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Cronaca

Scandalo di Porto Miggiano: 11 indagati

Soldi pubblici per la messa in sicurezza della zona, spesi per interventi effettuati senza alcuna autorizzazione

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Sono undici gli indagati per il “caso” di Porto Miggiano dove, secondo la Procura di Lecce, tre milioni di euro di fondi pubblici sarebbero stati spesi per fini diversi da quelli previsti.


Quei soldi, dovevano essere utilizzati per mettere in sicurezza la cala di Porto Miggiano e, invece, sono stati spesi per tagliare il costone di roccia, creare una spiaggetta di calcestruzzo ed un parcheggio, definito “rozzo” dalla Procura. In altri termini, uno degli angoli paradisiaci più amati del nostro Salento, sarebbe stato oggetto di una serie di interventi che ne mettono a rischio l’equilibrio idrogeologico. Da qui, l’interdizione della zona da ormai circa un anno e mezzo. Zona che, anziché esser messa in sicurezza come previsto, è stata resa più pericolosa di quanto già non fosse.


L’inchiesta condotta dai sostituti procuratori Elsa Valeria Mignone e Antonio Negro, inizialmente ruotava attorno ai nomi di tre indagati: il direttore dei lavori Daniele Serio, il direttore dell’amministrazione della Cem, Maria Grazia Doriano, e il dirigente del settore Lavori Pubblici di Santa Cesarea, Salvatore Bleve.


A questi, oggi, si aggiungono l’ex sindaco di Santa Cesarea, Daniele Cretì 49enne del posto, due funzionari dell’Ufficio Struttura Tecnica regionale periferica (il vecchio “Genio civile”), Luigi Stanca, 56enne di Soleto, e Lucia Di Lauro, ed i responsabili a vario del gruppo di imprese aggiudicatesi i lavori: i progettisti Antonio De Fazio, 65enne di Bologna, Mario Rotolo, 61enne di Monopoli, Francesco Leo e Giovanni Bosco, 59enne di Palermo, e l’architetto di Tricase, Francesca Pisano di 48anni, collaudatore dell’opera.


Dovranno rispondere, a vario titolo, della realizzazione di una “diga marittima a scogliera radente”, creata con l’obiettivo di allargare ad un maggior numero di bagnanti la piccola spiaggetta del posto. Tutti lavori  intrapresi senza interpellare l’Ufficio Demanio della Capitaneria di Porto di Gallipoli e senza alcun nulla-osta dalle Autorità preposte.

I pm sostengono inoltre sia stata realizzata, sul terrazzo sovrastante la caletta, una “rozza spianata da adibire a parcheggio”. Tagli ed interventi che hanno deturpato un gioiello di costa e messo a rischio l’equilibrio idrogeologico della falesia.


Gli indagati, ora, hanno a disposizione venti giorni per produrre memorie difensive o per chiedere di essere interrogati. Dopodiché, i magistrati chiederanno il rinvio a giudizio.


Lorenzo Zito


 


Cronaca

Brucia auto nella notte: incendio sospetto a Matino

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Alle ore 02:00 di questa notte un incendio divampato a Matino ha distrutto una vettura.

Sul posto, una squadra dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Gallipoli, appartenente al Corpo dei Vigili del Fuoco di Lecce, precisamente in via Verdi.

L’auto è una Mercedes, modello 180, di proprietà di un 36enne.

Grazie alla rapida risposta e all’efficace azione dei Vigili del Fuoco, è stato possibile contenere l’incendio evitando danni ulteriori a persone e beni.

Al momento e’ in corso l’attività investigativa per determinare la natura dell’incendio.

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Cronaca

Tricase: ferisce la nonna e poi sferra calcio in faccia a carabiniere

Ventinovenne del posto arrestato in flagranza per per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, resistenza e lesioni personali

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I Carabinieri della Sezione Radiomobile di Tricase hanno arrestato un uomo di 29 anni, del posto, per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, resistenza e lesioni personali.

