Attualità
Casarano e il solito “circo” Ferrari
Incontro saltato ma la gente ha il diritto di sapere, conoscere le motivazioni e capire. Lo vuole adesso, che alle Regionali manca un anno e, forse, qualcosa si può ancora fare

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di Antonio Memmi
Dici Ferrari e subito pensi alla Formula 1, a Maranello ed alle auto sportive per milionari… ma se la parola Ferrari la dici a Casarano, il primo sentimento che appare è un impeto di rabbia che sale dal profondo per quello che, negli anni, ad opera di politici a dir poco stolti (se non addirittura in malafede) è stato fatto ad uno degli ospedali più efficienti e che del Senatore Ferrari porta, appunto, il nome.
Ne abbiamo parlato tanto su questo giornale ed in tanti ne parlano da anni ma, sino ad ora, l’esito è stato un lento, inesorabile e costante processo di ridimensionamento del nosocomio che conduce lì dove quegli stessi boiardi di Stato (che vanno dai politici a chi dagli stessi politici viene nominato per imposizione sacra delle mani) hanno deciso che si debba andare: cioè chiudere Casarano, potenziare Gallipoli e costruire (spendendo milioni di euro) un nuovo colosso ospedaliero dalle parti di Maglie; basta riepilogarlo cosi sinteticamente per capirne al volo l’assurdità (senza voler a tutti i costi pensar male).
Dove collocare un ospedale pubblico, che abbia ovviamente lo scopo di servire il maggior numero di persone possibile, è una questione più che altro geografica e per capirlo basterebbe prendere una mappa della provincia di Lecce ed un compasso, anche semplice, da scuola elementare; basterebbe aprirlo a piacere e posizionarlo su Casarano disegnando un bel cerchio e vedendo quanti comuni, con i relativi abitanti, entrerebbero in quel cerchio; poi, senza cambiare l’apertura di quel compasso, si potrebbe puntare su Gallipoli, facendo la stessa operazione ed il relativo conteggio, al netto, però, dei cefali e delle spigole che entrerebbero nel computo nel semicerchio tracciato verso ovest.
I maligni dicono che la scelta della Regione di fregarsene del compasso e di preferire invece proprio Gallipoli, sia dovuta all’amicizia che da tempo unisce il sindaco (e presidente della Provincia Stefano Minerva) a Re Emiliano I di tutte le Puglie ma si sa che i maligni non ne capiscono di geometria per cui è giusto che l’ospedale di primo livello sia nella “città bella” piuttosto che a Casarano.
Questo il quadro sintetico di questo piano che viene ormai perpetrato da anni; tutto il resto sino ad ora sono state solo chiacchiere, dibattiti, tavoli tecnici ed un mucchio di scartoffie da far impallidire il catasto.
Ovviamente il tutto accompagnato dalle immancabili promesse all’albeggiare di ogni nuova campagna elettorale.
L’INCONTRO SALTATO
Ma la gente almeno vuole sperare sino all’ultimo e lo abbiamo visto con la Tenda dei Diritti che il buon Marco Mastroleo (consigliere di Minoranza di Casarano) ha ideato e stoicamente tenuto in vita finché ha fisicamente potuto; un’iniziativa certo simbolica ma che tante coscienze ha smosso.
La gente vuole sapere, ha il diritto di sapere, conoscere le motivazioni concrete, non fatte di paroloni ma semplici da capire e lo vuole adesso che alle elezioni regionali manca un anno e quindi (volendolo) qualcosa si potrebbe ancora fare.
Per questo desiderio di sapere, era stato organizzato, per giovedì della scorsa settimana, un incontro davvero unico soprattutto perché seduti a rispondere alle domande, ci sarebbero dovuti essere davvero tutti gli attori di questo thriller: politici (di destra e di sinistra, regionali e territoriali) ed anche i manager dell’ASL (quelli di nomina regale di Sua Maestà); l’incontro era stato organizzato per tempo e davvero bene, con ingresso solo su invito per non buttare tutto in caciara e per non farlo diventare una caccia alla streghe; sarebbe stato trasmesso in diretta affinché la gente avesse potuto comprendere le posizioni e le esigenze di tutti, facendo le domande giuste alle persone giuste.
