Attualità
Si fermano le attività, il borgo antico si spopola: Ruffano chiude i battenti
Calato il sipario va via anche il pubblico. Diverse attività ristorative si fermano, il paese cambia pelle e si interroga: Ruffano è orfana di Antonio Cavallo o di una visione programmatica?
a cura di Lorenzo Zito
L’estate del 2025 verrà ricordata a Ruffano come quella delle chiusure. Trattoria Il Borgo; Fuori Posto pub; Il Circolo; Alchimia. Sono tutte attività di natura ristorativa del centro storico che, in serie e nell’arco di pochi mesi, hanno gettato la spugna. Chi in via definitiva, chi con promessa (o auspicio) di tornare.
Il borgo antico, che negli ultimi anni era diventato il fiore all’occhiello della città e lo scenario di eventi di grandissimo richiamo e capaci di convogliare migliaia e migliaia di visitatori (Natale, Epifania, San Valentino, Il Borgo di Bacco, per citarne alcuni), all’improvviso si spopola. Calato il sipario, va via anche il pubblico. Noia e silenzio riprendono il sopravvento. La Ruffano “modello”, tanto ammirata ed anche invidiata su scala regionale in questi anni ultimi anni, non c’è più.

La congiuntura astrale è singolare. Il cielo che brillava sulla cittàsi è scurito dallo scorso marzo, quando l’amministrazione guidata da Antonio Cavallo, al deflagrare in paese dell’inchiesta su un presunto sistema di corruzione negli appalti pubblici, ha rassegnato le sue dimissioni. L’estate era iniziata da poco quando le indagini hanno terminato il loro corso (e le decisioni dei giudici sono ancora lunghe da venire).
Mentre le lancette scorrono, però, Ruffano cambia pelle. Per qualcuno vive un ritorno al passato, una ricaduta nell’oblio da cui era riuscita a risollevarsi. Per altri, è la tanto attesa prova del nove. La conferma di quanto paventato dalle poche voci fuori dal coro degli ultimi anni, secondo le quali la bolla di sapone è scoppiata ed ha trasformato il sogno in incubo.
“Chiudiamo perché…”
Tra i titolari delle attività commerciali citate, non tutti hanno voglia di esprimersi sulla questione. “Il Circolo”, che aveva aperto poco meno di due anni fa in piazzetta Ruffo (uno dei più intimi e incantevoli scorci del centro), preferisce non commentare. Mentre per “Alchimia”, ubicato pochi metri più giù, sono giorni particolari: è in corso un passaggio del testimone, con il subentro di una nuova gestione. A luglio era stato questo il congedo: “Chiudiamo in modo temporaneo/definitivo. Dopo una decisione non facile,ma frutto di una riflessione attenta, per una serie di situazioni, tra cui possibili nuove strade e cambiamenti personali e professionali”.

Da una idea di Camilla Santo (all’epoca poco più che ventenne) è nato invece cinque anni fa “Fuori Posto”. Tra le attività che si sono fermate questa era la più longeva. All’interno di alcuni locali restaurati dell’antico Palazzo Pizzolante-Leuzzi, dove i meno giovani ricordano uno storico bar del centro, Camilla ha dato continuità all’arte di famiglia, che da sempre è impegnata nel settore ristorativo, con un’idea innovativa. “Aprimmo in pieno periodo Covid con per proporre qualcosa di nuovo, facendo intrecciare il cibo con la cultura. Lanciammo tanti eventi culturali, musica, libri. Andò subito bene: molte persone iniziarono a venire a trovarci anche da fuori, iniziando a conoscere e vivere il centro storico di Ruffano. A questo si sono uniti poi gli eventi organizzati dal Comune che, mi sento di dire, hanno fatto molto bene e ci hanno offerto anche ulteriore possibilità di lavorare. Al contempo però è come se questiavessero risposto ad un bisogno diverso da quello primario del centro storico. Nel senso che non è nato quel senso di comunità che andasse oltre il singolo momento, oltre quella vetrina. Un po’ come se al di fuori di quel contesto mancasse quella spinta che porta in piazza le persone anche nei momenti di minore appeal, come è da noi l’inverno. Altrove non è così. Penso alla vicina Taurisano, dove la gente tiene molto a vivere il proprio paese. Mentre Ruffano sembra meno aggregativa, sembra esser ancora abituata ad uscire dal proprio paese per cercare stimoli. Noi”, continua Camilla Santo, che nel suo percorso formativo ha studiato Sviluppo Territoriale e Innovazione Sociale, “nel chiudere abbiamo fatto una scelta anche pragmatica ed aziendalista: per fortuna lavoriamo molto nel settore anche su altri fronti (abbiamo delle collaborazioni con Parco Gondar, con La Notte della Taranta e non solo), motivo per cui abbiamo a malincuore deciso di fermarci laddove lo sforzo non trovava il giusto riscontro. Le cause del trend che vive il borgo antico però penso siano molteplici. Tra queste vedo, oltre alla questione culturale già illustrata, una programmazione incapace di creare quel giusto mix tra flusso e sentimento popolare, ed anche un dialogo coi commercianti (che pure non è mancato) migliorabile. Ad ogni modo Fuori Posto non cessa di esistere: l’obiettivo è quello di tornare un giorno per riproporci, ancora una volta, con un’idea nuova”.