L’arrestato, nel corso della serata, aveva avuto un accesa discussione per futili motivi prima con la nonna usando violenza fisica e causandole addirittura una distorsione al braccio e poi con la madre oggetto di violenza verbale.

I militari dell’Arma che, allertati dalla madre, sono intervenuti mentre l’aggressore era ancora presso l’abitazione.

Vano il tentativo di calmarlo: in evidente stato di agitazione e non tollerando l’intervento dei Carabinieri, si è scagliato contro uno di loro colpendolo con un calcio al volto.

Sul posto a dar manforte ai colleghi anche i carabinieri della Stazione di Gagliano del Capo.

Il 29enne è stato bloccato e arrestato in flagranza di reato.

Come disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, il fermato è stato condotto presso la Casa Circondariale Borgo San Nicola del capoluogo salentino.

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Cronaca

Tricase Porto: Villa Sauli, che succede?

Nonostante una sentenza esecutiva e inappellabile del Consiglio di Stato che a dicembre ne ha ordinato l’abbattimento l’ecomostro è ancora lì a fare ombra all’antico e prezioso porto. E i tempi potrebbero ancora allungarsi causa altro ricorso al Tar. Vi spieghiamo perché e quali potrebbero essere i possibili scenari

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Che succede a Tricase Porto?

Mentre in altri lidi, vedi Sant’Isidoro a Nardò, hanno già inviato le ruspe per abbattere gli ecomostri nel porto rifugio tricasino, autentico gioiello tanto amato ed osannato, continua a tiranneggiare la famigerata “Villa Sauli”.

Eppure su quello che nelle intenzioni dichiarate negli anni Sessanta doveva diventare un albergo diffuso, pende come una mannaia inesorabile la sentenza, esecutiva ed inappellabile, datata 14 dicembre 2023, con la quale il Consiglio di Stato ne ha ordinato l’abbattimento, ponendo definitivamente fine ad una vicenda giudiziaria avviata nel 2017 dall’allora sindaco Carlo Chiuri che intraprese una battaglia personale per la sicurezza ed il decoro del Porto di Tricase.

E quindi? Quindi abbiamo scoperto che i tempi potrebbero ancora allungarsi causa l’ennesimo ricorso.

Ma come, direte, la sentenza non era inappellabile?

Si lo era e tale rimane, ci mancherebbe altro!

Quello che è avvenuto è che, all’atto di procedere all’abbattimento, così come ordinato dal Consiglio di Stato, per un eccesso di correttezza e zelo, dal Comune son partiti gli avvisi agli eredi, proprietari del fabbricato.

Uno di questi, però, non sarebbe andato a buon fine per un mero errore formale, forse un “difetto di notifica”, che ha dato adito ad uno degli eredi di ricorrere nuovamente al Tar.

Difficile, anzi improbabile, secondo il parere di alcuni legali da noi interpellati, mettere mano alla sentenza di abbattimento emessa dal Consiglio di Stato, ma i tempi, come dicevamo, potrebbero allungarsi ed anche di anni.

Il ricorso (iscrizione a ruolo del 22/4/2024 n° 465/2024) è stato già comunicato al Comune di Tricase che, a quanto ci risulta, non si è costituito in giudizio.

I possibili scenari: in caso di richiesta di sospensiva i tempi sarebbero certamente più celeri; se, invece, si entrerà nel merito, lo si farà su input delle parti e, a quel punto, conoscendo le lungaggini di questo tipo di procedure, potrebbero volerci anche 4-5 anni.

Anni durante i quali dovremo continuare a spiegare a chi verrà trovarci, come mai quell’ecomostro domini ancora l’antico porto preso a modello in tutto il Mediterraneo per la sua bellezza e per le pratiche di sviluppo sostenibile di ecosistemi rurali e costieri.

Giuseppe Cerfeda

 

 

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