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Ruffano

Ruffano: “Ridatemi la mia onorabilità”

Nicola Fiorito. “Mi avevano già condannato: l’importante era rimuovermi, poi le prove le avrebbero trovate nel corso del processo…”. Al Presidente della Repubblica. “Così come a suo tempo mi ha gettato nel fango, oggi il Capo dello Stato dovrebbe riabilitarmi”

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Dopo lunghissimi anni durante i quali si è dovuto portare addosso accuse infamanti come corruzione, peculato, istigazione alla corruzione, minacce ed abuso di ufficio, Nicola Fiorito ha potuto tirare un sospiro di sollievo con la recente assoluzione. I giudici della seconda sezione collegiale (Presidente Stefano Sernia) hanno, infatti, assolto “perché il fatto non sussiste” l’ex sindaco di Ruffano, l’ex segretario generale Claudio D’Ippolito, 52 anni di Racale, e l’imprenditore 67enne Salvatore De Luca, di Ortelle. Da sottolineare che lo stesso Pubblico Ministero, Donatina Buffelli, in pratica chi avrebbe dovuto sostenere l’accusa, aveva chiesto l’assoluzione.


Ora Fiorito ricorda: “A mio carico indagini minuziosissime, mi hanno rivoltato come un calzino, controllato tutti i conti correnti e la situazione patrimoniale. Hanno messo tutto ciò che mi riguarda sotto una lente di ingrandimento”. Fiorito però aveva sempre urlato la sua innocenza: “Feci affiggere in paese anche un manifesto a mia firma, con il quale annunciavo che non solo avrei dimostrato di essere estraneo ai fatti, ma che questi fatti proprio non esistono. Ora finalmente posso dire che questo è avvenuto, perché lo stesso PM non ha neanche chiesto la condanna ma ha direttamente proposto l’assoluzione, proprio perché i fatti non sussistono”.


NicolaFioritoLo stesso Fiorito ripercorre con la memoria tutte le tappe del suo calvario: “Indagato per l’autorizzazione rilasciata alla Lidl per costruire un supermercato sulla via di Casarano. Si prospettavano abuso d’ufficio e corruzione, perché il proprietario che aveva venduto il suolo alla Lidl era mio amico. Bah…” Per questo caso, già nell’ottobre 2010, era arrivata la sentenza definitiva di assoluzione “perché il fatto con sussiste”. Fiorito e D’Ippolito, in quell’occasione, erano accusati di aver accolto la richiesta di realizzare il discount su un terreno destinato invece al piano di fabbricazione a strade, parcheggi e verde.


Poi minacce e abuso d’ufficio ai danni del comandante dei Vigili Urbani. “Sapete com’è andata? Nella stessa settimana arrivarono due esposti per due costruzioni abusive. Una di un “povero disgraziato” (testuale Ndr) e l’altra che riguardava la “Città della Domenica”. Il Comandante ha denunciato alla Procura della Repubblica il “povero disgraziato” che aveva costruito in campagna una decina di metri in più del consentito, mentre, per la Città del Domenica, dove erano state realizzate opere abusive, mi ha scritto un “papello” con il quale rinviava al sottoscritto ogni decisione. Siccome il Comandante dei Vigili era un mio avversario politico ed eravamo in prossimità delle elezioni, lo chiamai in ufficio e gli dissi di non utilizzare con me questi mezzucci. Gli feci notare che non poteva procedere con chi non aveva peso politico e girare al sottoscritto la patata bollente. Quindi o tutti e due o nessuno. Mi rispose che era una “questione politica” mentre, invece, era una questione chiaramente tecnica: la cosa mi fece andare su tutte le furie. Così ebbi l’imprudenza, arrabbiato com’ero, di dirgli: “Se pensate di mettermela nel posto in questo modo avete capito male. Me mintu ‘ntra chiazza e ve squaiu”. Che voleva chiaramente dire che avrei reso pubblico il tutto. Il Comandante, però, era arrivato in ufficio già munito di registratore in tasca acceso… e mi ha denunciato per minacce! Per questa vicenda sono stato condannato in primo grado a sei mesi e poi assolto in appello. Anche qui perché il fatto non sussiste”.


Altra accusa infamante quella di “presunte tangenti per la realizzazione della fogna nera e per una gara di 20 mila euro totali per la segnaletica orizzontale!Quindi per una cifra evidentemente irrisoria avrei corso tutto questo rischio… ”.

