Approfondimenti
“Come può questo essere Islam?”
In Redazione. Alì, Naeem, Ruftiaz e Jehan musulmani del Pakistan, oggi “Rifugiati” nel Salento dopo i fatti di Parigi: “Quanto accaduto non ha nulla a che vedere con la religione”

Non sempre, per fortuna, l’odio genera odio. In Alì, Naeem, Ruftiaz e Jehan, ad esempio, gli attentati di Parigi hanno accresciuto la voglia di integrazione. Dietro ai loro nomi, per le nostre orecchie un po’ enigmatici, c’è prima di tutto un sorriso, pronto ad abbattere qualsiasi distanza. E ci sono quattro storie che partono dal Pakistan e si intrecciano in Italia. Alì, Naeem, Ruftiaz e Jehan sono rifugiati che oggi vivono in case d’accoglienza del Salento. L’intervista attorno al tavolo della nostra Redazione, per loro è un’occasione imperdibile, l’opportunità di raccontare a noi, come se la urlassero al mondo intero, la loro rabbia per gli attentati terroristici di Parigi.
È Alì a prendere la parola per primo. Mastica qualche parola di italiano e senza remore risponde alle nostre domande.
Come hai raggiunto l’Europa e perché non vivi più in Francia? “Sono partito dal mio Paese per inseguire un sogno: Parigi. È una città che amo sin da bambino, prima ancora di averla vista di persona. L’ho raggiunta attraversando l’Italia, dopo essere sbarcato sulle coste salentine. Arrivavo dalla Grecia, ma non avevo intenzione di fermarmi, volevo raggiungere la Francia. Purtroppo, per questioni burocratiche, lì non ho potuto rinnovare il mio permesso ed ho dovuto lasciare Argenteuil, il paese dove vivevo, a pochi chilometri da Parigi. Ma oggi sono molto arrabbiato per quello che è successo alla “mia” città, soprattutto perché quello che sta accadendo non ha nulla a che vedere con l’Islam”.
Smanioso di intervenire, prende la parola Naeem. E sottolinea che “in Pakistan, viviamo da anni quello che la Francia sta vivendo oggi. Lì, a casa nostra, i talebani, che si professano musulmani, stanno uccidendo altri musulmani. Questo fa capire come il terrorismo non abbia nulla a che vedere con l’islam: gli attentati di Parigi sono tutt’altro che una guerra tra diversi Credo. La nostra religione dice: se due Paesi sono in guerra, non si devono uccidere bambini, donne ed anziani e non si devono colpire luoghi di culto, che siano moschee o chiese. Come può quindi questo essere Islam? Basti pensare che questa gente è piena di tatuaggi sul corpo, vietatissimi dalla nostra fede”.
Cosa vive chi è rimasto nel vostro Paese? Voi, da cosa fuggite? “Il Pakistan è una terra che da 20 anni lotta per la pace, senza successo. I talebani continuano ad uccidere connazionali e musulmani. Lo scorso anno, ad esempio, hanno ucciso 60 bambini in una scuola”.
Come vedi il domani, in Europa e in Pakistan? “In Pakistan la situazione va peggiorando. Per questo credo che l’Europa debba stoppare immediatamente questi attentati, non lasciargli spazio. Noi siamo fuggiti dal terrorismo, non in cerca della felicità ma della tranquillità: la nostra felicità sono le nostre famiglie, che abbiamo dovuto lasciare per poter vivere una vita migliore”.
Naeem, nel suo Paese, si è laureato. E come lui Ruftiaz, l’unico ad aver raggiunto l’Italia dalla Libia. Ci spiega che “in una nazione senza pace, nessun aspetto della vita può evolversi liberamente. Per noi il Kashmir (la regione da cui provengono) è il paradiso terrestre. L’economia funziona, l’istruzione è buona, non manca nulla, tranne la pace. Il nostro è un popolo tranquillo, sotto scacco dei talebani: da noi, accanto alle moschee ci sono le chiese. Si prega a pochi metri di distanza, ci si incontra, ci si confronta, in un clima però tutt’altro che sereno”.
Per Alì, Naeem, Ruftiaz e Jehan l’Europa è un’oasi da preservare. Quasi in coro, ripetono che la maggior parte della gente, non solo in Italia, è solidale con loro. Jehan, il più introverso, ci racconta di avere due figli e tanta voglia di lavorare. Quella necessità di sentirsi utile, di inserirsi nella società che Ruftiaz, quando gli chiediamo come vengono ospitati in Italia , ci descrive con una risposta che racchiude il senso della nostra chiacchierata: “Qui noi siamo felici, viviamo bene. Ma, per favore, non chiamateci ospiti: noi vogliamo far parte del Paese, crescere assieme a lui”.
Lorenzo Zito
Approfondimenti
Dopo 15 anni torna Santa Fumìa
La Chiesa di Santa Eufemia, o Santa Fumìa come gli specchiesi la chiamano, è un piccolo luogo sacro, di origine bizantina, di circa 150 metri quadrati, situata nelle campagne tra Specchia e Miggiano….