Pamela Giordano è invece la titolare del bar trattoria “Il Borgo”, che ha accolto sino a poco fa la sua clientela in piazza Nazario Sauro. Il locale era collocato all’interno di un altro bijoux del borgo antico, sotto a quella che fu la dimora dell’illustre scultore ruffanese Antonio Bortone (oggi denominata “Casa Bortone” ed inserita tra i luoghi del cuore FAI).
“Quello di Ruffano era un bel centro storico”, ci racconta Pamela Giordano parlando al passato, “ma dopo Cavallo è praticamente morto”. Sono diversi gli ostacoli con cui la trattoria ha recentemente dovuto fare i conti: “Da oltre un anno quest’area è interessata da lavori di riqualificazione che, con la chiusura della piazza prima e della strada poi, ci hanno isolati. A ciò si aggiunga che nell’ultimo periodo è diventato un problema poter collocare i tavoli all’aperto. Per dirimere questa questione con il Comune mi sono dovuta rivolgere ad un avvocato, ma senza esito. Alla fine, ho deciso di chiudere”. Il tema dei cosiddetti dehor è stato dibattuto in paese quest’estate, avendo interessato anche altre attività. Per alcune di queste, si sarebbe rivelato ostativo il luogo su cui collocare i tavolini. Non tutte infatti affacciano su piazze o ampi marciapiedi, motivo per cui, essendo i dehor assoggettati al codice della strada, la polizia locale ha potuto concederne l’utilizzo solo in alcuni punti, o in fasce orarie ristrette all’apertura dei locali.
Fattori però, questi, che possono in un certo qual modo dirsi estemporanei. Ragioni secondarie, che come raccontano anche le singole testimonianze, si iscrivono al registro delle concause. Ciò non allevia, tuttavia, il dolore di una chiusura: “Lo facciamo a malincuore e con un gran peso sui conti delle nostre famiglie”, commenta Pamela Giordano, “tutto questo ci ha rovinato: ci abbiamo rimesso tanto economicamente”.
Visioni opposte
Il Comune è commissariato da sei mesi ed alle urne mancano ben tre stagioni. Il lavoro del viceprefetto Claudio Sergi in città è ancora lungo ed il momento storico forse non si presta a trarre conclusioni. Ma il paese sta già cogliendo l’occasione per interrogarsi: Ruffano è orfana di Antonio Cavallo o di una visione programmatica?

