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Cronaca

Coronavirus: ecco come s’avvia il protocollo nei presidi “periferici”

Cosa accade dalla chiamata al 118 al trasferimento a Bari

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Notizie di cronaca come quella di oggi, che hanno visto una ragazza di Tiggiano al centro del turbine dell’allarme coronavirus, catalizzano l’attenzione. Un effetto tanto ovvio, in momenti di apprensione internazionale come questo, quanto spesso pericoloso.


I risvolti di una informazione gestita male (tanto dallo scrivente, quanto dal lettore) possono essere deleteri su più piani. Si può scatenare in primis l’allarmismo incontrollato e poi dar vita ad una serie di conseguenze a catena.


Lo abbiamo visto giorno per giorno con gli effetti sulla comunità cinese e le sue attività commerciali (a Cavallino i proprietari di un market hanno deciso di lasciare agli italiani la gestione temporanea del punto vendita, per non perdere clienti) nonchè con quanto patito da chi rientra dalla Cina e viene sottoposto ai dovuti controlli imposti dal Ministero (è il caso del docente di Parabita posto in “autoquarantena” che ha dichiarato di esser vittima di isteria).


E’ bene dunque sapere cosa accade alla presenza di sospetto coronavirus, a partire dal punto dove il paziente manifesta i sintomi in questione.


L’avvio del protocollo


Come accaduto oggi con il caso di Tiggiano, preso in carico dal 118 di Tricase, le prime misure vengono prese a partire dal punto in cui si trova il paziente. Il protocollo scatta infatti ben prima del trasferimento a Bari.


E’ bene ricordare che la procedura si attiva già al riscontro degli elementi base, che ancora hanno valenza del tutto precauzionale e non valgono certo a titolo di prognosi. Elementi base che sono: sintomi tipici (una normalissima febbre associata a tosse) incrociati con contatto con potenziali portatori del virus, quindi nella maggior parte dei casi con un viaggio in Cina nelle ultime settimane.

A questo punto (qualora il paziente non si sia presentato da solo e senza preavviso in nosocomio) parte una apposita ambulanza, con specifica equipe, specifiche attrezzature e rispettivi kit, per raggiungere il caso sospetto ed intervenire domiciliarmente. Ambulanza che viene poi, in seguito, di volta in volta sterilizzata.


La Direzione Sanitaria del presidio di Tricase, considerato in quest’ottica di tipo “periferico”, ha tenuto nei giorni scorsi una serie di riunioni e sottoposto il personale alla necessaria preparazione per la messa in atto del protocollo.


Di fondamentale importanza, ovviamente, è evitare il contatto del caso sospetto con altre persone. Tanto in ospedale, dove si creerebbe per giunta una scontata situazione di panico, quanto prima dell’arrivo in ospedale. Motivo per cui, come detto, il paziente viene raggiunto da una apposita ambulanza per essere poi trasferito in specifiche stanze, predisposte ad hoc per sospetti coronavirus, in aree ospedaliere esterne, separate dal resto della struttura.


Il trasferimento a Bari


Ovviamente in sedi come quella di Tricase non vengono avviate fasi di controllo nè di cura sul paziente. Dopo i riscontri iniziali, si attendono le direttive in scala gerarchica dagli altri nosocomi, come quelli di Galatina e Lecce, in vista poi del trasferimento a Bari. Il policlinico del capoluogo regionale è infatti competente per la presa in carico del caso sospetto nel suo reparto di Malattie Infettive. Qui il paziente viene monitorato dai medici mentre si attende l’esito degli esami dall’ospedale Spallanzani di Roma.


Lor. Zito


Cronaca

Brucia auto nella notte: incendio sospetto a Matino

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Alle ore 02:00 di questa notte un incendio divampato a Matino ha distrutto una vettura.

Sul posto, una squadra dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Gallipoli, appartenente al Corpo dei Vigili del Fuoco di Lecce, precisamente in via Verdi.

L’auto è una Mercedes, modello 180, di proprietà di un 36enne.

Grazie alla rapida risposta e all’efficace azione dei Vigili del Fuoco, è stato possibile contenere l’incendio evitando danni ulteriori a persone e beni.

Al momento e’ in corso l’attività investigativa per determinare la natura dell’incendio.

