che riesce a seguire il percorso psicologico riesce a interrompere la spirale della violenza e gestire gli eventuali eventi successivi, evitando la recidiva.
Nell’ottica di favorire uno scambio costante di informazioni e competenze per un intervento integrato e multidisciplinare a tutela delle vittime, sono stati sottoscritti numerosi i protocolli di collaborazione tra la Polizia di Stato e la società civile per lo sviluppo di campagne di informazione e sensibilizzazione.
Le intese siglate prevedono l’attivazione di reti territoriali per un supporto immediato e coordinato posto a tutela non solo delle donne, ma anche dei figli esposti alla violenza subita dalle madri.
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Attualità
Ruote nella Storia a Tricase, l’eleganza della memoria
Tra storia, mare e motori, al volante di oltre cinquanta auto d’epoca, la tappa nel Salento del viaggio di ACI e ACI Storico alla scoperta dei luoghi più belli d’Italia. Il Presidente di Automobile Club Lecce Francesco Saverio Sticchi Damiani: «Questa edizione sarà ricordata a lungo». Il sindaco di Tricase Antonio De Donno: «Evento che ha portato Tricase in tutta Italia grazie anche allo spot girato da Helen Mirren e Taylor Hackford»
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Le protagoniste assolute della tappa salentina di Ruote nella Storia sono state le oltre cinquanta eleganti vetture d’epoca che, nel fine settimana scorso, hanno trasformato Tricase in un museo a cielo aperto.
Il pubblico ha potuto ammirare quasi sessant’anni di storia dell’automobile.
Esemplari rari come la Fiat Topolino del 1952 e la Ford F1 del 1950, la raffinata Lancia Aurelia B24 del 1957 insieme alle intramontabili icone degli anni Sessanta e Settanta, dalla Fiat 500 F alla Lancia Fulvia, dalla Fiat X1/9 alle Alfa Romeo Giulia Super e GT 2000.
Gli anni successivi hanno portato in strada modelli come la Citroen Charleston, la Lancia Beta Montecarlo, la Spider Alfa Romeo degli anni Novanta e la Porsche Carrera 4 911 del 2001.
L’edizione organizzata dall’Automobile Club Lecce ha proposto anche un omaggio speciale alla storica casa Lancia, alla quale è stato dedicato un riconoscimento assegnato durante la cerimonia finale dal Lancia Club Italia.
«Questa edizione di Ruote la Storia è partita con il botto, con due premi Oscar, Helen Mirren e Taylor Hackford testimonial ufficiali», ha evidenziato Francesco Saverio Sticchi Damiani, Presidente AC Lecce, «un ringraziamento particolare va alla disponibilità del Comune di Tricase, e in particolare del sindaco Antonio De Donno, che ci ha aiutato a organizzare una tappa di “Ruote nella Storia” veramente unica. Quest’anno, per quanto riguarda la prova di avviamento alla regolarità abbiamo organizzato le due specialità di regolarità a media e con i pressostati. Abbiamo avuto 53 bellissime macchine e mi sento di dire che questa edizione sarà ricordata a lungo»
L’iniziativa, che rientra nel progetto nazionale di ACI Storico e Automobile Club d’Italia, è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Tricase ed è cofinanziata da Coesione Italia 21-27 Puglia, Unione Europea, Repubblica Italiana, Regione Puglia e Pugliapromozione.
Alla riuscita della manifestazione hanno contribuito anche SARA Assicurazioni, CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) Salento, GAL Capo di Santa Maria di Leuca.
Il primo momento della manifestazione si è svolto di sabato pomeriggio nel centro di Tricase, con l’accoglienza all’interno di Palazzo Gallone, dove i presenti hanno potuto osservare un’antica carrozza ottocentesca della famiglia Antonaci dell’Abate, affiancata da una selezione di auto d’epoca esposte anche in piazza Pisanelli.
Nelle sale del GAL Capo di Leuca è stata allestita una mostra documentaria del Museo di Storia Patria di Tricase, dedicata al rapporto tra la comunità e la cultura dei motori.
La serata si è poi conclusa con un incontro divulgativo dedicato al tema della mobilità responsabile e del turismo legato al motorismo storico.
«“Ruote nella Storia” è un evento che non si limita a celebrare il motorismo storico, ma diventa una narrazione collettiva del territorio, della Puglia più autentica», ha evidenziato il sindaco di Tricase Antonio De Donno, «qui a Tricase, nel più bel salotto del Salento, ha sancito un legame indissolubile fra la città e chi ha cura di gioielli del passato che tramandano valori di passioni, lavoro e maestria italiani. Grazie alla famiglia Sticchi Damiani, a Francesco e al presidente Angelo, che rappresentano un pezzo di storia dell’automotive nazionale ed internazionale. Un evento che ha portato Tricase in tutta Italia grazie allo spot girato per la promozione nazionale da Helen Mirren e Taylor Hackford, che non finiremo mai di ringraziare».
- L’Alfa Romeo Giulia tra i muretti a secco
- La chiesa di San Domenico fa da sfondo a Ruote nella Storia
- Un momento della manifestazione svoltasi a Tricase
La domenica si è aperta presto in piazza Pisanelli, dove le vetture hanno fatto il loro ingresso per il raduno ufficiale.
I partecipanti hanno condiviso una colazione con degustazione del tradizionale pasticciotto, offerta dal Comune, prima di iniziare una passeggiata guidata nel centro storico
Successivamente la carovana ha attraversato il territorio in un percorso panoramico che ha toccato Andrano, Marina Serra e Tricase Porto, un paesaggio incantevole fatto di ulivi secolari, muretti a secco e masserie, fino a raggiungere la Quercia Vallonea, uno dei simboli naturalistici più imponenti del Salento.
L’itinerario ha ospitato due prove di avviamento alla regolarità: la prova a media denominata Vallonea, e la prova cronometrata Marina Serra.
Vincitore assoluto il leccese Flavio Greco, insieme a Maria Carla Fornari dominatore anche della prova a media a bordo della Fiat X 1/9 del 1973 di proprietà; sul podio anche Giuseppe Peschiulli, di Casarano, con Rossella Borgia su un’Alfa Romeo Giulia Spider del 1973 leader anche nella prova a tubi, e il barese Raffaele Tiberino con Luciana Pagliara su Alfa Romeo GT 2000 del 1973.
Il pranzo conviviale al ristorante Bellavista ha chiuso la manifestazione, con la consegna dei premi alle vetture più meritevoli e del Premio Speciale Lancia, assegnato alla Fulvia berlina del 1971 di Giovanni Tasco.
La targa del Lancia Club Italia ufficiale è stata consegnata da Pietro Iaquinta alla Beta Coupé del 1980 di Giuseppe Piscopo.
Una giuria di esperti ha conferito il premio Eleganza alla Aston Martin DB7 Volante, anno 1997, di proprietà di Livio Cesare Ziani, mentre la coppa per la storicità è stata assegnata alla Alfa Romeo Giulia Spider del 1964, guidata da Emilio Ampolo e Silvana Fuso.
Il premio simpatia, votato direttamente dai partecipanti, è stato conferito alla mitica Autobianchi “Bianchina” del 1963 di Emanuele Sergi.
- La Balilla
- L’Aurelia
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