Attualità
“Adelchi, vogliamo tornare a lavorare!”
Nella nostra Redazione alcuni dei lavoratori del gruppo Adelchi in cassintegrazione, che dal 21 settembre protestano in Piazza Pisanelli e addirittura dal cornicione di Palazzo Gallone. Alcune delle “vittime” di questa drammatica situazione che rischia di lasciare sul lastrico centinaia di persone, con figli a carico e mutui da onorare.
Tommaso Nuccio, 45 anni, di Tricase, operaio dal 1994 e sindacalista della Conflavoratori: “I lavoratori hanno assunto questa posizione innanzitutto per la disperazione, ma in modo particolare per il continuo non rispetto, da parte di Adelchi Sergio, degli accordi assunti con i Sindacati. Il patto era che entro il 15 giugno si doveva rientrare a lavorare e questo termine non è stato rispettato. Poi si è sottoscritto un verbale di cassintegrazione con la clausola che entro metà settembre, 576 lavoratori sarebbero rientrati in fabbrica. Clausola che non si sta rispettando”. E il famoso piano industriale? “Quando il 6 luglio scorso è stata concordata la cassintegrazione, nessuno ha parlato di progetto. Quando abbiamo parlato di ripresa del lavoro, invece, si è parlato di progetto… mah!”. E i 15 milioni di euro di aiuti che l’imprenditore avrebbe chiesto al Governo? “Sinceramente sarei anche contrario a questa ulteriore erogazione perché se l’imprenditore investe in Albania, in Bangladesh e chi più ne ha più ne metta, non è più credibile. Se paga un operaio in India 19 euro al mese (!), come può essere credibile una sua richiesta di accesso al credito? L’azienda dovrebbe dare un segnale forte di inversione di tendenza. Anche perché tutti noi operai di sacrifici ne abbiamo fatti, lavorando a ritmi assurdi, con poche ferie e in spazi angusti, pur di mantenere in auge la fabbrica e non mettere a rischio il posto di lavoro”. La crisi del manifatturiero, però, non ha coinvolto solo Adelchi. “Ok la crisi. Che ti può anche fare perdere il 30-40% della forza lavoro, ma il 50-60% lo devi mantenere. Non è possibile che un’azienda che ha prodotto milioni di paia di scarpe all’anno, da un momento all’altro non produca più una scarpa. Troppo comodo delocalizzare tutto dove il costo del lavoro è bassissimo, per non dire di peggio. Adelchi dovrebbe mantenere le sue promesse e ricordarsi che quando si presentava a noi operai, si rivolgeva a noi chiamandoci figli miei”. Cosa chiedete? “Che l’imprenditore mantenga le promesse e un impegno da parte delle istituzioni comunali: non è possibile, non è pensabile che 31 Comuni interessati direttamente dalla crisi Adelchi non siano riusciti a far assumere neanche una persona su oltre 2mila che hanno perso il posto di lavoro. Chiediamo che i Sindaci trovino il modo almeno di iniziare un percorso per cercare una soluzione che porti al famoso ricollocamento”.
Nel settore manifatturiero gli effetti della recessione colpiscono soprattutto gli operai, oggi cassintegrati alle prese con ammortizzatori in ritardo e lotte per il diritto di sopravvivere. E soprattutto a fare i conti con un presente di rinunce ed un futuro carico di incertezze.
Daniela è di Alessano, ha 39 anni ed è entrata a far parte dei dipendenti Adelchi nel 1989: “Lavoravo in una fabbrichetta di pantaloni, guadagnavo poco, la mia famiglia era numerosa e c’era l’esigenza di avere un’occupazione che mi garantisse un reddito maggiore. Era il periodo in cui Adelchi aveva bisogno di operai ed io sono entrata prima in orlatura e poi sono stata spostata nel montaggio”. Che ricordo hai del tuo primo impatto in fabbrica? “Bello, lavorare a contatto con tanta gente mi faceva stare bene. E poi Adelchi mi sembrava quasi un Re, perfino buono, arrivato anche a preoccuparsi di dirci di mandare i nostri figli a scuola che il mondo stava cambiando, che c’era Internet e i nostri figli dovevano avere una cultura per avere un futuro che la fabbrica non poteva garantirgli. Ci diceva che per noi lui era come un papà e che si sarebbe occupato sempre di tutti noi”. Invece? “Invece nel 2002 è cominciata la discesa con la prima cassintegrazione arrivata con un mutuo già contratto. Prima qualche settimana, poi per un mese, poi i licenziamenti per farci passare da una ditta all’altra… E poi ansia, stress e problemi di salute tutti legati all’incertezza per il futuro. Per fortuna questo tipo di problemi, grazie alla forza di volontà, sono riuscita a superarli. Ma la cassintegrazione e le incertezze restano. E con due bambini non è proprio semplice”. Oggi cosa provi? “Rabbia. Vorrei affrontare Adelchi, che è anche un padre di famiglia e dovrebbe sapere cosa vuol dire. Mi ha deluso, anche se devo riconoscere che grazie a lui ho cominciato a realizzarmi. Però mi ha portato dalle stelle alle stalle!”.
