Approfondimenti
Islam, l’altra metà della fede
Musulmani in Salento, Pochi luoghi di culto per una fede relegata ancora alle zone d’ombra ed all’autogestione. L’imam di Lecce: «Coltiviamo la convivialità delle differenze». E poi: «Chi sceglie di vivere in Salento sa che, quando non ci sarà più, la sua salma dovrà tornare in patria e separarsi per sempre dai propri cari, a causa dell’assenza di uno spazio cimiteriale islamico»

di Lorenzo Zito
Non esiste un dato esatto in grado di dirci quanti siano i musulmani in provincia di Lecce; tuttavia, la comunità islamica salentina è in crescita.
L’ultimo censimento risale al 2014, ma resta non del tutto attendibile: all’epoca, furono conteggiati i cittadini provenienti da Paesi islamici e soggiornanti Salento.
Un dato non proprio ortodosso, visto che la provenienza di per sé non rappresenta un passaporto del credo. Sta di fatto che il numero, stabilito in 22mila fedeli, era già di per sé considerevole.
Ci ha parlato di questo dato Saifeddine Maaroufi, imam della comunità islamica di Lecce.
A lui ci siamo rivolti per analizzare la presenza e la vita musulmana in Salento.
Partendo da un punto di domanda: come mai se negli ultimi anni gli arrivi di stranieri sono aumentati (questo sì, lo raccontano i numeri) e molte famiglie musulmane si sono stabilizzate sul territorio, i luoghi di culto continuano ad essere pochi, insufficienti, piccoli e spesso improvvisati?
Facciamo prima un passo indietro, partendo dalla figura dell’imam di Lecce.
Signor Maaroufi, come è iniziata la sua storia in Salento?
«Sono a Lecce da 13 anni, nonostante la mia permanenza sia iniziata quasi per caso. Sono tunisino, vengo da una formazione medica ed ho studiato anche scienze religiose. Durante gli studi, in Tunisia, lavoravo in un call center. Un giorno fui mandato in Italia per fare da formatore ai nuovi operatori che avrebbero lavorato nella nuova sede dislocata di Lecce. Mentre ero qui, in Tunisia scoppiò la Rivoluzione dei Gelsomini, che mi impedì di fare rientro a casa. Da allora mi stabilizzai a Lecce. In seguito, mi ha raggiunto anche la mia famiglia e poi, da un dialogo con la comunità islamica locale, complici i miei studi in scienze religiose, nel 2011 fui scelto come guida spirituale di Lecce».
Chi non conosce la figura dell’imam la immagina un po’ come un vescovo. È corretto?
«Spesso ho riscontrato anch’io come venga fatto questo accostamento, nel tentativo di provare a comprendere meglio questo ruolo. In realtà è qualcosa di diverso, perché nell’Islam non c’è un Clero con una sua struttura gerarchica. Per questo accade che nei Paesi arabi le moschee sono sotto la tutela dello Stato, ed anche il ruolo dell’imam passa da un controllo in un certo senso istituzionale.
Nei Paesi occidentali, come l’Italia, invece, dove tutto questo manca, la scelta dell’imam spetta alla comunità ed è molto legata alle sue conoscenze in ambito religioso. Nel mio caso, poi, pesò anche il fatto che fossi in grado di parlare più lingue, un elemento importante in un territorio che raggruppa fedeli di provenienza eterogenea. Tornando al paragone con la Chiesa va specificato che, nonostante io venga spesso sollecitato a rappresentare pubblicamente la comunità musulmana di tutta Lecce e provincia, non esiste una regola che preveda un ruolo di questo tipo o delle posizioni di subordinazione nei confronti della mia figura».
Qual è la geografia dei luoghi di culto islamici in provincia di Lecce?
«Le moschee presenti in provincia, fuori dalla città di Lecce, sono quattro. Tutte prevalentemente frequentate da fedeli di origine marocchina, infatti la loro esistenza è legata proprio alla presenza di grandi nuclei marocchini che popolano ormai da decenni questi territori. La più vecchia è a Corigliano d’Otranto. Una stanza molto piccola ma che resiste al passare del tempo: è stata aperta negli anni ’80. Un’altra è a Ruffano, dove da lungo tempo si sono stabilizzate tante famiglie di commercianti, anch’essi marocchini. Poi c’è Spongano, paese dove vivono tanti fedeli musulmani impiegati nel mondo dell’edilizia. Qui l’integrazione è passata dal mondo dello sport, attraverso un lungo percorso partito negli anni ‘90 con un’associazione il cui nome, in italiano, significa “I giovani”. Ed infine la moschea di Porto Cesareo, che in questo momento si è trasferita a Veglie. Quest’ultima ha una peculiarità: essendo legata alla natura turistica del luogo, in estate accoglie tanti fedeli che arrivano sul posto per lavorare come venditori ambulanti. A Lecce invece esistono due moschee. Una è nata da poco, sia per dare risposta alla grande richiesta di luoghi di preghiera (i musulmani in città sono circa 7mila) sia per servire una zona scoperta. L’altra è quella in cui mi sono insediato io nel 2011.