“Abbiamo creduto tanto nella rivitalizzazione del centro storico come potenziale motore per la ripresa di Ruffano. Non a caso, sono diversi gli incentivi che la nostra amministrazione ha dato sia per l’apertura di nuove attività che per la riqualificazione del borgo, attraverso la ristrutturazione delle facciate o altri interventi. La storia recente racconta che la strada intrapresa era quella giusta. Mentre gli ultimi mesi ci dicono che, probabilmente, questi interventi, seppur validi, non sono stati sufficienti”, spiega Antonio Cavallo, eletto sindaco di Ruffano per due volte consecutive. Nel 2017 e poi, con una sorta di plebiscito (85% di preferenze), nel 2022. Il percorso di risalita che il paese aveva intrapreso porta la sua firma. L’epilogo della sua amministrazione, di contro, ha segnato un vero choc per la comunità locale. “Ora, al di là dello spopolamento con cui Ruffano deve fare i conti (simile nei tratti e nelle concause a quello di tanti altri piccoli Comuni del nostro territorio), ciò che da sempre mi ha preoccupato di più è il rischio che la comunità perda la propria anima”, continua Cavallo. “Il mio desiderio è sempre stato che Ruffano diventasse davvero di tutti. Un paese che si riconosce nella propria storia e che guarda avanti grazie all’energia dei cittadini. Se ognuno di noi riscopre la gioia e la responsabilità di sentirsi parte della comunità, allora il centro storico tornerà a pulsare di vita. Un grande esempio, oggi, ce lo danno i più giovani, che con grande forza di volontà e spirito d’iniziativa continuano a dar vita a momenti di convivialità e confronto, anche intergenerazionale, con eventi come “Una perdita di tempo festival” o le “Ruffaniadi”. Queste sono piccoli grandi esempi da cui ripartire, dimostrazioni del fatto che Ruffano c’è ed è ancora viva, scintille su cui soffiare per far rinascere il fuoco che questa comunità ha dimostrato di avere dentro. Perché il centro storico che si svuota non è solo una questione estetica, ma è il segnale di un legame sociale che si spegne. Senza relazioni, senza luoghi di incontro, il paese diventa fragile, e la sua storia rischia di ridursi a cartolina. È per questo che, nei quasi otto anni di amministrazione, la mia giunta ha sempre lavorato alla partecipazione come strumento per invertire questa rotta. L’ascolto, il confronto e l’umiltà condivisa, il rendere i cittadini non solo destinatari di decisioni, ma co-protagonisti. Dare a tutti voce, spazio e responsabilità è stata la strada che abbiamo intrapreso per inseguire il bene comune”.

Ha un’idea differente Massimo Cantoro, primo nei non eletti tra i candidati sindaco del 2022. La sua prospettiva, da consigliere di minoranza, era emersa già nel corso di questi due anni e mezzo di Cavallo bis. L’attuale contesto offre un’opportunità per soppesarla.
“Non è mai facile commentare una chiusura in serie di attività,come quella di cui stiamo parlando. Dietro ad ognuna di esse ci sono sogni, ambizioni, energie, investimenti che vanno via. Ne va anche di un pezzo della vita di questi ragazzi che avevano deciso di mettersi in gioco”, esordisce Cantoro. “Tuttavia mi duole constatare di aver avuto ragione: l’amministrazione Cavallo ha avuto scarsa lungimiranza. Ciò che sta accadendo è la riprova del fatto che quegli eventi che hanno dato lustro alla città sono stati delle mere operazioni commerciali, i cui effetti si sono dimostrati limitati nel tempo e non hanno creato dei benefici a lungo termine per il paese. Questo vuol dire che le tante risorse che sono state messe in campo per realizzarli non sono state investite in modo adeguato. Da dove ripartire quindi? Pensando al momento che Ruffano oggi vive, mi viene in mente il giudice Gratteri, che ho avuto modo di conoscere personalmente ai tempi del mio servizio in Calabria (NdR, Cantoro è poliziotto di professione) e che ho avuto il piacere di riascoltare in Salento recentemente: la questione morale deve essere al centro del dibattito dei cittadini. Mi auguro che i giovani mettano al centro delle loro vite legalità, giustizia e responsabilità, e le coltivino come valori assoluti perché è solo attraverso questi che un paese ed una comunità possono crescere. Ruffano oggi è scossa dalla vicenda giudiziaria che ha travolto l’amministrazione e, mentre ne attendiamo l’esito, si adopera per superare questo momento di sbandamento anche grazie a chi fa proprio, quotidianamente, esercizio di responsabilità, come gli uffici comunali. A loro (ed al commissario prefettizio) va il mio ringraziamento per la serietà e la professionalità spese per il nostro paese”.