Gli organizzatori hanno fatto di tutto per trovare una data ed un orario idoneo per tutti (anche se “stranamente” i problemi e gli impegni di lavoro pareva li avessero solo i manager dell’ASL o i politici regionali di maggioranza).
Quando, poi, finalmente la data era stata fissata… improvvisi impegni inderogabili (indovinate di chi?) ne hanno fatto saltare la possibilità di realizzazione.
Peccato, sarebbe stata un’occasione per spiegare la razionalità di un piano che nessuno ha ancora capito.
Perché una razionalità dietro questo piano sicuramente c’è!
Non sappiamo quanto, però, sia per loro conveniente spiegarla ai cittadini.
TRA UN ANNO LE ELEZIONI…
Ancora è presto ma tra un po’ ricomincerà la funzione cerimoniale della campagna elettorale per le regionali; Sua Maestà individuerà il suo Delfino e nuovi dibattiti, nuovi tavoli tecnici, speranze ed altrettante promesse investiranno il Ferrari (o quel che ne resterà).
“Alla fine il Partito annuncerebbe pure che 2 più 2 fa 5 e bisognerebbe crederci” (G. Orwell – “1984”).
Andrano
Tartaruga liberata da rete fantasma
Associazione “A Mare”, straordinario salvataggio a Marina di Andrano: la grande Caretta Caretta visibilmente provata ma in buone condizioni, ha potuto riprendere a nuotare libera

Un commovente intervento di salvataggio ha avuto luogo oggi pomeriggio lungo la costa di Marina di Andrano, dove una tartaruga marina Caretta Caretta di grandi dimensioni è stata ritrovata in difficoltà, intrappolata in una rete fantasma.
A intervenire prontamente sono stati i rappresentanti dell’associazione A Mare, realtà da sempre impegnata nella protezione dell’ambiente marino.
A guidare l’operazione tre volontari esperti: Dario Urso, Antonio Pellegrino e Danilo Minonne, che con grande abilità e delicatezza sono riusciti a liberare l’animale dalla rete e a restituirlo al mare in tutta sicurezza.
La tartaruga, visibilmente provata ma in buone condizioni, ha ripreso a nuotare libera.
“Questi salvataggi sono la dimostrazione concreta di quanto sia urgente proteggere il nostro mare e le creature che lo abitano“, ha commentato uno dei volontari.
Le reti fantasma, abbandonate o perse in mare, continuano a rappresentare una delle più gravi minacce per la fauna marina, causando ogni anno la morte di migliaia di animali.
L’associazione A Mare lancia ancora una volta un appello alla cittadinanza: occhi aperti in mare e segnalazioni tempestive possono fare la differenza.
La salvaguardia dell’ecosistema marino è una responsabilità collettiva.
Attualità
Olio lampante nelle mense scolastiche: a Taurisano la rabbia fa 90
Quasi cento famiglie si riuniscono in una class action per chiedere al Comune di recedere dal contratto con “La Fenice”, finita sotto inchiesta. Mentre un’assessora non è d’accordo con la decisione della maggioranza, il sindaco spiega: “Prendiamo decisioni oculate: e se la ditta fosse innocente?”

di Lorenzo Zito
L’inchiesta che ha travolto la società La Fenice, con sede a Galatone, continua a scuotere il Salento. L’azienda gestisce da anni 25 centri di cottura su cui si struttura il servizio mensa per bambini e anziani in 38 Comuni, ma da mesi è al centro di un’indagine della Procura di Lecce che ipotizza una frode alimentare di vaste proporzioni: nei piatti sarebbero finiti migliaia di litri di olio non extravergine, in alcuni casi addirittura olio lampante, non idoneo al consumo umano. Un prodotto fornito da un’azienda calabrese, anch’essa finita nel mirino degli inquirenti.