Al mio arrivo eravamo in una piccola sala, in uno spazio concesso dal Comune nella zona 167/B. Nel 2014, con un’apposita colletta, abbiamo raggiunto i fondi necessari ed acquistato una palazzina a due piani nel quartiere San Pio.
La nostra moschea oggi è qui: abbiamo scelto questa zona perché è il quartiere multietnico per eccellenza di Lecce e volevamo essere il più possibile vicini alla comunità musulmana.
Abbiamo una grande sala di preghiera, una sala per le donne, dedichiamo degli spazi ai corsi di lingua araba per bambini ed apriamo le porte anche a chi professa altre fedi, per favorire la conoscenza reciproca. Durante il Ramadan, ogni sera accogliamo circa 70 fedeli che vengono a rompere il digiuno in compagnia».
Come mai ci sono così poche moschee sul territorio?
«La presenza di una moschea è legata alla spontanea iniziativa dei cittadini di fede musulmana. Il contesto non sempre aiuta a compiere questo passo, soprattutto dal punto di vista burocratico. La nostra religione non è riconosciuta ufficialmente dallo stato, nonostante in Italia vi siano oltre 2 milioni di musulmani (quasi la metà italiani). Questo ha delle conseguenze pratiche che vanno, ad esempio, dal non potersi assentare dal lavoro per celebrare i giorni di festa islamici, perché non riconosciuti, al dover utilizzare canali non convenzionali per praticare le attività di culto. Accade allora che, proprio per quanto detto, le moschee sul territorio nascono dall’impegno di associazioni fondate musulmani che però, su carta, sono costrette ad avere finalità diverse da quelle reali, agendo in una sorta di zona grigia».
Le istituzioni locali aiutano? Le amministrazioni vengono incontro alla comunità islamica?
«Non sempre, o non abbastanza. Prevale l’ottica utilitaristica. Troppe volte si sente dire “quanti sono i musulmani che votano nella nostra città?”.
Senza il voto, non si ha peso civile nelle scelte e viene meno l’ascolto delle istituzioni. Anche molte amministrazioni che condividono quelle idee che vengono incontro ai bisogni della comunità islamica finiscono per non far nulla, per paura di esporsi a critiche. Per fortuna, l’apertura mentale dei salentini compensa, mantenendo questa una terra d’accoglienza».
Come vivono in Salento i cittadini stranieri musulmani?
«La “convivialità delle differenze” professata da Don Tonino Bello ha fatto breccia nel cuore dei salentini, che da decenni accolgono i fratelli musulmani che arrivano da ogni dove.
Ricordo gli anni in cui gli attentati terroristici nelle grandi città europee avevano seminato panico e islamofobia: anche allora i salentini ci sono stati vicini, perché hanno imparato a conoscere le persone. Il fatto stesso che non esistano quartieri ghetto nel nostro territorio è segno e strumento di convivialità.
Lo straniero qui è il vicino di casa o il commerciante del mercato cui ci si rivolge ogni settimana. Non è un caso se tante famiglie straniere hanno messo radici in Salento, fermando qui quel viaggio migratorio che molte volte prosegue verso il nord Europa o, ancora, spegnendo il sogno del rientro in patria».
Lontano da casa, arrivati qui in Italia, come cambia il rapporto con la fede? Si affievolisce o aumenta?
«Molto spesso cresce. È come se fosse un tratto identitario che, a maggior ragione lontano dalla propria terra, i fedeli vogliono preservare. Vedo tanti giovani avvicinarsi molto di più alla fede dopo esser arrivati in Italia. Questo è uno degli elementi che, qui in Salento, ha reso la
nostra una comunità religiosa salda».
E il rapporto con la Chiesa cattolica?
«È ottimo, c’è un bel dialogo. La Chiesa è impegnata anche nelle attività di prima accoglienza, e questo è un elemento che genera un proficuo contatto sin dall’arrivo del migrante».