Ha un punto di vista chiaro sul fenomeno anche Maria Rosaria Orlando, già vicesindaca per l’amministrazione guidata da Carlo Russo, l’ultima prima dell’ascesa di Antonio Cavallo, iniziataquando lei, alle urne del 2017, collezionò quasi il 40% dei voti da candidata alla carica di prima cittadina, arrivando seconda. “I borghi del nostro Sud sono legati purtroppo da un destino comune segnato dal fenomeno dello spopolamento, dall’innalzamento dell’età media degli abitanti e dalla condizione di marginalità alla quale sono confinati per via della loro posizione geografica”, esordisce Maria Rosaria Orlando. “Associata a questi elementi di contingenza è l’assenza o l’incompletezza di strumenti veramente accessibili e utili a supporto del tessuto imprenditoriale locale. Provo a spiegare meglio: un artigiano locale ha difficoltà ad accedere o a inanellare una serie di agevolazioni che non sono alla sua portata (NIDI, Resto al Sud, Titolo II etc etc). Per questo motivo occorre definire e realizzare percorsi di supporto ad hoc. L’ Amministrazione Comunale”, spiega, “non può certo sostituirsi ad altri enti o addirittura all’iniziativa imprenditoriale, può invece indirizzare verso strumenti agevolativi: la logica del voucher, però”, spiega riferendosi agli anni targati Cavallo, “ha dimostrato di essere poco efficace o non sufficiente. Molte volte si rivela occasione per ottenere risorse pubbliche senza sentire addosso una responsabilità. Tantomeno un esercizio commerciale può pensare di vivere o sopravvivere di eventi pubblici. Occorre educare meglio all’iniziativa di impresa”.
Così è (se vi pare)
Per una fotografia completa, è doveroso sottolineare che sono diverse le attività che resistono e che donano ancora lustro a Ruffano. Ve ne sono di “quasi” storiche (e nate in tempi non sospetti), come la Farmacia dei Sani, ma anche di più giovani, come l’homerestaurant da Pinella, capace nel suo piccolo di lasciare un gustoso ricordo di Ruffano in visitatori da ogni latitudine. Ve ne sono poi anche altre che hanno aperto e poi chiuso durante l’arco dell’amministrazione Cavallo. È il caso della pizzeria al taglio Cubico, una proposta di qualità nata da spirito d’iniziativa giovanile, che non ha trovato però il riscontro atteso. Esempi non esaustivi, non ce ne vogliano i citati o i non menzionati. Casistiche preziose per ricordarci che l’humus indirizza, ma non determina. Una scelta imprenditoriale, d’altronde, è fatta di tanti fattori. Legarne l’esistenza (e le fortune) alla sola presenza di un sindaco o ad atto amministrativo sarebbe riduttivo, e per certi versi oltraggioso anche dello stesso sforzo compiuto da chi si adopera per avviarla. Di questo, in cuor loro, son consapevoli tutti i protagonisti di questa storia. Il trend però non può essere ignorato e trova certamente una chiave di lettura anche nel lavoro che le ultime amministrazioni hanno compiuto.
Chi scrive si trasferiva a vivere a Ruffano otto anni fa. L’accoglienza, all’epoca, per chi vi giungeva da Tricase come fece il sottoscritto, era condita da massimo stupore. L’identità popolare era sotto i tacchi, ben lontana dai picchi registrati nei recenti “anni d’oro”. La forza centrifuga, dite, è rimasta? Probabilmente sì. E le verità che emergono se si cercan spiegazioni, lo abbiamo visto, son molteplici.
Le versioni, diverse o contrastanti. Accadde anche cent’anni fa, tra le pagine di una delle più grandi commedie del maestro Luigi Pirandello. In quel caso, la “verità oggettiva” che la piccola comunità inseguiva riguardava una famiglia venuta da fuori. Stavolta, Ruffano dovrà indagare se stessa. Qui, non saranno i giudici a determinare l’esito di quanto dibattuto. Sarà la comunità a dover fare i conti col suo futuro, ed una disamina bilanciata potrà aiutarla a scongiurare quel ritorno nel cono d’ombra che tanto teme. Molto della prossima campagna elettorale (tutt’altro che vicina) partirà senz’altro da qui. Così è (se vi pare).