Da quanto lei racconta si evince come ritenga che a suo danno ci sia stato accanimento. “Ci sono tante cose che non sono riuscito a spiegarmi. A mio avviso avevano già stabilito la condanna. L’importante era rimuovermi, per poi trovare le prove nel corso del processo. È stata tutta una forzatura”.


Resta la grande amarezza per tutto il fango scaraventatogli addosso: “Gioire per l’assoluzione? Non ho la sensazione di aver vinto qualcosa, piuttosto di aver recuperato, nei limiti del possibile, dignità e onorabilità che erano state messe in dubbio da tutto quanto avvenuto. L’amarezza più grande proviene dal fatto che sono stato rimosso dall’incarico di Sindaco addirittura dal Presidente della Repubblica”. Va ricordato che il decreto del Quirinale, firmato direttamente da Giorgio Napolitano e datato 29 maggio, fu emesso sulla base di un’informativa del Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, il quale faceva riferimento ad indagini delle forze dell’ordine che avrebbero portato “all’avvio di una significativa vicenda penale”, evidenziando, tra l’altro, “la posizione dominante dell’amministratore, in un presunto sistema affaristico”. Il provvedimento, di gravità estremamente eccezionale, fu adottato dal Capo dello Stato “considerato che i pregiudizi e i procedimenti penali che gravano sul suddetto amministratore nonché la condotta complessivamente tenuta dal medesimo hanno ingenerato nella comunità di Ruffano una situazione di tensione che espone l’ordinaria e civile convivenza a gravi rischi di turbativa e minaccia la sicurezza delle istituzioni locali, viste le condizioni di fatto lesive degli interessi della comunità territoriale”.


Già, ma ora che è stato assolto da quelle accuse come la mettiamo? “Resta l’onta, non solo per me ma, per tutta Ruffano, dello scioglimento del Consiglio comunale addirittura per mano del Capo dello Stato. È stato anche messa in giro ad arte la voce di infiltrazioni mafiose: cosa assolutamente non vera: la Giunta è rimasta in carica ed ha continuato il suo lavoro. È stata un’operazione chirurgica per togliere di mezzo il sottoscritto. Il decreto presidenziale arrivò perché a mio carico c’era una serie di indagini in corso che metteva a rischio il mantenimento dell’ordine pubblico a Ruffano”. L’ex Sindaco utilizza un termine molto in voga ai giorni nostri: “È stato come un colpo di Stato, consumato dalla sera alla mattina. Il 28 maggio il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha firmato la sua relazione; il mattino dopo alle 9 è già arrivato il fonogramma della mia rimozione. Appellandomi alla Legge 241 sulla trasparenza, ho anche fatto richiesta della documentazione che riguardava il provvedimento. Il Ministero dell’Interno mi ha risposto che non era possibile in base all’Articolo 270 bis, quello che copre i segreti di Stato! Secondo me non avevano nulla da darmi… L’amarezza è grande, non nascondo che gradirei molto una riabilitazione pubblica da parte di quello stesso Presidente della Repubblica che a suo tempo mi ha esposto al pubblico ludibrio: dovrebbe rimediare e ristabilire lo stato dei fatti. Ma so bene che questo non avverrà mai…”, sibila amaro Fiorito.  L’ ex sindaco di Ruffano dice anche di non aver sassolini da togliersi dalla scarpa. In questo caso è sincerante difficile credergli. Anche se lui dice: “Non fa parte del mio modo d’ essere, già questa sentenza dovrebbe bastare ai miei nemici”. E già, a proposito di sassolini… Ha detto nemici? “Si, nemici. Gli avversari politici sono tutt’altra cosa. Nemici e il termine giusto per delle persone che non si arrendono neanche davanti ad un’assoluzione piena”. Impossibile esimersi dall’andare a fondo. Anche se conosciamo bene il destinatario dei dardi di Fiorito, lo provochiamo: a chi si riferisce? “In paese ha fatto la sua comparsa un manifesto, che definirei delirante, a firma di Pasquale Gaetani, in cui mi definisce “impunito”, offendendo anche i Giudici che mi hanno assolto. Il sottoscritto, invece, in tutti questi anni non si è mai lasciato andare ad alcun giudizio nei confronti della Magistratura riponendo sempre fiducia nel suo operato. Ma questa, forse, è la forza degli innocenti”.  Perplessità, invece, Fiorito, dichiara di avercele “sull’operato degli inquirenti. Chi ha fatto le indagini del mio conto a mio avviso ha agito in malafede!”. Sta valutando l’opportunità di rivalersi? “Vorrei fosse ristabita la verità e che sia restituita l’onorabilità del sottoscritto, di chi mi ha sempre dato fiducia con il voto e di tutta Ruffano, fatta passare per una città mafiosa”. Rivedremo Fiorito sulla scena politica? “Forse non dovrei farlo, ma non so fino a quando potrò evitare che questo accada. In paese me lo chiedono a gran voce forse anche per l’immobilismo totale dell’Amministrazione in carica che non riesce a proprio dare alcun tipo di risposta alle esigenze dei cittadini. Valuterò insieme alla mia famiglia: dopo tutto quello che è accaduto non è una scelta facile. Quel che è certo è che chi ha dentro il fuoco della politica difficilmente riesce a spegnerlo”. Si ricandida, si ricandida…