Annarita è di Acquarica del Capo, ha 40 anni ed ha cominciato a lavorare da Adelchi nel 1997: “Lavoravo in una fabbrica di calzini ad Acquarica e nella speranza di un miglioramento ho seguito mio marito, che già allora lavorava per Adelchi. Ero contenta. Premetto che nel dicembre 2001, in un incontro prenatalizio, disse a tutti noi: “Tranquilli, questa azienda non vi manderà mai in cassintegrazione. Se dovete fare un mutuo per la casa, fatelo senza problemi”. Infatti… a maggio 2002 sia io che mio marito ci siamo trovati in cassintegrazione! Prima saltuaria e poi nel 2003 tutti e due a casa senza stipendio per sei mesi (all’epoca la cassintegrazione straordinaria era erogata ogni sei mesi), con il mutuo da pagare e due figli da mantenere. Nel 2005 mio marito è stato messo in mobilità mentre io sono tornata a lavorare, fino agli ultimi eventi”. Cosa le è rimasto? “La separazione da mio marito, e tanta rabbia in corpo”.
Deborah è di Specchia ed ha 37 anni: “Sono stata assunta insieme al mio ragazzo, che poi sarebbe diventato mio marito nel 1997. Ed ho un grande cruccio: quello di non aver proseguito gli studi preferendo una sistemazione immediata. L’atmosfera non era il massimo, bastava un nulla perché fossimo presi di mira, abbiamo sopportato anche delle angherie. Nel 2003, mentre affrontavo la separazione da mio marito ed una forma di depressione che mi impediva di recarmi sul posto di lavoro, mi sono trovata in cassintegrazione. Ero da sola, con un bambino e una casa in affitto. Da allora tutto è andato a rotoli. L’unica fortuna è che in quella fabbrica ho conosciuto quello che sarebbe diventato il mio attuale compagno ed è l’unica cosa di cui sono grata al signor Adelchi. La situazione economica invece non è per nulla migliorata: dopo un anno di convivenza anche il mio compagno ha avuto la cassintegrazione. Con tre figli, il mutuo e l’affitto”. Il futuro? “La speranza è l’unica cosa che non ci possono togliere. Siamo disposti anche a fare i turni, a sottoporci ad altri sacrifici pur di tornare a lavorare”.
Donato ha 45 anni ed è di Castiglione: “Sono entrato in azienda nel ‘97 e mia moglie lavorava lì dal 1982. Fino al 2002 stavamo bene, poi si è cominciato a parlare di cassintegrazione per chi aveva due persone in famiglia che lavoravano. E sono stato uno dei primi ad accettare la situazione facendo restare a casa mia moglie. Poi anche per me cassintegrazione e contratto di solidarietà (i famosi turni di settimane). Mi piacerebbe sottolineare che noi dipendenti mai abbiamo messo i bastoni tra le ruote ad Adelchi, anzi: gli scatti di anzianità non li abbiamo mai chiesti, siamo stati licenziati da un’azienda e assunti in un’altra, abbiamo fatto ricorso agli ammortizzatori sociali… Siamo arrivati al punto che oggi ho moglie e tre figli a carico e anche se non ho un mutuo da pagare, non ce la faccio a vivere con 700 euro al mese! Chiedo all’imprenditore di farsi un esame di coscienza. Non si può arrivare alla fine e dire che non ci sono commesse quando poi tutti sanno che le scarpe le producono altrove. Le istituzioni gli hanno chiesto un piano industriale serio per poter erogare i fondi; lui non ha fatto nemmeno questo!”.