Attualità
Gagliano del Capo: piante d’ulivo gratis
Distribuzione gratuita di piante resistenti alla Xylella Fastidiosa per il recupero del paesaggio agrario olivicolo. Chi sono i destinatari e cosa fare per usufruirne
«Salviamo il nostro paesaggio olivicolo. Reimpianta o crea nuovi oliveti con piante resistenti»: il Comune di Gagliano del Capo promuove un progetto per il recupero e la valorizzazione del paesaggio olivicolo. Distribuirà gratuitamente piante d’ulivo resistenti alla Xylella Fastidiosa.
Ne beneficeranno i proprietari di terreni agricoli nel territorio comunale.
Per reimpianti: terreni con piante compromesse dalla Xylella.
Per nuovi impianti: terreni agricoli non vincolati dal PPTR Puglia.
È prevista la distribuzione da 20 a 50 piante gratuite per ogni richiedente che riceverà: piante certificate esenti da Xylella fastidiosa; Cultivar resistenti (Leccino o Favolosa); piante di 18-24 mesi, pronte per l’impianto; targa identificativa comunale da affiggere sul fondo.
Per partecipare bisognerà compilare il modulo di domanda, allegare documenti richiesti (identità, visura catastale, foto/PPTR) e presenta la domanda entro il 30 dicembre alle 12.
La domanda potrà essere presentata: a mano presso Ufficio Protocollo Comunale (in piazzetta del Gesù) il lunedi, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12 (solo il martedì dalle 16,30 alle 18,30); via PEC, indirizzando all mail a protocollo.gaglianodelcapo@pec.rupar.puglia.it; per posta, indirizzando la missiva a Comune di Gagliano del Capo, Piazzetta del Gesù 73034 Gagliano del Capo (LE).
La consegna delle piante sarà effettuata dal 20 febbraio al 15 marzo 2026; obbligatorio affiggere sul fondo la targa comunale (sanzione € 50,00 se non affissa); messa a dimora entro 2 mesi dalla consegna (controlli comunali dopo 60 giorni dalla consegna)
Informazioni e modulistica su www.comune.gaglianodelcapo.le.it (Sezione: Amministrazione Trasparente); telefono 0833798311; mail ambiente@comune.gaglianodelcapo.le.it
L’iniziativa, promossa dal consigliere con delega all’agricoltura Mario Profico, è finanziata dal Comune di Gagliano del Capo con una dotazione finanziaria di 8mila euro.
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Attualità
Tricase e Lecce fra i migliori ospedali, secondo l’Agenas
Per il meridione è sconfortante notare come ci sia un “deserto” di nosocomi che raggiungono valutazioni basse o molto basse. Fra le altre, però, vogliamo evidenziare le due strutture in provincia uscite a pieni voti…
Su 1117 ospedali pubblici e privati, valutati su 6 aeree cliniche, 15 hanno raggiunto dei risultati e livello “alto” e “molto alto” ed è migliorata, secondo l’Agenas (agenzia nazionale servizi sanitari), l’assistenza negli ospedali italiani nel 2024.
Migliorano certo, ma evidenziano anche una forte discrepanza fra Nord e Sud.
Dal 2012, AGENAS sviluppa il Pne, finalizzato alla valutazione degli esiti delle prestazioni assistenziali e delle procedure medico-chirurgiche nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
Tale osservatorio, il Pne, regolamenta gli standard relativi all’assistenza ospedaliera e, per tale valutazione, quest’anno ha utilizzato 218 indicatori: 189 per l’assistenza ospedaliera (67 di esito/processo, 101 di volume e 21 di ospedalizzazione); 29 per l’assistenza territoriale, valutata in termini di evitata ospedalizzazione, esiti a lungo termine e accessi impropri al Pronto Soccorso.
Sono stati analizzati separatamente otto ambiti clinici: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologico, gravidanza e parto e classificati gli standard di qualità in alto/molto alto, medio, basso/molto basso.
Per il meridione è sconfortante notare come ci sia un “deserto” di nosocomi che raggiungono valutazioni basse o molto basse.
Fra le altre, però, vogliamo evidenziare le due strutture in provincia uscite a pieni voti.
La prima, fra le strutture citate in ambito cardiocircolatorio, per gli interventi su valvole cardiache, spicca come un livello molto alto, la Casa di Cura Città di Lecce.