Cosa manca, cosa cambieresti sul lato pratico e su quello umano?
«Su quello umano coltiverei ancora l’ascolto per incentivare ulteriormente la vicinanza tra le comunità.
Su quello pratico ci sarebbe molto da fare. Partirei sicuramente dalla possibilità di avere uno spazio cimiteriale islamico. A Lecce e provincia non ve ne sono. Il più vicino è nel Barese. È una grande mancanza che si porta dietro un grande dolore per le famiglie musulmane. Chi sceglie di vivere in Salento lo fa nella consapevolezza che, quando non ci sarà più, la sua salma dovrà tornare in patria. Questo, oltre a comportare delle spese elevate e delle procedure non semplici, significa doversi separare per sempre dalla propria famiglia che ha messo radici in questa splendida terra».
L’Islam e il Salento, l’analisi del prof. Hervé Cavallera, clicca qui
Approfondimenti
Fermata la Banda dell’Audi
Massiccia presenza dei carabinieri sul territorio. Lotta ai reati predatori e sequestro di armi clandestine. Tre arresti nelle ultime ore

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Carabinieri in azione in tutto il Salento.
Tre arresti in poche ore nella lotta ai furti in abitazione, reati predatori e traffico di armi clandestine.
MAGLIE, CALIMERA E VEGLIE
È di queste ultime ore la notizia delle tre importanti operazioni portate a termine dai Carabinieri delle Stazioni di Maglie, coadiuvati dai militari del Nucleo Radiomobile della locale Compagnia, e di quelle di Calimera e di Veglie, finalizzate al contrasto dei reati predatori, fenomeno ormai sempre più diffuso che desta forte allarme sociale soprattutto nei centri abitati più piccoli e nelle aree periferiche cittadine.
All’attenzione dei militari anche il contrasto al traffico di armi clandestine.
L’operazione ha permesso di sventare un furto in abitazione e contestualmente di arrestare uno dei malviventi; un pregiudicato armato.
Il tutto è avvenuto nella scorsa notte quando, durante uno specifico e mirato servizio nel centro abitato di Maglie, quando il portone di un garage spalancato ha richiamato l’attenzione dei militari della locale Stazione.
Gli investigatori si sono prontamente avvicinati all’abitazione per controllare, quando sono stati sorpresi da un’improvvisa fuga di tre persone che, con volto travisato da passamontagna e muniti di torce, vistisi scoperti, erano fuoriusciti dalla rimessa dandosi precipitosamente alla fuga e abbandonando una vettura di grossa cilindrata, un’Audi Q5 con targhe svizzere.
Da ulteriori accertamenti, il veicolo è risultato rubato solo pochi giorni fa a Salve in occasione di un altro furto in abitazione.
Ne è scaturito un lungo inseguimento a piedi per le vie vicine, al termine del quale uno dei tre fuggitivi è stato raggiunto, bloccato e quindi arrestato dai militari nella flagranza di reato.
Si tratta di un 38enne di Taurisano, Pasquale Stifani, già noto alle cronache sia per reati specifici che per altri reati anche di tipo associativo.
Nell’immediatezza, gli investigatori hanno proceduto anche ad una perquisizione personale dell’uomo che è stato trovato in possesso di una pistola, fortunatamente ad aria compressa.
Il prosieguo delle operazioni, estese anche al veicolo in uso ai tre ha confermato l’intento criminale. Infatti, al suo interno sono stati rinvenuti monili in oro, oggetti in rame antico e attrezzi da scasso come cesoie, cacciaviti e un flex.
Durante le concitate fasi del controllo, uno dei militari ha riportato lesioni personali che fortunatamente sono state giudicate guaribili in pochi giorni.
Gli investigatori stanno ora conducendo ulteriori ed approfondite indagini volte all’individuazione degli altri due complici.
Al termine delle operazioni, l’uomo è stato arrestato e, come disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini, condotto presso la Casa Circondariale di Lecce.
TENTATO FURTO AL DISTRIBUTORE DI CALIMERA
A Calimera invece, ad essere preso di mira è stato un distributore di carburante.
Solo il celere e tempestivo intervento dei Carabinieri della Compagnia di Lecce ha impedito che il furto fosse portato a compimento.
È stato qui infatti che gli uomini dell’Arma, alle prime luci dell’alba, hanno tratto in arresto in flagranza di reato un 45enne magliese, già conosciuto dagli investigatori per numerosi episodi di furto e reati contro il patrimonio.