Sono trascorsi più di 15 anni, da quando il rione specchiese di Santa Eufemia si è vestito a festa l’ultima volta per onorare la martire cristiana.
Nella serata di sabato 12 luglio ritorna La Festa di Santa Fumìa, evento organizzato, con il sostegno dell’amministrazione comunale, dall’associazione Santa Eufemia che ha ritenuto necessario ritornare alle radici della storia del luogo sacro simbolico con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico, artistico, culturale e spirituale del territorio.
La Chiesa di Santa Eufemia, o Santa Fumìa come gli specchiesi la chiamano, è un piccolo luogo sacro, di origine bizantina, di circa 150 metri quadrati, situata nelle campagne tra Specchia e Miggiano.
Come il culto della santa sia arrivato in Occidente e perché a Specchia, i libri di storia locale non lo riportano.
Nell’anno in corso del Giubileo, questo luogo sacro assume un significato storico, in quanto è poco distante dall’antica Via dei Pellegrini, l’itinerario che i fedeli dei secoli scorsi percorrevano per raggiungere il Santuario di S. Maria di Leuca, oppure in senso contrario, la città santa di Roma, eleggendo la chiesetta a luogo di riposo spirituale e fisico, come testimoniato dagli oggetti antichi ritrovati intorno.
Il programma della serata prevede, alle 19, la celebrazione della santa messa, presieduta da don Antonio Riva, parroco di Specchia. Alle 20, il “Kids Diy!” Creative workshop, a cura di Cicciopasticcio, laboratorio artistico-espressivo per i più piccoli.
Dalle bancarelle collocate nel parchetto della Chiesa di Santa Eufemia, sarà possibile acquistare dei manufatti artigianali e gustare dei prodotti tipici agroalimen-tari dallo stand gastronomico.
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A Tricase “PROXIMA”: il cibo racconta il territorio
Domani, presso l’ex Mattatoio comunale di Tricase, oggi sede del Laboratorio di Comunità

Sabato 5 luglio, l’ex Mattatoio comunale di Tricase – oggi sede del Laboratorio di Comunità (in foto durante un precedente Open day) – apre le sue porte per ospitare “PROXIMA – Diffondiamo produzioni di prossimità”, un evento dedicato al cibo sano, locale e accessibile, organizzato nell’ambito del progetto europeo FOOD4HEALTH.
Promosso dal Laboratorio di Comunità di Tricase, in collaborazione con il Comune di Tricase e il CIHEAM Bari, PROXIMA non sarà un semplice open day, ma un’occasione concreta per riflettere – e assaporare – il legame profondo tra alimentazione, territorio, sostenibilità e comunità.
Il programma si apre alle 18:30 con un talk pubblico dedicato alle politiche del cibo, che vedrà la partecipazione di esperti, amministratori locali, rappresentanti di reti e associazioni del territorio. Un confronto aperto su salute, produzione etica, scelte alimentari consapevoli e promozione delle economie locali.
Dalle 19:00, spazio al gusto e alla scoperta:
– Mercato agricolo e artigianale con i produttori locali
– Mostra pomologica dedicata alla biodiversità
– Visite guidate ai laboratori del centro rigenerato
A seguire, dalle 20:00, si terranno laboratori tematici e show cooking, pensati per adulti e bambini, con momenti esperienziali e didattici.
La serata si concluderà alle 21:00 con le degustazioni a base di prodotti locali e a km zero, seguite dall’esibizione del cantautore P40, per chiudere in musica un evento che unisce cultura, cibo e partecipazione.
“Un momento di festa, ma anche di consapevolezza – spiegano gli organizzatori – per far conoscere un luogo rinato e un modello di sviluppo possibile, che parte dalle persone, dalle reti e dai territori”.
L’iniziativa è aperta a tutti: cittadini, famiglie, produttori, curiosi e appassionati di buon cibo. Un invito a scoprire, attraverso il gusto e il dialogo, le potenzialità di una comunità che crede nell’innovazione sociale e nella prossimità come valore.
📍 Info utili
🗓️ Sabato 5 luglio, dalle ore 18:30
📌 Laboratorio di Comunità – Ex Mattatoio, via Marina Serra 53, Tricase
🎟️ Ingresso libero
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Nchiana scindi a Tuglie
Domenica gara podistica 250 atleti correre lungo un percorso cittadino di 9 km. Si svolgerà anche una passeggiata solidale di 4km, a cura dell’associazione donatori di sangue Fidas con il ricavato devoluto in beneficenza

Terza edizione della ’nchiana scindi, la gara podistica organizzata dall’associazione sportiva dilettantistica podistica Tuglie, che vedrà oltre 250 atleti correre lungo un percorso cittadino di 9 km.
Appuntamento domenica 6 luglio, a partire dalle 19,30.
Insieme alla gara competitiva si svolgerà anche una passeggiata solidale di 4km, a cura dell’associazione donatori di sangue Fidas.
«L’intero ricavato di questa camminata sarà devoluto in beneficenza», dichiara il presidente dell’ asd podistica, Francesco Caputo, «crediamo che lo sport debba anche essere uno strumento di solidarietà e vicinanza concreta. La nostra associazione è anche amicizia, divertimento, armonia: questo è lo spirito che ci unisce e guida in tutte le manifestazioni che organizziamo, a cui partecipiamo con entusiasmo e dedizione».
Ritrovo per la partenza in piazza Garibaldi; il percorso di 9 km si snoderà tra le strade principali di Tuglie e comprenderà alcune arterie che collegano la collina di Montegrappa, particolarmente suggestive all’ora del tramonto per il panorama di cui si potrà godere.
«La nchiana scindi non è solo una gara, è anche la celebrazione della forza, della resilienza e dell’amore per lo sport», afferma Chiara Boellis, assessora allo sport di Tuglie, «ogni passo fatto sarà una testimonianza dell’impegno, della preparazione e della capacità di superare i propri limiti».
Al termine del percorso saranno premiati: il primo atleta giunto al traguardo maschile e femminile, i primi cinque atleti di tutte le categorie FIDAL previste M/F) per le categorie allievi, juniores e promesse: unico gruppo), gli atleti che raggiungeranno il traguardo nelle posizioni: 50ª, 100ª, 150ª, e così via, fino alla fine della classifica e le prime tre società con il maggior numero di arrivati, sia maschili che femminili.
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