La seconda, con un’altra importante valutazione fra gli ospedali salentini, come migliore ospedale per i tumori rientra, con un livello molto alto, l’Ospedale Cardinale Panico di Tricase.
Attualità
Tricase, candidato del centrosinistra: altro giro, altra corsa
Duro intervento contro il PD locale del delegato dell’Assemblea Nazionale e componente della Segreteria Regionale del Partito Ippazio Morciano. Al tavolo della discussione si aggiungono anche Verdi, Sinistra italiana e Cantiere civico
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Non si attenua la polemica dopo l’annuncio della candidatura di Vincenzo Chiuri da parte del Circolo cittadino del Partito democratico, insieme a Cantiere civico e Sinistra italiana.
A stretto giro di posta, in ordine squisitamente cronologico erano intervenuti il consigliere comunale Francesco Minonne (con tanto di dimissioni dal partito) il neoconsigliere regionale ed ex presidente della Provincia Stefano Minerva con tirata d’orecchi al PD locale, di nuovo il Circolo del Pd che ribadiva la sua posizione, Andrea Morciano che chiedeva le Primarie, e “Tricase, che fare?”, primo movimento ad alzarsi dal tavolo delle trattative.
Ora la discussione si arricchisce degli interventi dei Verdi, di Sinistra italiana e del Cantiere civico.
Ognuno dice la sua ma le posizioni restano distanti e una soluzione al momento non si vede.
Si attendono nuove anche dalla segreteria provinciale dei Dem dopo la lettera aperta di Ippazio Morciano che non le manda certo a dire a chi dirige il circolo cittadino.
IPPAZIO MORCIANO: «AUSPICO INTERVENTO AUTOREVOLE DEL SEGRETARIO PROVINCIALE DEL PD»
Evidentemente non è più una questione solo tricasina perché sulla vicenda, dalla vicina Tiggiano, è intervenuto anche Ippazio Morciano, in qualità di delegato dell’Assemblea Nazionale e componente della Segreteria Regionale del Partito Democratico.
«Innanzitutto, la firma del comunicato a nome dell’intero Circolo», si legge, «avrebbe dovuto interessare la condivisione formale, secondo i dettami dello statuto e dei regolamenti del Partito, di tutti gli iscritti del circolo, nessuno escluso.
Non fa onore ad un circolo del Partito Democratico accusare in modo inadeguato l’unico consigliere del PD presente nell’assise comunale ed anziché ringraziarlo per il servizio che sta prestando anche con enormi difficolta di spostamento per motivi lavorativi e cercare di capire le motivazioni che lo hanno portato a presentare le dimissioni, lo si mette sul banco degli imputati solo perché dissente da una scelta. Al consigliere Francesco Minonne vanno la mia solidarietà personale e quella del Partito Democratico.
Ricordo al segretario del circolo del Partito Democratico di Tricase, che sembra essere stato colto da un attacco di amnesia nello scrivere quei righi a mo’ “di atto di citazione”, che il sottoscritto ha il diritto-dovere in forza alle cariche attuali ricoperte nel Partito Democratico (Delegato dell’assemblea Nazionale oltre a componente della Segreteria Regionale nel ruolo di “Capo Segreteria”) di garantire il funzionamento democratico e l’efficacia dell’azione del PD su tutto il territorio Regionale.
Quindi anche il monito al neoconsigliere regionale Stefano Minerva (a cui va il ringraziamento per la sensibilità dimostrata nell’intervenire con pacatezza e spirito di collaborazione per far sì che si pervenga a una scelta che sia ampia e condivisa) di pensare meglio a tenere a “bada le incursioni di chi, come già accaduto, vuole dirigere la comunità democratica di un paese che non gli appartiene” è completamente di cattivo gusto e dimostra inadeguatezza nel dirigere in maniera aperta ed inclusiva un così importante circolo.
Ma se proprio dobbiamo parlare di incursioni, caro segretario non sei stato tu insieme al tuo avvocato che hai chiesto un incontro il 26 novembre presso il mio studio (a cui io ovviamente nella mia qualità di dirigente del partito non mi sono sottratto) per chiedermi di intervenire personalmente a far ritirare altre candidature? Per te se gli interventi sono a favore sono delizie, se vanno in senso diverso sono incursioni.