Ad allertare i militari sono stati alcuni passanti che hanno contattato il Numero Unico d’Emergenza 112 segnalando la presenza di una utilitaria, un’Alfa Romeo Mito di colore scuro, priva di targhe, presso un distributore di carburante situato lungo la S.P. 29 Calimera – Melendugno.
Immediato e tempestivo l’arrivo dei militari che hanno subito individuato la vettura segnalata.
Gli investigatori, nel corso del controllo, hanno scorto un uomo accovacciato sul sedile all’interno del mezzo.
Sentitosi ormai braccato l’uomo si è prima disfatto di un flex a batteria, lanciandolo dietro un muretto (che i militari hanno rinvenuto immediatamente dopo), per poi mettersi alla guida e darsi precipitosamente alla fuga verso Melendugno. l’inseguimento è proseguito fino alla marina di Torre dell’Orso dove l’uomo è stato bloccato.
Approfonditi i controlli e proceduto a perquisizione, i militari hanno rinvenuto all’interno dell’abitacolo arnesi da scasso.
Il flex recuperato, invece, è risultato essere compatibile con i danni riscontrati all’accettatore automatico di banconote presente presso il distributore, fortunatamente ancora integro nel contenuto.
Nella circostanza l’uomo viaggiava con la convivente che è stata segnalata alla competente autorità giudiziaria.
Al termine delle operazioni, l’uomo è stato arrestato e, come disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.
Questa la risposta dei carabinieri del Comando Provinciale di Lecce ad un fenomeno allarmante sul nostro territorio.
Gli ultimi due episodi, infatti, confermano la recrudescenza dei reati predatori spesso portati avanti da soggetti esperti, organizzati e recidivi
I carabinieri, con una presenza costante sul territorio, un’intensa attività di pattugliamento notturno e grazie al massiccio rafforzamento dei servizi che l’Arma ha attuato sul territorio per tutto il periodo estivo, stanno raccogliendo il frutto di un’azione repressiva e preventiva contro furti in abitazione, tentativi di rapina e danneggiamenti.
Non solo lotta ai reati predatori ma anche contrasto alla diffusione di armi illegalmente detenute.
RECUPERATE ARMI A VEGLIE
Infatti, quale risultato di un’operazione finalizzata al monitoraggio ed al contrasto della diffusione di armi illegali sul territorio, proprio ieri i Carabinieri della Stazione di Veglie hanno arrestato un operaio di 39 anni, già noto alle cronache, poiché ritenuto responsabile di detenzione abusiva di armi clandestine.
Sequestrati fucili con matricola abrasa e relativi munizionamenti.
In tale contesto, già da tempo, i Carabinieri monitoravano i possessori di armi al fine di contrastare violazioni in materia di armi.
L’uomo è finito sotto la lente di ingrandimento degli investigatori che hanno deciso di approfondire i controlli ed hanno proceduto ad una perquisizione domiciliare.
I sospetti degli investigatori si sono dimostrati subito fondati.
Nel corso delle operazioni, infatti, i militari hanno rinvenuto fucili da caccia con relative munizioni che l’uomo deteneva illegalmente e ben occultati all’interno di alcuni pensili nella propria abitazione.
In particolare, è stato sequestrato un fucile semiautomatico calibro 12 con matricola abrasa, dettaglio che ha immediatamente destato ulteriormente l’attenzione degli inquirenti per un possibile collegamento con il traffico illecito di armi. Gli investigatori hanno anche rinvenuto un secondo fucile sovrapposto, anch’esso calibro 12 e illegalmente detenuto, oltre a 35 cartucce di vario tipo.
Il possesso di un’arma con matricola abrasa non rappresenta solo un reato formale, ma spesso è l’indizio di un circuito criminale più ampio.
Armi di questo tipo vengono solitamente utilizzate per eludere ogni forma di tracciabilità e sono frequentemente impiegate in contesti legati alla criminalità organizzata, ai furti, o per scopi intimidatori.
La rimozione della matricola è infatti una pratica tipica del mercato nero delle armi e rappresenta ancor di più una minaccia concreta alla sicurezza pubblica.
Tutto il materiale è stato sottoposto a sequestro e sarà messo a disposizione dell’autorità giudiziaria del capoluogo salentino anche per ulteriori accertamenti balistici.
Le indagini, intanto, proseguono per accertare la provenienza delle armi e verificare eventuali legami con altri soggetti o reti criminali attive nel territorio.
Al termine delle operazioni l’uomo è stato arrestato e, disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini, condotto presso la Casa Circondariale Borgo San Nicola di Lecce.