Antonio è di Tricase ed ha 43 anni: “E’ questo è il danno maggiore. Chi mi assume a quest’età? Abbiamo investito la nostra giovinezza in quest’azienda, credendoci fino in fondo e lasciandoci ernie, polsi e tendini rovinati e quant’altro. Ho cominciato a lavorare nell’89 e la delusione più grossa è stata vedere, con il passare del tempo, svuotarsi pian piano l’azienda. Ho messo su famiglia e contratto un mutuo per la casa e tutt’ora ne sono impelagato. Adelchi amava ripeterci “fatevi il mutuo tanto ci penso io”. Il mutuo lo abbiamo fatto ed ora siamo tutti col sedere per terra. Ora spero si possa riaccendere una piccola luce. Con l’aiuto degli ammortizzatori sociali e con un po’ di impegno di Adelchi, spero che almeno una buona parte di noi possa tornare a lavorare”.
Giuseppe Cerfeda
Attualità
Donne vittime di violenza, una casa per ripartire
La proposta della Consigliera di Parità della Provincia di Lecce e vicesindaca di Poggiardo Antonella Pappadà: «Una casa sicura è il primo passo verso la libertà»

📍 Segui il Gallo
Live News su WhatsApp 👉 clicca qui
Destinare le case popolari alle donne vittime di violenza.
È la proposta di Antonella Pappadà, Consigliera di Parità della Provincia di Lecce e vicesindaca di Poggiardo, che lancia la misura “Una Casa per Ripartire”, un progetto innovativo per garantire alle donne e ai loro figli un vero percorso di autonomia abitativa e di rinascita personale.
«Una casa non è solo un tetto», spiega Antonella Pappadà, «è il simbolo della libertà riconquistata. La fuoriuscita dalla violenza da parte delle donne e la riconquista dell’autonomia, passa anche attraverso la sicurezza di un alloggio. Con questa misura vogliamo colmare proprio quel vuoto, accompagnandole verso una nuova vita».
LA PROPOSTA
La misura “Una Casa per Ripartire” prevede la destinazione di una quota fissa di alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP) alle donne vittime di violenza, individuate di concerto con i centri antiviolenza e i Servizi Sociali Territoriali.
In particolare, il piano include: Riserva del 5% degli alloggi popolari per le donne in uscita dai percorsi di protezione; Iter di assegnazione semplificato, con tempi massimi di 60 giorni; Fondo regionale “Casa Donna” per spese di arredo, utenze e sostegno ai primi mesi di autonomia; Percorsi di reinserimento lavorativo e formativo, in collaborazione con le politiche attive regionali.
PROGETTO DI RETE
La proposta punta a una sinergia tra Regione Puglia, Comuni, ARCA e Centri antiviolenza, per creare un sistema stabile che unisca casa, sicurezza e autonomia.
«Non basta offrire rifugio temporaneo», spiega Pappadà, «serve una rete che accompagni le donne verso una vera indipendenza, insieme ai loro figli. L’autonomia abitativa è la chiave per uscire definitivamente dalla violenza».
Appuntamenti
EXPO2000, Premio Miggiano al medico del Papa
Il prof. Luigi Carbone miggianese, dal 1° agosto scorso è a capo della direzione di sanità e igiene del governatorato dello stato della Città del Vaticano ha fatto parte dell’equipe di specialisti che si è occupata della salute di Papa Francesco

Entra nel vivo l’edizione 2025 di “Expo 2000. Industria Artigianato Agricoltura e Turismo del Salento”.
Primo giorno “intero” quello di oggi e stand aperti dal mattino per la campionaria regionale, tra le più importanti del Meridione d’Italia, organizzata dal Comune di Miggiano, patrocinata da Ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Regione Puglia, Provincia di Lecce, Anci, Confindustria Lecce, Camera di Commercio di Lecce, Coldiretti Lecce e Confartigianato Imprese e aperta al pubblico sino a domenica prossima.
Sull’ormai noto motto “Miggiano è Fiera di avervi in fiera”, si offre la grande area espositiva, oltre 40mila quadrati tra Quartiere fieristico permanente, due tensostrutture alle quali si aggiunge quest’anno una zona riqualificata e rigenerata alle spalle del Municipio che ospita il Quartiere del Gusto.