Le accuse mosse dalla Guardia di Finanza e dall’Ispettorato centrale per la repressione delle frodi sono pesanti: frode nelle pubbliche forniture, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, violazioni delle denominazioni protette. Già nel luglio scorso erano stati sequestrati oltre 6mila litri di olio adulterato, mentre le indagini hanno stimato in almeno 38 tonnellate la quantità di prodotto non conforme utilizzata tra il 2023 e il 2024.
Le grandi domande che aleggiano attorno al caso sono principalemente due. La ditta La Fenice sapeva di utilizzare olio non conforme? Ed al netto di questo, oggi, i Comuni che con questa azienda hanno in essere un contratto d’appalto, come si devono comportare? Le risposte potrebbero sembrare scontate, ma non lo sono. La riprova è nelle scelte divergenti delle amministrazioni travolte dalla questione.
CHI HA DETTO ‘STOP’
Alla luce dello scandalo, sono diversi i Comuni che hanno deciso di tagliare i rapporti con La Fenice. Tra questi figurano Racale, Casarano, Castrignano del Capo e Presicce-Acquarica. La linea seguita da queste amministrazioni è netta: la perdita di fiducia verso la ditta è tale da non consentire una prosecuzione, indipendentemente dall’esito finale del procedimento penale. In altri casi invece, laddove la scadenza naturale dell’incarico era prossima, si è deciso di non agire, lasciando che fosse il tempo a fare il suo corso.
Una posizione che va nella direzione opposta è quella di chi ha scelto la prudenza giuridica. Ed è qui che entra in gioco il caso più controverso: Taurisano.
“AUMENTATE LE ISCRIZIONI A MENSA”
A Taurisano la vicenda ha assunto toni particolarmente accesi. Il Comune ha infatti deciso di non recedere dal contratto con La Fenice, scatenando le proteste di decine di famiglie e la nascita di una class action che oggi conta circa 90 adesioni.
Nonostante questo fronte comune, il sindaco Luigi Guidano non ha cambiato idea. Lo abbiamo allora interpellato per approfondire le ragioni della scelta: “La decisione del Comune è dettata da un duplice compito: da un lato tutelare la salute dei cittadini, dall’altro salvaguardare gli interessi della città”, ha spiegato. “Per il primo aspetto abbiamo approvato all’unanimità in Consiglio un nuovo regolamento comunale che ci consente maggiori possibilità di controllo e di sollecito agli organi competenti, come NAS e ASL. Per il secondo aspetto, invece, non abbiamo receduto dal contratto perché questa procedura esporrebbe il Comune a rischi notevoli.”
Il riferimento è alla possibilità che un’eventuale rescissione comporti l’interdizione della ditta dalle gare pubbliche. “Esiste un sistema giudiziario che stabilirà se quanto sospettato è effettivamente accaduto. Noi non possiamo sostituirci alla legge, che presume l’innocenza fino a prova contraria. Se a fine procedimento la società dovesse risultare innocente, si rivarrebbe automaticamente sul Comune. Chi pagherebbe a quel punto i danni?”
Il sindaco riconosce la delicatezza della questione:“Senz’altro non è una decisione semplice. Allo stesso tempo, però, devo dire che quest’anno gli iscritti al servizio mensa sono più dell’anno scorso. Motivo per cui forse la scelta dell’amministrazione non è così azzardata.”
