Connect with us

Attualità

Mattanza di Leuca: «Giù le mani dal Mare Nostrum»

Il Circolo Capo di Leuca di Legambiente ritiene che «anche laddove questo tipo di pesca così invasiva dovesse rientrare nei parametri stabiliti dalla legge in materia, quanto sta in questi giorni avvenendo nel mare del Capo di Leuca debba ricevere la massima attenzione al fine di proteggere la naturalezza, la biodiversità, la vita stessa del mare». Interrogazione del consigliere regionale Paolo Pagliaro: «Non possiamo assistere impotenti a scorrerie incontrollate nelle nostre acque»

Pubblicato

il

Non si placa il clamore intorno sollevato da queste colonne della pesca a cianciola o con rete a circuzione che un peschereccio siciliano sta praticando al largo di Santa Maria di Leuca.


Ora interviene anche Legambiente con il Circolo Capo di Leuca APS che ha scritto al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, agli assessorati regionale Agricoltura e Pesca e Ambiente, ai Comuni di Castrignano del Capo e Gagliano del Capo, Alla procura della Repubblica di Lecce, alal Capitaneria di Porto di Gallipoli, All’Ufficio Locale Marittimo di Leuca, alla Guardia di Finanza di Gallipoli e all’Ispettorato del lavoro di Lecce.


Il Circolo di Legambiente intende «sottoporre alle autorità in indirizzo, ciascuna per le proprie competenze» la «grave questione» che riguarda il mare del Capo di Leuca.


«Da alcuni giorni», si legge nella missiva, «è ormeggiato nel porto di santa Maria di Leuca un peschereccio di provenienza siciliana che sta attuando un genere di pesca particolarmente intensivo ed invasivo che sta inevitabilmente recando danni all’habitat marino. L’esercizio del metodo di pesca in questione, comunemente denominato “Cianciola”, garantisce un elevato risultato di quantità del pescato al tal punto da recare danni irreversibili alla fauna ittica, con le conseguenze facilmente immaginabili di ricaduta negativa non solo sull’ambiente marino, con i suoi ecosistemi sempre più delicati, ma anche da un punto di vista socio economico, su tutto l’indotto che ruota attorno all’elemento mare».


«Tale tipo di pesca, anche se è ben conosciuto dagli operatori del settore», rimarca il Circolo di Legambiente, «non è stato mai messo in pratica dei pescatori locali, in quanto coscienziosamente è da sempre prevalsa la mentalità della doverosa reciprocità tra uomo e mare. Il mare è fonte di lavoro e di sopravvivenza e chi lo vive in tal senso ne capisce, apprezza e rispetta i limiti imposti da madre natura».


«Questa stessa mentalità, coscienza ed attenzione», denuncia il Circolo Leucano, «non è certo la guida di riferimento per chi, proveniente da altri lontani luoghi, si prefigge quale unico scopo quello di incamerare il maggior profitto possibile con il minimo sforzo nel minor tempo possibile. Percorre centinaia di miglia, pesca senza alcun ritegno tutto il possibile che trova davanti a sé e che sapientemente attira attorno a sé e non gli importa minimamente di lasciare le proprie spalle desolazione e devastazione».


Il Circolo di Legambiente ritiene che «anche laddove questo tipo di pesca così invasiva dovesse rientrare nei parametri stabiliti dalla legge in materia, quanto sta in questi giorni avvenendo nel mare del Capo di Leuca debba ricevere la massima attenzione al fine di proteggere la naturalezza, la biodiversità, la vita stessa del mare».


Per questo si chiede alle autorità competenti: «Intervenire quanto prima per porre freno a questa che a più voci viene considerata una vera e propria mattanza; rivedere e rivalutare alla luce della realtà attuale la legislazione che regola questi tipi di pesca intensiva e fortemente dannosi per l’habitat marino; verificare approfonditamente e costantemente che l’imbarcazione stia effettivamente e scrupolosamente rispettando tutte le norme che regolano lo svolgimento di questa attività così devastante; verificare se nelle condotte messe in atto siano ravvisabili fatti penalmente rilevanti».

Gli ambientalisti leucani si riservano di costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento penale a carico degli indagati per la rifusione dei danni.