di Giuseppe Cerfeda


Cronaca

Ora i sindaci di Maglie, Ruffano e Sanarica rischiano il processo

La richiesta di rinvio a giudizio è arrivata del pm Maria Vallefuoco, tutti dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere, corruzione, frode, falso…

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Si è chiusa l’inchiesta su un presunto giro di appalti pilotati in cambio di favori, regali e scambi elettorali che, nel marzo scorso, fecero scattare misure cautelari per 10 persone (3 in carcere e 7 ai domiciliari), e a una serie di misure interdittive.

Ernesto Toma e Marco Sticchi, sindaco e vicesindaco di Maglie, ora rischiano il processo.

Questo vale anche Salvatore Sales sindaco di Sanarica e Antonio Rocco Cavallo, ex primo cittadino di Ruffano, e per 25 altre persone imprenditori e funzionari comunali.

Tra gli imputati, anche la Castrignanò Appalti s.r.l. e la Cesa s.r.l, entrambe di Maglie. 

La richiesta di rinvio a giudizio è arrivata del pm Maria Vallefuoco, tutti dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere, corruzione, frode, falso.

L’udienza preliminare è fissata per il 16 gennaio del 2026, davanti al gup Marcello Rizzo. 

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Appuntamenti

Crita e vivi: l’arte contro le parole ostili a Ruffano

Laboratorio di pensiero e ceramica artistica rivolto a dodici donne del territorio, ognuna delle quali impegnata in modo diverso nei campi del sociale e della cultura

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Promuovere la 𝐩𝐚𝐫𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 e contrastare i discorsi d’odio attraverso l’arte: è questo l’obiettivo fondamentale del progetto 𝐂𝐫𝐢𝐭𝐚 𝐞 𝐯𝐢𝐯𝐢 ideato e promosso da 𝐌𝐚𝐝𝐞 𝐢𝐧 𝐒𝐨𝐚𝐩 e vincitore dell’avviso pubblico regionale Futura – La Puglia per la parità, terza edizione.

Il progetto prenderà avvio nel pomeriggio di 𝐦𝐚𝐫𝐭𝐞𝐝𝐢̀ 𝟏𝟏 𝐧𝐨𝐯𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 presso lo studio d’arte dell’artista Pamela Maglie  con un 𝐥𝐚𝐛𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐢𝐞𝐫𝐨 𝐞 𝐜𝐞𝐫𝐚𝐦𝐢𝐜𝐚 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐚 rivolto a dodici donne del territorio, ognuna delle quali impegnata in modo diverso nei campi del sociale e della cultura.

Le donne coinvolte sono Ornella Ricchiuto, Monica Moretto, Valentina Rizzo, Enza Miceli. Nancy Motta, Rita Accogli, Paola Medici, Paola De Masi, Maria Concetta D’Aversa, Giada De Benedetto, Alessandra Carrozzo, Aran Prathumtang. 

Grazie alla guida dell’esperta Pamela Maglie, coadiuvata dalla ceramista Giada Fogliato, decoreranno dei piatti in ceramica su cui saranno incise 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞 𝐨𝐬𝐭𝐢𝐥𝐢, che saranno successivamente rimosse artisticamente attraverso decori che diffonderanno, al contrario, il linguaggio del rispetto e della parità di genere. 

Un incontro informativo sul tema dei discorsi d’odio contro le donne si terrà 𝐬𝐚𝐛𝐚𝐭𝐨 𝟐𝟗 𝐧𝐨𝐯𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝟏𝟖 presso lo studio d’arte dell’artista Pamela Maglie e vedrà come ospite d’onore la professoressa 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐂𝐡𝐢𝐚𝐫𝐚 𝐒𝐩𝐚𝐠𝐧𝐨𝐥𝐨, docente dell’Università del Salento. 