Accanto agli stand commerciali, dedicati ad arredamento e proposte per la casa, artigianato del mobile, manifatture artigianali e industriali, energie rinnovabili, macchine agricole e florovivaismo, enogastronomia, promozione turistica e del territorio, presenti al solito anche quelli riservati alle istituzioni e al terzo settore.
Tra gli altri, Aeronautica Militare, Esercito Italiano, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza graditi ritorni a “Expo 2000” dopo qualche anno di assenza, le forze armate e di polizia porteranno in fiera le loro attività e specialità, e per l’associazionismo Acli, Lega del Filo d’Oro, Opi, Unitelma Salento, Istituti Scolastici del territorio.
Particolare interesse per la gente già nella serata di apertura di “Expo 2000” hanno avuto proprio le esposizioni di Forze Armate e di Polizia, che presentano a Miggiano le loro attività e novità.
Successo anche per il rinnovato Quartiere del Gusto che ospita gli stand dei prodotti tipici dell’arte gastronomica pugliese e di Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia e di altre regioni italiane.
L’INAUGURAZIONE
Tornando alla inaugurazione di ieri, in apertura il saluto del sindaco di Miggiano Michele Sperti che dinanzi ai colleghi del territorio ha rimarcato ancore una volta l’operosità silenziosa e spesso solitaria delle istituzioni locali e delle amministrazioni comunali.
«L’auspicio è che il prossimo governatore della Regione Puglia dimostri nuova e attenta vicinanza all’impegno dei primi cittadini che ogni giorno lavorano per il bene delle loro comunità. E alla nuova amministrazione regionale Miggiano chiede un aiuto sostanziale a livello economico per garantire un futuro roseo alla nostra kermesse, un impegno finanziario serio da mettere a disposizione degli espositori e dell’intero indotto che si muove attorno a “Expo 2000”. Tanti sono statti gli interventi di ampliamento e ammodernamento portati a compimento negli ultimi anni. La prossima edizione vedrà la realizzazione di un Centro direzionale da 3.500 metri quadrati che sostituirà le due tensostrutture attuali, un intervento reso possibile dal lavoro della amministrazione comunale che è stata capace di intercettare i fondi necessari alla realizzazione di un’opera che darà nuovo slancio alla campionaria. L’impegno economico regionale non può più mancare e anzi deve divenire strategico».
Per la prima volta nella scaletta della cerimonia di inaugurazione l’intervento di una rappresentante delle imprese espositrici.
A sottolineare la fondamentale importanza della campionaria le parole di una imprenditrice da sempre presente a “Expo 2000” e che ha ribadito come la politica debba correre accanto a una manifestazione irrinunciabile per il tessuto imprenditoriale del territorio e del Mezzogiorno.
Il taglio del nastro è stato affidato quest’anno al presidente della Camera di Commercio di Lecce Mario Vadrucci, a quello di Confindustria Lecce Valentino Nicoli; e ancora ai presidenti di Confartigianato Lecce Luigi Derniolo e di Coldiretti Lecce Costantino Carparelli.
IL PREMIO MIGGIANO
La serata di inaugurazione è continuata poi con la cerimonia di consegna del “Premio Miggiano”. Quest’anno a ricevere il riconoscimento al professore Luigi Carbone, miggianese, dal 1° agosto scorso a capo della direzione di sanità e igiene del governatorato dello stato della Città del Vaticano dopo la nomina firmata da Papa Leone XIV.
Già vicedirettore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato Vaticano e direttore del Pronto Soccorso del “Gemelli Isola”, l’ex nosocomio romano Fatebenefratelli sull’Isola Tiberina, il professore Carbone ha fatto parte dell’equipe di specialisti che si è occupata della salute di Papa Francesco.
«Ricevere oggi il “Premio Miggiano” è per me un onore profondo», la riflessione del professore Luigi Carbone, «e, al tempo stesso, un’emozione autentica. Un riconoscimento che non considero un punto di arrivo, ma uno stimolo a continuare con la stessa passione e responsabilità»
IN AGENDA
Questa sera, intanto, primi appuntamenti musicali all’interno dell’area espositiva.