Interrogazione Pagliaro: «Mare da difendere, serve un freno alle incursioni da fuori regione”


Anche il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani e Presidente del Mrs, Paolo Pagliaro, è intervenuto sulla questione: «Saccheggiato, depredato, sfruttato. Il mare del Salento, in particolare le acque del capo di Leuca, è diventato meta d’incursioni notturne da parte di pescherecci che arrivano da fuori regione per fare mattanza. L’ultimo caso segnalato dai pescatori salentini riguarda un equipaggio siciliano, che in una retata a circuizione ha fatto incetta di tonnellate di pesci, soprattutto ricciole. La tecnica è quella della cianciola, che prevede l’impiego di luci abbaglianti per attrarre i branchi e farli cadere in trappola. Tecnica consentita ma di rapina, alla quale chiedo di porre un freno nell’interrogazione urgente che ho presentato all’assessore alla caccia e pesca, Pentassuglia»


Per il presidente del Mrs, «Non bastano i controlli (peraltro assai complicati di notte) per verificare il rispetto dei paletti imposti dalla legge per quanto riguarda distanza, profondità e modalità. Quello che chiedo è un intervento deciso della Regione a difesa del nostro patrimonio più prezioso, il mare, che è vita non solo per i pescatori e le loro famiglie ma per l’intera economia salentina. Si metta un argine ad azioni tanto invasive, che causano un impoverimento del nostro mare. Il D.P.R. 1639/68 lo consente: dà facoltà d’intervento al capo del Compartimento marittimo, sentita la commissione consultiva locale per la pesca marittima, di disporre regole per la località d’esercizio della pesca, i periodi di tempo e gli strumenti consentiti»


«Giù le mani dal mare nostrum!», insiste, «non possiamo assistere impotenti a scorrerie incontrollate nelle nostre acque, in barba ai nostri marinai che si sforzano di salvaguardarne il fragile equilibrio centellinando la loro attività», conclude Paolo Pagliaro, «sono a rischio l’economia e il paesaggio, e abbiamo il dovere di difenderli».


Giuseppe Cerfeda


 


Attualità

Bollette di gas e luce salate: procedimento istruttorio contro Enel Energia

Dopo i reclami di Adiconsum Lecce, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato vuole accertare l’eventuale pratica commerciale scorretta in merito alle modalità di comunicazione delle variazioni contrattuali

Pubblicato

il

 Segui il canale il Gallo  Live News su WhatsApp: clicca qui

Tutto aveva avuto inizio nel 2022 quando molti consumatori decisero di passare dal prezzo variabile al prezzo fisso con l’obiettivo di mettersi al riparo da repentine impennate delle tariffe.

I contratti erano a tempo indeterminato ma l’offerta era a tempo determinato e raramente superava i 12 mesi.

Già questa differenza, poco nota ai molti, ha contribuito ad ingenerare confusione e disattenzione.

Alla scadenza dell’offerta concordata, il consumatore doveva ricevere dal proprio gestore, una comunicazione di variazione della tariffa – se meno favorevole – almeno tre mesi prima dell’entrata in vigore della nuova tariffa informandolo della possibilità di poter recedere dal contratto.

Questa comunicazione, separata dalla bolletta, può essere inviata per posta ordinaria o per email qualora l’utente abbia scelto tale modalità in fase contrattuale e non sono previste altre modalità di invio.

La comunicazione è molto importante perché oltre a informare l’utente del cambio tariffario, contiene anche l’informazione che, qualora l’utente non sia d’accordo con la tariffa proposta, potrà recedere dal contratto e cambiare gestore.

Ed è qui che nel mese di gennaio molti utenti si sono visti recapitare bollette del gas esagerate e si sono rivolti ad Adiconsum LecceAssociazione per la difesa dei consumatori per contestare la bolletta, visto che l’unica risposta fornita dagli operatori di Enel energia è stata quella che la tariffa era variata.

L’analisi delle bollette attenzionate ha evidenziato che molte tariffe del gas erano variate a partire da luglio 2023 e che, con l’avvento della stagione estiva, gli utenti non hanno potuto rendersi conto dell’aumento subito.

La sorpresa si è avuta solo quando con l’inverno sono stati accesi i riscaldamenti ma le bollette sono arrivate quando ormai erano trascorsi i periodi per porvi rimedio.

La beffa maggiore è stata poi quella che a fronte delle lamentele avanzate dagli utenti, Enel energia si è dichiarata disponibile a variare il prezzo del gas per il futuro (all’arrivo della bella stagione) ma lasciando invariati i prezzi dell’inverno pregresso.

Moltissimi consumatori lamentano di non aver mai ricevuto una comunicazione di variazione tariffaria per cui si è provveduto a contestarlo a Enel energia.

«Purtroppo», fanno sapere da Adiconsum Lecce, «il codice di condotta commerciale approvato da Arera scarica sui clienti l’onere di dimostrare di non aver mai ricevuto la comunicazione. In pratica l’onere della prova ricade sulle spalle della parte più debole. Questo anche quando la nuova tariffa viene di fatto scoperta solo alla ricezione della bolletta. Inoltre il gestore gode di una presunzione di ricezione della comunicazione, trascorsi 10 giorni dall’invio, anche se il consumatore sostiene di non aver mai ricevuto nulla!».