Le donne coinvolte nel progetto saranno poi protagoniste, insieme ai piatti realizzati nel corso del laboratorio, di una 𝐜𝐞𝐧𝐚-𝐩𝐞𝐫𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐧𝐜𝐞, che si terrà presso il ristorante 𝐅𝐚𝐫𝐦𝐚𝐜𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐒𝐚𝐧𝐢 di Ruffano a partire dalle 𝟏𝟗,𝟒𝟓, in cui si discuterà sul processo creativo portato a termine.

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Attualità

Fazenda – Una terra, due sogni. A Torrepaduli si gira

Progetto cinematografico che racconta la forza di chi parte e sceglie di tornare. Le riprese si terranno dal 5 all’8 febbraio 2026 nella frazione di Ruffano. Il produttore Piero Melissano: «Il film sarà un inno all’amore e alla riscoperta delle proprie radici. Vedrà anche la partecipazione di abitanti di Torrepaduli come comparse, rendendo il progetto una vera opera collettiva»

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Il progetto cinematografico “Fazenda – Una terra, due sogni” è un emozionante viaggio di due giovani sposi, alla ricerca di speranza e di un futuro migliore.

La storia racconta le vicissitudini di una coppia che, dopo aver lasciato la loro terra d’origine, si affida alla fede e parte in cerca di fortuna.

Lontani dalle proprie radici, ma con la speranza di un domani più luminoso, i protagonisti si troveranno di fronte alle difficoltà di un nuovo inizio in un paese straniero, dove i sogni possono diventare realtà o infrangersi.

Attraverso una narrazione che esplora il legame profondo con la propria terra, il film segue il ritorno dei protagonisti alle proprie origini, quando, con coraggio e determinazione, acquistano una fattoria: “La Fazenda”.

Qui, immersi nella natura e nelle tradizioni, ricostruiranno le loro vite e i loro sogni, tra sentimenti, speranze e le sfide quotidiane della vita rurale.

Le riprese si terranno dal 5 all’8 febbraio 2026 a Torrepaduli, luogo ricco di storia e tradizione, che si presterà come set ideale per raccontare il ritorno alle radici.

Fazenda – Una terra, due sogni” vuole trasmettere un messaggio di speranza, resistenza e fede, in un mondo in cui, a volte, il cammino verso il successo è segnato anche dalle difficoltà, ma sempre guidato dalla luce della speranza e dall’amore.

Il film unisce il sentimento di una terra che accoglie e la speranza che non abbandona mai, raccontando un viaggio che parte dalla sofferenza per giungere alla realizzazione dei sogni, anche grazie alla forza di credere in sé stessi e nel proprio destino.

«Siamo entusiasti di poter annunciare questo progetto», dichiara il produttore, Piero Melissano, «siamo certi che il pubblico saprà apprezzare il valore umano e universale che “Fazenda” vuole trasmettere. Il film sarà un inno all’amore e alla riscoperta delle proprie radici. Vedrà anche la partecipazione di abitanti di Torrepaduli come comparse, rendendo il progetto una vera opera collettiva. La colonna sonora, firmata da Alfredo Gilè», conclude Melissano, «accompagnerà il viaggio interiore dei protagonisti, tra malinconia e sogni».

«Ho voluto raccontare la realtà di tante famiglie del sud che hanno conosciuto la povertà e l’emigrazione, ma non hanno mai smesso di credere in un futuro migliore. Fazenda è la storia di chi non si arrende, di chi torna per ricostruire», spiega la sceneggiatrice Francesca Currieri.

«Interpretare questi ruoli, per noi, sarà un viaggio profondo», aggiungono i protagonisti Antonella Salvucci e Fausto Morciano, «Fazenda parla di amore, memoria e coraggio, sentimenti che non appartengono a tutti».

Per il regista Andrea Milici, «Fazenda nasce dal bisogno di raccontare e mettere in scena chi parte con le tasche vuote ma il cuore pieno di sogni, con la consapevolezza che il ritorno non è la fine di un viaggio, ma il suo vero inizio».

il produttore, Piero Melissano, infine ritiene «doveroso da parte mia, ringraziare tutti coloro che, a vario titolo e professionalità, contribuiranno alla realizzazione del progetto, in particolare agli altri attori presenti: Matteo Tosi, Giuseppe Molonia e Fabio Foglino».

F.C.

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