Approfondimenti
Dopo 15 anni torna Santa Fumìa
La Chiesa di Santa Eufemia, o Santa Fumìa come gli specchiesi la chiamano, è un piccolo luogo sacro, di origine bizantina, di circa 150 metri quadrati, situata nelle campagne tra Specchia e Miggiano….

Sono trascorsi più di 15 anni, da quando il rione specchiese di Santa Eufemia si è vestito a festa l’ultima volta per onorare la martire cristiana.
Nella serata di sabato 12 luglio ritorna La Festa di Santa Fumìa, evento organizzato, con il patrocinio del Comune, dall’associazione Santa Eufemia che ha ritenuto necessario ritornare alle radici della storia del luogo sacro simbolico con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico, artistico, culturale e spirituale del territorio.
La Chiesa di Santa Eufemia, o Santa Fumìa come gli specchiesi la chiamano, è un piccolo luogo sacro, di origine bizantina, di circa 150 metri quadrati, situata nelle campagne tra Specchia e Miggiano.
Come il culto della santa sia arrivato in Occidente e perché a Specchia, i libri di storia locale non lo riportano.
Nell’anno in corso del Giubileo, questo luogo sacro assume un significato storico, in quanto è poco distante dall’antica Via dei Pellegrini, l’itinerario che i fedeli dei secoli scorsi percorrevano per raggiungere il Santuario di S. Maria di Leuca, oppure in senso contrario, la città santa di Roma, eleggendo la chiesetta a luogo di riposo spirituale e fisico, come testimoniato dagli oggetti antichi ritrovati intorno.
Il programma della serata prevede, alle 19, la celebrazione della santa messa, presieduta da don Antonio Riva, parroco di Specchia. Alle 20, il “Kids Diy!” Creative workshop, a cura di Cicciopasticcio, laboratorio artistico-espressivo per i più piccoli.
Dalle bancarelle collocate nel parchetto della Chiesa di Santa Eufemia, sarà possibile acquistare dei manufatti artigianali e gustare dei prodotti tipici agroalimen-tari dallo stand gastronomico.
Approfondimenti
A Tricase “PROXIMA”: il cibo racconta il territorio
Domani, presso l’ex Mattatoio comunale di Tricase, oggi sede del Laboratorio di Comunità

Sabato 5 luglio, l’ex Mattatoio comunale di Tricase – oggi sede del Laboratorio di Comunità (in foto durante un precedente Open day) – apre le sue porte per ospitare “PROXIMA – Diffondiamo produzioni di prossimità”, un evento dedicato al cibo sano, locale e accessibile, organizzato nell’ambito del progetto europeo FOOD4HEALTH.
Promosso dal Laboratorio di Comunità di Tricase, in collaborazione con il Comune di Tricase e il CIHEAM Bari, PROXIMA non sarà un semplice open day, ma un’occasione concreta per riflettere – e assaporare – il legame profondo tra alimentazione, territorio, sostenibilità e comunità.
Il programma si apre alle 18:30 con un talk pubblico dedicato alle politiche del cibo, che vedrà la partecipazione di esperti, amministratori locali, rappresentanti di reti e associazioni del territorio. Un confronto aperto su salute, produzione etica, scelte alimentari consapevoli e promozione delle economie locali.
Dalle 19:00, spazio al gusto e alla scoperta:
– Mercato agricolo e artigianale con i produttori locali
– Mostra pomologica dedicata alla biodiversità
– Visite guidate ai laboratori del centro rigenerato
A seguire, dalle 20:00, si terranno laboratori tematici e show cooking, pensati per adulti e bambini, con momenti esperienziali e didattici.
La serata si concluderà alle 21:00 con le degustazioni a base di prodotti locali e a km zero, seguite dall’esibizione del cantautore P40, per chiudere in musica un evento che unisce cultura, cibo e partecipazione.
“Un momento di festa, ma anche di consapevolezza – spiegano gli organizzatori – per far conoscere un luogo rinato e un modello di sviluppo possibile, che parte dalle persone, dalle reti e dai territori”.
L’iniziativa è aperta a tutti: cittadini, famiglie, produttori, curiosi e appassionati di buon cibo. Un invito a scoprire, attraverso il gusto e il dialogo, le potenzialità di una comunità che crede nell’innovazione sociale e nella prossimità come valore.
📍 Info utili
🗓️ Sabato 5 luglio, dalle ore 18:30
📌 Laboratorio di Comunità – Ex Mattatoio, via Marina Serra 53, Tricase
🎟️ Ingresso libero
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