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Cavallino

Guerra a Cavallino per l’amianto

Il sindaco si difende: “Decisione non nostra. Voi, retrogradi”

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In 4 contro uno. Il Comune di Cavallino si trova a fronteggiare gli attacchi di ben 4 sindaci di comuni limitrofi per l’impianto di trattamento dell’amianto presente sul suo territorio.


Si tratta dei primi cittadini di San Cesario, Lequile, Lizzanello e San Donato che puntano il dito contro l’amministrazione cavallinese rea di aver lasciato aprire, nei pressi delle due discariche di rifiuti solidi urbani già insistenti sulla zona, l’impianto proposto dalla società Project Resources Abestos, una srl nell’orbita della Geoambiente srl, responsabile della gestione di una delle due discariche adiacenti.


Il casus belli, oltre alla collocazione in una zona già altamente esposta a ovvi rischi ambientali, è la modalità di avvio delle attività. I 4 sindaci infatti contestano al sindaco di Cavallino l’aver permesso l’avvio delle attività lo scorso dicembre con una semplice SCIA, sfruttando la decisione di un decreto del Ministero dell’Ambiente grazie alla quale l’apertura dell’impianto non ha dovuto passare prima da una Valutazione di Impatto Ambientale.


Ecco quindi la decisione dei sindaci di San Cesario, Lequile, Lizzanello e San Donato di impugnare dinanzi al Tar del Lazio il decreto, mettendo in dubbio la legittimità della SCIA per una decisione di questo genere e di questa portata.


Da Cavallino arriva prontamente la risposta del sindaco Gorgoni, che spazza subito via le voci sulla società in questione: “Innanzitutto va precisato che l’iniziativa di realizzare l’anzidetto impianto è stata adottata esclusivamente da un soggetto privato, P.R.A. Srl, quindi, la stessa non è certamente e sotto qualsivoglia profilo, riferibile all’Amministrazione Comunale di Cavallino. Alla luce di quanto riferito dall’Ufficio tecnico comunale, l’utilizzo dello strumento di SCIA, adottato dalla Società“, aggiunge poi, “risulta rispondente alla tipologia dell’intervento edilizio a suo tempo proposto dalla medesima. In definitiva” sottolinea Gorgoni, “questo Comune non poteva legittimamente inibire l’iniziativa, in quanto è assolutamente conforme alla normativa vigente. Tra l’altro si presenta come laboratorio sperimentale di trascurabilissima portata ed entità, avente una durata limitata nel tempo di soli 24 mesi”.

Per poi chiosare: “Tale modo di agire impedisce lo sviluppo e la crescita  del nostro Mezzogiorno“.


Non si sottraggono alla polemica 3 dei 4 primi cittadini attivatisi contro l’impianto: a stretto giro arriva infatti la replica dei sindaci di San Cesario, Fernando Coppola, di Lequile, Vincenzo Carlà, e di Lizzanello, Fulvio Pedone. “Le nostre comunità hanno già pagato un tributo pesantissimo ed è ovvio che, se sempre in quella zona si vuole realizzare pure un impianto per l’amianto, esse – al pari di ARPA e ASL – chiedano una Valutazione di Impatto ambientale proprio considerata la specifica collocazione territoriale. La VIA garantirebbe solo il coinvolgimento delle nostre comunità, eventualmente rassicurandole sulla eventuale assenza di fattori di impatto o rischio ambientale. Per questo davvero non comprendiamo perché PRA S.r.l. dimostri di temere e fugga come la morte una semplice VIA, cui al suo posto ci saremmo già sottoposti. Allo stesso modo non comprendiamo perché presentare di soppiatto una SCIA anziché chiedere una autorizzazione unica ambientale per la messa in esercizio dell’impianto“.


Ed in merito alla frecciatina sulla mancanza di lungimiranza, rispondono: “Non siamo contro lo sviluppo, ma per uno sviluppo sostenibile, che passi attraverso l’utilizzo (e non la fuga) dei procedimenti maggiormente partecipativi e pubblici, idonei ad assicurare a popolazioni già sottoposte da decenni a enormi pressioni ambientali il necessario e tempestivo coinvolgimento e le massime garanzie per la salute del nostro ambiente e dei cittadini“.