Scusandomi per queste chiacchere che sicuramente possono annoiare ma che, per dovere di dignità morale personale dovevo elencare, torniamo sul piano politico.
Il Partito democratico ha nel proprio statuto l’obbligo del ricorso alle “Primarie Aperte” per la scelta del Segretario Nazionale, figuriamoci se un segretario o un dirigente di Partito non può essere d’accordo che si tengano le primarie aperte per la scelta del candidato sindaco tanto più se portano ad allargare il perimetro della coalizione. Se questo non lo si vuole o addirittura lo si impedisce, come ribadito dal recente comunicato del gruppo politico “Tricase, che fare?” probabilmente dobbiamo chiederci se siamo degni di dirigere una comunità o un circolo del Partito Democratico.
Per questo, visto anche gli ultimi interventi di disponibilità di altri gruppi politici di partecipare all’istituto delle Primarie per proporre alla città una più ampia coalizione progressista e di centrosinistra, auspico un intervento autorevole del segretario provinciale del Partito Democratico affinché convochi con urgenza una riunione di tutte le forze politiche di centro-sinistra sul tema in questione».
I VERDI: «PERSONALISMI E GIOCHI DI POTERE»
Di seguito la nota di Michele Massimiliano Mangiullo per il Direttivo dei Verdi di Tricase.
«Il Movimento dei Verdi di Tricase non è stato mai informato -né precedentemente convocato, intorno all’eventuale candidatura di Vincenzo Chiuri (persona certamente irreprensibile).
È sembrata quanto meno irrispettosa e prematura la decisione di annunciare un candidato sindaco e poi affermare che comunque si è aperti a nuovi contributi. Perché non siamo stati contattati in anticipo?
Rigettiamo questa modalità di procedere, soprattutto perché in tutte le dichiarazioni precedenti si era sempre sostenuto il ricorso alle primarie in caso di mancata convergenza su un singolo nome.
La spaccatura evidente tra una parte del PD e un’altra non pare basata su programmi e ideali, ma semplicemente su personalismi e giochi di potere.
Ribadendo che noi saremo con chi riuscirà a produrre un minimo di programma di sostenibilità ambientale, rimaniamo a disposizione per partecipare agli incontri che saranno utili alla formazione di un governo nuovo per la città di Tricase».
SINISTRA ITALIANA: «CONDIVISIONE E PARTECIPAZIONE: CHI LA PRATICA E CHI LA DENUNCIA»
Di idea decisamente contraria a quella dei Verdi, Sinistra italiana nonostante siano due movimenti che, di solito, nella politica nostrana vanno a braccetto.
«In questi ultimi giorni stiamo assistendo a esternazioni pubbliche fuori luogo in merito alla scelta condivisa del candidato Vincenzo Chiuri da parte del Centro Sinistra», si legge in una nota del Circolo cittadino, «non vogliamo entrare nelle discussioni interne di un altro partito, il PD, ma non accettiamo che venga giudicato un percorso di condivisione da parte di chi non lo ha vissuto. Da ormai un anno e mezzo il centrosinistra – PD, SI, Cantiere Civico e Tricase che Fare – ha intrapreso un percorso unitario, perché non si poteva più accettare la divisione degli ultimi anni, divisione che ha causato disfatte e guerre fratricide.
In questo periodo abbiamo condiviso opinioni, programmi e battaglie referendarie. Abbiamo consolidato un legame interno facilmente raggiungibile, perché il gruppo è anche un’unione politica, con idee e una visione comune del territorio e del mondo. Siamo convinti che la condizione necessaria per andare lontano sia essere simili, anche alla luce delle esperienze negative delle accozzaglie elettorali del passato, che non hanno portato nulla di buono né in termini di affidabilità amministrativa né di visione politica.
Consolidato il rapporto, ci siamo concentrati sulla scelta del candidato sindaco, definendo un vademecum sul profilo, condiviso da tutte le componenti, basato su tre principi fondamentali: una persona politicamente individuabile nel Centro Sinistra; un passo indietro dei leader dei movimenti; una fase di condivisione dei candidati e, in caso di mancato accordo, il ricorso alle primarie tra le figure precedentemente individuate.