L’ASSESSORA CONTROCORRENTE
Durante l’ultimo consiglio comunale, però, non tutto è filato liscio. L’assessora Valeria Carolì, delegata tra le altre cose ad asili nido ed edilizia scolastica, pur appartenendo alla maggioranza, ha scelto di non allinearsi del tutto alla linea del sindaco. Mentre il primo cittadino, seduto alle sue spalle, le ricordava che il suo intervento esulava dall’ordine del giorno, tra gli applausi scroscianti di quanti erano accorsi a seguire di persona il consiglio comunale, ha affermato:“Ben venga il regolamento, ma potrebbe non bastare. Se è vero quanto emerso dalle ultime indagini, la ditta La Fenice sapeva. Questo rappresenterebbe un grave inadempimento, sufficiente ad una risoluzione contrattuale ai sensi della legge”.
Un gesto percepito da molti cittadini come un atto di coscienza e di onestà, che ha messo in evidenza come il dibattito non divida soltanto le famiglie e l’amministrazione, ma anche la stessa maggioranza.
Il sindaco tuttavia, interpellato sulla divergenza, ha minimizzato: “L’assessora ha esposto liberamente il suo punto di vista, come è giusto che sia, anche se non era quello l’oggetto del dibattimento. Non c’è nessuna frattura all’interno della maggioranza.”
GLI ULTIMI SVILUPPI
Le ultime rivelazioni cui fa riferimento l’assessora aggravano il quadro. Da quanto emerso, già nel 2019 un’analisi chimica segnalava come l’olio fornito non rispettasse i requisiti dell’extravergine. Nonostante ciò, la ditta avrebbe continuato a impiegarlo nei pasti destinati a bambini e anziani.
Dagli atti emergerebbe inoltre il ruolo di un dipendente di La Fenice, stretto collaboratore del legale rappresentante, già gravato da precedenti per frode nelle pubbliche forniture. Sarebbe stato lui a gestire i rapporti con il fornitore calabrese, ricevendo in cambio regalie alimentari — salumi, formaggi, vino — a testimonianza di un legame consolidato e di una consapevolezza interna alla ditta. Questi elementi spostano l’asse della responsabilità: non solo i fornitori calabresi, dunque, ma anche chi in La Fenice avrebbe dovuto vigilare sulla qualità dei prodotti distribuiti.
Mentre le indagini proseguono, le famiglie sono preoccupate e cresce la tensione. Attraverso gli avvocati Luca Puce e Davide Micaletto, hanno annunciato nuove iniziative. La richiesta è chiara: rescindere il contratto. Nelle parole di alcuni genitori, che preferiscono restare anonimi, tutta la preoccupazione:“Non c’è più fiducia nella ditta. L’unica forma di garanzia è la rescissione. Il regolamento non è sufficiente. Gli ultimi sviluppi emersi, il sapere che sapevano, ci ha ulteriormente sconcertato”.
In queste ore, le famiglie sarebbero pronte a reiterare ufficialmente la richiesta al Comune e a rendere pubblica una nuova comunicazione nei prossimi giorni.
UNA PARTITA ANCORA APERTA
La vicenda delle mense non si chiude qui e tra divergenze, nuovi regolamenti (in più Comuni) ed indagini in corso, la partita è tutt’altro che conclusa. Tra diritto alla salute, presunzione di innocenza, conti pubblici da salvaguardare e fiducia ormai compromessa, il caso continua a rimanere un banco di prova delicato per l’intero territorio salentino.
L’esame delle responsabilità, a prescindere dall’esito giudiziario, fa scattare un campanello d’allarme. Possono trascorrere così tanti anni prima che le autorità approfondiscano a dovere cosa c’è dietro a dozzine di bandi pubblici vinti (su tutto il territorio provinciale e nello stesso settore) dallo stesso interlocutore?
Attualità
Lettera senza…risposta: la “questione tempo pieno” a Racale
Niente sezione a 40 ore a Racale ed 8 bambini vanno ad Alliste. Le mamme non le mandano a dire: “La scuola non è solo abbecedario”. Ma la dirigente fa scena muta

di Lorenzo Zito
Quest’anno otto bambini di Racale hanno iniziato la prima elementare fuori dal loro paese, ad Alliste. Una scelta non programmata, né desiderata dalle famiglie, ma resa necessaria dall’impossibilità di attivare una sezione a tempo pieno nella scuola primaria di via Mazzini.