Alle ore 21 il Quartiere del Gusto ospiterà il Music Festival con Manuele Arghirò e Seba, dj set per fare esplodere l’energia e le note delle hit del momento per una serata di grande divertimento.
Alle 21,30, Piazza Mercato Coperto ospiterà La Serata Salentina, grande protagonista la musica tradizionale del sud Salento. Sul palco Giacomo Casciaro, Michele Costantini, Edoardo Baglivo
Gli stand di “Expo 2000” saranno aperti ai visitatori tutti i giorni sino a domenica 19 ottobre dalle 9,30 alle 13 e dalle 16,30 alle 23.
📍 Segui il Gallo
Live News su WhatsApp 👉 clicca qui
Attualità
Pizzica e furlana, radici comuni
Con il concerto dell’Orchestra popolare in Friuli-Venezia Giulia prendono il via le attività del progetto di ricerca e studio di Fondazione La Notte della Taranta e Fondazione Aquileia

Ricercare le matrici comuni di due tra le più antiche danze popolari italiane, la pizzica pizzica e la furlana, danza dei Furlani: è l’obiettivo del progetto di ricerca Dal Salento ad Aquileia, a cura della Fondazione La Notte della Taranta, in collaborazione con la Fondazione Aquileia.
Le attività prenderanno il via sabato 18 ottobre alle 18,30 ad Aquileia, in provincia di Udine, con un concerto gratuito dell’Orchestra Popolare La Notte della Taranta nello spazio coperto del Terminal Unesco.
Il concerto, organizzato in collaborazione con il Comune di Aquileia, sarà preceduto da un tavolo delle delegazioni a Palazzo Brunner-Segré che vedrà la partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni partner – Regione Puglia, Regione Friuli-Venezia Giulia, Unione dei Gruppi Folcloristici del Friuli-Venezia Giulia, studiosi ed esperti del patrimonio coreutico e musicale.
L’incontro sarà un’occasione di confronto e approfondimento con gli interventi dei membri del comitato scientifico, delle due Regioni promotrici, delle due Fondazioni e dei ricercatori coinvolti.
La furlana è una danza vivace di origine friulana, attestata sin dal Cinquecento, nata nella tradizione popolare e poi entrata anche nella musica colta barocca, diffondendosi in tutta Europa. Ancora oggi accompagna momenti di festa e rievocazione. La pizzica, danza popolare salentina dalle radici antiche, originariamente legata a riti terapeutici e comunitari, si è trasformata nel tempo in una delle più forti espressioni identitarie del Salento.
«Ringrazio la Regione Puglia, l’assessore Fabiano Amati, la Regione Friuli-Venezia Giulia e la Fondazione Aquileia per il sostegno che ha reso possibile l’avvio di questo progetto», dichiara il Presidente della Fondazione La Notte della Taranta Massimo Bray, «la nostra Fondazione ha il compito di promuovere la ricerca, lo studio e la valorizzazione della musica popolare, costruendo collaborazioni con istituzioni che condividono la stessa missione di tutela del patrimonio culturale. Dal Salento ad Aquileia interpreta pienamente questa visione, mettendo in dialogo due danze antiche e vitali come la pizzica pizzica e la furlana che, pur nascendo in contesti diversi raccontano entrambe storie di comunità, identità e memoria condivisa. Un ringraziamento speciale va al Comitato scientifico della Fondazione, presieduto da Daniela Castaldo con il contributo del consulente artistico Sandro Cappelletto: un organo di altissimo profilo che garantisce rigore e qualità alle nostre attività di ricerca e valorizzazione».
L’Orchestra popolare La Notte della Taranta proporrà ad Aquileia i brani della tradizione salentina, con gli arrangiamenti dei Maestri concertatori che negli anni hanno diretto il Concertone La Notte della Taranta, che da ventotto anni si tiene ad agosto a Melpignano, nel Salento. Dal repertorio firmato da Ludovico Einaudi sarà interpretata Mamma la rondinella, in cui la tradizione incontra le atmosfere minimali del compositore torinese; dalla direzione di Carmen Consoli, Fimmine fimmine e Su picculina, autentici manifesti di forza e identità femminile; dalla direzione di Dardust, gli stornelli Rirollalà e L’acqua de la funtana nel particolare arrangiamento elettronico composto dal Maestro concertatore dell’edizione 2022. Non mancheranno i ritmi travolgenti delle pizziche di Ostuni, Aradeo e San Vito, che rappresentano l’anima corale dell’Orchestra Popolare.