Attualità

Ma davvero i pugliesi sono i più infelici d’Europa?

Le indagini sono invece molto soggettive, e quindi discutili, quando vogliono entrare nella psicologia umana e valutare la felicità di una persona, felicità che non si può ridurre ad un dato statistico poiché è sempre personale sia per quello che uno desidera sia per i momenti della vita in cui si esprime

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ALLA FINE DEL GIORNO.  SIAMO FELICI O INFELICI?

di Hervé Cavallera

   Secondo un report ISTAT del 17 aprile scorso i lavoratori italiani sono trai più infelici d’Europa e tra gli Italiani i Pugliesi. Ciò riguarderebbe la percezione delle amicizie, l’utilizzazione del tempo libero, i rapporti familiari, la condizione economica e sociale. Un quadro certamente non esaltante e che sembra contrastare, per noi Salentini, quella che è considerata l’immagine ufficiale del “tacco d’Italia”, terra del sole, dell’ospitalità, dello svago. Si tratta quasi di squarciare il velo di autoprotezione e di scorgere una realtà ben diversa. 

    E tuttavia i dati sono da valutare con una certa cautela anche perché si entra nella dimensione intima dei soggetti e in essa l’emotività ha un ruolo notevole  e gli esseri umani sono spesso portati ad accentuare ciò che di positivo e di negativo hanno incontrato o incontrano nella propria esistenza. Dipende poi dalle diverse età della vita e dalle esperienze provate nella vicinanza del report. Immaginate un giovane intervistato a pochi giorni dal suo matrimonio con aperta davanti una luminosa speranza di vita e un giovane intervistato poco dopo la scomparsa di una persona a lui cara.

D’altra parte, secondo un discutibile report del 1923 attribuito all’ONU (Where young people are the happiest ossia Dove i giovani sono più felici) si troverebbero tra i più felici i giovani del nord Europa e in primo luogo i Lituani. Altri report giudicano la Finlandia lo Stato ove si vive meglio.

E questo sempre  tenendo conto del reddito pro capite, dell’aspettativa di vita sana, della libertà sociale. E a ciò si contrappone il fatto, attestato sempre da report, che il tasso maggiore dei suicidi avviene proprio nei Paesi Baltici  dove appunto esiste un più alto tenore di vita. E il suicidio, si capisce bene, è indubbia espressione di drammatica infelicità. Non è il denaro che assicura la felicità. 

   Insomma, non è facile tradurre in fredde classifiche, che vorrebbero essere oggettive e scientifiche, quelli che sono i sentimenti delle persone, sentimenti che variano non solo secondo le età e il successo lavorativo, ma appunto secondo lo stato d’animo del momento in cui si risponde ai quesiti dei report.

Nella percezione di sé gli elementi soggettivi si intrecciano inevitabilmente con  quelli oggettivi, sì da rendere molto dubbia la possibilità di una conoscenza oggettiva di come veramente si è. Le variabili sono tante e non codificabili.

Ad esempio, può naturalmente accadere che una persona con un reddito modesto possa  essere più sereno di un’altra con un reddito più alto ma con incombenze più pesanti. A voler poi richiamare la nostra tradizione cattolica, è pressoché difficile che nelle confessioni non si dichiarino delle colpe, degli errori, sia pur veniali. E il riconoscimento del peccato mostra come l’uomo non è mai esente dalle ombre, a meno che non si tratta di figure eccezionali di cui è riconosciuta la santità, ma anche loro hanno pur sofferto le “tentazioni”. Lo stato d’animo è fatalmente soggettivo e non può che riguardare il singolo individuo.