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Cronaca

Tricase: ferisce la nonna e poi sferra calcio in faccia a carabiniere

Ventinovenne del posto arrestato in flagranza per per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, resistenza e lesioni personali

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I Carabinieri della Sezione Radiomobile di Tricase hanno arrestato un uomo di 29 anni, del posto, per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, resistenza e lesioni personali.

L’arrestato, nel corso della serata, aveva avuto un accesa discussione per futili motivi prima con la nonna usando violenza fisica e causandole addirittura una distorsione al braccio e poi con la madre oggetto di violenza verbale.

I militari dell’Arma che, allertati dalla madre, sono intervenuti mentre l’aggressore era ancora presso l’abitazione.

Vano il tentativo di calmarlo: in evidente stato di agitazione e non tollerando l’intervento dei Carabinieri, si è scagliato contro uno di loro colpendolo con un calcio al volto.

Sul posto a dar manforte ai colleghi anche i carabinieri della Stazione di Gagliano del Capo.

Il 29enne è stato bloccato e arrestato in flagranza di reato.

Come disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, il fermato è stato condotto presso la Casa Circondariale Borgo San Nicola del capoluogo salentino.

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Cronaca

Tricase Porto: Villa Sauli, che succede?

Nonostante una sentenza esecutiva e inappellabile del Consiglio di Stato che a dicembre ne ha ordinato l’abbattimento l’ecomostro è ancora lì a fare ombra all’antico e prezioso porto. E i tempi potrebbero ancora allungarsi causa altro ricorso al Tar. Vi spieghiamo perché e quali potrebbero essere i possibili scenari

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Che succede a Tricase Porto?

Mentre in altri lidi, vedi Sant’Isidoro a Nardò, hanno già inviato le ruspe per abbattere gli ecomostri nel porto rifugio tricasino, autentico gioiello tanto amato ed osannato, continua a tiranneggiare la famigerata “Villa Sauli”.

Eppure su quello che nelle intenzioni dichiarate negli anni Sessanta doveva diventare un albergo diffuso, pende come una mannaia inesorabile la sentenza, esecutiva ed inappellabile, datata 14 dicembre 2023, con la quale il Consiglio di Stato ne ha ordinato l’abbattimento, ponendo definitivamente fine ad una vicenda giudiziaria avviata nel 2017 dall’allora sindaco Carlo Chiuri che intraprese una battaglia personale per la sicurezza ed il decoro del Porto di Tricase.

E quindi? Quindi abbiamo scoperto che i tempi potrebbero ancora allungarsi causa l’ennesimo ricorso.

Ma come, direte, la sentenza non era inappellabile?

Si lo era e tale rimane, ci mancherebbe altro!

Quello che è avvenuto è che, all’atto di procedere all’abbattimento, così come ordinato dal Consiglio di Stato, per un eccesso di correttezza e zelo, dal Comune son partiti gli avvisi agli eredi, proprietari del fabbricato.

Uno di questi, però, non sarebbe andato a buon fine per un mero errore formale, forse un “difetto di notifica”, che ha dato adito ad uno degli eredi di ricorrere nuovamente al Tar.

Difficile, anzi improbabile, secondo il parere di alcuni legali da noi interpellati, mettere mano alla sentenza di abbattimento emessa dal Consiglio di Stato, ma i tempi, come dicevamo, potrebbero allungarsi ed anche di anni.

Il ricorso (iscrizione a ruolo del 22/4/2024 n° 465/2024) è stato già comunicato al Comune di Tricase che, a quanto ci risulta, non si è costituito in giudizio.

I possibili scenari: in caso di richiesta di sospensiva i tempi sarebbero certamente più celeri; se, invece, si entrerà nel merito, lo si farà su input delle parti e, a quel punto, conoscendo le lungaggini di questo tipo di procedure, potrebbero volerci anche 4-5 anni.

Anni durante i quali dovremo continuare a spiegare a chi verrà trovarci, come mai quell’ecomostro domini ancora l’antico porto preso a modello in tutto il Mediterraneo per la sua bellezza e per le pratiche di sviluppo sostenibile di ecosistemi rurali e costieri.

Giuseppe Cerfeda

 

 

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