In programma anche il classico Pizzicarella, nell’arrangiamento tratto dall’ultima edizione del Concertone diretto da David Krakauer che ha riletto un chiave klezmer i brani della tradizione salentina.
Chiuderà il concerto Kalìnifta, nella versione del 2021, che riunisce in un unico canto comunità, memoria e festa.
L’Orchestra Popolare La Notte della Taranta è formata da musicisti e interpreti della musica tradizionale del Salento è diretta ad ogni edizione da un diverso Maestro concertatore scelto tra i più autorevoli compositori e musicisti del panorama mondiale, chiamato a reinterpretare il repertorio della pizzica facendolo dialogare con le sonorità della musica contemporanea. Il lavoro del Maestro concertatore culmina con l’esibizione sul palco del Concertone di Melpignano, tappa principale del Festival che in estate anima le piazze dei paesi del Salento con concerti, danze e iniziative culturali legate alla tradizione musicale.
Sul palcoscenico del Terminal Unesco saliranno i musicisti Alessandro Monteduro (percussioni), Giuseppe Astore (violino), Nico Berardi (fiati), Carlo De Pascali (tamburello), Mario Esposito (basso), Roberto Gemma (fisarmonica), Giuseppe Grassi (mandola, mandolino), Gianluca Longo (mandola), Antonio Marra (batteria), Gioele Nuzzo (tamburello e didgeridoo), Attilio Turrisi (chitarra battente), Consuelo Alfieri, Salvatore Galeanda, Ninfa Giannuzzi, Stefania Morciano (voci e tamburello).
E ancora i danzatori Fabrizio Nigro, Serena Pellegrino, Eliana Bologna, Emilia Lo Gaglio, Giorgia Monaco, Arianna Sicuso.
Il progetto Dal Salento ad Aquileia si concentra sui punti di contatto tra le due danze non solo per mettere in dialogo due patrimoni coreutico-musicali, ma anche per interrogare le loro funzioni sociali, il loro ruolo identitario e la capacità di entrambe di trasformarsi nel tempo senza perdere vitalità. In questo senso, la ricerca non è un semplice esercizio comparativo, ma un modo per rafforzare la memoria collettiva, costruire ponti culturali tra comunità e sviluppare modelli innovativi di tutela e valorizzazione del patrimonio immateriale nei luoghi in cui è nato e continua a vivere.
Il progetto si articola in diverse fasi: l’istituzione di un Comitato scientifico; l’attivazione di iniziative destinate a giovani ricercatori, una finanziata dalla Fondazione La Notte della Taranta; l’organizzazione di due convegni di studi: il primo in Puglia, previsto a gennaio, e il secondo in Friuli-Venezia Giulia; la pubblicazione di una monografia scientifica, a cura della Fondazione Aquileia, che raccoglierà gli esiti della ricerca.
Le attività di studio e ricerca – che uniranno storia, musicologia ed etnografia – saranno accompagnate da attività partecipative e momenti pubblici di condivisione, con l’obiettivo di offrire strumenti concreti per la tutela e la trasmissione del patrimonio culturale immateriale nei territori in cui nasce e si rinnova.
Il progetto beneficia del sostegno della Regione Puglia e della Regione Friuli-Venezia Giulia ed è realizzato dalla Fondazione La Notte della Taranta in collaborazione con la Fondazione Aquileia e l’Unione dei gruppi folcloristici del Friuli-Venezia Giulia.