Durante il confronto, dopo che ciascuno dei quattro gruppi aveva indicato un proprio profilo di candidato, si era arrivati alla sintesi di due nomi: il Dott. Vincenzo Chiuri, proposto dal PD e appoggiato da Cantiere Civico, e la candidata di Tricase che Fare e successivamente sostenuta anche da SI. A quel punto, non essendo stato raggiunto un accordo, sono state proposte le primarie tra i due candidati. Tuttavia, solo Tricase che Fare ha fatto un passo indietro, sconfessando la propria candidata e sostenendo che, in caso di primarie, il loro candidato sarebbe stato un altro.
A seguito di ciò, venuta meno la candidatura di Tricase che Fare, SI ha deciso di sostenere il Dott. Vincenzo Chiuri. Per questi motivi riteniamo che il percorso sia stato condiviso e leale come mai in passato nelle competizioni elettorali di Tricase.
È evidente che il clamore attuale sia dovuto esclusivamente all’egocentrismo di singole persone, la cui ambizione finisce per sovrastare ogni forma di condivisione: un ossimoro rispetto alla partecipazione che dichiarano di volere. Siamo convinti che tutto questo rumore non faccia altro che rafforzare la nostra scelta. Nonostante ciò, però, la coalizione resta aperta a tutti coloro che si riconoscono nei valori del centrosinistra, compresi chi nelle ultime ore hanno manifestato la volontà di farne parte.
Il proprio contributo può essere dato anche senza essere il candidato sindaco, entrando a far parte di un gruppo coeso e forte in vista della prossima competizione cittadina dando il proprio contributo nel programma, perché siamo convinti che la forza del progetto è il gruppo prima del suo Leader. Vi aspettiamo giovedì 11 novembre alle ore 19 presso le Scuderie di Palazzo Gallone per la presentazione del Dott. Vincenzo Chiuri come candidato sindaco del centrosinistra».
CANTIERE CIVICO: «NESSUNA ESCLUSIONE»
«C’è solo chi ha scelto di sottrarsi al processo di costruzione unitaria per valutazioni politiche diverse o per ambizioni personali», questa la posizione di Carmine Zocco per il Cantiere civico, che «ritiene necessario ribadire alcuni aspetti del percorso politico intrapreso da oltre due anni insieme alle altre forze organizzate del Centrosinistra.
Un percorso aperto: chi si è allontanato lo ha fatto per scelta.
Sin dall’inverno del 2023, la coalizione dei partiti e di movimenti civici ha mantenuto aperti i tavoli di confronto politico e programmatico, al fine di costruire un progetto condiviso per la città di Tricase.
In questo contesto: – sono stati attivati tavoli permanenti di lavoro; – sono stati definiti criteri trasparenti e condivisi per individuare il candidato sindaco; – è stato, infine, raggiunto l’accordo sulla figura del dott. Vincenzo Chiuri.
Nessun gruppo che abbia dimostrato disponibilità a partecipare è stato escluso da tale percorso.
Al contrario, il gruppo che fa riferimento ad Andrea Morciano ha scelto di non partecipare ai momenti di confronto, ritenuti inutili e fuori luogo, collocandosi in tal modo al di fuori del processo unitario.
Essere a disposizione significa mettersi in gioco, per il bene della comunità. E questa comunità ha bisogno di cooperazione e reciprocità, non di iniziative autoreferenziali».
Influenze esterne e richiesta tardiva di Primarie secondo Zocco: «La contestazione della candidatura Chiuri e la successiva richiesta di Primarie non rappresentano un contributo costruttivo al dibattito democratico. Tali posizioni risultano, piuttosto, espressione di dinamiche esterne al contesto cittadino, che rischiano di riproporre modelli di frammentazione già sperimentati in passato con esiti negativi per la governabilità della città. Una coalizione coesa e aperta Il Cantiere Civico ribadisce il proprio sostegno al dott. Vincenzo Chiuri e conferma la solidità della coalizione. Il lavoro svolto finora e quello da svolgere nelle prossime settimane resteranno improntati a serietà, collaborazione e ascolto per arricchirsi di nuovi contributi. La città ha bisogno di un percorso chiaro e condiviso, di idee e di amore. Non di iniziative che prescindono dal confronto collettivo e che mirano alla promozione dell’Io, mai del Noi».
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