A fronte delle «inaccettabili risposte fornite da Enel energia» ed ai reclami effettuati da Adiconsum Lecce, l’associazione ha provveduto a inviare le segnalazioni all’Autorità Garante della Concorrente e del Mercato e ad Arera «per i profili di comportamento commerciale che le stesse vorranno rilevare a salvaguardia dei consumatori» e invocando il recesso contrattuale ai sensi dell’art. 52 e 53 del Codice del consumo «non essendogli stato consentito preliminarmente di conoscere le condizioni economiche che sarebbero state applicate, né posto nelle condizioni di poter valutarne gli effetti e le decisioni da assumere consapevolmente e decidere se avvalersi del garantito diritto di recesso».

Ora, grazie alle segnalazioni effettuate anche da Adiconsum Lecce, l’autorità ha formalmente aperto un’istruttoria che potrebbe portare gli utenti a vedersi riconosciute le proprie ragioni ed ottenere qunato contestato da Adconusm Lecce.

 

 

Continua a Leggere

Attualità

«Mi vien da ridere». Rimpasto in Regione, Maraschio amara

L’ex assessora: «Non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti»

Pubblicato

il

 Segui il canale il Gallo  Live News su WhatsApp: clicca qui

«Quindi l’operazione moralità e legalità della giunta regionale pugliese si esaurisce, in sostanza, con la fuoriuscita della sottoscritta. Questo è il segnale di discontinuità che si vuole far passare. Rispondo con un sorriso».

Lo afferma l’ex assessora Anna Grazia Maraschio, riguardo il rimpasto della giunta regionale annunciato ieri sera.

«Ringrazio le centinaia di persone, di amministratori, di cittadini che mi stanno scrivendo attestati di solidarietà, messaggi di indignazione e puro sconcerto», prosegue Maraschio, «non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti. Tutto quello che ho ottenuto è stato grazie alla cultura del lavoro, l’unica che mi permea e alla quale rispondo. La stessa cultura che ho portato all’interno dell’assessorato che mi sono onorata di guidare, formato da professioniste e professionisti che sento di ringraziare, insieme al mio staff tecnico sempre al mio fianco e ai dirigenti, ai funzionari che hanno seguito la mia visione politica. Non rinnego nulla e non nascondo che sono stati anni belli, intensi, ricchi di soddisfazioni ma anche duri. Spesso ho dovuto lottare in solitudine, sentendomi come una mosca bianca».

«In tutta questa vicenda, c’è solo un aspetto che mi lascia l’amaro in bocca», aggiunge, «la brusca interruzione di un percorso di programmazione e pianificazione dell’assessorato, che andava dalle misure di tutela dell’ambiente e del clima fino all’impostazione di una nuova politica abitativa che non considerasse solo le case ma anche le persone e il loro benessere. Una mole impressionante di provvedimenti, di politiche rivoluzionarie, che non basterebbero queste righe per essere elencate. Quando si interrompe un percorso così, il rischio è che il beneficio possa essere per pochissimi e il danno per molti, moltissimi cittadini pugliesi».

«Avverto anche un’altra convinzione», conclude Anna Grazia Maraschio, «chi semina bene raccoglie il giusto e i germogli non tarderanno ad arrivare».

Continua a Leggere

Attualità

Una salentina tra i giovani leader che scriveranno proposte per il G7

È Margherita Zappatore, 27 anni, di Gallipoli, dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica

Pubblicato

il

 Segui il canale il Gallo  Live News su WhatsApp: clicca qui

C’è anche una salentina tra i giovani selezionati per partecipare al Global Youth Leaders Program, l’iniziativa della Young Ambassador Society che unisce giovani fino ai 35 anni per contribuire allo sviluppo di proposte politiche che saranno presentate alla presidenza del G7.

Margherita Zappatore, 27 anni, originaria di Gallipoli, è dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica ed è fondatrice e amministratrice di una società di consulenza nel settore della comunicazione politica, del legislativo e della progettazione.

Grazie alle sue esperienze formative e professionali, contribuirà a formulare proposte sul tema dell’innovazione e, in particolare, dell’intelligenza artificiale.

Assieme agli altri giovani provenienti da tutto il mondo, inoltre, prenderà parte ad incontri con esperti di organismi internazionali come l’ILO, l’UNDP, l’OECD, l’UNICEF, la FAO e Microsoft.

Continua a Leggere
Pubblicità

Più Letti

Copyright © 2019 Gieffeplus