«Tutto nasce da incontri o inciampi», dichiara l’assessore al Bilancio, Ragioneria, Finanze, Affari Generali della Regione Puglia, Fabiano Amati, «per me questa storia è nata dall’incontro con Gabriele Pelizzari, con l’opera di Gilberto Pressacco e le sue indagini sulla notte della Chiesa di Aquileia e i terapeuti. Risultato? Una grande sorpresa, un’ipotesi con tanti indizi da valere una prova: la pizzica pizzica e la furlana potrebbero essere strettamente legate, almeno nelle origini. E allora, l’idea di mettere assieme Puglia e Friuli, fecondata con un finanziamento del Consiglio regionale e un patto sottoscritto attorno alla meraviglia del pavimento musivo della Basilica patriarcale di Aquileia. La Puglia si presenta all’appuntamento con la Fondazione La Notte della Taranta, la sua storia, la sua esperienza e quel pizzico di glamour conquistato negli anni e oggi rinnovato dalla gestione di Massimo Bray e dei suoi collaboratori. È il massimo degli ingredienti che potevamo mettere — non ne disponiamo di più — e li abbiamo messi; lo abbiamo fatto per stringere un’alleanza che sa di ricerca con una regione, il Friuli, così lontana sulla geografia, ma così vicina nella storia».
«Il progetto Dal Salento ad Aquileia rappresenta un’importante opportunità per approfondire le radici comuni e le specificità di due danze che, pur nate in territori lontani, condividono una vitalità e un ruolo identitario fondamentali per le comunità che le custodiscono», sottolinea il vicepresidente della regione Friuli-Venezia Giulia, Mario Anzil, «attraverso la collaborazione tra istituzioni, studiosi e comunità locali, il progetto si configura come un modello di tutela e trasmissione del patrimonio immateriale che mette in luce le funzioni sociali, il ruolo identitario e la capacità di rinnovamento di queste espressioni tradizionali e che guarda al futuro, rafforzando la memoria collettiva e promuovendo il dialogo tra territori e culture diverse. La Regione conferma con questo impegno la propria attenzione verso la conservazione e la promozione delle tradizioni culturali come elementi fondamentali per lo sviluppo sociale e culturale del nostro territorio.»
«Siamo onorati di ospitare ad Aquileia questo concerto che rappresenta l’avvio ufficiale di un progetto culturale ambizioso. Con questa serata – dichiara il Presidente della Fondazione Aquileia Roberto Corciulo – prende infatti il via un percorso di ricerca e confronto che parte da Aquileia – luogo simbolo da sempre di incontro tra culture e popoli – e che mette in dialogo patrimoni immateriali, comunità e territori, indagando le radici comuni tra la pizzica e la furlana».
«L’obiettivo di questo progetto condiviso è di esplorare le comuni matrici cristiane delle nostre comunità, che proprio da Aquileia si sono estese sul territorio fino a giungere al Salento, creando di fatto un ponte tra identità coreutiche affini, pur nelle loro differenze», aggiunge l’assessore alle Finanze della Regione Friuli Venezia Giulia, Barbara Zilli, «riteniamo che valorizzare una tradizione antichissima, come quella che ha portato allo sviluppo della furlana e della taranta, radicata profondamente nella nostra storia, abbia un forte valore educativo e sia veicolo essenziale per rafforzare il nostro comune senso di appartenenza e di identità. Coniugare le profonde radici culturali che ci contraddistinguono, alla memoria e al tempo stesso all’innovazione e alla coesione sociale significa investire nel domani e proporre ai giovani modelli virtuosi da analizzare, comprendere e sviluppare: la furlana e la taranta assieme diventano così espressioni di quel profondo senso di tradizione e cultura antica trasformato in elemento vitale e moderno. Il connubio della Taranta sia un motore per promuovere e diffondere esperienze ed espressioni artistiche e della tradizione, rispetto e identità, concetti fondamentali per la crescita sana delle nostre comunità».
📍 Segui il Gallo
Live News su WhatsApp 👉 clicca qui
-
Attualità2 settimane fa
Laura Manta di Collepasso: “Non volevo diventare sindaco”
-
Cronaca3 settimane fa
Bambino travolto da furgone all’uscita da scuola a Tricase
-
Attualità1 settimana fa
Periodo Unico di Valutazione, lo “Stampacchia” di Tricase dice addio ai quadrimestri
-
Cronaca1 settimana fa
Specchia: scontro tra due auto
-
Cronaca3 settimane fa
Camion fuori strada sul ponte di Montesano: traffico bloccato
-
Corsano2 settimane fa
Corsano: cede solaio e inghiotte uomo di 58 anni
-
Attualità4 settimane fa
Olio lampante nelle mense scolastiche: a Taurisano la rabbia fa 90
-
Appuntamenti2 settimane fa
Corigliano d’Otranto: Premio Internazionale Victoria – Al Merito, all’Eccellenza