    Ciò non vuol dire che le classifiche, le statistiche, i “dati” siano da buttar via. Essi, quando veramente ben fatti e promossi da istituti di riconosciuti meriti scientifici, sono utili per individuare “frammenti” di vita, di aspirazioni, di stati d’animo, di aspettative; frammenti che possono servire come stimolo per venire incontro alle esigenze della comunità. 

I report sono certamente oggettivi allorché indicano dei dati come, ad esempio, stipendi, natalità, emigrazione, malattie, ecc. In questi casi dovrebbero costituire un pungolo nei confronti delle classi dirigenti politiche per migliorare in modo equo la qualità della vita dei cittadini.  

   Le indagini sono invece molto soggettive, e quindi discutili, quando vogliono entrare nella psicologia umana e valutare la felicità di una persona, felicità che non si può ridurre ad un dato statistico poiché è sempre personale sia per quello che uno desidera sia per i momenti della vita in cui si esprime. Si pensi ad un giovane che ha di fronte un futuro che è sempre, nel bene e nel male, pieno di incognite.

Nel giovane ora possono prevalere l’entusiasmo e la speranza, ora la delusione e l’incertezza.

  Ma ciò vale anche per l’anziano. Nel meriggio della propria esistenza egli può fare un bilancio di quanto accaduto e necessariamente trova gioia e dolori, vittorie e delusioni, errori e illusioni, successi e affetti.

A quali dare più peso, considerato che tutti insieme hanno costituito e costituiscono la propria vita? Vivere significa anche accettare gioie e dolori, sperando di commettere pochi errori e non gravi. 

  Ora, tornando al nostro Salento e prescindendo dai diversi problemi personali che possono riguardare le aspettative che si riscontrano nel proprio ambiente lavorativo, il quale dovrebbe essere analizzato secondo le diverse tipologie, è chiaro che in generale qualcosa non va nel mondo giovanile, e ne sono espressione oggettiva lo spopolamento e il calo demografico. La maggior parte di coloro che vanno a studiare o a lavorare fuori Terra d’Otranto non torna più. E di tale problema dovrebbe farsi carico il mondo della politica regionale e nazionale, come lo stesso mondo deve affrontare il tema della natalità che, pur connesso ad un modus vivendi che talvolta non vuole assumersi responsabilità, potrebbe essere in qualche modo modificato con agevolazioni e contributi per la nascite. 

   Importante, in ogni caso, è saper vivere insieme e  sapersi spendere per vedere crescere i propri cari, la propria terra. Questo in vario modo hanno fatto i nostri genitori, i nostri antenati e a questo compito non ci si può e non ci si deve sottrarre.   

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Cavallino

Incendio nella notte: brucia un’auto, ignote le cause

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Alle ore 03:20 circa, una squadra del Comando Vigili del Fuoco di Lecce, sede centrale, è intervenuta in via Cavalieri di Vittorio Veneto per un incendio di una Ford Fiesta di proprietà di una persona del posto.

L’operazione di spegnimento e bonifica, condotta dalla squadra dei Vigili del Fuoco, ha evitato ulteriori danni a persone e beni, garantendo la sicurezza pubblica e privata.

Al momento, le cause che hanno provocato l’incendio sono oggetto di indagine da parte delle autorità competenti.

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Cavallino

Incidente sulla Lecce-Maglie: autotreno finisce sulle barriere di sicurezza

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Brutto incidente nel pomeriggio di oggi sulla strada statale 16, nel tratto Maglie-Lecce.

Nel territorio di Cavallino, un autotreno è rimasto coinvolto in un violento sinistro, finendo per sbattere contro le barriere New Jersey che dividono le due carreggiate dei sensi di marcia opposti.

La cabina di trazione ha quasi scavalcato le barriere, rimanendo in bilico su di esse, mentre il resto del mezzo ha ostruito il regolare deflusso del traffico stradale.

Sono accorsi sul posto i mezzi di soccorso e le forze dell’ordine. Le operazioni sono in corso.

Fortunatamente illeso il conducente del mezzo, unico protagonista del sinistro. Sono intervenuti sul posto anche i vigili del fuoco per mettere la zona in sicurezza.

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