Le mamme coinvolte hanno affidato il loro sfogo a una lettera indirizzata alla dirigente scolastica. Un testo appassionato, denso di delusione e di richiami al senso di comunità: «I nostri bambini, figli di Racale, frequenteranno la prima elementare ad Alliste, in una scuola dove ci hanno accolto felici e non ci hanno trattato come un problema da risolvere».
Il racconto parte da gennaio, quando le famiglie avevano regolarmente iscritto i figli al tempo pieno. Nessuna comunicazione ufficiale è arrivata fino a fine giugno, quando — “da voci di corridoio” — si è diffusa la notizia che la classe non sarebbe partita e che i bambini erano stati spostati d’ufficio sul tempo normale. «Pensavamo di poter trovare una soluzione condivisa — scrivono — ma ci è stato detto che non c’erano possibilità e che l’unica strada era coinvolgere la politica».
Dopo un incontro con la dirigente e successivi contatti con l’Ufficio scolastico provinciale e il sindaco, la situazione non si è sbloccata. In una frase riportata dalle famiglie, rimasta particolarmente impressa, si legge: «Il nostro incontro si è concluso con lei che, inopportunamente, ci ha detto che in fondo lei non piangeva se otto bambini andavano via dalla sua scuola». Da quel momento è maturata la decisione di rivolgersi al comprensivo di Alliste, dove — raccontano — «ci hanno spalancato le porte, accogliendo i nostri bambini con entusiasmo».
Nei giorni seguenti è arrivata una nuova proposta da Racale: il tempo pieno sul plesso di via Siena. Ma ormai il dado era tratto. «Ci eravamo già sentiti accolti ad Alliste e sicuri di poter affidare loro i nostri bambini», scrivono le mamme. Una decisione che, spiegano, non è stata presa a cuor leggero: «La scuola non è solo abbecedario e operazioni matematiche: la scuola è sogno ed esempio».
IL SINDACO: «NON È GIUSTO»
Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Racale, Antonio Salsetti, che rivendica l’impegno dell’amministrazione sul fronte scolastico e annuncia l’apertura di un confronto pubblico.
«In questi anni di impegno civile e istituzionale molto è stato fatto, sicuramente molto altro si potrà fare. Ma una cosa posso dirla senza timore di smentita: abbiamo investito sulla scuola da subito e continueremo a farlo», ha dichiarato.
Il primo cittadino, appreso del caso, ha convocato «un tavolo di comunità per analizzare e capire le ragioni di una serie di criticità che hanno portato alla lettera da parte di alcune mamme di Racale. I bambini sono il nostro futuro, la nostra priorità. Non è giusto che vadano via».
SCENA MUTA
Abbiamo contattato la dirigente scolastica del Comprensivo “Angelo Vassallo” di Racale, Stefania Manzo, per potervi illustrare con chiarezza e completezza quanto accaduto. Per indagare appieno le ragioni che hanno portato a questa situazione. Per offrire (a lei) l’opportunità di far sentire la propria versione dei fatti, anche in risposta ad una lettera (densa di comprensibile livore) che non le manda a dire. Ma non abbiamo trovato terreno fertile. La dirigente ha preferito non entrare nel merito: non ha colto il nostro invito. “Chiarirò nelle sedi opportune. E se lo riterrò, interverrò quando sarà il caso“, ha affermato, certamente con le sue ragioni. La risposta, a scanso di equivoci, non la deve a noi, ma ai veri protagonisti di questa vicenda. Quegli otto bambini, quei “figli di Racale” che, da oggi, sono un po’ anche figli di Alliste. Chissà loro, tra qualche anno, come racconteranno al mondo questa vicenda.
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